Tonya |
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Un film di Craig Gillespie.
Con Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Paul Walter Hauser.
continua»
Titolo originale I, Tonya.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 121 min.
- USA 2017.
- Lucky Red
uscita giovedì 29 marzo 2018.
MYMONETRO
Tonya
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il volto impresentabile dell'America vera
di Emiliano Morreale La Repubblica
II caso di Tonya Harding è stato uno dei più truci in uno sport dall'aspetto soave come il pattinaggio artistico. Alla vigilia dei campionati nazionali Usa, la campionessa Nancy Kerrigan fu colpita alle gambe da un uomo, rapidamente identificato, che dichiarò di aver agito su istigazione del marito della Harding, sua rivale. Il film che oggi rievoca il caso ha nell'incidente" del 1994 un punto culminante, ma è soprattutto la descrizione di un american dream all'incontrario. Diretto dall'australiano Craig Gillespie, interpretato da Margot Robbie, anche lei australiana, scritto da un professionista di lungo corso ma finora di seconda fila, Steven Rogers, il film utilizza al meglio la storia vera, mettendo subito in chiaro il proprio punto di vista. Tonya viene cresciuta dalla madre cameriera, anaffettiva e cinica, che vuole fare di lei una campionessa. Il fatto è che lei è veramente un prodigio, ma senza quella classe che corrisponde all'immagine pubblica del pattinaggio su ghiaccio. L'atleta, che viene da una famiglia di redneck, non viene accettata perché non è un'immagine dell'America da poter vendere alle tv e all'estero. Eppure è proprio lei l'America vera, nella tenacia ma soprattutto nella disperazione, nello squallore. C'erano le premesse per una storia di sofferenze e riscatti, con lieto fine, magari alla Whiplash. Qui però la storia impone la sua verità, che regista e sceneggiatore sapientemente utilizzano per trasformarla in una contro-narrazione. Rispetto al filone neo-patriottico in chiave anti-Trump (compreso The post) Tonya è dunque assai più disincantato. La protagonista è una vittima, una loser che non si può non amare, perché tutti sono peggiori di lei: la madre ovviamente (interpretata da Alison Janney, Oscar per la miglior attrice non protagonista), e il marito, ma in fondo anche il giornalista che racconta la storia, e gli ipocriti giudici di gara (per tacere di sicari e complici, perfetti idioti da film dei Coen). Lo stile, con racconti incrociati, sguardi in macchina, tappeto musicale rock, guarda a Scorsese ma fa tesoro del cinema e della televisione recente, senza picchi di originalità, al servizio di una storia esemplare. Notevoli comunque un paio di trovate di regia, di cui una nel finale, in cui la piroetta della pattinatrice viene legata a una caduta sul ring. Curioso infine come, in una storia di carne e sangue, si abbia sottotraccia un trionfo degli effetti digitali: che consentono di ricreare mimeticamente finti video d'epoca, e di incollare in maniera impercettibile, nelle esibizioni, il volto dell'attrice sul corpo di una vera pattinatrice.
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