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Ultimo aggiornamento lunedì 17 ottobre 2016
Pablo Neruda è interpretato da Luis Gnecco, mentre Gael Garcia Bernal è Oscar Peluchonneau. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Neruda ha incassato 626 mila euro .
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Cile, 1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto grazie ai voti della sinistra, sceglie di abbracciare la politica statunitense e di condannare il comunismo alla clandestinità. Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, avversa decisamente questa decisione, fino a diventare il ricercato numero 1. In accordo con il partito comunista, Neruda sceglie l'esilio anziché il carcere, ma per riuscire a fuggire deve fare i conti con Oscar Peluchonneau, l'ispettore di polizia che Videla sguinzaglia contro di lui.
Ogni possibile timore sull'approccio di Pablo Larrain alla materia scottante che riguarda il suo celebre omonimo, il poeta e "Senatore" Neruda, risulta totalmente privo di fondamento. Il crudo e nozionistico realismo del biopic è un approccio che non viene mai preso in considerazione, a dispetto del laconico titolo che si limita al cognome del protagonista. La prima e folgorante sequenza è già indicativa. Con un interessante gioco di angolazioni dell'inquadratura e di sfruttamento degli spazi del profilmico il regista illustra la capacità oratoria di Neruda e il misto di invidia e risentimento verso di lui che monta presso i suoi nemici. Anima e voce dello spirito identitario cileno, Pablo Neruda è come se accompagnasse con la sua poesia di ribellione e di intenso amore per la vita le vicende tragiche - future per lui ma passate per Larrain e chi guarda il film - di un popolo glorioso e insieme macchiato dall'infamia. Molto della grandezza di Neruda risiede nella consapevolezza della riflessione ex post e nell'interazione che avviene con questa. Ripensando la filmografia del regista cileno, Neruda diviene spirito guida della precedente trilogia: il migliore rappresentante di quel peculiare modo di intendere la vita che è proprio della gente andina. E anche su questa sua natura di privilegiato, di primus inter pares anche tra i rivoluzionari, la scintillante sceneggiatura di Guillermo Calderón scaglia dardi avvelenati, pregni del senso di amarezza (anche qui ex post) che vive chi ha inseguito il sogno di un mondo migliore e ha assistito alle macerie del pallido surrogato di quel sogno. Nessuno o quasi nella sinistra si interrogava nel 1948 sulla veridicità del verbo staliniano. Nessuno può fare a meno di farlo nel 2016.
Perché prima ancora che artista Neruda è comunista, in linea con la dottrina marxista del primato della politica. E Calderón tende a non farlo mai dimenticare, riempiendo lo script di innumerevoli citazioni del vocabolo "comunista", quasi a ribadire come il pronunciarlo sia divenuto quasi una bestemmia, a seguito dell'americanizzazione del linguaggio universale che ha contraddistinto gli ultimi decenni.
Larrain si conferma cantore ineguagliabile della storia del suo Paese e delle sue molteplici contraddizioni, capace in ogni occasione di adottare un registro differente (cruda provocazione in Tony Manero, l'astrazione del marketing dalla tragedia in No - I giorni dell'arcobaleno). Per Neruda sceglie l'estetica del cinema noir classico americano - fino a ricorrere alla rear projection nelle sequenze in automobile - e la cala in un contesto quasi onirico, leggero e veloce come i versi del poeta, magari pronunciati in un bordello di quart'ordine tra fiumi di alcol.
I movimenti di macchina sono talora bruschi e talora fluidi, provano a replicare il saliscendi di emozioni dei personaggi. Senza mai aderire, come in un biopic prevedibile, alla soggettiva dell'uno o dell'altro protagonista. La prospettiva è sempre originale, asimmetrica, spesso inverosimile. E il crescendo conduce progressivamente verso un confronto tra due uomini che si temono e si rispettano, benché sia chiaro fin dall'inizio come uno dei due sia subalterno rispetto all'altro. L'ispettore inventato (da Larrain? Da Neruda? E da quale Neruda?) come nemesi ideale del poeta, con quel baffo a metà tra Clouseau e un flic melvilliano interpretato da Alain Delon, è personaggio fittizio in ogni suo aspetto, lo scarto definitivo da ogni residuo di realismo. Su di lui si abbatte una sindrome da Pat Garrett, una fascinazione insopprimibile per la figura di Pablo Neruda. Un'ossessione per la sua cattura che, più che altro, è dimostrazione a se stesso di volerlo e poterlo catturare e di essere all'altezza del suo rispetto, come uomo e come artista (mancato). Una interessante figura ai margini della storia, un rosentcranz+guildenstern stoppardiano che rifiuta l'uscita di scena, specie come personaggio secondario. E che condisce di lieve ironia un epilogo sensazionale, visivamente - straordinario il lavoro del direttore della fotografia Sergio Armstrong - e narrativamente. Larrain con Neruda trova l'equilibrio perfetto tra esigenza di verità sugli eventi drammatici che hanno caratterizzato la storia cilena e narrazione allegorica. Realismo nei fatti, onirismo nella forma, in un mirabile e perfettamente bilanciato connubio.
