riccardo_c
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giovedì 24 gennaio 2019
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un'impronta vera e libera che lascia il segno
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Il cinema europeo soffre di meccanismi perversi ai quali i giovani registi, per approdare nelle sale, spesso devono adattarsi con innumerevoli vincoli e costrizioni di stile. A tal riguardo, il cinema indipendente, che non necessariamente ha un valore artistico maggiore di chi ha alle spalle grandi capitali da investire, può comunque trasformarsi in grido di libertà espressiva trasmettendo la vera personalità di un autore ad ogni sua sequenza. Ed è proprio questo, dalle inquadrature di Sex Cowboy, che penetra nell'animo dello spettatore in modo indelebile. Il regista - Adriano Giotti - si getta in una maniacale ricerca della realtà e, come suggerisce il titolo dell'opera, lo fa aderendo a quei limiti di frontiera sia da un punto di vista narrativo che stilistico.
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Il cinema europeo soffre di meccanismi perversi ai quali i giovani registi, per approdare nelle sale, spesso devono adattarsi con innumerevoli vincoli e costrizioni di stile. A tal riguardo, il cinema indipendente, che non necessariamente ha un valore artistico maggiore di chi ha alle spalle grandi capitali da investire, può comunque trasformarsi in grido di libertà espressiva trasmettendo la vera personalità di un autore ad ogni sua sequenza. Ed è proprio questo, dalle inquadrature di Sex Cowboy, che penetra nell'animo dello spettatore in modo indelebile. Il regista - Adriano Giotti - si getta in una maniacale ricerca della realtà e, come suggerisce il titolo dell'opera, lo fa aderendo a quei limiti di frontiera sia da un punto di vista narrativo che stilistico. Sex Cowboys è la storia di una giovane coppia che per tirare a campare, in un mondo precario dove non si riesce neppure a pagare l'affitto a fine mese, non vede altra possibilità che produrre dei video porno amatoriali nella speranza di venderli on-line. E nonostante gli attori mettano a nudo (nel senso letterale del termine) tutto quello che hanno da offrire a una sceneggiatura attenta a trovare il giusto equilibro tra storia e psyche, il segno autoriale del regista non lascia spazio a fraintendimenti. Che nessun filtro moderi la realtà! Le scene di sesso sono un omaggio al cinema del vero come si vede di rado. Le intimità violate sono passaggi essenziali per trasmettere la passione del racconto e i confini di corpi che faticano a trovare equilibro con un mondo esterno pronto a sfruttarli in qualsiasi momento. Sex Cowboy è un piccolo grande film che merita un eco vibrante nella speranza che i suoi coraggiosi creatori possano mettere in scena altri film memorabili.
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conyr
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mercoledì 30 gennaio 2019
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sex cowboys calling!
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Da una prateria sconfinata di film, di cui in buona parte ne farei a meno, irrompe - nelle sale cinematografiche di Roma e Milano - agli occhi dello spettatore, quello che si può senza esitazione considerare davvero un film nuovo: Bello, selvaggio come un destriero, come un purosangue in corsa da osservare ed ammirare nella sua libertà come in terra di Maremma o in quella di Camargue.
Il film di cui parlo è un raro esempio di opera cinematografica che giunge a noi all’alba di una sorta di tramonto stagnante che il cinema italiano vive, poiché da tempo non più sperimentale e raramente di qualità.
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Da una prateria sconfinata di film, di cui in buona parte ne farei a meno, irrompe - nelle sale cinematografiche di Roma e Milano - agli occhi dello spettatore, quello che si può senza esitazione considerare davvero un film nuovo: Bello, selvaggio come un destriero, come un purosangue in corsa da osservare ed ammirare nella sua libertà come in terra di Maremma o in quella di Camargue.
Il film di cui parlo è un raro esempio di opera cinematografica che giunge a noi all’alba di una sorta di tramonto stagnante che il cinema italiano vive, poiché da tempo non più sperimentale e raramente di qualità. Un film da ammirare per il coraggio del regista e degli attori, tutti, che animano la storia.
Sto parlando di Sex Cowboys (Italia, 2016, durata 73’) – genere drammatico, del giovane regista Adriano Giotti che si è formato - ed ha formato la sua scrittura creativa - alla Scuola Holden di Baricco, e che dalla sua ha all’attivo una filmografia non ultima a nessuno, premi compresi. In una Roma, come luogo non luogo post pasoliniano, nel quartiere Ostiense all’ombra del suo Gazometro - come un totem di una civiltà industriale di un tempo “altro” - ecco che nella visione del film si consuma, ai giorni nostri, una storia d’amore, e sesso on – demand che è frutto di una scelta drammatica imposta da una condizione economica precaria, dalla scarsa mancanza di lavoro e da un fottuto affitto di casa da pagare con tutti gli annessi e connessi. Non da ultimo “er padrone di casa”, interpretato dall’attore Vito Napolitano. Ecco che sullo sfondo del Bel Paese in cui la crisi economica – finanche sociale e politica – perdura, si consuma la storia di un Romeo e la sua Giulietta con tutte le contraddizioni tipiche del nostro tempo, quelle di una giovane coppia, quella di Simone, nella parte un giovane e talentuoso attore Francesco Maccarinelli, e di Marla, nella parte la giovane attrice Nataly Beck’s che nella recitazione è vera e propria rivelazione, un attrice che – come in una sequenza di Sex Cowboys - emerge come dalle acque di un pantano che è il deserto dei soliti cliché propri dei ruoli in genere assegnati alle attrici in Italia. E’ un film dove il sesso on-demand si fa metafora del quotidiano in tempo di crisi economica. Sex Cowboys non è un comizio d’amore, tanto caro a Pasolini, è una lezione d’amore, che pone inevitabilmente alle nostre menti, alla nostra sensibilità e umanità degli interrogativi profondi, esistenziali. Il film merita attenzione poiché rientra nell’emisfero di quei film che in Italia vengono prodotti e girati – con in cuore non facili rinunce a partire dalla sceneggiatura - con un budget bassissimo: nel caso di Sex Cowboys 4 persone di troupe, e 4 attori nel cast: Francesco Maccarinelli (Simone), Federico Rosati (Bedini), Nataly Beck's (Marla), Francesca Renzi (Lara), Vito Napolitano (er padrone de casa). Una menzione speciale va, dal canto mio, all’attore Federico Rosati: in Sex Cowboys il regista Adriano Giotti ha cucito addosso a Federico Rosati il ruolo di “Bedini”, tanto è che l’attore, per il ruolo da interpretare, si è reso disponibili ad ingrassare fino a 11/12 kg seguito da un cardiologo. Questa è una prova che la dice lunga sull’attore, e che fa di Federico Rosati un attore erede della lezione dei grandi; dal nostro Gian Maria Volonté fino a Robert De Niro in “Toro scatenato”. Un plauso al montaggio del film, ad Ilenia Zincone (montatrice) e alla sua creatività.
© 2019 Cony Ray
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