tom87
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sabato 31 dicembre 2016
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la deriva più astratta del cinema di burton
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Sembra un incrocio tra ”X-men” e “Big Fish” l’ultima pellicola di Burton, ”Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali”, tratta dall’omonimo romanzo di Ransom Riggs e sceneggiata da Jane Goldman. Il film è una immaginifica favola sulla “diversità” da difendere a tutti costi e proteggere da qualsiasi minaccia esterna che la voglia reprimere. Un’opera godibile, piacevole, con molti pregi (un immaginario culturale affascinante con le sue surreali immagini, le sue toccanti bizzarrie messe in scena, le stupefacenti caratterizzazioni dei bambini speciali, gli attimi inquietanti), ma anche altrettanti difetti (buchi di sceneggiatura, sequenze frettolose, debolezze narrative, psicologie poco approfondite, ecc).
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Sembra un incrocio tra ”X-men” e “Big Fish” l’ultima pellicola di Burton, ”Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali”, tratta dall’omonimo romanzo di Ransom Riggs e sceneggiata da Jane Goldman. Il film è una immaginifica favola sulla “diversità” da difendere a tutti costi e proteggere da qualsiasi minaccia esterna che la voglia reprimere. Un’opera godibile, piacevole, con molti pregi (un immaginario culturale affascinante con le sue surreali immagini, le sue toccanti bizzarrie messe in scena, le stupefacenti caratterizzazioni dei bambini speciali, gli attimi inquietanti), ma anche altrettanti difetti (buchi di sceneggiatura, sequenze frettolose, debolezze narrative, psicologie poco approfondite, ecc). Sia tecnicamente, sia formalmente è ottimamente confezionato. Se il tutto lo si vive senza cercare connessioni logiche, è davvero uno spettacolo astratto e suggestivo, nel bene e nel male fuori controllo, che coinvolge molto. Si è come rapiti da una sorta di magia. Ciò che purtroppo sembra mancare è ancora una volta la poesia che questa magia dovrebbe trasmettere. E le emozioni autentiche e intense a cui il regista ci ha abituati sono ancora rimandate.
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laurence316
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lunedì 19 dicembre 2016
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un buon fantasy "dark" formalmente impeccabile
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Il 18° film di Burton, scritto da Jane Goldman sulla base dell’omonimo romanzo per ragazzi di R. Riggs, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali era destinato a diventare un film divisivo, un po' come i precedenti Big Eyes, Dark Shadows e Alice in Wonderland, spesso indicati come l’inequivocabile segno della decadenza artistica del regista.
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Il 18° film di Burton, scritto da Jane Goldman sulla base dell’omonimo romanzo per ragazzi di R. Riggs, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali era destinato a diventare un film divisivo, un po' come i precedenti Big Eyes, Dark Shadows e Alice in Wonderland, spesso indicati come l’inequivocabile segno della decadenza artistica del regista. Ed, effettivamente, dalla prospettiva dei fan più “ortodossi” il passaggio dalle atmosfere gotiche dei primi (e geniali) film alle ultime produzioni è abbastanza drastico.
Ma, come nel caso di questo suo ultimo film, spesso le critiche si sono fatte negative fino all’eccesso. Miss Peregrine è infatti un bel film fantasy, non particolarmente straordinario o memorabile, ma un buon film sostenuto dall’ottima regia di Burton, con ogni inquadratura che appare studiata fin nei minimi dettagli, e perfettamente inserito nel suo personale immaginario gotico/dark, visivamente e formalmente sempre impeccabile.
Certo, dal punto di vista narrativo è invece tutto e ampiamente già visto (l'esempio più recente, e più celebre, con cui viene naturale fare un raffronto sono gli X-Men e la loro "Scuola per giovani dotati" del prof. Xavier) e la sceneggiatura potrebbe risultare piuttosto macchinosa e confusa agli occhi del pubblico dei più piccoli, ma oltre alle indubbie doti registiche di Burton, ad innalzare il livello finale dell'operazione contribuiscono: la fotografia di Delbonnel, le belle scenografie di Bocquet oltre che l'ottima interpretazione della Green. Non sempre altrettanto bene le altre interpretazioni, a cominciare dai ragazzi protagonisti, ma vi si può passare sopra. E il finale sarà anche fin troppo frettoloso, ma il film sa regalare comunque almeno un paio di sequenze degne di nota (la "visita" al relitto sommerso e il finale combattimento con gli scheletri che, per quanto già visto e del tutto rientrante nelle logiche commerciali di Hollywood, rimane comunque esilarante e ben realizzato).
