“La Truffa del Secolo”, la nuova opera cinematografica del regista francese Olivier Marchal, è un film noir/poliziesco dove ovviamente predomina la lotta tra il bene e il male e dove ogni personaggio è composto di luci ed ombre insieme, riunendo così un po’ in sè entrambi gli estremi della suddetta dicotomia.
Il protagonista della vicenda (Benoit Magimel) è un uomo che ha ereditato dal padre una fiorente ditta di trasporti che però da tempo sta attraversando un periodo di profonda crisi e, pertanto, sta fallendo e deve essere liquidata. Egli è sposato con una donna, da cui ha avuto un figlio, che è la figlia di un potente e ricco uomo d’affari di origini ebraiche (Gèrard Depardieu), e viene da quest’ultimo ritenuto un vero e proprio inetto e così molteplici volte da questi umiliato e persino minacciato di venire privato del figlio in quanto incapace di allevarlo ed educarlo. Aggiuntasi, così, anche la pessima situazione familiare, l’uomo decide, con la collaborazione di due piuttosto sbandati suoi amici di lunga data e dalla loro energica e volitiva mamma, di elaborare via internet un sistema che mira a frodare lo Stato ed a crearsi conseguentemente un’ingente patrimonio, risollevandosi economicamente e poter così poi opporsi alla forte e continua ingerenza del suocero. Per iniziare questa ‘scalata’ finanziaria egli ovviamente è costretto a chiedere un’ingente somma di denaro all’unica persona che gliela può concedere e, cioè, un criminale di origini magrebine appena uscito dal carcere, e da questo momento per il protagonista inizierà una serie di seri guai. Infatti, la sua scalata finanziaria susciterà molte invidie a cui seguiranno ricatti ed azioni ‘punitive’ e vendicative che coinvolgeranno addirittura direttamente gli affetti più cari dell’uomo, quali la nuova e bella compagna, sino al tragico epilogo concernente la sua diretta persona.
“La Truffa del Secolo” è una pellicola abbastanza violenta sia per le scene che, soprattutto, per le situazioni presentate, ma la violenza e la spietatezza che compaiono sullo schermo sono quanto mai attinenti e necessarie ai fini dell’intera vicenda che già di per sé è cupa e tremenda. Il protagonista, infatti, si trova in una situazione che è molto critica, senza quasi alcuno sbocco, se non all’elevato prezzo di grosse rinunce, e che peggiora e si complica sempre di più, e tale crescendo di eventi e di tensione viene molto bene rappresentato da Marchal. Il regista, ex poliziotto e dunque gran conoscitore del marcio che risiede nel mondo, è già avvezzo a raccontare storie ben congegnate, violente, ben ritmate e, pertanto, avvincenti nelle sue opere cinematografiche precedenti (si pensi a “36 Quai des Orfèvres”) cosicchè anche in questa occasione egli non si smentisce e riesce nuovamente a confezionare un prodotto di buon livello, efficace ed interessante. Per Marchal non esiste, ripeto, una netta divisione tra bene e male ed il protagonista di questa vicenda lo dimostra chiaramente con il suo modo di essere e con le sue azioni: egli, infatti, si invischia, sia pure quasi ‘costretto’, in una situazione altamente al di sopra di lui e molto pericolosa che lo porterà ad agire di conseguenza, e lo stesso succede anche a tutti gli altri personaggi di contorno che come il poliziotto (per citarne solo uno come esempio) agisce da una parte a favore della legalità, dall’altra contro facendosi corrompere con ingenti somme di denaro. In conclusione, per Marchal tutto ciò rappresenta la propria visione negativa della Società contemporanea che ormai è strutturata in base alla violenza, ai guadagni facili e lontana da ogni principio morale.
Ben diretto, avvincente e, pertanto, del tutto consigliabile.
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