Tonya

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Tonya: Ascesa e Caduta del Sogno Americano. Valutazione 4 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


Feedback: 29534 | altri commenti e recensioni di Ashtray_Bliss
martedì 27 febbraio 2018

Il regista australiano Gillespie riesce con questa pellicola candidata agli Oscar a uscire dai soliti schemi del biopic, costruendo in modo narrativamente e tecnicamente impeccabile una dramedy moderna, originale, sgargiante e animata da una viviva estetica pop anni '90 senza mai perdere di vista l'obiettivo principale: quello di raccontare la storia di Tonya Harding senza eccedere nel melodramma ma senza nemmeno sminuire o ridicolizzare la vicenda e la protagonista. Quella di Tonya, come ci viene descritta, è una storia controversa, segnata da un passato pieno di abusi, un presente scintillante e promettente ma anche un epilogo altrettanto brusco, punitivo e irreversibile. Tonya, indiscutibilmente divenne l'incarnazione perfetta del sogno americano, repentinamente costruito e altrettanto drasticamente distrutto; dalla rapida ascesa a livello nazionale che la rende una delle campionesse più amate e ammirate dagli americani, essendo la prima pattinatrice artistica in USA ad eseguire correttamente un triplo axel (1991), all'altrettanto repentina caduta verso il baratro, divenendo il personaggio più odiato dal pubblico e dai mass media, con una carriera stroncata ad appena 23 anni per via di uno scandalo di cronaca nera che coinvolse lei e la collega Nancy Kerrigan all'alba delle Olimpiadi invernali del 1994.
La frase che pronuncia Tonya già nel trailer è dunque senza ombra di dubbio quella che meglio rappresenta il leit motif del film: "There's no such thing as truth. Everyone has their own truth". Infatti, la pellicola in questione racconta la vita della nota e controversa pattinatrice americana attraverso il suo punto di vista e quello delle persone che le sono state vicine, ovvero la madre, il marito Jeff e i loro amici in comune. Le opinioni e i punti di vista, naturalmente non potrebbero essere più distanti e contraddittori facendo emergere un'immagine tutt'altro che omogenea della pattinatrice. A questo punto è doveroso notare come il regista riesca nell'intento di mantenere acceso l'interesse degli spettatori, mediante l'utilizzo di diverse tecniche narrative che spezzano la linearità della trama, scongiurando la monotonia e mantenendo una verve di freschezza nella pellicola: dall'uso dello stile mockumentary, qui presente sotto forma di finte interviste dei protagonisti (in realtà fornite sempre dagli attori) alle sequenze nelle quali i protagonisti si rivolgono direttamente al pubblico, guardando dritti nella cinepresa. 
Gillespie ricrea così un effervescente mix tra commedia nera, dramma e biopic ripercorrendo la vita di Tonya come lei l'ha raccontata agli altri. Dall'infanzia difficile, all'insegna di una madre severa, austera, inflessibile e fredda totalmente incapace di amare, che spinge la figlia ad abbracciare lo sport del pattinaggio artistico e farne l'unico scopo di vita, all'adolescenza sempre segnata dall'ossessione della madre e dai suoi scatti anche violenti che porteranno Tonya a cercare amore e affetto tra le braccia di Jeff, destinato a diventare suo marito. Le cose purtroppo per lei non miglioreranno e Tonya diventerà vittima di violenza domestica per mano del coniuge, che caparbiamente alterna momenti di dolcezza e complicità con scatti violenti che dirige contro la compagna. Vissuta in un contesto grezzo e di provincia, senza una vera e propria educazione scolastica, Tonya accetterà l'umiliazione e la violenza come parte integrale della sua vita e arriverà a convincersi di meritarsi la situazione vissuta.
Ma mentre la vita personale va a rotoli, quella professionale prosegue a gonfie vele e la vede partecipare e vincere molti campionati nazionali guadagnandosi le simpatie del pubblico e le antipatie dei giudici. Colpa del suo carattere anticonformista, spigoloso e arrogante. Ciò nonostante mostrerà il pregio di restare fedele a se stessa, senza mai provare ad allinearsi agli standard delle giurie, di chi la vorrebbe più fine, elegante ed educata. Tonya anche quando arriva in vetta resta la ragazza di provincia, di quell'America maleducata e gretta, ma attira comunque l'interesse mediatico per via delle sue indiscusse capacità agonistiche. Peccato che tutto è destinato a finire e far crollare il mito nascente di Tonya quando l'ormai ex marito, Jeff, organizza un piano per mettere fuori gioco la rivale numero uno della Harding, l'atleta Nancy Kerrigan, in vista delle Olimpiadi Invernali di Lillehammer in Norvegia. Col beneplacito di Tonya e con l'aiuto logistico e materiale del suo migliore amico, Jeff riuscirà a portare a termine il piano, aggredendo la Kerrigan e distruggendo definitivamente tutto quello che Tonya era riuscita a crearsi con anni di sacrifici e duro impegno.
L'incidente al ginocchio della collega e rivale agonistica riceverà un'ampia copertura mediatica, divenendo un caso di cronaca nera vero e proprio, nonchè uno degli scandali sportivi più noti di sempre coinvolgendo anche l'azione dell'FBI. Il nome di Tonya Harding figura ovunque e la sua partecipazione alle Olimpiadi con un'indagine in corso è avvolta dalla controversia. Rientrata in America ammetterà di essere stata al corrente del piano ma negerà di essere lei l'organizzatrice. Infine il bilancio per l'atleta sarà pesante: non solo si guadagnerà una squalifica ma verrà bandita a vita dalla federazione sportiva cosa di fatto le impedisce di praticare lo sport a qualsiasi livello. 
Vittima delle dure e difficili circostanze nelle quali è vissuta o artefice della sua stessa rovina, in preda a tendenze autodistruttive e ad un carattere difficile e competitivo oltre ogni limite consentito? Forse Tonya era un po' tutto questo. Un po' l'arroganza della ragazzotta provinciale che raggiunge la vetta e non vuole cederla; e un po' la fragilità di una ragazza abituata ai soprusi e alle privazioni sin da piccola che si è lasciata abbagliare troppo in fretta dal successo. Quello che è certo, che il film mette in evidenza, è che è stata indubbiamente vittima di un sistema (quello mediatico) e di una mentalità (quella americana) che ti inghiottisce troppo in fretta, rendendoti dapprima una star amata da tutti e ricoperta di elogi, ma l'attimo dopo ti getta in rovina, ti distrugge e ti annienta. Il sogno americano è sempre vivo ma anche pronto a sgretolarsi dentro le proprie mani quando le cose vanno storte.
Tonya verrà ricordata sempre come una sabotatrice ma il film riesce indubbiamente a farti entrare in empatia col suo personaggio dalle mille sfaccettature; da vittima a carnefice, da fragile ed insicura ragazza di periferia ad arrogante e avida arrivista senza scrupoli. Merito anche della straordinaria interpretazione di Margot Robbie che dona spessore al personaggio facendo emergere tutto il ventaglio di emozioni e stati d'animo della protagonista. La Robbie è veramente in stato di grazia e regala una delle sue migliori e memorabili performance sino ad ora. Bravissima come già confermato da tutti la perfida e glaciale Allison Jenney nei panni di Lavona ma i complimenti vanno estesi anche all'afascinante Sebastian Stan che mostra quanto capace e versatile sia come attore nel ruolo dello scaltro manipolatore Jeff Gooley.  
Incorniciato da una sgargiante soundtrack pop anni '80/'90 e da un'estetica nineties pop molto nostalgica e retrò I, Tonya è sicuramente uno dei biopic più interessanti che spicca per la sua originalità, per le ottime interpretazioni e per la buona stesura dello script e per l'abbondanza di umorismo nero; elementi che riescono sempre a mantenere vivo l'interesse dello spettatore.
Una parabola di ascesa e caduta di un talento bruciato troppo in fretta e caduto in quella voragine mediatica senza scrupoli nè pietà. Tonya è la rappresentazione perfetta della mediocrità umana che prova a tutti i costi a crearsi un futuro migliore e sfondare nel mondo dello sport, oltremodo competitivo e corrosivo, fallendo miseramente con tutti riflettori puntati addosso. Un film pungente, amaro, ironico e dissacrante, indubbiamente a tratti divertente ed esplosivo che merita assolutamente di essere visionato: 3,5/5.