I fan del primo Burton potranno rimane ugualmente delusi, come accade ormai da diverso tempo, ma tutti gli altri finiranno per divertirsi senza problemi.
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elpiezo
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lunedì 2 gennaio 2017
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godibile e intelligente!!!!
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Tim Burton attinge dall'omonimo romanzo e confeziona un pregevole favola dalle venature gotiche e magiche che diverte e incuriosisce fin dalle prime sequenze. Eva Green e la sua banda di esuberanti ragazzi sono i protagonisti di un fantasy formativo e ottimista, incastonati in un infinito loop spazio temporale dove fioriscono costantemente gli aspetti più energici di un'inconsueta adolescenza; arricchito dalla presenza di attori di rilievo (Samuel l. Jackson, Judi Dench, Rupert Everett), il film è una curiosa avventura tecnicamente impeccabile, il degno marchio di fabbrica del celebre visionario regista.
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elpanez
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martedì 20 dicembre 2016
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attenzione: burton in ascesa!
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NO SPOILER
Credevo molto in questa pellicola, ho sempre pensato che Tim Burton, nonostante le sue ultime opere, ha ancora molto da offrirci. Con questo film ci catapulta in un mondo fantastico magico e cupo con personaggi davvero folli.
La regia è concreta e sincera, mette in risalto il film con un ritmo serrato e mai noioso, con colpi di scena ben posizionati e scene d’azione molto valide, tranne qualche sbavatura nei momenti più veloci, ma l’impronta di Tim si fa sentire egregiamente e rispetta i suoi standard perfettamente.
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NO SPOILER
Credevo molto in questa pellicola, ho sempre pensato che Tim Burton, nonostante le sue ultime opere, ha ancora molto da offrirci. Con questo film ci catapulta in un mondo fantastico magico e cupo con personaggi davvero folli.
La regia è concreta e sincera, mette in risalto il film con un ritmo serrato e mai noioso, con colpi di scena ben posizionati e scene d’azione molto valide, tranne qualche sbavatura nei momenti più veloci, ma l’impronta di Tim si fa sentire egregiamente e rispetta i suoi standard perfettamente.
La sceneggiatura è buona, nulla di spettacolare, parliamoci chiaro, ma funziona! I personaggi, per quanto alcuni leggermente stereotipati, riescono a dare un loro perché all’interno della storia e riescono a farti appassionare alle vicende narrate. Vi è una caratterizzazione nella media e i rapporti fra di loro sono molto belli e naturali.
La fotografia l’ho trovata il punto forte del film, una vera chicca. Si passa da immagini fredde, con un tono evidente del blu, a scene coloratissime e vivaci in pieno stile fiaba. I contrasti fra il mondo reale e il mondo fantastico all’interno del film è fenomenale!
La colonna sonora è riuscitissima proponendo brani di grande impatto emotivo e con un’orchestra potente e dominante su molte scene della pellicola. Davvero bel lavoro!
Eva Green riesce a dare vita ad un personaggio in tutte le sue sfaccettature. Samuel l. Jackson interpreta la sua parte molto bene creando un personaggio fuori dagli schemi e macabro, nonostante il suo mancato ed evidente approfondimento. Il protagonista fa il suo dovere, talvolta è un po’ spento, come se fosse timido, ma per il ruolo che fa, ovvero quello che dice il nonno, fallo! È perfetto. Ella Purnell è bravissima e troppo bella.
