In una Costituzione dove è garantita l'aspirazione alla felicità, la storia (vera) dei coniugi Loving dimostra come il razzismo sia un fatto culturale. Al cinema.
di Roy Menarini
Le vere sorprese di Loving non provengono dalla messa in scena o da particolari scelte in sede di regia. Chi ha lamentato l'eccessiva convenzionalità di Jeff Nichols nel realizzare un classico film democratico tratto da una storia vera, ha forse sottovalutato alcuni aspetti presenti piuttosto nel lavoro di scrittura, curata come al solito dall'autore medesimo. La situazione di partenza è quella di un uomo bianco circondato da persone di colore. Fin dall'inizio, insomma, ci troviamo di fronte a un'anomalia, di cui nessuno pare accorgersi perché nessuno la considera inaccettabile. Vuoi per l'appartenenza allo stesso ceto sociale (la condivisione di classe può fare miracoli), vuoi per la sincerità dell'amore tra Richard e Mildred, il matrimonio e la decisione di metter su famiglia era - ed è - conseguenza naturale.
È la legge dei bianchi a estirpare il proprio simile alla comunità nera e a ricollocarlo dove secondo loro dovrebbe stare. A un certo punto, il rappresentante della legge arriva persino a "perdonare" Richard, comprendendo il suo scarso livello di istruzione: avendo passato troppo tempo con "gli altri", nessuno gli aveva spiegato che non era il caso di convivere con loro.
L'impostazione di Loving, insomma, è inedita, e riguarda il corto circuito tra legge e inclinazione naturale. In una costituzione, come quella americana, dove è garantita l'aspirazione alla felicità, e dove le leggi nazionali possono non trovare applicazione locale, si dimostra che il razzismo è un fatto culturale. Non si tratta di barbarie, né di ritorno all'animalesco, perché l'animale non è razzista. Come ha notato chiunque abbia osservato bambini piccoli nelle classi multietniche degli asili nido o delle scuole per l'infanzia, il cucciolo d'uomo non ha alcuna preclusione verso il prossimo, e non pone nessuna distinzione.
La diversità compare quando alla natura si sostituisce la cultura, che tuttavia si appella alla natura stessa per giustificare le proprie leggi: è per seguire i comandamenti del Signore e per dividere ciò che la natura ha diversamente colorato, che la Virginia possiede leggi contro il matrimonio interrazziale. Saranno poi altre leggi a rovesciare le prescrizioni sudiste, dichiarandole illegittime e incostituzionali. La lotta per i diritti civili è quasi sempre una conquista da tribunali, seguita a ben più sanguinose disobbedienze civili, o a esempi portati alle estreme conseguenze, come nel caso di Richard e Mildred.
In un altro passaggio essenziale del film, gli amici neri di Richard lo prendono in giro perché ormai sembra un vero afroamericano, trattato come tale dalla legge e come tale disprezzato. Ma - ammonisce uno di loro - la pelle rimane bianca, quindi il privilegio resta: se vorrà divorziare, Richard potrà "tornare bianco" perché quello, alla fine, è il colore della sua pelle. Ed è proprio qui che Richard agisce filosoficamente: rifiuta di subire le decisioni della sua gente ma anche di fingersi diverso da come è nato, e dunque nega di vedersi sia bianco sia nero, preferendo lottare per i diritti inalienabili della persona.
In effetti, una delle caratteristiche scientifiche del razzismo di matrice statunitense è sempre stato, fin dal XIX secolo, quello di sottrarre agli afroamericani la categoria di "essere umano", quindi di privarli in sede legislativa dei diritti civili (che sono destinati a chi viene catalogato nel consesso umano).
E se si leggono le testimonianze di alcuni bianchi adusi a linciare uomini neri nelle campagne della Louisiana o dell'Alabama negli anni Venti, si scopre che molti di loro - prima ancora di difendersi per i delitti commessi - si stupivano per l'accusa: molti di loro non erano consapevoli di fare qualcosa di illegale, né di immorale, perché i neri non erano considerati veri esseri umani. Impiccarli o bruciarli era considerata una tradizione contadina come sparare a un gatto randagio o abbattere con la fionda un volatile rumoroso. E "barbecue" venivano chiamati i roghi umani, nelle cartoline mandate ad amici con le foto dei massacri, piccola forma di saluto postale molto popolare nell'America di allora, recentemente recuperata dagli archivi e ora fatta giustamente conoscere al mondo.
È dunque questa la battaglia vinta da Richard Loving, prima ancora di quella del matrimonio interrazziale: aver affermato lo statuto di essere umano di sua moglie, e di conseguenza il suo diritto a sposarla. E così, questa sorta di dramma del ri-matrimonio - dove la separazione tra i coniugi è imposta dalle istituzioni e non prodotta da una crisi di coppia - trova il suo lieto fine nella ricomposizione civile, proprio quella che fa di Loving un exemplum di rara sottigliezza concettuale e narrativa.