Il regista sceglie di realizzare un film corale: i ragazzi dell’equipaggio vengono presentati come un insieme unitario e le singole storie lasciate in superficie.
In questo modo lo spettatore non riesce ad affezionarsi a nessuno di loro in particolare e così USS Indianapolis, nonostante le enfatiche musiche, risulta privo della carica di empatia che sarebbe stata necessaria.
Si preferisce infatti punteggiare il dramma collettivo con una duplice denuncia: l’una contro ogni forma di guerra; l’altra contro il cinismo di un’America che ha disonorato i suoi eroi, in particolare il capitano.
Questi diventa l’assoluto protagonista della seconda parte del film, che lo segue tra l’aula di tribunale e l’ambiente domestico, alle prese con i rimorsi che spesso colgono chi non ha nulla da rimproverarsi.
Pur volendo contribuire all’omaggio alla sua memoria il regista gli fa invece l’ultimo torto affibbiandogli il volto fisso di Nicolas Cage.
L’accuratezza tecnica di un film dove si è fatto ricorso anche a velivoli e sommergibili dell’epoca non fa purtroppo il paio con la sua capacità di suscitare emozioni, per via della frettolosità nel passaggio da una scena all’altra e dello scarso approfondimento psicologico.
La pellicola, infatti, sebbene sia lodevole nel voler rendere omaggio alla memoria dei caduti e ripristinare l'integrità di McVay e del suo operato, risente dell'incasellarsi di una serie di elementi narrativi e visivi che smorzano l'emotività e l'epicità della vicenda stessa.
Dalla voce fuori campo del Capitano, spesso sfruttata anche per condensare il racconto, all'uso di effetti speciali dalla resa mediocre, USS Indianapolis oscilla, inoltre, tra l'aspirazione al film di guerra ed il disaster movie.
Il risultato è deludente in entrambi i casi specie se paragonato a titoli capaci di incarnare al meglio le suddette categorie.
Basterebbe poi soffermarsi sulla figura del Capitano McVay interpretato da Cage, per notare come la rappresentazione di una figura moralmente integra e il tentativo di macchiarne l'onore rimangano in superficie.
La diretta conseguenza è la mancanza di trasporto da parte dello spettatore per le sorti dell'ammiraglio e dei suoi uomini lasciati in balia di loro stessi dal Governo.
Ma USS Indianapolis, sempre in virtù della sua volontà di onorare caduti e sopravvissuti della nave da guerra, ha anche un respiro corale rappresentato dal nutrito numero di comprimari.
Il regista compie un altro passo falso proprio nel dipingere il privato dell'equipaggio, prima e dopo l'affondamento, avvicinandosi troppo ad atmosfere da film per il piccolo schermo che nelle parentesi più drammatiche o emotivamente intense finiscono per ottenere una reazione opposta.
La regia raramente azzarda e, nonostante sia palese la sua volontà di trarre ispirazione dal cinema americano degli anni '50, finisce per risultare incolore, fatta eccezione per qualche sequenza ispirata.
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