Infine Tim ha fatto vedere al pubblico che è ancora fra noi, e che riesce ancora a sfornare buoni film. Non un capolavoro alla Big Fish o alla Edward mani di forbice, ma il film non pretende assolutamente tale riconoscimento, funziona, diverte, emoziona e intrattiene!
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ivanleone
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mercoledì 12 aprile 2017
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up&down
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Il vero problema, con il cinema di Tim Burton, è che ad ogni sua nuova opera ci aspettiamo il CAPOLAVORO o almeno un film capace di emozionarci e commuoverci. Semplicemente dimentichiamo che tutti i grandi registi, anche i Maestri, hanno nella loro carrera delle pause, il che non vuol dire che quanto prodotto in queste "pause" sia in assoluto brutto o poco piacevole, ma semplicemente che non sono film che s'avvicinano al meglio realizzato in passato. Miss Peregrine rientra in questa categoria, presentando alcune pagine di chiara marca "Burton" a fianco di momenti che riecheggiano i prodotti Marvel. Peraltro il canovacco è pur sempre lo stesso: la straordinarietà del "diverso", questa volta minacciato da altri "diversi", in un universo parallelo dove la logica spazio-temporale è completamente ribaltata, ma in maniera magica (à la Burton, verrebbe da dre) piuttosto che fantascientifica (à la Star Trek, per intenderci).
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Il vero problema, con il cinema di Tim Burton, è che ad ogni sua nuova opera ci aspettiamo il CAPOLAVORO o almeno un film capace di emozionarci e commuoverci. Semplicemente dimentichiamo che tutti i grandi registi, anche i Maestri, hanno nella loro carrera delle pause, il che non vuol dire che quanto prodotto in queste "pause" sia in assoluto brutto o poco piacevole, ma semplicemente che non sono film che s'avvicinano al meglio realizzato in passato. Miss Peregrine rientra in questa categoria, presentando alcune pagine di chiara marca "Burton" a fianco di momenti che riecheggiano i prodotti Marvel. Peraltro il canovacco è pur sempre lo stesso: la straordinarietà del "diverso", questa volta minacciato da altri "diversi", in un universo parallelo dove la logica spazio-temporale è completamente ribaltata, ma in maniera magica (à la Burton, verrebbe da dre) piuttosto che fantascientifica (à la Star Trek, per intenderci).
Merita senz'altro la visone, ma non aspettatevi Edward né Beetlejuice
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supersantos
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giovedì 2 novembre 2017
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il burton ritrovato?
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Tra le ultime opere di Burton,credo che questa sia una delle migliori.
Non siamo a livelli altissimi,ma con il passare dei minuti mi sono affezionato a trama e personaggi.
Premetto che non ho letto il romanzo e non mi avventuro in considerazioni sulla fedele trasposizione.
Il ritmo è intenso,il mondo dei ragazzi speciali è sufficientemente colorato e variopinto ed i buoni sentimenti si sprecano.
Il protagonista inoltre dimostra che sfidando con coraggio i propri limiti si può arrivare a destinazioni sconosciute.
Brava anche Eva Green in un prodotto di cui consiglio la visione anche se non entrerà mai nell'olimpo del cinema.
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slowfilm
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lunedì 2 gennaio 2017
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un burton horror finalmente convincente
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A voler fare i conti, questo è il miglior film di Tim Burton da almeno dieci anni. E arriva quando titoli di assoluta piattezza come Dark Shadows e Big Eyes mi avevano ormai convinto che nient’altro di buono sarebbe venuto dal regista di Burbank. Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children è una sorpresa, un intreccio di piani e temi che racconta storie universali e sentimenti particolari, portando ora sullo sfondo, ora in primo piano, la Guerra vera e personaggi fantastici, che riflettono nella propria unicità l’assurdità e l’orrore del conflitto. E si tratta, per molti versi, del film di Burton più vicino all’horror. Pur avendo consacrato la sua filmografia al dark e al fantastico, l’autore li ha sempre declinati in modo favolistico, o folkloristico.
