mauridal
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mercoledì 28 dicembre 2016
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tamurriata tragica
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NAPLES ’44 UN FILM di Francesco Patierno con Benedict Cumberbatch Italia 2016.
IL racconto di quegli quegli anni tragici del tempo di guerra dal ’40 al 1944 è noto ed ancora vivo nella memoria dei vecchi napoletani , i fatti successi sono numerosi e le tragedie familiari così grandi che non è bastata una generazione per lenire il dolore dei lutti e delle perdite.
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NAPLES ’44 UN FILM di Francesco Patierno con Benedict Cumberbatch Italia 2016.
IL racconto di quegli quegli anni tragici del tempo di guerra dal ’40 al 1944 è noto ed ancora vivo nella memoria dei vecchi napoletani , i fatti successi sono numerosi e le tragedie familiari così grandi che non è bastata una generazione per lenire il dolore dei lutti e delle perdite. Dal novembre del 1944 in poi Napoli è stata la città italiana più bombardata e colpita sia dagli occupanti tedeschi che dai liberatori anglo americani. Gli storici hanno ben documentato quel che avvenne dal punto di vista politico e militare, Napoli era un nodo strategico per il sud Italia e per il porto con la flotta della marina militare .Dunque sia gli anglo americani che i tedeschi ebbero la città nel mirino. Dal punto di vista del popolo e della società napoletana , le testimonianze non mancano e il docufilm di Patierno si aggiunge con efficacia a quanto già realizzato. Tuttavia questo film ha il merito di rendere visivamente partecipato il dramma e le tragedie del popolo napoletano, utilizzando lo sguardo e le parole di un soldato inglese ,Norman Lewis all’epoca ufficiale addetto ai servizi di polizia militare ,quindi con la conoscenza diretta dei fatti e misfatti che una occupazione militare seppure con intenti liberatori ha comportato per il popolo napoletano uscito distrutto civilmente e fisicamente dalla guerra. Ancora merito del regista è di aver inglobato nel film brani di filmati originali girati da soldati americani, e anche brani di film di cinema di autore come Paisà o Sciuscià , o Napoli milionaria e le Quattro giornate di Napoli quasi a sottolineare l’intento di raccogliere l’eredità del grande cinema italiano nel raccontare le tragedie del nostro paese con il linguaggio del realismo narrativo. Se questo era negli intenti, possiamo affermare che Patierno ha fatto bene ad utilizzare l’opera del soldato scrittore Lewis , che prendendo appunti dal vivo durante la sua esperienza ha poi realizzato il libro con un tono quasi distaccato e sobrio, che il film non ha ,poiché Patierno ha utilizzato la cifra del coinvolgimento emotivo difronte alle strazianti immagini che a volte presenta. Inutile ribadire la insensata follia della guerra come barbara scelta politica nella risoluzione dei conflitti tra i popoli e civiltà che inevitabilmente l’umanità si trova periodicamente ad affrontare. e questo film dovrebbe rappresentare un monito per le coscienze . (mauridal)
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luigichierico
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martedì 14 febbraio 2017
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terribilmente vero
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Un autentico capolavoro per chi desidera conoscere la storia, le vicende umane, le rovine di una guerra. Per chi desidera trarre un monito per sé e per tutti. Un meravigliosa ripresa dal vivo degli anni “43 e “44 con inserti di film con Mastroianni e Totò, ben inseriti nonché di foto attuali. Gli eventi e le considerazioni dell’autore del testo inglese vengono narrati alla perfezione da Adriano Giannini. Il film si apre con una visione a colori bellissimi ma immediatamente dopo ecco una profonda malinconia alla comparsa di un vecchio orologio nascosto e ritrovato in un tronco. Sarà lui a segnare il tempo e a ricordare gli eventi bellici del 1943-44.
