ilamar
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giovedì 2 marzo 2017
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senza logica
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Gassman in questo film ha dimostrato ancora una volta che non è portato per fare i ruoli comici. Già aveva fatto una brutta figura facendo l'arabo nel film con Bisio, mentre è stato bravissimo ne I Bastardi di Pizzofalcone, idem per Giallini, con quella faccia seria non fa ridere nessuno.
Il film è confusionario, una trama che fa acqua da tutte le parti, l'idea di fondo non era male ma sviluppata malissimo.
Quello che doveva essere il colpo di scena finale si è era già intuito a metà del film.
La storia dei cameramen rimasta a metà, la storia con la prof non si capisce se sia finita o ancora aperta.
Ogni tanto, riesce a strappare qualche risate, ma nel complesso non vale i soldi del biglietto
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Gassman in questo film ha dimostrato ancora una volta che non è portato per fare i ruoli comici. Già aveva fatto una brutta figura facendo l'arabo nel film con Bisio, mentre è stato bravissimo ne I Bastardi di Pizzofalcone, idem per Giallini, con quella faccia seria non fa ridere nessuno.
Il film è confusionario, una trama che fa acqua da tutte le parti, l'idea di fondo non era male ma sviluppata malissimo.
Quello che doveva essere il colpo di scena finale si è era già intuito a metà del film.
La storia dei cameramen rimasta a metà, la storia con la prof non si capisce se sia finita o ancora aperta.
Ogni tanto, riesce a strappare qualche risate, ma nel complesso non vale i soldi del biglietto
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pierdelmonte
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giovedì 2 marzo 2017
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massimiliano bruno non ci siamo
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Anno 1995 “la scuola” con Orlando Galiena e Bentivoglio regia di Lucchetti, beh ma non si poteva fare un remake di quel film in chiave post moderna ipertecnologica? No, tale Massimiliano Bruno struttura una storia su due prof una classe mettendoci una figlia all’improvviso, uno pseudo documentario su scambio ruolo e pure la troupe scema quasi innamorata. Conclusione, confusione ne’ capo ne’ coda e non si ride nemmeno, perche’ non basta mettere in scena Gasmann e Giallini e ah ah ah si ride. Per niente.
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roby82
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domenica 5 marzo 2017
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commedia cosi cosi!
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Beata ignoranza. Che dire? Be il cast si presenta bene, Marco Giallini si cala nei panni di una commedia che promette bene ma che non rimane impressa. Stessa cosa per Gassmann, anche se va detto che qualsiasi commedia faccia Gasmann non è che cambia molto. Nessuno nega che entrmabi gli attori stanno meglio nei panni drammatici e seri, ma riescono anche a essere divertenti e credibili nei panni comici. Peccato che la trama di questo film non sia granche, e il finale è anche peggio. Non so se è più inverosimile o assurda. Ma se l'intento del regista è denunciare l'asfissiante uso che si fa oggi di intenet e degli smartphone, gli sceneggiatori peggiorano la situazione con delle cose che poco ci azzeccano con il film, come la troupe di cameramen che hanno dei dialoghi tutti loro, il ruolo senza senso di Carolina Crescentini, fino ad arrivare ai rocamboleschi flash back per tentare di farci capire la storia, con addirittura i protagonisti che si rivolgono direttamente al pubblico.
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Beata ignoranza. Che dire? Be il cast si presenta bene, Marco Giallini si cala nei panni di una commedia che promette bene ma che non rimane impressa. Stessa cosa per Gassmann, anche se va detto che qualsiasi commedia faccia Gasmann non è che cambia molto. Nessuno nega che entrmabi gli attori stanno meglio nei panni drammatici e seri, ma riescono anche a essere divertenti e credibili nei panni comici. Peccato che la trama di questo film non sia granche, e il finale è anche peggio. Non so se è più inverosimile o assurda. Ma se l'intento del regista è denunciare l'asfissiante uso che si fa oggi di intenet e degli smartphone, gli sceneggiatori peggiorano la situazione con delle cose che poco ci azzeccano con il film, come la troupe di cameramen che hanno dei dialoghi tutti loro, il ruolo senza senso di Carolina Crescentini, fino ad arrivare ai rocamboleschi flash back per tentare di farci capire la storia, con addirittura i protagonisti che si rivolgono direttamente al pubblico.
Insomma, beata ignoranza è il titolo che si adatta agli sceneggiatori. Ecco spiegato perché poi si fa largo uso dei remake. Se questi sono i risultati e tocca anche pagare per scrivere film del genere, allora tanto vale adattare cavolate straniere.
