Le vite in trasparenza, collegate, immaginate. Le vite riportate a galla come un corpo che emerge da una vasca. Quelle concatenate da Tom Ford in una storia già intricata nel suo originale spunto letterario: Tony & Susan di Austin Wright, anno 1993. Ed è come se ventitré anni dopo si completasse il quadro narrativo.
Una trasposizione che fonde e confonde i piani. Meglio, li fa scivolare come sulla superficie di un’elica che dia il la all’azione. Ci ritroviamo così dentro la vita di Susan Morrow (Amy Adams), gallerista di Los Angeles che vive in una villa con vista sulle luci della città, eppure ha un’ineliminabile tristezza nello sguardo.
Uno sguardo testato su chi osserva: sugli spettatori di un film (orchestrato da Ford) e di una mostra (orchestrata da Susan). Corpi nudi di donne obese volteggiano con movenze sexy, mentre la mano del regista li sovrappone in un caleidoscopio di pinguedini in movimento. E capiamo di essere dentro il film e dentro la mostra: la flaccida bruttezza contro la lucidità dei belli.
Funziona così il meccanismo di Ford: per sovrapposizioni. L’esistenza di Susan corre senza interferenze ed emozioni, finché a casa non arriva la bozza di un romanzo: sulla copertina c’è scritto Animali notturni, di Edward Sheffield (suo ex marito); la dedica: A Susan. Vita presente su vita passata attraverso una storia di carta.
E nell’inchiostro del libro che Susan legge nelle sue notti insonni vediamo Tony Hastings (Jake Gyllenhaal) in viaggio notturno lungo le strade del Texas con la moglie Laura (Isla Fisher) e la figlia India (Ellie Bamber), diretti alla loro casa delle vacanze. Poi, l’incidentale incontro con i tre sbandati Ray Marcus (Aaron Taylor-Johnson), Lou (Karl Glusman) e Turk (Robert Aramayo), e un destino comune che si spezzerà.
Lo stile essenziale di Ford incardina le situazioni con l’eleganza formale propria della sua professione da stilista: stacchi netti come un respiro spezzato saldano tempi e luoghi d’azione: l’immersiva lettura di Susan; i flash della sua vita infelice con Hutton (Armie Hammer); i ricordi del suo matrimonio con Edward e quell’incapacità di credere in lui come scrittore; infine, la storia di Tony Hastings, padre di famiglia incapace di proteggere la sua famiglia dal massacro di un manipolo di derelitti.
Pezzi saldati con precisione, ma è come se fossimo dentro la stessa storia, grazie anche all’intuizione di Ford di dare a Edward le fattezze fisiche di Tony: il corpo dell’attore Jake Gyllenhaal, come fosse una proiezione della mente di Susan. Il libro Animali notturni dirige ogni cosa, e mentre fuggiamo tra carta e realtà sostenuti dalla vibrante colonna sonora di Abel Korzeniowski, siamo lì con Tony che nella polvere texana cerca di rintracciare i colpevoli del delitto insieme al tenente Bobby Andes (Michael Shannon), condannato da un tumore a non aver nulla da perdere.
Siamo avvitati lungo una spirale che fa di tre vite una soltanto, che assomma la violenta vendetta di Tony Hastings, le incomprensioni che frantumano il matrimonio di Edward e Susan, l’insonnia che incupisce Susan. Siamo dentro una storia la cui legge è quella della giustizia a ogni costo, in cui chi ha commesso un peccato viene punito, senz’eccezione, fino all’ultima cieca pagina di sangue sul corpo morente di Edward. Sino alle lacrime asciutte di Susan. Sino alla muta malinconia di chi aspetta il fantasma di una verità dimenticata. E finiamo sospesi là dove tutto era iniziato: nello sguardo dolente di due occhi tristi.
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obiwankenobi1960
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martedì 30 maggio 2017
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e poi ?
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Dovevi continuare, Andrea. Mi pare bene. Forse l'unica, tra le molte opinioni lette qui, ma così l'analisi sembra incompleta. Attendo, grazie.
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d'accordo? |
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obiwankenobi1960
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martedì 30 maggio 2017
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si
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Leggo ora l'intera trattazione. Ottimo, Andrea, un plauso.
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