fabiofeli
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mercoledì 22 giugno 2016
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malavita? difficile uscirne
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Pericle (Riccardo Scamarcio) fa parte di una organizzazione criminale che opera in Belgio imponendo il pagamento del pizzo: il suo compito è quello dell’esattore e a chi si rifiuta di pagare infligge con violenza una umiliante punizione. Non ha una grande intelligenza, ma esegue con diligenza gli ordini ricevuti dal suo boss, don Luigi, che è una specie di padre adottivo. In una occasione trascinato dalla foga punitiva cade in errore e colpisce mortalmente anche la “Signorinella”, una anziana signora protetta da un’altra organizzazione mafiosa. Per evitargli rappresaglie il suo capo lo fa nascondere presso una famiglia di conoscenti.
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Pericle (Riccardo Scamarcio) fa parte di una organizzazione criminale che opera in Belgio imponendo il pagamento del pizzo: il suo compito è quello dell’esattore e a chi si rifiuta di pagare infligge con violenza una umiliante punizione. Non ha una grande intelligenza, ma esegue con diligenza gli ordini ricevuti dal suo boss, don Luigi, che è una specie di padre adottivo. In una occasione trascinato dalla foga punitiva cade in errore e colpisce mortalmente anche la “Signorinella”, una anziana signora protetta da un’altra organizzazione mafiosa. Per evitargli rappresaglie il suo capo lo fa nascondere presso una famiglia di conoscenti. Pericle sfugge per il rotto della cuffia alla strage che colpisce i suoi ospiti e fugge in Francia a Calais. In questa città sospesa come un trampolino verso l’Inghilterra il giovane conosce una donna, (Marina Foïs), che ha due bambini di un precedente matrimonio e lavora in una panetteria. Intreccia una relazione con lei: si sente considerato e soddisfa il suo desiderio di avere finalmente una vera famiglia. La donna vorrebbe aprire una panetteria per lavorare in proprio e Pericle comincia a pensare a come procurarsi il denaro per realizzare il sogno della compagna. Ma i sicari malavitosi lo cercano …
Il soggetto non è originalissimo: cercare di vivere una vita “normale” uscendo da un giro malavitoso è difficile, se non impossibile, perché oggi si lasciano tracce ovunque anche con un semplice pagamento con una carta di credito. Di recente è apparso sugli schermi Una Vita Tranquilla di Claudio Cupellini con Toni Servillo che trattava un tema analogo. Malgrado la buona recitazione dei protagonisti e la bella fotografia il film non raggiunge i vertici del cinema noir; l’utilizzo del dialetto napoletano rende molti brani del dialogo poco comprensibili ai più, tanto che per alcune scene verrebbe da suggerire l’utilizzo di sottotitoli come per i brani in francese che si svolgono a Calais. Originale l’utilizzo della tenera canzone “Wild is the wind” per accompagnare una scena di brutale violenza, un datato successo del cantante Johnny Mathis, ripreso dalle cover di Nina Simone e David Bowie. La pellicola presentata a Cannes 2016 fuori concorso è comunque discreta ed è da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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elisa mercatali
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domenica 15 maggio 2016
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pericle il nero:duro,intenso,feroce
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Se si resiste al primo quarto d'ora del film, che ti colpisce come un jab di Cassius Clay, Pericle il Nero, CRESCE, nonostante la linea di partenza sia la terribile deriva della negazione della persona: “tu non dovevi proprio nascere...”. Film prevalentemente noir, forte di argomenti trattati con realismo e razionalità da un punto di vista totalmente malsano: la realtà di cui si parla è la realtà della Camorra. Pericle il nero può essere l' ombra oscura vivente di Pericle, la persona che piano piano si libera dalla linearità della negazione della vita, sempre uguale, monotona, crudele, aggressiva, senza emozioni, senza sentimento! In questo film tutto regna e viene agito nell'inconsapevolezza dell'Essere.