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Un autentico capolavoro per chi desidera conoscere la storia, le vicende umane, le rovine di una guerra. Per chi desidera trarre un monito per sé e per tutti. Un meravigliosa ripresa dal vivo degli anni “43 e “44 con inserti di film con Mastroianni e Totò, ben inseriti nonché di foto attuali. Gli eventi e le considerazioni dell’autore del testo inglese vengono narrati alla perfezione da Adriano Giannini. Il film si apre con una visione a colori bellissimi ma immediatamente dopo ecco una profonda malinconia alla comparsa di un vecchio orologio nascosto e ritrovato in un tronco. Sarà lui a segnare il tempo e a ricordare gli eventi bellici del 1943-44. I passi dell’uomo lasciano le orme sulla sabbia della spiaggia, destinate a sparire, non così dovrebbe essere per quanto si assisterà. Non ci son i tramonti ad incendiare il cielo, i fiori sui prati, gli uccelli in cielo e i pesci in mare. Bagliori di guerra, aerei che volano lanciando bombe, sommergibili e mine, e morti dappertutto per le strade,nelle chiese,in casa sulla spiaggia. Dal cielo come lapilli del Vesuvio scendono impietose bombe su case, chiese e cimiteri. Napoli sede del Regno delle Due Sicilie, il più grande e più ricco d’ Italia prima che il Piemonte lo volesse unire al resto della Nazione(leggi “Terroni” di Piero Aprile)umiliata ed offesa,spettrale,e non è più la città del sole,della luce, del canto, dell’allegria e della filosofia ma del buio, delle sirene,delle urla, del pianto dell’arrangiarsi. Il mercato nero impallidisce di fronte a madri e giovani ragazze che si devono prostituirsi. Tra la folla si riconosce il grande Edoardo De Filippo che nel 1945 portò in teatro “Napoli milionaria”. Enzo Biagi riporta su”I” Come Italiani: “..quando dissi l’ultima battuta –Adda passà ‘a nuttata- e scese il pesante velario, ci fu silenzio,ancora,per otto,dieci secondi,poi scoppiò un applauso furioso e anche un pianto infrenabile, tutti avevano in mano un fazzoletto”. Anche gli alberi si presentano nudi, rami spogli imploranti dal cielo una foglia per sopravvive, sono i corpi straziati che giacciono in attesa di qualcuno che soccorri e affamati in attesa di qualcosa.In tutta questa miseria umana il regista e l’autore delle immagini dal vivo ci mostrano visi bellissimi, sguardi nel vuoto,assenti ma imploranti e tante, tante donne che hanno toccato il fondo. Quanta tristezza nelle sere che vedono i napoletani diventare uno sciame di mosche per avere un pezzo di cioccolata, una scatoletta di carne, un paio di calze, del caffè e le sigarette. Quanta umiliazione e squallore, sono i nostri compatrioti, i nostri fratelli, i nostri bambini bellissimi nel vuoto. Sì è la nostra gente che soffre e muore mentre un cane ed un gatto solitari si aggirano tra le macerie. Un plauso a tutti i collaboratori del regista Fancesco Patierno e soprattutto a chi ha curato il sonoro ed il montaggio delle riprese storiche, le scene, gli spezzoni di film cha fanno da collante. Le 4 giornate di Napoli, L’oro di Napoli, Paisà. Il nobile e lo spazzino accanto, leggi la livella di Totò di cui ci sono più spezzoni. Uno per tutti il discorso tenuto per la morte di Cesare tratto dal film Chi si ferma è perduto”.
Segue la seconda parte
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luigichierico
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mercoledì 15 febbraio 2017
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terribilmente vero
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Seconda parte
Tra i bombardamenti aerei e le esplosioni delle mine lasciate dai tedeschi da scene apocalittiche si aggiunge l’eruzione del Vesuvio nell’agosto del 1944. E’ il momento della grande fede dei napoletani. Vedendo questo coraggioso ed esplicito documentario storico, che dovrebbe essere un monito, come ho detto, una denuncia a tutti i popoli, a cui è destinato, qualcuno forse si è riconoscerà in quell’inferno: nel freddo,nel pianto, negli occhi rapaci verso il vuoto. L’episodio con cui veli pietosi nascondono alla nostra vista delle bambine cieche fa venire i brividi e a stento non si piange, terribile,ma vero.
