mauro@lanari
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giovedì 18 ottobre 2018
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la redenzione? un lenitivo amoroso
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Com'il suo amico Scorsese, Schrader insiste nell'affrontare i problemi cristiani con la teologia della prima metà del secolo scorso. Salvezza e redenzione riciclando Dreyer, Bresson, Bernanos, ch'almeno avevano un approccio atemporale alla spiritualità, universalmente valido e non così contingente. "First Reformed" parte da Bergman ma non sa spingersi sin'a Ferrara o Pialat, perciò si declass'a una estremizzazione fanatica dei film ambientalisti tipo "Il rapporto Pelican" (Pakula, 1993), "A Civil Action" (Zaillian, 1998), "Erin Brockovich" (Soderbergh, 2000), e, peggio ancora, s'arena sul lenitivo amoroso d'un "All You Need Is Love" (Beatles, 1967).
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Com'il suo amico Scorsese, Schrader insiste nell'affrontare i problemi cristiani con la teologia della prima metà del secolo scorso. Salvezza e redenzione riciclando Dreyer, Bresson, Bernanos, ch'almeno avevano un approccio atemporale alla spiritualità, universalmente valido e non così contingente. "First Reformed" parte da Bergman ma non sa spingersi sin'a Ferrara o Pialat, perciò si declass'a una estremizzazione fanatica dei film ambientalisti tipo "Il rapporto Pelican" (Pakula, 1993), "A Civil Action" (Zaillian, 1998), "Erin Brockovich" (Soderbergh, 2000), e, peggio ancora, s'arena sul lenitivo amoroso d'un "All You Need Is Love" (Beatles, 1967). Sembrerebb'evocare l'epilogo d'"Al di là della vita" (1999) da lui sceneggiato, se non fosse che in quel caso er'evidente il rinvio alla pietà mariana mentre sorregg'il corpo del figlio deposto dalla croce. Invece qui siamo a un "Taxi Driver" (1976) ancora una volta "umano, troppo umano" (1878). Eppure adoro il suo "Adam Resurrected" (2008), forse però poiché non è stato scritto da lui bensì è un adattamento dell'omonimo romanzo di Kaniuk (1968).
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robert eroica
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mercoledì 30 agosto 2017
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first reformed
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Quanti preti in crisi abbiamo visto al cinema ? Tanti, da Bresson a Bergman, da Pialat a Moretti. Eppure Schrader dimostra che c' e' ancora qualcosa da dire, ancora qualcosa da mostrare. Non gli importa essere citazionista (se e' per questo c'e' anche un volo notturno che sembra Murnau) e infatti non e' mai stato un regista cinefilo. Piuttosto un autore isolato e scorbutico, tacciato dai detrattori come intellettuale reazionario ma in realta' unondei pochi americani dietro la macchina da presa che ancora si interrogano sul ruolo delle immagini. FIRST REFORMED non concede nulla allo spettatore e per almeno mezzo film non sbaglia una virgola. Poi la storia di un pastore di anime in fin di vita che sbaglia tutto e scopre troppo tardi una causa e l'amore, ha qualche rallentamento.
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Quanti preti in crisi abbiamo visto al cinema ? Tanti, da Bresson a Bergman, da Pialat a Moretti. Eppure Schrader dimostra che c' e' ancora qualcosa da dire, ancora qualcosa da mostrare. Non gli importa essere citazionista (se e' per questo c'e' anche un volo notturno che sembra Murnau) e infatti non e' mai stato un regista cinefilo. Piuttosto un autore isolato e scorbutico, tacciato dai detrattori come intellettuale reazionario ma in realta' unondei pochi americani dietro la macchina da presa che ancora si interrogano sul ruolo delle immagini. FIRST REFORMED non concede nulla allo spettatore e per almeno mezzo film non sbaglia una virgola. Poi la storia di un pastore di anime in fin di vita che sbaglia tutto e scopre troppo tardi una causa e l'amore, ha qualche rallentamento. Ma sono difetti secondari in un film frontale (gia' dalla prima inquadratura con la chiesa sotto un cielo basso di nubi) che non da' certezze ma si chiede quale sia l'azione piu' giusta, mentre Dio continua a latitare nel silenzio.