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Se si resiste al primo quarto d'ora del film, che ti colpisce come un jab di Cassius Clay, Pericle il Nero, CRESCE, nonostante la linea di partenza sia la terribile deriva della negazione della persona: “tu non dovevi proprio nascere...”. Film prevalentemente noir, forte di argomenti trattati con realismo e razionalità da un punto di vista totalmente malsano: la realtà di cui si parla è la realtà della Camorra. Pericle il nero può essere l' ombra oscura vivente di Pericle, la persona che piano piano si libera dalla linearità della negazione della vita, sempre uguale, monotona, crudele, aggressiva, senza emozioni, senza sentimento! In questo film tutto regna e viene agito nell'inconsapevolezza dell'Essere.....Pericle.
Nel divenire del film, come Pericle cresce, per farsi uomo, così cresce un'intensa interpretazione di Riccardo Scamarcio e la trama gli scivola sotto i piedi, le parole fanno da sfondo e si perdono nei tratti di un volto che ti fa sentire assenza, disagio e dolore: “io preferisco la roba chimica la sciolgo nell'acqua e sembra che non mi fa male...”. Scamarcio riesce a passare completamente il condizionamento mentale estremo che è la base della malavita organizzata. Spaventosa la freddezza con cui la sua Ombra agisce ogni santo giorno figlia dell’'educazione gli ha plasmato la mente attraverso la menzogna di Don Luigi, il grande Padre; Pericle accetta tutto senza ribellione pur di non vivere la Solitudine, preferisce viversi giornate rinchiuso, nascosto, piuttosto che vivere solo.
Riempie lo schermo una fotografia poetica di Calais, che così bella non è stata mai, con un traghetto immateriale di fronte alle lacrime della solitudine umana. La Solitudine, tematica fondamentale che racchiude tutta l'oscurità' del vuoto, quel senso di vuoto che Pericle è costretto a riempire con la droga per non pensarci.Calais e davanti agli occhi un'altra sponda! La sponda dell'immaginazione, rifugio dove il regista lavora, impasta, la rinascita del NERO: che solo nel regno dell’immaginazione si era fatto figlio, padre e uomo per gran parte del film.
Un uso dei simboli magistrale quello di Mordini: un traghetto che non è necessario prendere ma che è bene evocare per lasciare la Camorra “famiglia”, che tiene schiavi e che in un sottile gioco di appartenenza viene confusa con un porto sicuro, un luogo di affetti, ma che divora prendendo la vita.
Per diventare uomini è necessario piangere le lacrime della sopravvivenza, del non ritorno.Comincia così drammaticamente la conquista della libertà, davanti ad un traghetto, illuminato come una rificolona, che sta rientrando in porto.La rinascita difronte all'immensità del mare e Pericle piange! Un pianto finalmente liberatorio.
Pericle cresce e va oltre la linea oscura, segnata magistralmente anche nel corpo con un tatuaggio sulla schiena, come se il regista volesse imprimere con forza la prigione di uno stato mentale plasmato ed imprigionato dalla malavita.
Un noir che non rinuncia alla speranza e ad un briciolo d'amore. Solo nel Cuore, Pericle il Nero, trova la Vera Forza e il Vero Coraggio di diventare finalmente Pericle....oltre la linearità: non più un uomo duro e feroce bensì un Uomo libero, vero, amabile e bello,che vuole amare non solo fottere! Pericle il Nero, alla fine, prende la sua strada fatta proprio di speranza, e come scrive Carlos Castaneda: “....Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no.”
Raffaella Ridolfi – Elisa Mercatali
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filippo catani
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lunedì 16 maggio 2016
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un mondo senza uscita
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Lo sgherro di un mafioso mandato a punire un prete reo di aver parlato male del boss, commette un errore che potrebbe riaprire le ferite di una vecchia faida tra clan. L'uomo allora decide di fuggire a Calais.
Ottimo questo nuovo film di Mordini in concorso a Cannes e tratto dall'omonimo romanzo. La trama ha un incedere molto lento che però permette allo spettatore di immergersi fino al collo nelle disgrazie del protagonista che di lavoro fa letteralmente il culo alla gente che si mette di traverso con il suo boss. Come nelle più classiche storie di mafia, un errore in un regolamento di conti porta allo scoperchiamento di una pentola pericolosissima. Ecco che allora l'uomo si ritrova a dover ricominciare da zero in quel di Calais dove conoscerà una donna e i suoi due figli.
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Lo sgherro di un mafioso mandato a punire un prete reo di aver parlato male del boss, commette un errore che potrebbe riaprire le ferite di una vecchia faida tra clan. L'uomo allora decide di fuggire a Calais.
