Non so se avete presente quelle stampe giapponesi, dai colori tenui, i segni evanescenti, che contengono silhuette snelle di barche, vulcani incappucciati di neve, peschi rosa pallido, fiori bianchi e violacei, nuvole soffici e stratificate. Un universo dove la ripetizione di un canone preciso si accoppia con minime variazioni di luogo, di composizione, di gradazioni cromatiche. Un mondo dalla poetica quasi impalpabile eppure ben riconoscibile, uno spazio zen leggero e iridescente.
Questa è l'impressione che mi ha provocato la visione di "Paterson", ultimo lavoro di Jim Jarmusch. Non si tratta, come qualcuno ha scritto, di una "poetica del quotidiano", ma di uno sguardo che ci mostra la "quotidianità della poesia", i legami di senso che, connettendo eventi concreti, conferiscono spessore e bellezza allo scorrere degli eventi.
Paterson è un giovane uomo che guida un autobus nell'omonima città del New Jersey. La sua vita è scandita da uno routine precisa: sveglia alle 6 e 10, un bacio alla moglie (interpretata dalla magnifica Farahani), una rapida colazione e poi via verso il deposito degli autobus dove guida la linea "23". Otto ore di lavoro su e giù per la cittadina, rientro nel tardo pomeriggio nella sua casetta unifamigliare, una cena e un'uscita serale con il cane per una passeggiata e una birra al bar. Vi sono, tuttavia, alcuni elementi che colorano, per così dire, questa routine precisa e sempre identica a se stessa: il rapporto tra Paterson e la moglie, un rapporto fatto di amore, tenerezza, reciproco sostegno e leggerezza; la capacità del protagonista di ascoltare e mettersi in sintonia con gli altri. Soprattutto, l'amore per la poesia, poesie che compone su un piccolo taccuino segreto, prima o dopo ill lavoro, parole che mettono insieme fatti minimali creando piccoli folgorazioni.
Tutto il film è costruito come le poesie del protagonista: parte dalla celebrazione di una marca di fiammiferi (gli Ohio Blue Tip) per approdare all'amore, a una sigaretta accesa per la prima volta per la donna amata.
I paesaggi di Paterson (patria del celebre poeta William Carlos Williams), visti dal finestrino dell'autobus, i dialoghi tra i passeggeri (esilarante quello tra due uomini che fingono di sapere cosa vogliono le donne, mentre in realtà sono impegnati a proteggere i propri timori), le chiacchiere con il barista e gli avventori del pub, gli incontri casuali con altri poeti, tutti questi elementi del "concreto quotidiano" vengono rivisitati con gli attrezzi e gli utensili della poesia,assumono una tessitura che li fa emergere dalla ripetizione coatta, dalle consuetudini mortifere e stantie fino ad illuminarli con i colori delicati della sensibilità e della luce nascente.
Un film insolito, simile a un moto di gioia provato nel vedere un paesaggio amato o il caffè che sprizza da una caffettiera in una mattinata festiva.
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writer58
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sabato 31 dicembre 2016
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buon anno...
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Sta per terminare un anno difficile, problematico per miliardi di persone, tragico per milioni di esseri umani. Un pensiero a chi vive in Siria ed è costretto ad ammassarsi nei campi profughi o ha visto la propria casa - e la propria famiglia- distrutta dalle bombe; un pensiero agli yemeniti, flagellati da una guerra di cui nessuno parla, agli iracheni impegnati a riconquistare un territorio strappato loro dalle bande del Califfo, a coloro che agonizzano nell'Africa subsahariana tra miseria, fame, sete, malattie e mancanza di speranza, a quelli che hanno perso il lavoro nel nostro "civilizzato" occidente, a chi si è tolto la vita perché sopraffatto dai debiti, alle donne vittime di una violenza cieca e miserabile, ai bambini di tutto il mondo costretti a lavorare precocemente e a "bruciare" la loro infanzia, ai terremotati, alle vittime del terrore travestito da religione.
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Sta per terminare un anno difficile, problematico per miliardi di persone, tragico per milioni di esseri umani. Un pensiero a chi vive in Siria ed è costretto ad ammassarsi nei campi profughi o ha visto la propria casa - e la propria famiglia- distrutta dalle bombe; un pensiero agli yemeniti, flagellati da una guerra di cui nessuno parla, agli iracheni impegnati a riconquistare un territorio strappato loro dalle bande del Califfo, a coloro che agonizzano nell'Africa subsahariana tra miseria, fame, sete, malattie e mancanza di speranza, a quelli che hanno perso il lavoro nel nostro "civilizzato" occidente, a chi si è tolto la vita perché sopraffatto dai debiti, alle donne vittime di una violenza cieca e miserabile, ai bambini di tutto il mondo costretti a lavorare precocemente e a "bruciare" la loro infanzia, ai terremotati, alle vittime del terrore travestito da religione. Un augurio a tutti noi, l'augurio di non dimenticare, di aprire un cammino alla speranza, di essere testimoni attivi di un percorso di riscatto individuale e collettivo. Buon 2017, amiche e amici di mymovies...
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antonio montefalcone
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martedì 3 gennaio 2017
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una recensione ben argomentata
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Complimenti per l'ottima recensione. Sono totalmente d'accordo con quello che ha scritto, perché è riuscito a cogliere il senso del film, e a farne un'acuta analisi; come del resto nelle altre sue precedenti recensioni, sempre interessanti. Auguri di un Buon 2017 anche a lei Writer58, e a tutta la redazione di MyMovies e i suoi utenti. Antonio
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effepi57
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giovedì 12 gennaio 2017
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a proposito di caffè
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Il film può piacere più o meno, però va detto che è di una lentezza estenuante: di caffé ci sarebbe stato bisogno in sala. L'idea mi è piaciuta, ma trovo la realizzazione non ruscita.
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