Drone - Scegli il tuo nemico |
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Un film di Jason Bourque.
Con Sean Bean, Mary McCormack, Joel David Moore, Patrick Sabongui.
continua»
Titolo originale Drone.
Thriller,
- Canada 2017.
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Sentimenti e contraddizionidi marco.vittorio.defilippis@gmail.comFeedback: 852 | altri commenti e recensioni di marco.vittorio.defilippis@gmail.com |
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martedì 5 maggio 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lo stile di chi guida gli Stati Uniti d’America viene messo a nudo in questo film. Per mezzo del parallelo creato con la vicenda, la famiglia del protagonista viene messa a nudo nelle sue contraddizioni di famiglia per bene che in sostanza non va bene. In virtù di un ipocrita puritanesimo di facciata il Governo condanna chi paga per fare il lavoro sporco e quando sbaglia e corre il rischio di rivelare che la Cia è in realtà un’organizzazione criminale, lo incrimina. Non sono un intenditore di cinema, ma non sono d’accordo con Nicola Falcinella che lo definisce addirittura un film «sciatto» con una regia «pasticciona». Quando poi scrive che è «un dramma che si sgonfia anziché salire di tono» mi viene da pensare che non abbia visto lo stesso film che ho visto io. Il film si snoda con un’escalation che proprio nell’ultima parte sale ti tensione vertiginosamente fino all’ultima sequenza in cui si svela la verità. Non si tratta di esaminare la questione del terrorismo e della Cia come in un film che vuole documentare e argomentare su ciò che vuole raccontare in proposito. Qui la regia, tutt’altro che pasticciona, vuole trasmettere un concetto col linguaggio del cinema: immagini e dialoghi. Non si tratta di politica, ma di filosofia. Come la famiglia ha la facciata di famiglia per bene, così lo Stato è di facciata giusto. Come la famiglia ha le sue contraddizioni, così lo Stato ha le proprie. Interessanti i vari paralleli metaforici che il regista crea, originando motivi di riflessione personale. Il primo è quando un padre di famiglia, razzista benpensante secondo il criterio “America first”, dice al tizio pakistano che legge il Corano che lì ai giardini la sua presenza non è gradita e che deve andarsene. Lo Stato, poliziotto planetario, impersonificato perfettamente dal buon padre di famiglia che protegge i propri bambini dai terroristi. Il secondo, il figlio che per gioco fa il mestiere del padre oppure il padre che ha trasformato il gioco in lavoro. Bello ed efficace. A proposito del figlio, il regista pone l’accento sulla parte più nobile della sua figura di ragazzo. Affezionato al nonno, al punto che ne assiste la morte, risparmia al padre la colpa di non essere stato presente alla sua morte. Egli, anziché andare a sballarsi con gli amici, va sulla riva a celebrare un «suo» rito funebre per il caro nonno. Intuendo che il padre svolge un lavoro stressante, non vuole infierire, addossandogli anche quella colpa. E anche qui la regia si dimostra tutt’altro che pasticciona e anzi mostra tutta la forza delle emozioni e dei sentimenti in gioco. Pertanto, è un film che consiglio vivamente di vedere. Non è un capolavoro, ma mi ha trasmesso tanti concetti e mi ha intrattenuto mostrandomi situazioni e sentimenti coinvolgenti.
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