Un tipo qualunque e la sua discesa nei sotterranei dello Stato
di Paolo D'Agostini La Repubblica
L'incubo dell'uomo qualunque stritolato da una macchinazione è spunto hitchcockiano ma l'opera prima di questo cineasta belga fa appello anche ad altre fonti di ispirazione, dai classici della New Hollywood anni 70 come La conversazione e I tre giorni del Condor al magistero di Le Carré, adattati al clima politico francese contemporaneo. Duval, il personaggio di Cluzet, è un oscuro impiegato che però ha i suoi scheletri nell'armadio. Ciò che, ritrovatosi disoccupato, lo consegna al lavoro di spionaggio (ascoltare e trascrivere intercettazioni telefoniche) offertogli da un misterioso personaggio. Mentre corre parallela la sua frequentazione di un gruppo di ex alcolisti dove incontra l'infermiera Alba Rohrwacher, il labirinto che lo imprigiona comprende un ministro, un candidato alla presidenza, un mediatore per la liberazione di ostaggi rapiti dai terroristi islamici, un avvocato, dei taccuini compromettenti, e varie anime dei servizi segreti. La ricercatezza non compensa del tutto un eccesso di freddezza.
Da La Repubblica, 6 aprile 2017
di Paolo D'Agostini, 6 aprile 2017