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Seconda parte
Tra i bombardamenti aerei e le esplosioni delle mine lasciate dai tedeschi da scene apocalittiche si aggiunge l’eruzione del Vesuvio nell’agosto del 1944. E’ il momento della grande fede dei napoletani. Vedendo questo coraggioso ed esplicito documentario storico, che dovrebbe essere un monito, come ho detto, una denuncia a tutti i popoli, a cui è destinato, qualcuno forse si è riconoscerà in quell’inferno: nel freddo,nel pianto, negli occhi rapaci verso il vuoto. L’episodio con cui veli pietosi nascondono alla nostra vista delle bambine cieche fa venire i brividi e a stento non si piange, terribile,ma vero. Ma in tanto dolore c’qualche bambino che sorride e volti solcati dal dolore più che dagli anni,ancor si piange per compassione. Vorresti alzarti e andar via perché è comodo girar pagina, voltare le spalle a quanto fa comodo non sapere, ma qualcosa ti inchioda impietrito alla tua poltrona per dare a quei vivi, ai feriti maciullati, ai morti il tuo contributo di pietà. L’ufficiale inglese Norma Lewis che ha filmato le scene d’epoca e scritto un libro conclude lasciando quella gente:“L’anno trascorso tra questa gente mi ha convinto alla loro cultura ed amore, se dovessi rinascere e potessi dire dove direi L’ITALIA.
p. s. riconosciuto tra l’altro Piazza Carità (rimembranze) chibar22@libero.it
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robroma66
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lunedì 16 gennaio 2017
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vita morte e miracoli
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Nel 1943 un giovane ufficiale inglese, Norman Lewis, entrò con la Quinta Armata Americana in una Napoli devastata dalla guerra e ci restò un anno, tenendo un diario che sarebbe diventato un best seller ("Napoli 44" appunto). In un'intervista, Francesco Patierno -regista del film- ha detto: "Da napoletano trovo che sia il libro più bello scritto sulla mia città". E, del resto, di N. Lewis Graham Greene disse che fu uno dei massimi scrittori inglesi del '900.
Norman lasciò il ritratto di una città che in quel periodo terribile si arrabattava per ricominciare a vivere: turbolenta e di straordinaria umanità; piena di prostitute (42.
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Nel 1943 un giovane ufficiale inglese, Norman Lewis, entrò con la Quinta Armata Americana in una Napoli devastata dalla guerra e ci restò un anno, tenendo un diario che sarebbe diventato un best seller ("Napoli 44" appunto). In un'intervista, Francesco Patierno -regista del film- ha detto: "Da napoletano trovo che sia il libro più bello scritto sulla mia città". E, del resto, di N. Lewis Graham Greene disse che fu uno dei massimi scrittori inglesi del '900.
Norman lasciò il ritratto di una città che in quel periodo terribile si arrabattava per ricominciare a vivere: turbolenta e di straordinaria umanità; piena di prostitute (42.000 su 140.000 donne, dice Lewis), di imbrogli surreali, di fede folklorica in S. Gennaro, di mercato nero, di tipologie umane sospese tra il dramma e la commedia (come l'avvocato Lattarullo che per sbarcare il lunario interpreta nei funerali il ruolo dello "zio da Roma"); prostrata da bombe miseria e morte ma non vinta; antropologicamente seduttiva.
Il film immagina che Norman, dopo molti anni, ritorni a Napoli e ripercorra con la memoria quell'esperienza durissima eppure sublime, ad un tempo con l'occhio del viaggiatore inglese dell'Ottocento e con la prudenza positivista dell'ufficiale del servizio di sicurezza.
Un docufilm articolato in una sequenza di flashback, amarcord, frammenti dell'Istituto Luce e di Totò e Mastroianni. Incrocio sapiente di memoria, storia, letteratura, cinema. E' un prodotto di notevole bellezza in cui, ad adiuvandum, la voce dell'io narrante è quella -stupenda- di Adriano Giannini.
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fabiofeli
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domenica 29 gennaio 2017
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tanta miseria, ma anche tanta nobiltà
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Nel 1943 i posti di comando della Intelligence alleata – annota ironicamente l’ufficiale britannico Norman Lewis, autore del libro scaturito dai suoi diari dell’epoca, adottato come base del film – vanno ai candidati con gli occhi azzurri. Comincia così Naples ’44: lo sguardo attento dell’ufficiale alleato, impersonato da Carlo Pisani, fruga nel formicaio partenopeo che si offre in tutte le sue sfumature. Dopo le privazioni della guerra e l’occupazione alleata c’è la mancanza di acqua nei quartieri dei “bassi”, affollati monolocali dove si stipano famiglie numerose; la sparizione dei gatti dalle strade cittadine è causata dalla fame come spiega Marcello Mastroianni nello spezzone di un film.
