Loving - L'Amore Deve Nascere Libero

Loving, un amore proibito negli Stati Uniti del dopoguerra

Il razzismo verso i neri dell'America armi 60 e quello per gli extraterrestri di Alien Nation, 1980. Il cortocircuito poteva scaturire solo nella mente di Jeff Nichols, uno dei registi più interessanti e meno controllabili del cinema Usa. Figlio di Little Rock, Arkansas, classe 1978, si è fatto notare con un paio di film, Shotgun Stories e Take Shelter, ambientati nel Sud degli Usa. Per molti critici è diventato "il miglior regista americano della sua generazione". Una voce originale che però fatica a relazionarsi con major e botteghino. Gli ultimi due film, Midnight special e Loving (in sala da noi il 16) sono stati ben recensiti ai festival di Berlino e Cannes. Ma Loving (per cui è stata candidata all'Oscar l'attrice Ruth Negga) ha incassato finora 9 milioni di dollari, Midnight special è stato un disastro. «Non ho paura delle critiche, nessuno è più severo di quanto io lo sia con me stesso. L'insuccesso di Midnight mi ha spezzato il cuore. Non sono certo uno snob: gli incassi sono importanti». La libertà artistica, però, viene prima di tutto. Il regista ha fatto un pezzo di strada con la Warner, che gli ha lasciato il final cut su Midnight special e a un certo punto gli aveva proposto di girare Aquaman «e ci ho anche pensato, lo riconosco, ma non andava bene per me». Le sue storie partono sempre da un sentimento personale forte. «Mi sono emozionato guardando il servizio fotografico di Life sui coniugi Loving, la loro intimità, la purezza e la semplicità del loro amore. Era questo che mi interessava raccontare, senza enfatizzare la vicenda giudiziaria che è stata una pagina importante del mio Paese».! Coniugi furono arrestati perché il matrimonio misto era proibito in Virginia. Lottarono per oltre nove anni contro lo stato segregazionista, in una causa passata alla storia con il nome Loving vs Virginia, per far invalidare tutte le leggi anti coppie interrazziali stabilite dallo stato. Al centro di Midnight special c'è un altro tipo di amore, quello tra padre e figlio. Anche la fantascienza è il veicolo per raccontare qualcosa di profondamente personale. «Il film è nato dopo una emergenza successa a mio figlio quand'era neonato. Con mia moglie lo portammo in ospedale. La cosa si risolse, ma quel senso di impotenza e dolore mi è rimasto dentro. Al netto della fantascienza, il film è il viaggio di un padre che protegge e accompagna il figlio verso il suo destino». Sposato da un decennio, Nichols crede nella famiglia: «Mio padre aveva un mobilificio, mia madre ha allevato me e i miei fratelli lasciandoci liberi». Il padre gli ha fatto scoprire il cinema, «a sei anni mi portò a vedere un film di Clint Eastwood. Era inadatto a un bimbo, ma l'eccitazione della sala mi travolse. Al pubblico vorrei regalare questo, l'emozione e il mistero di film come Starman, Incontri ravvicinati, E.T.». Guarda a «Spielberg, Eastwood, Hitchcok: ogni loro immagine non è mai fine a se stessa, sempre funzionale alla storia». Mistero, fantasy e razzismo erano al centro di Alien Nation, del 1980. La Fox ha chiamato Nichols per il remake, lui la sta trasformando in una creatura sua: «In quel film c'era una società già costruita, gli alieni integrati. Nel mio si vedrà come è avvenuta l'integrazione, la reazione della società all'arrivo dei rifugiati intergalattici».
Da La Repubblica, 11 marzo 2017


di Arianna Finos, 11 marzo 2017