Lion - La strada verso casa |
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Un film di Garth Davis.
Con Dev Patel, Rooney Mara, Nicole Kidman, David Wenham.
continua»
Titolo originale Lion.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 129 min.
- USA, Australia, Gran Bretagna 2016.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 22 dicembre 2016.
MYMONETRO
Lion - La strada verso casa
valutazione media:
2,97
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E' una storia vera? Allora preferisco quelle fintedi miss brownFeedback: 355 | altri commenti e recensioni di miss brown |
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venerdì 30 dicembre 2016 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ormai dovrei saperlo, se un film viene sbandierato fin dal trailer come "tratto da una storia vera" va evitato come la peste. E invece sono cascata un'altra volta su un film buono giusto per stirare mentre lo danno di pomeriggio in tv. La storia inizia nel 1986 in un paesino del nord dell'India, in cui vivono il piccolo Saroo di 5 anni, il fratello Guddu di 14 e una sorellina neonata, figli di una poverissima donna analfabeta che tira avanti facendo la raccoglitrice di pietre in una cava. I figli la aiutano come possono, rubacchiando carbone dai treni o cibo dalle offerte dei templi. Finché un giorno Guddu trova un lavoro notturno; Saroo lo segue ma, anziché aspettarlo su una panchina della stazione, si rifugia su un treno merci. Si risveglia il giorno dopo, ma ci vorranno 2 giorni e 1600 chilometri prima di poter scendere dal vagone sigillato. A Calcutta è completamente perso, non parla nemmeno il bengali; vive di espedienti per un paio di mesi finché un'anima pia non lo porta alla Polizia, così finisce in un orfanotrofio che pare un carcere. Qui dopo un annetto rientra nel gruppo di fortunati che vengono adottati da coppie australiane. E qui finisce la prima ora, tutta recitata in vari dialetti indiani sottotitolati. Finalmente appare una garrula e cotonata Nicole Kidman nei panni dell'affettuosa mamma adottiva (in 4 scene di pochi minuti). Passano 20 anni e lo scricciolo Sunny Pawar (bravissimo) diventa quel bendiddio di Dev Patel. E' laureato, ha una bella fidanzata (Rooney Mara, sprecata), un buon lavoro, ama dio, la patria e la famiglia, ma ha un chiodo fisso: ritrovare la sua vera casa. Ci mette anni, è talmente ossessionato che finisce per licenziarsi e vivere come un eremita folle; passa tutto il suo tempo a cercare su Google Maps il suo paese, ricucendo quei lontani ricordi resi opachi dal tempo: lungo migliaia di chilometri di ferrovia cerca di riconoscere un ponte, una cisterna dell'acqua, il crinale di una collina. E ci riesce: nel 2012 (dopo 130 interminabili minuti di film) ritrova paese e mamma. E scopre che il suo nome significa Leone (da cui il titolo, c'è scritto nei titoli di coda). Non ci viene risparmiato nulla: il piccolo Saroo sfida impavido la sorte e fugge correndo a perdifiato da poliziotti, squadroni della morte e viscidi pedofili (per fare poker mancano solo i ladri di organi). Non c'è un vero "cattivo", ma un fratellastro (anche lui indiano e secondo bambino adottato) con problemi psichici fin da piccolo, da adulto tossico e violento, si direbbe invidioso dei suoi successi. Su tutto volteggia soave la Kidman: e ho definitivamente deciso che questo film era un gigantesco bidone quando lei rivela al figlio di averlo adottato non perché sterile, ma perché a 12 anni, durante un temporale, ebbe una visione in cui un bambino dalla pelle scura le prendeva la mano e la chiamava mamma. (!!!) Non poteva mancare la carrambata finale, con la ripresa - fintissima - dell'incontro del 2013 tra i veri protagonisti della storia. Il regista è riuscito a trasformare un paese come l'India, che si fotografa da solo, in un collage di inquadrature banali, e ad annacquare una storia tragica trasformandola in una sagra dello stereotipo e dei buoni sentimenti, destinata alle vecchie signore e alle animucce candide: al cinema si sono fatte sfuggire la lacrima, ma sono le stesse persone che all'uscita hanno strapazzato il venditore di rose pakistano, citando gli ormai proverbiali 35 euro al giorno (sentito con le mie orecchie).
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