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Nel 1943 i posti di comando della Intelligence alleata – annota ironicamente l’ufficiale britannico Norman Lewis, autore del libro scaturito dai suoi diari dell’epoca, adottato come base del film – vanno ai candidati con gli occhi azzurri. Comincia così Naples ’44: lo sguardo attento dell’ufficiale alleato, impersonato da Carlo Pisani, fruga nel formicaio partenopeo che si offre in tutte le sue sfumature. Dopo le privazioni della guerra e l’occupazione alleata c’è la mancanza di acqua nei quartieri dei “bassi”, affollati monolocali dove si stipano famiglie numerose; la sparizione dei gatti dalle strade cittadine è causata dalla fame come spiega Marcello Mastroianni nello spezzone di un film. Le immagini dei documentari dell’Istituto Luce e dei paesi alleati, infatti, sono mescolati a sequenze di film di Rossellini, Rosi, Loy e della Cavani; appare la gustosa commemorazione di un defunto copiata da Shakespeare da Totò che, a pagamento, si finge “un amico importante di Roma”. Ma non basta; la famosa gag di Totò che estrae dal filone di pane pasta, carne, verdura, forchetta e tovagliolo proviene da Napoli milionaria di Eduardo De Filippo; di Coletti le immagini de “Il re di Poggioreale” con Ernest Borgnine, riccioluto e sorridente, mentre uno stuolo di servitori lo aiutano a fare il bagno nella vasca di casa e nella sequenza del dono della illuminazione elettrica al suo rione. Lewis annota con cura che quasi il 30 % delle donne napoletane si prostituisce ai militari alleati, che godono di un salario di gran lunga superiore allo stipendio di un impiegato italiano. Per combattere la miseria c’è l’arte di arrangiarsi inventando un servizio o facendo la borsa nera, oppure vendendo portafortuna e biglietti della lotteria col miraggio di una ipotetica vincita. Chissà? Forse ci penserà San Gennaro se il sangue si scioglie nella teca. Non mancano gli spezzoni dei bombardamenti a grappolo e le distruzioni; una bomba tedesca a tempo lasciata sotto una casa miete vittime come fossero grano; l’epidemia di tifo e l’invasione dei pidocchi vengono combattute con generoso impiego di polveri e DDT. Mancava solo l’eruzione del Vesuvio; che ci fu. Ma Norman Lewis guardando dall’alto la città piena di drammi e sofferenze non riesce a non subirne il fascino, anche se a detta della Ortese Il mare non bagna Napoli, all’epoca sprofondata in una sorta di Medio Evo che poteva far rimpiangere perfino la buia fase fascista. L’ufficiale britannico, colpito dall’umanità della sua gente, confessa con tenerezza e indulgenza il suo amore per la città; se rinascesse – afferma – vorrebbe che accadesse a Napoli. Ed è difficile dare torto a chi ama questa capitale mediterranea, spesso duramente colpita e vituperata, ma gaia e scanzonata pur nella disillusione e nelle difficoltà.
Emblematico il commento di un turista napoletano in Sardegna nell’anno del terremoto nella città campana all’affermazione di una guida archeologica locale che nell’isola non si verificano fenomeni tellurici: “E ‘mmò capisco pecché me sentivo ‘nu poco a disagio!”…
Se non andiamo errati il film, presentato al festival di Roma 2016, è apparso nella capitale solo grazie alla meritoria programmazione della sala Apollo 11, un piccolo-grande cinema gestito da una coppia di giovani intraprendenti che hanno già collezionato la proiezione di diverse ottime pellicole, come il bellissimo Figli dell’uragano di Lav Diaz. Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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riccardo tavani
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mercoledì 1 febbraio 2017
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bombe, miseria e nobiltà nella città sventrata
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Solo per rigidità classificatoria lo si definisce con il termine “documentario”. Esso, invece, dimostra come il vero cinema superi ogni distinzione di genere e come anche un documentario – questo in particolare – debba essere definito a pieno titolo “film”. Film nel senso di un intreccio d’arte tra immagini e vicende umane narrate entrambe di alto valore storico, poetico esistenziale. Le vicende umane sono quelle degli abitanti di Napoli e dello scrittore e storico britannico Norman Lewis, subito dopo lo sbarco degli alleati a Salerno, il 9 settembre 1943. A quella data Lewis era ufficiale britannico al seguito dell’esercito americano, assegnato a un reparto speciale che aveva compiti di contatto e comunicazione con le popolazioni e le nuove amministrazioni pubbliche in formazione.