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"Neruda" è un film che mi ha lasciato una lieve sensazione di sconcerto. Forse la mescolanza tra la biografia del poeta e gli stilemi di un noir degli anni '50, forse la narrazione che ibrida la ricostruzione dela società cilena del '48 con una dialettica pirandelliana tra autore e personaggio, l'alternarsi di un registro "realistico" (Neruda che viene perseguitato come icona degli artisti comunisti [...] Vai alla recensione »
Ricalcato, ironicamente ricalcato, sui modelli del poliziesco americano degli anni '50 (fotografia, stile narrativo, utilizzo della voce fuori campo), ribalta immediatamente i ruoli fra il buono e il cattivo, ma è solo il preludio ad un gioco ancor più sottile, forse anche troppo sottile. Volutamente caotico, mescola con grande libertà ed efficacia alto e basso, ciarpame e sublime, istrionismo e capacità [...] Vai alla recensione »
Quel birbante di Pablo Neruda! Che nel 1948 in Cile riusci' a sfuggire all'arresto decretato dal primo ministro Gabriel Videla su pressione degli Stati Uniti in quanto di tendenze filo comuniste, facendosi beffe del poliziotto Oscar Peluchonneau, messogli alle calcagna dal governo, e che dopo un lungo e avventuroso viaggio tra la cordigliera delle Ande e i vasti territori cileni, riusci' finalmente [...] Vai alla recensione »
Iconoclasta, provocatore, grande viveur e amateur, Pablo Neruda è, purtroppo per lui, anche l’uomo giusto al momento sbagliato, un “comunista” che ha votato il partito di Gonzales Videla, lo stesso che, dopo averlo promosso senatore, nel 1948 deciderà per la messa al bando del comunismo e lo farà diventare il ricercato n.o 1. Pablo preferisce l'esilio al carcere, fidando nell'aiuto e nella protezione [...] Vai alla recensione »
NERUDA (ARG/FR/CILE/SP, 2016) diretto da PABLO LARRAìN. Interpretato da LUIS GNECCO, GAEL GARCìA BERNAL, MERCEDES MORàN, ALFREDO CASTRO, PABLO DERQUI, MICHAEL SILVA, DIEGO MUňOZ, JAIME VADELL Nel 1948, in Cile, il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto mediante i voti della sinistra, sceglie di seguire l’esempio della politica statunitense e pertanto condanna [...] Vai alla recensione »
Il film racconta la fuga di Neruda dal Cile di Videla. Una fuga vissuta come sfida verso il regime e raccontata tramite il filtro del poliziotto incaricato di dargli la caccia. Non mancano gli spunti interessanti in questa opera: dalla scelta di costruire un'atmosfera noir classica, con tanto di colonna sonora in stile e di scene in macchina su fondali a rullo in bassa risoluzione, [...] Vai alla recensione »
“Puedo escribir los versos más tristes esta noche…” NERUDA, film de Pablo Larrain …”escribir por ejemplo…” O filmar un film, como ha hecho magistralmente Pablo Larrain. Un film que es un canto a la Libertad del hombre, a su capacidad de libre albedrio, a su legítimo derecho de ser, por ejemplo, si quiere Comunista.