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A voler fare i conti, questo è il miglior film di Tim Burton da almeno dieci anni. E arriva quando titoli di assoluta piattezza come Dark Shadows e Big Eyes mi avevano ormai convinto che nient’altro di buono sarebbe venuto dal regista di Burbank. Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children è una sorpresa, un intreccio di piani e temi che racconta storie universali e sentimenti particolari, portando ora sullo sfondo, ora in primo piano, la Guerra vera e personaggi fantastici, che riflettono nella propria unicità l’assurdità e l’orrore del conflitto. E si tratta, per molti versi, del film di Burton più vicino all’horror. Pur avendo consacrato la sua filmografia al dark e al fantastico, l’autore li ha sempre declinati in modo favolistico, o folkloristico. Qui, invece, trovano spazio diverse scene e immagini piuttosto impressionanti, direttamente legate al genere.
Tratto dal libro del 2011 di Ransom Riggs, Miss Peregrine offre numerose invenzioni fantastiche, dalle caratterizzazioni – ben riuscite – dei ragazzi speciali e delle figure mostruose che li perseguitano, alla creazione di loop e intrecci temporali, alla realizzazione di scene dal forte impatto visivo. Anche se in modo forse non perfettamente armonioso, trovano spazio diversi riferimenti e citazioni, dagli X-Men ai primi lavori di Guillermo del Toro, all’omaggio ai pionieristici scheletri a passo uno di Harryhausen. Nella miscela di umori e generi riesce a prendere forma una sensazione definita, opprimente: la minaccia costante della guerra e dei bombardamenti. Che si riflette, senza annullarsi, nella cappa temporale in cui Miss Peregrine (una Eva Green assolutamente in parte) cerca di dare protezione a bambini e ragazzini che appaiono mutati dagli orrori che sono costretti a vivere. Pur nell’enorme distanza, alcuni dettagli e, in certo modo, il tono uniforme dei colori che costruisce attorno ai protagonisti una sorta di gabbia, mi hanno ricordato sensazioni legate alla Trilogia della città di K.
La paura, nel film di Burton, è strettamente legata al tempo e alla realtà inaccettabile che porta con sé, alla scena sospesa di bambini che osservano aerei da guerra volare sopra le loro teste. La cosa più preziosa che posseggono sono i propri occhi, che consentono di legarsi al cinema, al racconto che regala l’illusione di poter sopravvivere in un sogno.
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loland10
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sabato 31 dicembre 2016
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arcobaleno 'noir'
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Miss peregrine. La casa dei ragazzi speciali ( Miss Peregrine's Home For Peculiar Children, 2016) è il diciottesimo lungometraggio del regista Tim Burton.
La fantasia, l'arcobaleno e il cielo di ripresa del cinema sono coniugazione lineare e arcaica, moderna e vistosa in un film come questo che ha dalla sua la voglia di farci pensare, volare, sognare e, vagamente, allontanare ogni gusto di fatica e di peso sopra la nostra testa.
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Miss peregrine. La casa dei ragazzi speciali ( Miss Peregrine's Home For Peculiar Children, 2016) è il diciottesimo lungometraggio del regista Tim Burton.
La fantasia, l'arcobaleno e il cielo di ripresa del cinema sono coniugazione lineare e arcaica, moderna e vistosa in un film come questo che ha dalla sua la voglia di farci pensare, volare, sognare e, vagamente, allontanare ogni gusto di fatica e di peso sopra la nostra testa.
Tim Burton riesce a conquistare con una dolcezza e uno stile tipici suoi: non ha armi particolari ma una grazia insita è un kitsch avvolgente, sapiente e, misteriosamente, avvenente. Ciò che sembra ordinario in una sceneggiatura di pezzi e puzzle, ritagli e omaggi, nel cinema del regista californiano si rivitalizza, si apre e si schiude in tanti petali fantasmagoricamente soffici e colorati, leggeri e tenui. Un cinema dove il sogno è vitale, dove il velo del reale gioca con pazienza con la voce interiore di un ragazzo itinerante che pare perde la bussola ma trova ( sempre) il sentiero verde di un'età gentile e sapiente ( aiutato dalla voce e dai modi di un nonno che è saggezza sempre).