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gianleo67
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lunedì 18 febbraio 2019
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confusi dinamitardi crescono
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Chiamato dalla moglie incinta di un ambientalista radicale a raccogliere le dolorose confessioni esistenziali del marito, il cappellano calvinista di una piccola chiesa protestante non riesce ad impedirne il suicidio, raccogliendone al contempo l'eredità di un fanatismo ecologico e spirituale che alimenta il suo risentimento istituzionale dovuto alla perdita del figlio militare ed alle sue precarie condizioni di salute. Le conseguenze rischiano di deflagrare nell'eclatanza di un atto dimostrativo e definitivo. Confusi dinamitardi crescono; le confessioni di una mente pericolosa sono il contrappunto del voice over di un flusso di coscienza che scandiscono la discesa agli inferi di un prelato protestante che sconfessa una professione di fede fondata sulla tolleranza e sul perdono per abbracciarne un'altra fondata sull'intransigenza e la vendetta: il mutamento plastico di una coscienza turbata che riconfigura in corsa la sintesi ultima di una dialettica interiore consapevolmente scissa tra l'angoscia nichilista e la speranza di una salvazione ultraterrena, ma anche il primato dell'azione sulla ragione come unico antidoto all'insostinibile peso di un'esistenza senza scopo.
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Chiamato dalla moglie incinta di un ambientalista radicale a raccogliere le dolorose confessioni esistenziali del marito, il cappellano calvinista di una piccola chiesa protestante non riesce ad impedirne il suicidio, raccogliendone al contempo l'eredità di un fanatismo ecologico e spirituale che alimenta il suo risentimento istituzionale dovuto alla perdita del figlio militare ed alle sue precarie condizioni di salute. Le conseguenze rischiano di deflagrare nell'eclatanza di un atto dimostrativo e definitivo. Confusi dinamitardi crescono; le confessioni di una mente pericolosa sono il contrappunto del voice over di un flusso di coscienza che scandiscono la discesa agli inferi di un prelato protestante che sconfessa una professione di fede fondata sulla tolleranza e sul perdono per abbracciarne un'altra fondata sull'intransigenza e la vendetta: il mutamento plastico di una coscienza turbata che riconfigura in corsa la sintesi ultima di una dialettica interiore consapevolmente scissa tra l'angoscia nichilista e la speranza di una salvazione ultraterrena, ma anche il primato dell'azione sulla ragione come unico antidoto all'insostinibile peso di un'esistenza senza scopo. Schrader affronta da par suo ed in modo imperfetto una pluralità di temi scottanti che affondano le loro radici nel fertile humus della storia patria, quale rappresentazione allegorica della pianta malata della nazione americana, un misto di puritanesimo che dai primi insediamenti pellegrini in cerca di un nuovo Eden passa dalla mercificazione della schiavitù negriera allo sfruttamento delle risorse naturali, da un imperialismo liberista che fa commercio di fanti e di santi al sommo inganno di trust politico-economici che veicolano le guerre e l'opinione di una maggioranza silenziosa di consumatori teledipendenti. La soluzione che propone è quella di un'alienazione solitaria pronta a deflagrare nel delirio messianico che allora (Taxi Driver) come ora cede alla tentazione di una brutalità della fondazione che attraverso l'uso della violenza e delle armi consenta all'impotenza dei singoli di affermare la loro voce contro la tracotanza di un un impenetrabile sistema di potere, ma anche la malintesa traduzione di una crisi di coscienza nelle forme di un'affermazione politica senza senso e senza speranza sospesa tra l'annientamento dei pochi e l'(auto)eliminazione del singolo. Racchiuso nell'angustia di una ratio in 4:3 e nell'ostentazione scenografica di prospetti architettonici che nella loro rassicurante compostezza esteriore celano i sommovimenti interiori degli uomini che li abitano, prova a svincolarsi dalla sua ostentata inazione attraverso il paradigma di un flusso di coscienza che passa confusamente dalla crisi della vocazione alla vocazione al martirio, mantenendo nella dolente interpretazione dell'eternamente corrucciato Ethan Hawke il malfermo puntellamento di un'impalcatura ideologica decisamente traballante e che trova nella finale deriva sentimentale la rassicurante soluzione alle sue pericolose e seminali tentazioni anarcoidi. Peccato...mortale! Nomination come migliore sceneggiatura originale agli Academy Awards 2019 ed al Leone d'oro 2017 come miglior film, ha raccolto consensi e premi in una pletora di festival in patria e all'estero.
Chi va dicendo in giro che odio il mio lavoro non sa con quanto amore mi dedico al tritolo, è quasi indipendente ancora poche ore poi gli darò la voce il detonatore.
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