"Neruda"(Pablo Lorrain, sceneggiatura di Guillermo Caldero'n, 2016)ci presenta il grande poeta cileno soprattuttto come "poeta della rivoluzione", come vittima di quella repressione anticomunista , di stampo palesemente USA-maccartsita, che in Cile si ha dal 1948 in poi, Pelucchoneau , che e'lo "Javert"(come nota acutamente amijad)della situazione, e'anch'egli [...] Vai alla recensione »
Che Neruda non voglia essere un’agiografia, lo si capisce fin dalla prima scena. Il poeta, ospite a una qualche serata di gala, entra in bagno e discute con alcuni politici che gli danno del traditore. Li manda a quel paese e con grande serenità esce dalla toilette. È l’inizio della fine. Larraín parte da qui per mostrare la fine dell’utopia politica di Neruda, [...] Vai alla recensione »
Compagno, quali comunisti siamo? Alla domanda rivolta nel film a Neruda, Larrain mi sembra aver dato un' amara risposta, quasi irreale. Il poliziotto, vero o presunto, ha una missione molto più concreta e, mentre Neruda si prende gioco di lui (e forse di se) nel suo piccolo orizzonte ci ricordiamo di averlo già conosciuto. Era Javert nei Miserabili e la preda che sfuggiva sempre era [...] Vai alla recensione »
Veramente un film bellissimo. Intenso, poetico, schietto e allo stesso tempo complicato dalla prima scena. Neruda raccontato nel momento del suo esilio forzato da parlamentare. Neruda raccontato nel suo modo di essere, nella sua colpevole borghesia, nella sua splendida genialità. Un uomo sicuramente particolare importante per il Cile. Traspare da tutto che per il suo paese è stato [...] Vai alla recensione »
1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla mette fuori legge il comunismo e fa diventare Pablo Neruda -poeta e senatore- un ricercato. Pablo preferisce la fuga e l'esilio al carcere. L'ispettore di polizia Oscar Peluchonneau gli dà la caccia e il poeta inizia a sfidarlo, disseminando la sua fuga di indizi e innescando "il doppio" ovvero la sovrapposizione tra i [...] Vai alla recensione »
Se abbiamo visto a suo tempo Il Postino non è necessario chiederselo ancora. Vulgata pressochè immutata: mite intellettuale un po' godereccio: democratico; fugge da un regime che martoriava perfino i poeti; in Sudamerica. Aggiornata la cifra stilistica in quest'ultima rievocazione di un'icona da decenni fuori corso: fililogiche, connotazioni e ambientazioni; [...] Vai alla recensione »
Si può affermare che Pablo Neruda sia la bandiera del Cile, poeta, militante comunista, senatore, amico di Allende, si è trasformato quasi in un personaggio mitico. Premio Nobel nel 1971, Premio Stalin ( il corrispettivo del Nobel in Urss ) nel 1953. In Cile ci sono tre case museo a lui dedicate, a Santiago nel quartiere universitario, a Valparàiso e a Isla Negra; la sua vita l’ha raccontata in ben [...] Vai alla recensione »
Pablo Larrain ha speso fino ad oggi la sua filmografia principalmente per farci conoscere la storia travagliata degli ultimi decenni del suo Cile. Di cui noi occidentali conosciamo poco o nulla. In questa pellicola, ci racconta la sofferta fuga nella fine degli anni '40 dal suo amato Cile del controverso poeta Pablo Neruda. Il quale, essendo senatore del partito comunista cileno, nonché [...] Vai alla recensione »
Film che esce da certi schemi nel raccontare la vita di un certo tipo di personaggio,qui c'è lui il grande Neruda una delle figure più autorevoli del sud America,personaggio estroverso,la sua grande ispirazione erano le donne,le amava tutte,anche nei bordelli riusciva nel dare la giusta sensualità e scoprire gli angoli più nascosti della loro intimità,era amatissimo,anche solo nel leggere i suoi versi [...] Vai alla recensione »
Tra realismo e surrealismo: è un film che non lascia indifferenti, alternando momenti geniali ad altri più banali o forzatamente barocchi ( i momenti delle orge...). Non so fino a che punto Neruda fosse veramente così, ma il regista ha costruito un personaggio che colpisce e assume un fascino particolare. Non stona, anzi stranamente è accattivante la voce fuori campo [...] Vai alla recensione »
Neruda è un film intenso e poetico, una storia potente e sofisticata, un'opera forte e incisiva, un quadro pieno di dettagli, una perfetta armonia di immagini e suoni. Neruda è tutto questo e molto di più. È Arte con la A maiuscola.
Bello, anch'io ho percepito poesia. E dagli anni 80 che non vedevo il cinema cosi pieno, over 50, bel clima.