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Solo per rigidità classificatoria lo si definisce con il termine “documentario”. Esso, invece, dimostra come il vero cinema superi ogni distinzione di genere e come anche un documentario – questo in particolare – debba essere definito a pieno titolo “film”. Film nel senso di un intreccio d’arte tra immagini e vicende umane narrate entrambe di alto valore storico, poetico esistenziale. Le vicende umane sono quelle degli abitanti di Napoli e dello scrittore e storico britannico Norman Lewis, subito dopo lo sbarco degli alleati a Salerno, il 9 settembre 1943. A quella data Lewis era ufficiale britannico al seguito dell’esercito americano, assegnato a un reparto speciale che aveva compiti di contatto e comunicazione con le popolazioni e le nuove amministrazioni pubbliche in formazione. Arrivato a Napoli, poco dopo lo sbarco a Salerno, inizia il suo lavoro addentrandosi sempre più nelle piaghe, nelle ferite, nella miseria, nella fame, nell’umiliazione di una città, ma anche nell’empatia che essa – a dispetto di tale disperazione – sprigiona, rimanendone completamente coinvolto. Da questa sua esperienza lo scrittore inglese ha tratto il libro che ha lo stesso titolo del film di Patierno, e che poi è diventato per lui il modello da seguire nella redazione di tutti gli altri numerosi reportage di guerra e di viaggio scritti nella sua vita. Nato nel 1908, Lewis è scomparso nel luglio del 2003.
Nel film vediamo il Lewis camminare per le strade della Napoli odierne e sentiamo le parole scarne ma profonde del suo testo letterario. Esse sono lette in inglese dal geniale giovane attore britannico Benedict Cumberbatch e in italiano dalla voce intensa di Adriano Giannini. Le immagini d’archivio e di film su Napoli scelte e montate da Patierno rendono davvero il senso dello sguardo di Lewis sulla città sventrata da bombardamenti e poi anche dall’eruzione del Vesuvio nel marzo del 1944. Uno sguardo penetrante, antiretorico, fino al disincanto, al pessimismo esistenziale eppure sempre commosso, attratto da Napoli e dai suoi abitanti, al punto di farne la sua città d’elezione ed esprimere il desiderio di poter rinascere lì. Dramma, storia, denuncia civile e poesia esistenziale si fondono in un unicum cinematografico davvero magistrale. Ed è seriamente da denuncia culturale, politica, civile che questo film circoli così poco nelle sale cinematografiche italiane, perché invece è un’opera che fa onore alla nostra arte del cinema.
Le immagini cui Patierno attinge sono di due tipi. Quelle della storia del nostro cinema, con scene tratte da film “Le quattro giornate di Napoli”, “La pelle”, “Chi si ferma è perduto”, “Paisà”, “Il re di Poggioreale”, e altri. Poi quelle degli archivi storici di mezzo mondo: Istituto Luce, “Napoli milionaria”. Totò diventa un personaggio stesso del film, identificandolo Patierno con una reale figura popolare napoletana di cui parla con amicizia Lewis nel suo libro. L’altra fonte iconografica sono le immagini di repertorio degli archivi storici italiani ed esteri. Prima di tutto l’Istituto Luce Cinecittà, ma poi il National Archives and Records Administration del Governo Federale Usa, l’Imperial War Museum britannico, l’agenzia fotografica di Seattle Getty Images. Immagini, sequenze, scorci sulla città la periferia e il Vesuvio spesso inedite e di grande potenza iconografica.
Il montaggio di questi due diversi tipi di immagini si fonde con il testo di Lewis in maniera limpida, naturale, conferendo al tutto un ritmo narrativo che ci restituisce il senso drammatico eppure vitale, pulsante di una grande pagina di Storia. Il merito di tale sincronia ritmico-iconica va alla montatrice Maria Fantastica Valmori.
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