Voto al film: 5 1/2. Voto a Gassmann 7, Giallini 6, Crescentini 5
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sergiolino63
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domenica 26 febbraio 2017
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decisamente scadente
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Faccio una premessa: in genere queste commedie mi piacciono e le giudico per quello che sono, commedie leggere appunto, senza cercare chissà quali contenuti profondi. Ma in questo caso, nonostante l'indubbia bravaura degli interpreti, il film è decisamente scadente. Il tema è di per sè anche interessante (l'eccessiva dipendenza da tutto ciò che è in rete, ovvero, per contro, la totale chiusura di molti alle nuove tecnologie), ma è trattato male e, consentitemi, peraltro si ride poco. Alla fine mi sono addormentato, cosa che non mi era mai capitata prima! Ho apprezzato solo il personaggio del tossicodipendete, davvero molto divertente, per il resto la commedia è di un piattume disarmante.
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Faccio una premessa: in genere queste commedie mi piacciono e le giudico per quello che sono, commedie leggere appunto, senza cercare chissà quali contenuti profondi. Ma in questo caso, nonostante l'indubbia bravaura degli interpreti, il film è decisamente scadente. Il tema è di per sè anche interessante (l'eccessiva dipendenza da tutto ciò che è in rete, ovvero, per contro, la totale chiusura di molti alle nuove tecnologie), ma è trattato male e, consentitemi, peraltro si ride poco. Alla fine mi sono addormentato, cosa che non mi era mai capitata prima! Ho apprezzato solo il personaggio del tossicodipendete, davvero molto divertente, per il resto la commedia è di un piattume disarmante.
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ninopellino
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sabato 25 febbraio 2017
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tra tecnologia e desolanti rapporti sociali
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Questo film del regista Massimiliano Bruno purtroppo non mi ha molto convinto, anzi non mi ha quasi per niente preso. Nonostante la simpatia di Giallini e la recitazione sorniona di Gassman (anche se qui il ruolo affidatogli lo limita, non facendoci apprezzare appieno invece la sua bravura di attore) la trama è pressocché inconsistente e non rende giustizia ad una storia che diversamente poteva essere sviluppata meglio. Dietro un'apparente vivacità e allegria nei dialoghi del film, in realtà il film ci mostra un desolante quadro nell'ambito dei rapporti sociali ed in particolare in quelli di coppia, nei quali i padri di famiglia col tempo scoprono di non essere veramente tali e di donne che non sempre appaionoi affidabili.
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Questo film del regista Massimiliano Bruno purtroppo non mi ha molto convinto, anzi non mi ha quasi per niente preso. Nonostante la simpatia di Giallini e la recitazione sorniona di Gassman (anche se qui il ruolo affidatogli lo limita, non facendoci apprezzare appieno invece la sua bravura di attore) la trama è pressocché inconsistente e non rende giustizia ad una storia che diversamente poteva essere sviluppata meglio. Dietro un'apparente vivacità e allegria nei dialoghi del film, in realtà il film ci mostra un desolante quadro nell'ambito dei rapporti sociali ed in particolare in quelli di coppia, nei quali i padri di famiglia col tempo scoprono di non essere veramente tali e di donne che non sempre appaionoi affidabili. Ma a parte queste considerazioni, il film mi è sembrato poco ricco di idee particolari ed anche la tematica contemporanea riguardante la diffusione spesso negativa dei network già è stata affrontata in altre pellicole del genere, tra cui, giusto per fare un esempio, "Che vuoi che sia" di Edoardo Leo. Una prova da dimenticare, con l'auspicio che il regista Massimiliano Bruno ritorni più presto a dirigere films decisamente più convincenti.
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woody62
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sabato 25 febbraio 2017
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gassmann - giallini: una coppia vincente
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Quasi coetanei – due anni di differenza – e curiosamente accomunati da un recente successo televisivo in fiction “poliziesche” (nelle vesti dell'ispettore Lojacono e del vicequestore Schiavone), Alessandro Gassmann e Marco Giallini non potrebbero essere più diversi. Figlio e discepolo d'arte il primo, cresciuto a pane, teatro e cinema con la guida del grande Vittorio, Alessandro ha interpretato fin da giovane ruoli importanti con i migliori registi italiani, girando una cinquantina di film (il primo a 17 anni proprio con il padre) e conquistando nel 2008 come attore non protagonista in “Caos calmo” di Moretti tutti i massimi riconoscimenti italiani (David di Donatello, Nastro d'argento, Globo d'oro e Ciak d'argento).