Ottimo questo nuovo film di Mordini in concorso a Cannes e tratto dall'omonimo romanzo. La trama ha un incedere molto lento che però permette allo spettatore di immergersi fino al collo nelle disgrazie del protagonista che di lavoro fa letteralmente il culo alla gente che si mette di traverso con il suo boss. Come nelle più classiche storie di mafia, un errore in un regolamento di conti porta allo scoperchiamento di una pentola pericolosissima. Ecco che allora l'uomo si ritrova a dover ricominciare da zero in quel di Calais dove conoscerà una donna e i suoi due figli. Scamarcio è veramente bravo a calarsi nella parte di un personaggio complesso che in certi momenti avrebbe anche l'intenzione di cambiare vita ma che ormai fondamentalmente non può più farlo e forse non lo vuole nemmeno. Dietro a tutto ciò ci saranno anche una serie di risvolti familiari che ovviamente non si possono svelare. Scamarcio è davvero bravo e per buona parte del film recita in francese. Belle le atmosfere e anche la musica che, dove presente, riesce a inserirsi alla perfezione all'interno del racconto. Mordini continua con il suo cinema impegnato e fa bene tanto che il film è arrivato fino ai Dardenne e questo non è poco.
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hulk1
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venerdì 26 luglio 2019
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neo noir
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Una prima incursione nei 'neo noir d'autore ' Del regista, si tratta di una storia sottoproletaria, in seguito agirà nella Milano da bere e da mangiiare, questa votla per forzare i canoni castranti televisivi , l'autore mostra uno Scamarcio 'coraggioso, è anche produttore' intento ad incularsi le propirie vittime, vedremo se passerà sugli schermi della nostra televisione, tettona, piagnona, porografico sentimentale.
Le incongruenze al solito ci sono, anche la sceneggiatura , dopo un inizio col,botto, latita, le citazioni cinefile vanno da Melville ai 400 colpi, un cinema stetto tra la maturità ed una infanzia perduta, tutta la sezione girata sulle spigge di Tolone ne è la rapprsentazione.
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Una prima incursione nei 'neo noir d'autore ' Del regista, si tratta di una storia sottoproletaria, in seguito agirà nella Milano da bere e da mangiiare, questa votla per forzare i canoni castranti televisivi , l'autore mostra uno Scamarcio 'coraggioso, è anche produttore' intento ad incularsi le propirie vittime, vedremo se passerà sugli schermi della nostra televisione, tettona, piagnona, porografico sentimentale.
Le incongruenze al solito ci sono, anche la sceneggiatura , dopo un inizio col,botto, latita, le citazioni cinefile vanno da Melville ai 400 colpi, un cinema stetto tra la maturità ed una infanzia perduta, tutta la sezione girata sulle spigge di Tolone ne è la rapprsentazione.
L'autore si lascia trascinare dalla deriva esistenziale, forse ha girato a braccio, retaggio di un cinema Wendersiano, Antinioniano, ma per farlo bisogna essere maestri assoluti, o pionieri nel genere.
Insomma una sufficienza stiracchiata, per un nobile ma incompleto tentativo
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maurizio meres
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sabato 14 maggio 2016
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film discutibile
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Film alquanto discutibile,in una trama che non c'è in quanto è talmente vuota da non dare allo spettatore nessun punto di riferimento,si perde con dei racconti tra le figure del film senza dare un finale logico,o quanto meno credibile anche se avvolto nel mistero,non siamo in Italia quindi il regista avrebbe dovuto su tutti i personaggi creare una storia capace di far capire a tutti il perché questo ragazzo era cresciuto in quel modo,le giustificazioni date dal boss e dall'amica della madre non reggono sono al di fuori di una trama cinematografica,ritengo che la fluidità di un film sia quella di strutturare la storia,attraverso una trama ben solida e capace di far partecipare lo spettatore sia nella fantasia e creare emozioni.