Non ho mai amato i film che introducono la finzione su personaggi reali e finzione, e questo non fa eccezione. La figura del poliziotto, immaginaria se non altro per come viene sviluppata nel film, assurge quasi a reale protagonista della storia, e finisce per essere in qualche modo funzionale a dare di Neruda un'immagine quasi macchiettistica, nella quale vengono evidenziati soprattutto [...] Vai alla recensione »
Mi spiace non poter aderire alle tante voci positive che hanno accompagnato questo film del regista cileno Pablo Larrain, che pure tanto avevo apprezzato nell'ultimo “Il Club”. Pablo Neruda è descritto come una sorta di grasso frikkettone (non che nella realtà fosse magro), intento a bere, mangiare, declamare poesie ovunque gli venisse richiesto, frequentare bordelli e parlare di politica alla stessa [...] Vai alla recensione »
C'è qualcosa di sorprendente e straordinario nel modo in cui Pablo Larraín sta riscrivendo le regole del cinema d'autore a partire dalla realtà storica del suo Paese. Dimostrando che una vicenda novecentesca come quella cilena può farsi metro e misura di una vasta serie di temi, conflitti e sentimenti universali (la libertà, la giustizia, il ruolo dell'arte, la crudeltà dei carnefici, la sofferenza del popolo, il concetto di democrazia e così via), Larraín ha saputo - tra i pochi autori degli anni Duemila - rifondare un'idea di cinema politico, nel senso più alto del termine.
Di volta in volta, il regista cileno trova un prisma diverso attraverso il quale osservare una fase storica della sua nazione, e con questo stratagemma raggiungere pubblici molto diversi. Ciò che lo distingue da altri colleghi altrettanto bene intenzionati è la consapevolezza poetica, insieme alle pratiche spiazzanti di messa in scena.
Basti pensare a No - I giorni dell'arcobaleno nel quale, per raccontare una storia di sincera battaglia democratica, Larraín ha utilizzato colori e formati delle videocamere dell'epoca, e così anche in altri suoi film, dove ad essere messi in crisi sono spesso - fin da subito - la modalità di ripresa e i contorni dell'inquadratura, come a costringere lo spettatore a entrare dentro un universo poco accogliente.
Pablo Neruda visto dal poliziotto che gli dà la caccia. Il grande poeta, uomo politico ed ex diplomatico, spiato o meglio sognato da un ometto che gli sta alle calcagna e in quel lungo inseguimento vede l'occasione di riscattare una vita grigia e miserabile. Il senatore comunista tornato nel suo Cile, lo scrittore amato dal popolo, il futuro Nobel per la Letteratura, descritto, vagheggiato, apertamente [...] Vai alla recensione »
L'impresa temeraria di un film che si fa poesia senza essere banalmente poetico. La provocazione di raccontare eventi notissimi della Storia recente immergendoli in un'atmosfera misteriosa e sospesa, come quella che accompagna la nascita delle grandi opere d'arte. Solo Pablo Larraìn, il talentuoso regista cileno di Post Mortem, del Club e di Jackie, (presentato all'ultima Mostra di Venezia) poteva [...] Vai alla recensione »
Pablo Larrain continua a scavare nella memoria - in primis, delle immagini - cilena e ritrova Pablo Neruda (il bravo Gnecco) tallonato dal prefetto della polizia Oscar Peluchonneau (Bernal), che lo deve prendere su mandato di Videla. La fuga non è solo fisica, ma simbolica: quello del narciso Neruda, che vorrebbe farsi arrestare e martirizzare, è il paso doble di letteratura e libertà; quella di Peluchonnea [...] Vai alla recensione »
l poeta e il poliziotto: esiste un modo per dire al cinema lo scontro tra lirica e legge, letteratura e politica, libertà e potere? Autore tra i più intelligenti e personali degli anni 2000 (da "Tony Manero" a "Il club"), Larrain cerca più l'essenza che l'esistenza di Neruda, costruendo una caccia all'uomo come percorso interiore tra l'inseguito e l'inseguitore, infine due parti della stessa medaglia, [...] Vai alla recensione »
Una biografia di Pablo Neruda, poeta cileno, senatore comunista, ricercato politico, non può che contenere tre generi, e il film che la mette in scena non può essere che tre volte «po» : poetico, politico, poliziesco. Ma queste tre dimensioni possono accordarsi tra di loro? Si aiutano a vicenda o si mettono piuttosto i bastoni tra le ruote? A giudicare dall'ultimo film di Pablo Larrain.
Avvincente biografia di Pablo Neruda, indomito sporcaccione e beffardo avversario del regime, lontanissimo dal santino (Il postino) di vent'anni prima. Nel 1948 il governo militare cileno, pappa e ciccia con Washington, mette fuorilegge il partito comunista. Così lo scomodo senatore Pablo Neruda, la celebrità del paese, fugge. Con il cocciuto sbirro Oscar Peluchonneau dietro.