Jacob e Abraham sono uno accanto all'altro sempre, si ascoltano, si inseguono, si alimentano nel ricordo e nel costante incontro. Ciò che suggerisce il nonno diventa fonte di fantasia insperata per un nipote di viva forza. La paura si allontana e gli occhi diventano espressione di un'interiorità inespressa. Il nonno aspetta l'arrivo del suo adorato.
Mentire mai ad un nonno, mentire mai ad un nipote. Aspettare le buone notizie, sapere la storia è ricordarsi del tre settembre millenovecentoquarantatre.
Il ragazzo silenzioso e preso in giro, il figlio dagli occhi lucenti, il nipote dalla facile visione s'addentra dentro un misterioso passaggio, quello speciale.
Senza compagnia e senza amici, Jacob vuole visitare la casa dei bambini speciali; aiutato all'inizio da coetanei (non proprio amici) per sapere dove incamminarsi poi è solo senza nessuno ma dentro il visionario mondo del regista (e del romanzo, parte prima, di Ransom Riggs).
Spostare. il cuore oltre il confine del finto reale e farsi conquistare dalle leggi non fisiche e dall'istantanea tempo passato dentro un data è un evento. I bambini sono veramente speciali.
Peregrine e il volo, la donna uccello che riesce a vedere oltre il sogno del suo (piccolo) eroe.
Esempio di cinema stereotipato.mente volitivo, inebriante e zuccheroso al punto giusto.
Rivenderlo con voglia: ecco ciò che sembra dire l'occhio appena esce dalla sala e vede il 'frastuono' ordinario di una misera vita.
Eccedente, fluente e, soprattutto, malinconicamente vezzeggiativo gioioso.
Galles oltre il mare, una terra piccola, un respiro di un tempo dentro un giardino con adolescenti vitali e mai perdenti.
Ride lo sguardo di Jacob ad ogni incontro che (non) s'aspetta e il suo ego in ribasso costante diventa ancora di salvezza per ogni cosa che assapora con vero gusto.
Isola lontana, oltre il suo mondo, la casa aspetta e i bambini speciali svegliano ogni desiderio.
Niente di come vedeva, i bambini speciali che incontra Jacob hanno la follia di un racconto: la bambina leggera, l'invisibile, i gemelli con l'indumento bianco, la bambina con i denti dietro la nuca, e poi Browyn, Fiona, Olive, Enoch e Hugh che ha un rapporto speciale con le api. Tutte cos'è mai viste (verrebbe da parafrasare....'ho visto cose che voi umani...').
Emma è la leggerezza di un film che per mantenersi ad altezza sguardo ha bisogno delle sue scarpe di piombo. Un film che vola istericamente in alto. Meno denso delle particelle da respirare.
Nella pellicola, tipicamente burtoniana nel suo paradigma visionario, pur tuttavia si rintracciano aggettivi, consolazioni e sagacità di altri: il mondo bambino di Scorsese (come non pensare a 'Hugo Cabret' con lo stesso attore Asa Butterfield, è una stretto connubio tra i due personaggi), l'acqua di Cameron (come non pensare al 'Titanic' e non solo), il volo di Spielberg (come non pensare a 'Hook' e 'A.I. ...' e '...Tin Tin ' come una fiaba all'unisono col sognatore), il gioco di kubrick (come non pensare a 'Arancia meccanica' e agli spalancati come una battaglia dello sguardo continuo, ora visionario ora orribile), il respiro fantasioso dello stesso Burton che con meraviglia si aggiorna, si copia e si esalta alla meglio. La meraviglia si alza e il cinema manifesta il suo 'appeal' come nel meglio per far fantasticare.
L'affabulazione di Tim Burton è convincente e la gamma del suo sguardo riesce a ubriacarci oltre ogni film fatto. Tutto il suo excursus è vivo dalle mani di forbice alla cioccolata, dai pupazzi ai cadaveri, dal grigiore woodiano all'adunata finale in 'Big Fish'. E il cinema è un vero miscuglio di colori variegati, più o meno sfumati, e di svolazzamenti, più o meno alimentati.
