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Questi"Apocalypse Movies", come"COld Zone"(2017, Jogn Mac Carthy)tendono, direi fatalmente ad essere ripetitivi, riproducendo uno schema consolidato: la metereologa (o il metereologo, ma qui è la donna)studiosa/o di vaglia, fa"l'uccello del malaugurio", annunciando tornados o comunque disastri vari, che poi, diremmo"puntualmente"si verificano e ... nessuno le/gli crede, poi però le conseguenze della non-prevenzione, della non-messa in sicurezza, fatalmente, si pagano. In più qui, oltre all'incontro della vita della protagonista o quasi(sono in genere film"affollati", con varie presenze, con troppi personaggi, ma questo è un errore non da poco, pena anche il rischio di confondere personaggi fisicamente o caratterialmente simili)con l'uomo della sua vita, con cui al liceo scherzava(entrambi lo facevano, invero)mentre oggi si prospetta, forse un'unione più seria. Ma non basta: quando il disastro incombe, con cirri(credo si chiamino così, quelle nubi)minacciosi e altro, la figlia della donna viene quasi violentata da un coetaneo o quasi... Confusione, cioè, tra piano privato e catastrofe naturale, anche a dimostrazione del fatto che la concezione fatalistica che domina dalla tragedia greca classica in poi, non è mai morta, anzi prosegue(o si trascina, se vogliamo)nei cascami popolari della"jettatura"o della"Mala suerte"o comunque la vogliamo definire. Una sotra di pessimismo cosmico per persone di modestra cultura, potremmo dire riassuntivamente dove dispiace vedere tra le/gli interpreti, oltre a Kirsten Robek, Sarah Desjardins, Nick Purcha, Martin Cummins, anche una più che altro spaesata Mimi Rogers, un tempo attrice di notevole capacità interpretativa. Ma le esigenze dei producers sono quelle che sono, come si sa e questi prodotti a probabile se non unica destinazione televisiva, hanno anche precise esigenze, che vanno, inevitabilmente, rispettare. El Gato,
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