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Ultimo aggiornamento giovedì 10 dicembre 2020
Un uomo e una donna in difficoltà si aiutano a vicenda e fanno i conti con una politica sociale molto ostile. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai David di Donatello, ha ottenuto 5 candidature e vinto un premio ai BAFTA, ha vinto un premio ai Cesar, ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai London Critics, In Italia al Box Office Io, Daniel Blake ha incassato 1,6 milioni di euro .
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Newcastle. Daniel Blake è sulla soglia dei sessant'anni e, dopo aver lavorato per tutta la vita, ora per la prima volta ha bisogno, in seguito a un attacco cardiaco, dell'assistenza dello Stato. Infatti i medici che lo seguono certificano un deficit che gli impedisce di avere un'occupazione stabile. Fa quindi richiesta del riconoscimento dell'invalidità con il relativo sussidio ma questa viene respinta. Nel frattempo Daniel ha conosciuto una giovane donna, Katie, madre di due figli che, senza lavoro, ha dovuto accettare l'offerta di un piccolo appartamento dovendo però lasciare Londra e trovandosi così in un ambiente e una città sconosciuti. Tra i due scatta una reciproca solidarietà che deve però fare i conti con delle scelte politiche che di sociale non hanno nulla.
È bello ogni tanto verificare che i registi si contraddicono. Era accaduto qualche anno fa con Ermanno Olmi che, presentando Centochiodi, aveva dichiarato che non avrebbe girato più film di finzione. Fortunatamente per noi ne ha già realizzati altri due. Lo stesso succede ora per Ken Loach che sembrava, a sua volta, rivolto al documentario e invece ci regala un film di quelli che solo lui può offrirci. Carico cioè di uno sguardo profondamente umano e al contempo con le caratteristiche del grido che invita a ribellarsi a quello che sembra uno status quo inscalfibile. Per farlo è ritornato, insieme al fido Paul Laverty, per documentarsi, nella sua città natale, Nuneaton, in cui partecipa all'attività di sostegno di chi si trova in difficoltà.
Già dal titolo ritorna alla necessità inderogabile di non cancellare la forza dell'identità individuale di coloro che stanno tornando ad assumere le caratteristiche di classe sociale dei diseredati come nell'800 dickensiano. I nomi di persona hanno segnato alcuni dei suoi film più importanti (La canzone di Carla, My Name is Joe, Il mio amico Eric e il precedente Jimmy's Hall). Perché è la dignità della persona quella che si vuole annullare grazie a un sistema in cui dominano i 'tagli' alla spesa sociale e dove gli stessi funzionari che debbono applicarli si rendono conto della crudeltà (è questo il termine giusto) delle regole che debbono applicare.
Daniel e Daisy conoscono il senso della solidarietà e non intendono farlo dissolvere per colpa di chi ne ha volutamente smarrito qualsiasi traccia. La scena più intimamente toccante, in un film che provoca commozione senza però utilizzare alcun artificio, si svolge non a caso in un Banco alimentare. Si tratta di quelle realtà che un tempo si sarebbero definite caritatevoli e che oggi prendono il posto che dovrebbe spettare a uno Stato degno di questo nome, con tutta la precarietà che deriva dal volontariato. Non è necessario andare a Newcastle essendo sufficiente passare nelle prime ore del giorno dinanzi ai punti di distribuzione di associazione anche laiche come, ad esempio, Pane Quotidiano a Milano per vedere lunghe file di persone che attendono di poter ricevere la razione alimentare. Il numero di coloro che non sono extracomunitari aumenta ogni giorno. Allora in questo mondo libero Ken Loach continua a proporci le esistenze di persone qualunque con la forza di chi non descrive ma partecipa attivamente al dolore di chi subisce una delle umiliazioni più profonde (la perdita o l'impossibilità del lavoro). Daniel, Daisy e i suoi due figli si aggiungono alla galleria di persone di cui Loach ci ha mostrato una tranche de vie con la forza e la sensibilità di chi non ha alcuna intenzione di arrendersi alla logica del liberismo selvaggio.
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[Spoiler alert: nella recensione vi sono antcipazioni sugli sviluppi del film]. Da una vita intera Ken Loach sta dalla parte degli umili, dei diseredati, di coloro che scelgono di lottare contro le dittature fasciste (Terra e libertà), dei disoccupati, degii immmigranti clandestini (Bread and roses), dei cittadini vittime del neoliberismo e della privatizzazione del welfare, dei militanti sandinisti [...] Vai alla recensione »
Cento minuti di pellicola per raccontare la vita di un uomo, riassumerne il passato e concentrarsi sul suo presente: Daniel Blake. Siamo a Newcastle, di cui si vede qualche strada, qualche casa, dei capannoni, alcuni marciapiedi con steccati, interni casalinghi, un supermarket e uffici. La società contemporanea fa mostra di sé: mossa da una burocrazia schiacciante, che fa del computer [...] Vai alla recensione »
A Newcastle il 59enne Daniel Blake (Jones), operaio in una falegnameria, avendo preso un infarto è costretto a chiedere un sussidio di invalidità. Lo stato glielo nega tramite una visita decisamente arbitraria. Per Daniel inizia un incubo burocratico, nel tentativo di fare ricorso. Intanto fa la conoscenza di una giovane madre (Squires) in difficoltà.