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Quasi coetanei – due anni di differenza – e curiosamente accomunati da un recente successo televisivo in fiction “poliziesche” (nelle vesti dell'ispettore Lojacono e del vicequestore Schiavone), Alessandro Gassmann e Marco Giallini non potrebbero essere più diversi. Figlio e discepolo d'arte il primo, cresciuto a pane, teatro e cinema con la guida del grande Vittorio, Alessandro ha interpretato fin da giovane ruoli importanti con i migliori registi italiani, girando una cinquantina di film (il primo a 17 anni proprio con il padre) e conquistando nel 2008 come attore non protagonista in “Caos calmo” di Moretti tutti i massimi riconoscimenti italiani (David di Donatello, Nastro d'argento, Globo d'oro e Ciak d'argento). Altra storia quella di Marco Giallini, figlio di padre socialista in una famiglia proletaria dell'area metropolitana di Roma (Fonte Nuova - Tor Lupara, dove vive ancor oggi), si ingegna a fare molti lavori per pagarsi gli studi di teatro. Al suo attivo molta gavetta teatrale e quindi l'esordio nel cinema a oltre trent'anni, grazie ad Angelo Orlando. Dopo una lunga serie di ruoli da comprimario, sale nell'attenzione di produttori e registi, prima come caratterista, poi come coprotagonista (grazie a Carlo Verdone, Paolo Genovese, Massimiliano Bruno), fino a diventare negli ultimi anni protagonista in “Buongiorno papà” di Edoardo Leo e “Se Dio vuole” di Edoardo Falcone, guarda caso proprio assieme a Alessandro Gassmann. Come spesso accade gli opposti si attraggono e le diversità di integrano in un connubio molto riuscito. E' quanto accade in “Beata ignoranza” gustosa commedia di Massimiliano Bruno sullo scontro epocale tra “iperconnessi” e “asociali” (intesi come oppositori dei “social”). I due docenti di liceo, il moderno e fighissimo Gassmann e l'antico e scorbutico Giallini, duellano sul filo dell'ironia e della rivalità, accentuata da un vecchia, ma dimenticata amicizia, nata ai tempi dell'infanzia e finita, come spesso può accadere, a causa di una donna. Se un rilievo si può fare alla sceneggiatura è quello di aver costruito un po' artificialmente il meccanismo del contrappasso dantesco, secondo cui Ernesto/Giallini è costretto ad alfabetizzarsi con PC, smartphone e social media, mentre all'opposto Filippo/Gassmann deve disintossicarsi da essi, tra l'altro con la scusa di un improbabile documentario “da vendere agli americani”. Detto questo il film tratta con leggerezza molti temi sicuramente attuali: l'uso degli smartphone a scuola, la diffusione in rete di video virali con scene imbarazzanti e riprovevoli per i protagonisti: le foto hot rubate e postate indebitamente; insomma l'armamentario dei “buchi neri” che rendono assai discutibile il mondo social. In tutto questo si incentra anche ed in modo non secondario, la vicenda familiare che lega Nina (ottimamente interpretata dalla giovane Teresa Romagnoli) ai due protagonisti. A dire il vero la seconda parte del film non è al livello della prima ed il filo narrativo, invece di aumentare, cala di intensità. Resta però un prodotto più che dignitoso, soprattutto per la bravura dei protagonisti (con Giallini anche leggermente meglio di Gassmann). E con un accenno di “meta cinema” nella parte iniziale, dove i protagonisti commentano i flash back direttamente allo spettatore, con una modalità riflessiva che nel complesso è parsa funzionale alla narrazione.
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vallypally
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domenica 12 marzo 2017
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film senza struttura...
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Un film senza spina dorsale, con sceneggiature senza collegamenti tra loro, una storia al limite dell'insulso, recitazioni pessime... Che altro dire? I temi che avrebbe dovuto affrontare (comunicazione sociale, paternità più o meno responsabile, relazione scuola-alunno-insegnante ai tempi di internet) tutti delicati e complessi, trattati con i piedi, senza un filino di etica con messaggi negativi e ambivalenti. E' stata una tortura resistere fino alla fine, attacchi di sonno compresi!
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euwexxxx
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sabato 1 aprile 2017
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improbabile
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L'ennesima farsa. Con l'aggravante di essere una farsa ossessivamente musicata. Musiche che di solito vanno a sancire l'epilogo della storia, in questo film perseguitano lo spettatore dall'inizio alla fine, anche durante i dialoghi. Pochi istanti di pace ma poi ecco che riappare il motivetto reggae o la chitarrina stile U2, senza un perché. Mai visto un professore di liceo portarsi a letto tutte quelle donne, nemmeno fosse un divo di Hollywood. Sceneggiatura che non sta in piedi, una storia semplicemente improbabile.
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flyanto
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lunedì 27 febbraio 2017
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due professori "a confronto"
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Dallo schermo televisico passano in questi giorni a quello cinematografico Alessandro Gassman e Marco GIallini, i due "mattatori" della commedia italiana molto apprezzati dal pubblico, in particolare modo proprio negli ultimi tempi grazie ai loro ruoli, appunto, televisivi, rispettivamente di ispettore e commissario.