Il cast è riempitivo di ogni suggerimento con il ragazzo Jacob che unisce tutti. Come non ricordare Terence Stamp (il nonno) e Judi Dench (Esmeralda) con un carisma totale che va oltre alle loro parti. Repert Everett (John Lemmon) non ci distoglie dal film rivedendo altre sue pellicole (da 'Ballando con uno sconosciuto' a Cortesie per gli ospiti'). E che dire di Samuel L. Jackson (Barron) che impersonando il capo dei vacui avrà lo scontro con Jake e tutti i bambini per salvare Miss Peregrine. Un attore già impresso nell'immaginario per ciò che riesce a dare alla storia e al pubblico.
Da menzionare la scenografia di Gavin Bocquet che riesce plasmare la pura fantasia del regista.
Tim Burton ha una prova che gongola bene sui vari personaggi e a distanza debita rinvigorisce il suo sguardo.
Voto: 8+/10.
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alberto
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sabato 20 maggio 2017
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tipico spettacolo burtoniano
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Tim Burton è una garanzia! Le sue favole dark sono sempre state affascinanti e "curiose", sicuramente uniche. Questa volta dirige l'adattamento del libro omonimo del 2011 di Ransom Riggs, che narra una storia avente come personaggi dei giovani speciali, ciascuno con un dono, la loro tutrice Miss Peregrine, che può trasformarsi in volatile, e dei loro nemici, i Vacui, dei mostri senza volto e con tentacoli frutto di un esperimento non andato come previsto e attuato da Barron, il loro capo senza scrupoli che può assumere le sembianze di qualcun altro.
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Tim Burton è una garanzia! Le sue favole dark sono sempre state affascinanti e "curiose", sicuramente uniche. Questa volta dirige l'adattamento del libro omonimo del 2011 di Ransom Riggs, che narra una storia avente come personaggi dei giovani speciali, ciascuno con un dono, la loro tutrice Miss Peregrine, che può trasformarsi in volatile, e dei loro nemici, i Vacui, dei mostri senza volto e con tentacoli frutto di un esperimento non andato come previsto e attuato da Barron, il loro capo senza scrupoli che può assumere le sembianze di qualcun altro. Qui i personaggi "speciali" non sono supereroi (ricordano gli X-Men), ma bambini e adolescenti in un certo senso normali, dato che conducono una vita tranquilla (e monotona, dato che rivivono sempre lo stesso giorno) e non hanno nessuna intenzione di combattere o utilizzare contro gli altri i loro poteri, finché l'arrivo del nipote di un loro precedente compagno non turberà le loro azioni quotidiane. Una trama originale; bellissima soprattutto l'idea dell'anello temporale, che permette alla Miss e ai ragzazzi di non morire, poiché nel '43 la loro residenza venne bombardata. Nel cast artistico troviamo Eva Green (Peregrine), molto carismatica; il grande Sam. L. Jackson (Barron), come sempre simpaticissimo ma allo stesso tempo sa incutere anche non poco timore e anche in ruoli minori Judi Dench (un'altra tutrice con lo stesso potere della protagonista); Rupert Everett (fotografo di uccelli) e Terence Stamp (Il nonno di Jack, il ragazzo "normale"). Burton poi offre alla storia quel suo tocco inconfondibile, mischiando il bambinesco con l'orrorifico, mostrandoci mostri con un fantastico design e alquanto spaventosi, persone senza occhi e persino un' "armata delle tenebre". Scene spettacolari alternate ad un contesto di formazione, in cui il protagonista Jack, mentre si trova a disagio nel mondo reale e contraddice chi ritiene che l'adolescenza sia il periodo più sereno e felice della vita, ottiene un riscatto in quest'altro mondo, che lo aiuta tra l'altro a scoprire sè stesso e a non sottovalutarsi. Una pellicola dunque che non si discosta dagli standard del regista, che si concede anche un veloce cameo, al contrario di altre sue opere come "Big Fish" o "Big Eyes". Scorre leggero nonostante le due ore di durata e offre uno spettacolo che non deluderà né i fan, come me, di Tim Burton, né chi lo conosce poco.