Ho pianto e non me ne vergogno. Pianto dalla metà fino alla fine e mi trattenevo. Chi era con me ha detto "Il Pianto Sociale". Mi ha commosso il film in tutti gli aspetti, nella sua semplicità quasi frastornante, nella sua realtà perfetta e soprattutto nella sua dignità ormai persa. Mi ha commosso perchè, per certi aspetti, sembra parli di cose mai viste, [...] Vai alla recensione »
In un momento storico in cui una famiglia su quattro ha un tenore di vita prossimo alla povertà o addirittura all’indigenza e al sud un cittadino su due rischia l’esclusione sociale per la mancanza di lavoro o per la precarietà salariale, Io Daniel Blake, l’ultimo capolavoro del maestro Ken Loach, non può che essere un film necessario.
Daniel e Daisy si incontrano in uno dei numerosi non luoghi della burocrazia amministrativa. Lui, Daniel, un carpentiere sessantenne dispensato dal lavoro a causa di un problema cardiaco. Lei, Daisy, una giovane donna sola con due figli, in cerca di lavoro. Si incontrano nell'ufficio adibito all'accoglimento delle loro istanze. Digitali di de fault, come sottolinea l'addetto alla sicurezza. [...] Vai alla recensione »
Burocrazia, tecnologia e privatizzazione, sono, in ordine, le malattie del mondo occidentale nel XXI secolo. Se potevamo pensare che in Gran Bretagna le cose potessero andare meglio che da noi, questo film ci fa provare una grande delusione. E perché allora mandiamo i nostri figli a studiare e a lavorare lì dove la gente muore di burocrazia? La vicenda che Ken Loach narra nel suo Io Daniel [...] Vai alla recensione »
Sono grata a Ken Loach anche se i suoi film sono un pugno nello stomaco. Se non ci fosse lui nessuno darebbe voce così forte e chiara alle persone stritolate dagli effetti tossici di capitalismo e burocrazia. La povertà costituisce il rimosso dei nostri tempi e Loach la racconta come fosse un pittore realista, Courbet o Guttuso.
Da vedere e far vedere. Ken Loach sceglie il linguaggio e lo stile del documentario per un film che rinuncia quasi completamente a ogni suggestione visiva, ad ogni astuzia allusiva o metaforica per sbattere in faccia allo spettatore nudi e crudi gli orrori asettici della lotta impari tra i più poveri e la burocrazia, più feroce che mai in una società in crisi che si ristruttura a spese del welfare [...] Vai alla recensione »
Un falegname è in cerca del sussidio da parte dello stato inglese in quanto non più in grado di lavorare continuativamente per problemi al cuore. Un giorno incontra una giovane ragazza con due figli e in cerca di lavoro. Tra i due nasce subito un rapporto di reciproca solidarietà. Un capolavoro premiato a Cannes questo di Ken Loach che parla di fame.
La disumanità di una cieca ed esasperata burocrazia miete vittime ogni giorno, sorda alle voci di chi implora aiuto, indifferente e spietatamente impassabile davanti a chi non ne comprende la sua stupida e ferrea complessità. Daniel Black è solo uno dei tanti che, vedendosi sbattuta la porta in faccia, bussa allo sfinimento in richiesta d'aiuto.
Beh, certo, muovere una critica alla filmografia di Ken Loach, quasi tutta schierata a difesa delle fasce da lui ritenute piu' deboli della societa', e' un po' come sparare alla croce rossa. In questa sua ultima opera il regista inglese prende di mira il sistema assistenziale e previdenziale del suo paese,da lui considerato particolarmente cinico e vessativo, descrivendo [...] Vai alla recensione »
"Io, Daniel Blake" di Ken Loach è un film bellissimo. E' un film meraviglioso, perché non può non destare meraviglia la volontà di grandi registi di non mettere il proprio talento al servizio di una vacua spettacolarità. E' un film commovente, nel senso più nobile. E' un film facile, che tutti possono capire, che tutti dovrebbero [...] Vai alla recensione »
Ottimo Daniel Blake, film asciutto, solido,importante. Ha centrato in pieno il tema, piu' "il mondo progredisce" in tecnologie, piu' gli uomini perdono la loro identita', e vengono dep redati della liberta' e del "sentimento" della solidarieta'.Quanto e' importante il Lavoro per la dignita' di ciascuno di noi! Loach ricorda che oltre i giovani che non [...] Vai alla recensione »
Quante volte in Italia abbiamo assistito a scene di ordinaria povertà dove a preclusi dalla vita, con malattie e problemi viene negato il necessario sussidio? Quante volte passando da centri assistenziali come Pane Quotidiano di Milano abbiamo visto, nell’indifferenza generale, file di persone in attesa del proprio turno per accedere in mensa? Tante, troppe.
