Dopo la guerra

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Un film di Annarita Zambrano. Con Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Charlotte Cétaire, Fabrizio Ferracane.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 100 min. - Francia 2017. - I Wonder Pictures uscita giovedì 3 maggio 2018. MYMONETRO Dopo la guerra * * 1/2 - - valutazione media: 2,92 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Occasione mancata Valutazione 2 stelle su cinque

di FabioFeli


Feedback: 25659 | altri commenti e recensioni di FabioFeli
mercoledì 21 giugno 2017

Marco (Giuseppe Battiston), macchiatosi di reati in Italia perché aderente a un gruppo parallelo alle Brigate rosse, si è trasferito a suo tempo nella Francia di Mitterrand come rifugiato politico. Nel 2002 la legge voluta dal Presidente socialista è stata abrogata e l’omicidio “politico” di un professore universitario a Bologna, rivendicato da un gruppo con lo stesso nome della organizzazione alla quale aderiva Marco, sbatte in prima pagina l’uomo, subito identificato come responsabile o quanto meno ispiratore del gesto, scatenando la caccia. Marco non ha smesso di restare fedele alle sue idee di un tempo: aborrisce i pentiti che hanno avuto forti sconti personali e/o salvacondotti dalla giustizia italiana, ma non ha nessuna responsabilità sull’ultimo omicidio ed ammette di “aver perso la guerra contro lo stato italiano”. Con la figlia Viola (Charlotte Cétaire) si rifugia in una casa isolata nella campagna francese vicino ad un piccolo paese, dove aveva trascorso i primi anni oltralpe in clandestinità con la compagna, madre di sua figlia e morta da tempo. Viola è una ragazza intelligente, vicina alla maggiore età, amante dello sport, con una rete di amicizie che deve abbandonare; capisce al volo che in quel luogo periferico la curiosità dei negozianti per i nuovi arrivati e pericolosa: a chi le fa domande risponde con informazioni sempre diverse. Marco chiede ad un amico di preparare due passaporti falsi, ma Viola non sa che il padre ha già deciso anche per lei in quale luogo andranno. La polizia italiana interroga inutilmente la madre di Marco, la sorella insegnante di letteratura (Barbora Bobulova) ed il cognato, che non lo ha mai conosciuto e che si sta candidando ad una carica importante nell’organigramma della giustizia bolognese. La madre di Marco afferma di aver troncato i rapporti, perché – dice – era meglio così per tutti. La sorella è costretta ad andare in aspettativa ed anche suo marito vede le sue aspirazioni di carriera ostacolate …

La Zambrano nella sua opera prima si propone di costruire una storia emblematica, cercando una verosimiglianza con fatti accaduti: l’omicidio del professore bolognese avviene con modalità differenti, ma è chiaro che si ispira all’assassinio di Marco Biagi. L’estradizione in Italia dal paese centroamericano, nel quale vorrebbe fuggire Marco, all’epoca non veniva concessa, come accadde in anni successivi in Brasile, quando il presidente Lula non concesse l’estradizione per Cesare Battisti. Però gli episodi raccontati non sempre funzionano nella loro rappresentazione; ad esempio nella scena iniziale – siamo nel 2002 – la modalità della contestazione al professore da parte degli studenti che gridano slogan contro l’abrogazione dell’Articolo 18 ha un che di finto: fa pensare ad anni più datati, al movimento del 1977 o addirittura a quello del 1968. Dalla narrazione sembra scaturire meccanicamente l’equazione: movimenti di protesta libertaria uguale a terrorismo brigatista; ma per fortuna questo non è stato se non in minima parte. Per lo stesso motivo non sembra del tutto plausibile la modalità della “sospensione” dall’insegnamento della sorella di Marco da parte di un preside che si dice pressato da una rivolta dei genitori degli alunni. Il comportamento del preside umilia pesantemente l’insegnante facendola chiamare durante la lezione: una  azione fortemente diseducativa da parte di un educatore. Il ritratto di Marco invece funziona, grazie alla ottima qualità della recitazione di Battiston, che incarna bene il ruolo di padre-padrone e riscatta in buona parte l’opera. La storia si conclude con un inatteso deus ex-machina (proprio in tutti i sensi). Il film, uscito nelle sale di Roma a giugno per la rassegna di Cannes 2017, è animato da buone intenzioni nell’affrontare un tema spinoso ma manca in parte il suo obbiettivo.

Valutazione ** e 1/2

FabioFeli

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