In "Beata Ignoranza" essi nterpretano due professori, il primo di matematica ed il secondo di lettere in un liceo, i quali si conoscono da molti anni ma che non si vedono da altrettanti poichè a suo tempo divisi dall'amor per la stessa donna (che ha preferito uno di loro, e cioè Giallini) e dlalla conseguente nascita di una figlia.
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Dallo schermo televisico passano in questi giorni a quello cinematografico Alessandro Gassman e Marco GIallini, i due "mattatori" della commedia italiana molto apprezzati dal pubblico, in particolare modo proprio negli ultimi tempi grazie ai loro ruoli, appunto, televisivi, rispettivamente di ispettore e commissario.
In "Beata Ignoranza" essi nterpretano due professori, il primo di matematica ed il secondo di lettere in un liceo, i quali si conoscono da molti anni ma che non si vedono da altrettanti poichè a suo tempo divisi dall'amor per la stessa donna (che ha preferito uno di loro, e cioè Giallini) e dlalla conseguente nascita di una figlia. Trovatisi di ruolo nello stesso liceo, essi iniziano subito a litigare ed essere in disaccordo su ogni questione, "in primis" sul metodo di insegnamento impartito agli studenti da ciascuno di loro. Mentre Alessandro Gassman è fortemente dipendente dal cellulare, dalle sue applicazioni e dalla sua attività nei social networks, l'altro ne è contrario in maniera assoluta e possiede un cellulare ormai superato come modello. Da qui, in seguito ad un litigio ripreso dagli alunni tramite il telefonino, essi arriveranno alla decisione di "scambiarsi" i ruoli e vivere uno, senza mai più ricorrere al cellulare, e l'altro conminciandone a fare uso. Da qui numerose avventure e svariati incontri/scontri che però concorreranno alal fine a fare riavvicinare i due protagonisti in questione.
Un altro film sull'uso smodato del cellulare e dei vari social networks dopo "Perfetti Sconosciuti " di Paolo Genovese e "Che Vuoi che Sia" di e con Edoardo Leo, ma purtroppo molto lontano dalla riuscita delle due pellicole sopracitate. "Beata Ignoranza", pur proponendo, appunto, lo stesso quanto mai attuale tema della dipendenza da Internet e dai telefonini non si evolve nel suo svolgersi e, pertanto, non raggiunge il valore dei suoi precedenti esempi in quanto la trama risulta assurda da tutti i punti di vista e, dunque, del tutto irreale e, inv alcune parti, addirittura noisosa. Inoltre, le figure dei due professori sono presentate come due personaggi a livello di macchiette e pertanto, anch'essi poco credibili. Innegabile è la bravura sia di Alessandro Gassman che di Marco Giallini che ben interagiscono tra loro ma in "Beata Ignoranza" essi, apparendo addirittura un poco sprecati viste le loro eccellenti doti di attori, non riescono affatto a sollevare il film da una raprpesentazione che è stata posta sullo schermo in una maniera superficiale, confusa e, ripeto, molto distante da qualsiasi situazione reale. Un vero peccato perchè la pellicola, grazie alla scelta da parte del regista Massimilano Bruno di Gassman e Giallini, avrebbe potuto invece riscuotere un successo molto più ampio.
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enzo70
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mercoledì 29 marzo 2017
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carina l'idea, veramente modesta la realizzazione
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Due genitori per una sola figlia; e due modi di vivere antitetici; Ernesto, Marco Giallini, è un professore di italiano colto e sensibile; lontano dalla tecnologia e dal mondo dei social network; Filippo, Alessandro Gassman, è il professore di matematica, ignorante e infantile è un gran donnaiolo ed utilizza i social network per clamorosi abbordaggi. Questi due uomini così diversi sono cresciuti insieme ed insieme si sono innamorati della stessa donna, dalla quale hanno avuto una figlia, Filippo biologicamente, Ernesto moralmente.
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Due genitori per una sola figlia; e due modi di vivere antitetici; Ernesto, Marco Giallini, è un professore di italiano colto e sensibile; lontano dalla tecnologia e dal mondo dei social network; Filippo, Alessandro Gassman, è il professore di matematica, ignorante e infantile è un gran donnaiolo ed utilizza i social network per clamorosi abbordaggi. Questi due uomini così diversi sono cresciuti insieme ed insieme si sono innamorati della stessa donna, dalla quale hanno avuto una figlia, Filippo biologicamente, Ernesto moralmente. Ed è proprio la figlia che li costringe a scambiarsi la vita per girare un documentario sugli usi degli italiani. Carina la storia, oggettivamente carente la struttura del film che non va oltre qualche gag carina e troppa noia sparsa per il film. I ruoli erano perfetti per la coppia Giallini Gassman, ma forse anche questo inizia a diventare un limite per personaggi troppo rodati del cinema de noartri; buoni attori si trovano a diventare ripetenti; e, onestamente, con la vecchia scuola anche questo film sarebbe stato rinviato a settembre,
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