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Definire"intrigante"un film come"The 9 th Life of Louis Drax"(2016, Alexandre Aja, tratto da un romanzo di Liz Jensen, dal titolo omonimo, sceneggiatura del-non certo ignoto.-Max Minghella)rischia forse di essere banale e riduttivo ma francamente un'altra opzione.definitoria mi riesce difficile. In effetti, il plot si basa su un bambino precoce, "strano", perseguitato da quella che popolarmente si chiama"sfiga", dove però ci sono interventi"altri", a lui esterni che non si possono rivelare... Decisamente pesa, nella e sulla vita di questo bambino ,una sequela di fatti"casuali"o"creati dal destino"su cui è impossibile "scommettere", che rimangono insomma da definire e in questo l'elemento"thrller"della storia, che poi vede una tragica morte e una"quasi morte"(rivelare di più vorrebbe dire raccontare la storia, correndo il rischi di"dare lla soluzione", che non è poi la cosa impoerante del film, che oscilla tra una vicenda para-freudiana (ruolo dlela madre e del padre assente-problematico...dire di più vuole comunque dire rivelare svolgimento e finale, ma anche e soprattutto ruolo di un medico che, sottoposto da un "analista"(anche se Aja è europeo, il flm è produzione USA e negli States, come noto il ruolo di psichiatri, pscologi, psicoterapeuti, pscianalisti anche di varie scuole non è ben definito come da noi o meglio è definito in modo completamente diverso)a una seduta di ipnosi viene a identificarsi con il bambino anche nella voce, rivelando però la sua vita)e quanto già in questo"incidente parentetico"è contenuto, anche se in forma narrativa, ossia un vicenda"altra"che sfugge a categorizzazioni troppo ben definite. Nell'impossibilità pratica di saperne molto di più sul romanzo della Jensen, che comunque, programmaticamente vuol confrontarsi sempre con il"non noto, non conosciuto", sarà impossibile stabilire confronti tra testo letterario e film, ma il film rimane, appunto, volutamente una"sfida"a chi si accontenta di quanto è troppo facilmente"razionalizzabile", categorialmente da attribuire a nostri schemi mentali precostituiti, il che appare decisamente fuori luogo, visto il film, che ha quella parte citata(la seduta)che vale , volendo, tutto il resto. Jamie Doman è il medico che si prende cura del bambino(e anche qui sarebbe da segnalare un curioso"incrocio di vite", un transfert di personalità, volendo...), Sarah Gadon la madre dominante.sempre presente, ma anche soprattutto Oliver Platt come"the fait Perez", come lo chiama il bambino... El Gato
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