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Film alquanto discutibile,in una trama che non c'è in quanto è talmente vuota da non dare allo spettatore nessun punto di riferimento,si perde con dei racconti tra le figure del film senza dare un finale logico,o quanto meno credibile anche se avvolto nel mistero,non siamo in Italia quindi il regista avrebbe dovuto su tutti i personaggi creare una storia capace di far capire a tutti il perché questo ragazzo era cresciuto in quel modo,le giustificazioni date dal boss e dall'amica della madre non reggono sono al di fuori di una trama cinematografica,ritengo che la fluidità di un film sia quella di strutturare la storia,attraverso una trama ben solida e capace di far partecipare lo spettatore sia nella fantasia e creare emozioni.
Unica nota positiva l'ambientazione di un nord Europa,freddo scuro e misterioso,altri film in un ambientazione simile,anche loro di malavita,ma con una trama più solida sono stati interessati.
Attori non sfruttati al meglio seppur di talento ,Scamarcio con alti e bassi interpreta Pericle un ragazzo che fa tutto quello che una persona civile non dovrebbe fare,il sogno finale di aver trovato l'amore diventa quasi l'ennesimo crimine della sua inutile vita.
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flyanto
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martedì 17 maggio 2016
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il ritratto di un killer solo e dall'anima nera
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"Pericle il Nero" è il nome del personaggio dell'omonimo film di Stefano Mordini e tratto dal romanzo di Giuseppe Ferrandino con lo stesso titolo. Interpretato da Riccardo Scamarcio, Pericle è un uomo al soldo di un clan di camorristi stanziatisi nella città di Bruxelles e sin da giovane svolge per il suddetto clan l'incarico di punire tutti coloro che commettono uno sgarro o che tradiscono. Dal passato oscuro, praticamente senza alcun legame familiare egli vive per lo più solo ed il clan dei camorristi costituisce per lui la sua unica famigliola. Ma un giorno egli commette un errore agendo contro una stretta parente del capo temibile di un altro clan e pertanto, per salvarsi la vita, deve momentaneamente fuggire lontano.
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"Pericle il Nero" è il nome del personaggio dell'omonimo film di Stefano Mordini e tratto dal romanzo di Giuseppe Ferrandino con lo stesso titolo. Interpretato da Riccardo Scamarcio, Pericle è un uomo al soldo di un clan di camorristi stanziatisi nella città di Bruxelles e sin da giovane svolge per il suddetto clan l'incarico di punire tutti coloro che commettono uno sgarro o che tradiscono. Dal passato oscuro, praticamente senza alcun legame familiare egli vive per lo più solo ed il clan dei camorristi costituisce per lui la sua unica famigliola. Ma un giorno egli commette un errore agendo contro una stretta parente del capo temibile di un altro clan e pertanto, per salvarsi la vita, deve momentaneamente fuggire lontano. Rifugiatosi a Calais, Pericle nel frattempo conosce una panettiera con cui intreccia una storia storia d'amore ma è costantemente nel mirino dei suoi nemici che nel frattempo, venuti a scoprire il suo rifugio, gli danno una caccia sferrata. Dopo svariate avventure e fughe, Pericle riuscirà a liberarsi, forse per sempre, dal giogo che lo teneva legato alla Camorra e ricostruirsi una nuova esistenza sicuramente più rispettabile di quella condotta sinora.
Questa pellicola, in pratica, racconta la storia e l'esistenza condotta da un uomo al soldo di clan malavitosi a cui deve tutto ma che nel contempo, non appena egli commette uno sbaglio, non esitano a vendicarsi ferocemente ed a volerlo eliminare definitivamente. Del resto, questa è la regola di tutte le cosche criminali e dunque in ciò viene rispecchiata adeguatamente la realtà. Ma nel narrarci l'esistenza al limite del protagonista, Mordini innanzitutto non presenta nulla di nuovo (storie di killers più o meno ravveduti ne è pieno il cinema) ma una vicenda raccontata senza alcun nerbo o mordente, e dunque un poco noiosa, piuttosto scontata nello svolgersi dei fatti e con un finale altamente improbabile e "buonista" poco realizzabile nella realtà.
Scamarcio nella sua interpretazione risulta discreto ma nulla di più e gli altri attori (Marina Fois, Gigio Morra, ecc...) non si distinguono per qualche performance particolare e pertanto il film risulta parecchio mediocre nel suo insieme e come un'occasione sprecata per il regista che invece precedentemente aveva realizzato pellicole di maggior pregio come, per esempio, "Acciaio".
Peccato!
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