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marezia lunedì 26 marzo 2018
troppe chiacchiere Valutazione 0 stelle su cinque
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Dopo aver raccontato le meraviglie di un film forse meglio di come avrebbe fatto il suo regista, e non oso immaginare quante recensioni abbia dovuto leggere per ricavarne uno scopiazzamento così lungo, Le ricordo che stiamo parlando di UN'AGGRESSIONE e non di "un incidente"; di DOLORE FISICO che, grazie a Dio, non portò a quello che "la vittima della società americana", secondo Lei, sperava, perché la Kerrigan non solo non finì su una sedia a rotelle ma riuscì a gareggiare e arrivò addirittura seconda. Vede, anziché riempirsi il cervello di opinioni altrui, bisogna riflettere e farsene una propria e quella giusta non può essere che la stigmatizzazione che dovrebbe ancora avvolgere la figura di chi lo sport ha messo al bando per sempre. [+]

[+] in risposta. (di ashtray_bliss)
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michelevoss mercoledì 4 aprile 2018
fantasia ai massimi livelli
63%
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38%

Mai letta una serie così lunga di considerazioni che denota una conoscenza delle vicende quanto meno imbarazzante.

"L'incidente al ginocchio" insieme alle considerazioni sulla società americana rappresenta l'apice di un discorso quanto meno senza senso. E' stato commesso un reato altro che vittima e sistema mediatico.

...."Tonya è la rappresentazione perfetta della mediocrità umana che prova a tutti i costi a crearsi un futuro migliore e sfondare nel mondo dello sport" ... se la Harding fosse stata "mediocre" non avrebbe potuto raggiungere un così alto livello nel pattinaggio.

Praticamente questa recensione è la dimostrazione di come si possa vedere un film senza capire niente di ciò che si è visto. [+]

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