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sandy walsh
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martedì 27 dicembre 2016
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fantasia .... o no?
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Ancora una volta il genio di Tim Burton ci trascina nel suo mondo fantastico, e questa volta lo fa tenendoci sospesi tra realtà e finzione e viaggi nello spazio-tempo. IL tempo infatti è il protagonista principale di questa storia, che inizia nel 2016 in Florida , dove un adolescente dalla vita non molto eccitante si trova ad affrontare il ricordo della sua infanzia vissuta insieme al nonno paterno, reduce di guerra e assiduo esploratore, per poi continuare nel Galles del 1943, dove in una casa da fiaba immersa nei boschi viveva un gruppo di bambini e ragazzi insieme alla loro governante. Si scoprirà presto che Queste due realtà apparentemente lontane e del tutto estranee tra loro sono più che mai vicine, anzi possiamo dire, parallele.
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Ancora una volta il genio di Tim Burton ci trascina nel suo mondo fantastico, e questa volta lo fa tenendoci sospesi tra realtà e finzione e viaggi nello spazio-tempo. IL tempo infatti è il protagonista principale di questa storia, che inizia nel 2016 in Florida , dove un adolescente dalla vita non molto eccitante si trova ad affrontare il ricordo della sua infanzia vissuta insieme al nonno paterno, reduce di guerra e assiduo esploratore, per poi continuare nel Galles del 1943, dove in una casa da fiaba immersa nei boschi viveva un gruppo di bambini e ragazzi insieme alla loro governante. Si scoprirà presto che Queste due realtà apparentemente lontane e del tutto estranee tra loro sono più che mai vicine, anzi possiamo dire, parallele. Il giovane Jake infatti, viene a conoscenza del reale lavoro del defunto nonno, che non era un semplice esploratore bensì un "cacciatore di mostri" e che i suoi viaggi non erano solo in giro per il mondo ma attraverso "anelli temporali", cioè passaggi che gli permettevano di viaggiare nel tempo per proteggere i bambini cosiddetti speciali, cioè dotati di poteri soprannaturali, e le loro guardiane, donne-falco dotate di una superiore capacità di controllare il tempo. Jake, predestinato erede di suo nonno , scoprirà di avere il suo stesso dono, quello di poter vedere i mostri predatori dei bambini speciali, visibili solo a lui, quindi si libererà dai suoi complessi e dalle restrizioni mentali di cui la vita lo aveva reso schiavo finora e troverà il coraggio di affrontare i nemici , esseri speciali malvagi.
Alla fine si tratta dell'eterna lotta tra bene e male, i buoni contro i cattivi, ma di sicuro non c'è niente di banale nello svolgimento della vicenda, poiché ci si ritrova catapultati in una dimensione del tutto fiabesca, dove personaggi surreali si muovono tra boschi incantati, sentieri impervi , orti dalle piante giganti e navi sommerse , e seppure anche il tema del viaggio nel tempo è stato ormai più che esplorato dal cinema, quello che rimane impresso è il dubbio che ci sia qualcosa di reale, poichè essendo il tempo relativo, le vicende, le persone e i luoghi in esso presenti viaggiano paralleli creando tante dimensioni che possiamo vivere, se solo siamo in grado di liberarci dagli ostacoli della vita quotidiana e diamo modo alla mente e all'anima di viaggiare. La storia raccontata, forse non del tutto fantastica, ci insegna che ogni persona è in grado , se lo vuole , di scoprire chi è realmente, e di quali capacità è dotata, e può decidere in quale dimensione vivere. Regia sapiente e montaggio altrettanto magistrale, che ci fa saltare da un anello temporale a un altro come se fosse una cosa normale, il film è una vera e propria dichiarazione d'amore al genere fantastico, che Burton ormai dimostra di conoscere bene , e seppure questo non sia all'altezza di alcuni suoi precedenti, si distingue tuttavia proprio per la domanda che lo spettatore alla fine si pone:... "ma sarà solo fantasia"?
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