Dramma famigliare e umano dall'anima e sensibilità tipicamente anglosassone quello inquadrato da Clio Barnard che affonda le mani in questioni molto sottili e delicate come quelle degli abusi. Incentrando il racconto su Alice, una donna che si vede costretta a tornare nella fattoria di famiglia dopo la morte del padre, racconta con sensibilità e maestria le difficoltà e gli ostacoli che la protagonista incontra nel suo percorso, solitario, intimo e personale, nell'affrontare una volta per tutte il suo doloroso passato e superare i traumi psico-emotivi che da allora l'accompagnano. Un determinato e coraggioso tentativo di riconciliazione con se stessa e col fratello Joe, uomo dilaniato da anni di duro lavoro e dai fantasmi del passato, portatore silenzioso di colpe mai ammesse o affrontate che vive il suo personale calvario. Il ritorno di Alice nella fattoria, che lei fermamente reclama di diritto, faranno riaffiorare i vecchi dissapori tra i fratelli il rapporto dei quali non solo si delinea teso ma irreparabilmente incrinato, come dimostra il loro continuo contrasto tra una litigata e l'altra compresa un'eccessiva, furibonda e violenta reazione di Joe.
Ma il diritto di proprietà non è che il pretesto, la scusa per cercare di scavare più a fondo, oltre la superficie, per disseppellire e finalmente affrontare un dolore più grande di loro al quale ognuno reagisce diversamente. Alice, seppur spaventata e insicura, è spinta a voler affrontare il suo passato rimediando il presente e provando a riallacciare i rapporti col estraniato fratello proponendogli di lavorare insieme in un tentativo di farsi perdonare la propria lontananza. Laddove Joe tenta solo di seppellirlo, insieme agli errori commessi, alle colpe e alle verità taciute anestetizzando il dolore, troppo lacerante da sopportare, con l'alcol e il duro lavoro auto impostosi nella fattoria da affrontare completamente solo. Burbero e scontroso, irascibile e talvolta violento Joe è un elemento tanto fragile quanto Alice ma il suo atteggiamento autodistruttivo e possessivo non sembra voler permettere nessun tipo di riappacificazione mentre Alice, coraggiosa e tenace protagonista, pare isolarsi sempre di più in questo mondo malinconico e rurale senza appoggi dal mondo esterno. Lentamente si disegnano così i torbidi rapporti famigliari che hanno spazzato via anche l'ottima intesa fraterna di quindici anni prima lasciando solo vuoto e lacrime. Il passato continua a influenzare e plasmare il presente ponendo ostacoli insormontabili per Alice e Joe, intrappolati in un perpetuo stallo e incomunicabilità che si manifesta sotto forma di violenti dispute ereditarie.
Ottimo in tal senso il lavoro della Barnard che riesce a rappresentare in modo crudo e realistico le complicanze e le conseguenze dilanianti di un abuso non solo nel corpo e nell'anima della vittima che le subisce ma anche di chi le sta intorno, di chi sa ma sceglie il silenzio fingendo di non sapere. Alice e Joe sono entrambe vittime e ognuno di loro paga un prezzo troppo alto per quel segreto che li ha segnati.
Un quadro assai struggente di una famiglia spezzata e segnata indelebilmente dalle criminose azioni del pater familias e dei peccati che (dai padri) ricadono sempre sui figli. E con essi le ferite, i sensi di colpa, l'incapacità di stabilire solidi rapporti interpersonali. Incorniciato dai bellissimi e malinconici panorami rurali dell'Inghilterra il dramma umano è accompagnato soltanto dal sottofondo della dura vita agricola con i suoi ritmi, la sua routine, il suo gregge e il suo fiume oscuro, metaforico e reale. Un fiume colmo di ricordi dolorosi, risentimento e rabbia ma anche uno reale e tangibile nel quale la protagonista si immerge nel tentativo di cancellare e lavare via il passato; un fiume che diventa teatro di un'ulteriore tragedia che sconvolgerà le vite dei protagonisti nel finale. Un evento che a dispetto della tragicità forse permetterà finalmente ai fratelli di gettare le basi per una reciproca accettazione e perdono ricostruendo la loro relazione da capo.
Clio Barnard ci trasporta così in un percorso grezzo, rurale e realistico di elaborazione dei traumi e del dolore passato attraverso la storia della coraggiosa Alice che decide di affrontare i propri demoni, ormai con la consapevolezza di un'adulta. Lo fa sperando nel sostegno del fratello Joe che col tempo si è inasprito e distaccato emotivamente dalla sorella e dal loro comune passato. A mettere a posto le cose sarà un tragico e inaspettato evento finale che determinerà una drastica e catartica scelta da parte del fratello. Un gesto coraggioso che nasconde il desiderio profondo di espiare le proprie colpe aiutando, anche a distanza di anni, Alice a ricostruire la propria vita.
Sulle note malinconiche e struggenti di PJ Harvey con la sua "An Acre of Land", avvolto delle vaste terre agricole della campagna britannica si consuma un potente dramma umano, realistico e interessante, privo di pietismi, che inscena in maniera vivida e intensa la difficile elaborazione di un trauma subito in passato ma che continua a logorare il presente, determinandone le scelte e condizionandone i comportamenti.
Regia asciutta e lineare, due ottimi interpreti perfettamente calati nelle rispettive parti (Wilson e Stanley), una torbida e tormentata storia famigliare e una cornice naturale suggestiva e cupa rendono Dark River un prodotto non originalissimo ma sicuramente ben costruito e memorabile, riconfermando il fatto (assodato) che il cinema indipendente britannico si muove sempre su alti livelli. Consigliato: 3/5.
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