Devo ammettere che sono andato a vedere questo Cars 3 senza nutrire aspettative troppo elevate, vuoi perchè il secondo capitolo era stato oggettivamente un mezzo fiasco, deviando dai canoni della serie e proponendo una spy story fracassona e non sempre lineare e relegando il vero protagonista della storia, Saetta quasi a comparsata. Forse quelli della Walt Disney si sono accorti che avevano quasi distrutto un franchise ancora potenzialmente fresco e con questo terzo episodio ci riportano il VERO seguito spirituale della serie. Si ritorna a parlare di auto e di corse, di emozioni e di voglia di vincere. Ci viene presentata una storia capace di fare riflettere, dal finale forse troppo semplicistico ma certamente senzazionale ed inasepettato. A tratti rivedo sprazzi di quel Rocky 3, in alcune location come la spiaggia e nel messaggio della rinascita dopo una sconfitta bruciante. Saetta è ormai obsoleto; le nuove tecnologie ha prodotto auto migliori in tutto della vecchia generazione alla quale Saetta appartiene:più veloci, aerodinamiche, e tecnologiche. La stagione del declino è ormai alle porte con il conseguente inevitabile ritiro. Ma il mito resiste e viene carpito dal solito faccendiere senza scrupoli che tenta di lucrare su un marchio ancora tanto amato e che vende. Dopo i primi disastri Saetta è sull'orlo di essere licenziato ma riesce ad ottenere un'ultima possibilità: allenarsi come vuole lui, fuori all'aperto e secondo i vecchi metodi che lo avevano reso campione. Lo accompagna la giovane istruttrice Cruz Ramirez, in realtà campionessa dall'enorme potenziale inespresso, autoconvintasi di non essere un pilota a seguito di un'esordio alle gare non proprio felice. La storia avvince: le sessioni di allenamento, la voglia di rivalsa di Saetta e la graduale presa di consapevolezza che non potra' mai ritornare a vincere, la spensieratezza della sua giovane compagna di avventura e il ritorno alle origini ricordando il mentore di Saetta e le vecchie piste, il fango sulle ruote e gli incontri nelle taverne a ridere bevendo birre ed ascontando buona musica. Cars 3 è tutto questo: un ritorno alle origini, la linea di congiunzione con il primo episodio dopo una parentesi fuori luogo ( Cars 2 ); c'è nostalgia ma anche desiderio di un nuovo inizio. La sensazione è tuttavia che questo sarà l'ultimo episodio della serie anche perchè a mio parere Cruz non ha il carisma di Saetta ed il finale è solo un preteso, forse troppo frettoloso, di coronare degnamente l'unico protagonista della serie, Saetta MCQUEEN. Alla fine si tratta di un film godibile e leggero, che fa ridere ma anche pensare sull'inevitabile scorrere del tempo. Farà bene ai bambini che si rivedranno nelle avventure di Saetta, ed in fondo risulterà piacevole anche ai grandi.
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antoniomontefalcone
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martedì 3 ottobre 2017
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un’idea nuova e più matura di sé da accettare
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“Cars 3”, ritorna, non solo metaforicamente, sulle strade percorse dal 1° episodio, quelle del confronto generazionale, della maturità individuale, della morale e del sentimento, ma soprattutto dell’allegoria dello sport su pista come riflesso esistenziale. Attraverso i turbamenti interiori di Saetta, preda della paura di invecchiare e di vedersi campione superato da altre auto più veloci e moderne, o sentirsi sempre più fuori gara e dimenticato, il cartoon esprime un’intenzione emozionale e meditativa più profonda del suo essere puro entertainment. E la pellicola così si anima proprio sui rapporti formativi tra Saetta, Cruz e il ricordo del saggio Doc Hudson, e sui messaggi edificanti targati Pixar.
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“Cars 3”, ritorna, non solo metaforicamente, sulle strade percorse dal 1° episodio, quelle del confronto generazionale, della maturità individuale, della morale e del sentimento, ma soprattutto dell’allegoria dello sport su pista come riflesso esistenziale. Attraverso i turbamenti interiori di Saetta, preda della paura di invecchiare e di vedersi campione superato da altre auto più veloci e moderne, o sentirsi sempre più fuori gara e dimenticato, il cartoon esprime un’intenzione emozionale e meditativa più profonda del suo essere puro entertainment. E la pellicola così si anima proprio sui rapporti formativi tra Saetta, Cruz e il ricordo del saggio Doc Hudson, e sui messaggi edificanti targati Pixar. Godibile, divertente e avvincente, ma anche poetica e malinconica nelle atmosfere; l’opera ritorna al registro introspettivo del primo film, esplorando con efficacia le linee evolutive di Saetta fino al suo nuovo ruolo di mentore, per essere ancora il migliore, aiutando altri ad esserlo.
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