Un film di una intensità emotivamente parlando, è una rabbia che attanaglia lo spettatore che solo il neorealismo Italiano sapeva dare,purtroppo non siamo nel primo dopoguerra ma siamo ai giorni nostri,con tutto il malessere sociale che piano piano sta diventando il nulla, in una indifferenza totale così come Loach rimarca,in tutte le istituzione sia laiche che religiose,portando le persone alla distruzione [...] Vai alla recensione »
Il film è un attacco al cuore del Sistema Capitalistico magistrale, disegna con lucidità , realismo, con sentimento che mai sconfine nel sentimentalismo la ricerca di un diritto primario che a causa di un sistema cieco, sordo e aziendalista è rimandato , complicato fino ai paradossi burocratici per cui l'uomo anziamo che ha diritto ad una sistema di indennità per malattia [...] Vai alla recensione »
Daniel Blake è prossimo alla pensione, è un carpentiere che in seguito ad un infarto ha dovuto lasciare il lavoro su ordine del medico. La richiesta di sussidio statale non viene però accettata e per Daniel comincia un lungo calvario per vedere riconosciuti i propri diritti. Nel frattempo conosce Daisy, una giovane ragazza madre con grandi difficoltà economiche.
MI RIFACCIO ALL'OTTIMA RECENSIONE DI MAUMAUROMA, CHE SPIEGA MOLTO BENE LE SUE PERPLESSITA'. NON VOGLIO ESSERE TROPPO POLEMICA MA MI E' PARSO UN PHAMPLET CONTRO LA POVERTA' E LE INGIUSTIZIE BUROCRATICHE MA NON SOLO AD ESSA COLLEGATE, IN UNA SOCIETA' CHE NON CONSIDERA PIU' L'INDIVIDUO, LA PERSONA. DICIAMO CHE GLI INGREDIENTI CI SONO TUTTI MA FRANCAMENTE LA SCENA DELLA MENSA [...] Vai alla recensione »
Ken Loach, l'ottantenne regista britannico, stante l'età, non si tira mai indietro, memore delle sue origini di figlio del popolo, se c'è da denunciare le ingiustizie, le storture, le prepotenze che questa nostra società dal neoliberismo imperante perpetra, giorno dopo giorno, nei confronti degli ultimi, dei più indifesi fra i cittadini. In "Io, Daniel Blake" affronta il tema del crescente, silenzioso [...] Vai alla recensione »
Ed eccolo, qua, il solito Ken Loach che va dritto al cuore del problema, quello della gente ai tempi dell’austerità, con un film ambientato a Newcastle, ma che pone un tema attuale senza confini nell’Europa delle paure, da Amburgo a Salonicco, da Lione a Enna; la funzione sociale dello Stato si degrada dietro i tagli dell’efficientamento e persa nei gangli di una burocrazia fine a sé stessa.
Spiego perchè a me i film di Loach non piacciono e annoiano. Non piacciono perchè i suoi film "non" hanno lo scopo primario di emozionarci, ma quello di sensibilizzarci verso una realtà di sfruttamento che colpisce oggi grandi masse di lavoratori nell'attuale mondo della globalizzazione neoliberista, e così diffondere una certa mentalità di cambiamento. [...] Vai alla recensione »
Ken Loach è un maestro del cinema sociale che ricorda il grande cinema neorealista italiano dell'immediato dopoguerra. Anche in questo grandissimo film (!) egli non si smentisce, né per stile, sensibilità umana e sociale, nonché per l'assoluta attualità del tema. È un "J'accuse" non gridato e per questo ancora più pregnante contro [...] Vai alla recensione »
Questo film, visto in Italia, ci fa seriamente interrogare sul "fino a quando" può reggere il sistema sociale italiano, esposto ad ogni abuso, per di più esteso agli immigranti irregolari, con tutele e garanzie impensabili in Gran Bretagna, Paese dal quale importiamo modelli sociali, economici e culturali, senza parlare del vecchio impero USA e del nuovo impero Cina.
Daniel Blake (Dave Johns) è un carpentiere sessantenne di sessanta anni che vive a Newcaste; ha appena subito un infarto cardiaco ed il medico gli proibisce il rientro al lavoro; è in attesa del riconoscimento della invalidità, ma si trova nella situazione kafkiana di dover chiedere un impiego tramite una specie di “agenzia per il lavoro” pena la perdita dei [...] Vai alla recensione »
Lo ami subito Daniel Blake. Il viso aperto e improntato al sorriso, lo sguardo fermo, le spalle dritte. Da lui ti attendi una stretta di mano salda o una amichevole pacca sulla spalla. Perché per lui sono le mani che contano: con le mani si fa il lavoro, con le mani ed una matita si scrive, con le mani, le sue che sanno fare tutto, riparare, costruire, oppure stringere altre mani, si aiuta il [...] Vai alla recensione »
E' un film stupendo. Dopo aver annunciato che Jimmy's Hall sarebbe stato il suo ultimo film, Ken Loach torna invece alla grande sul grande schermo per raccontarci la storia di ordinaria follia di un povero falegname cardiopatico letteralmente schiacciato dalla cieca burocrazia di una cittadina dell'Inghilterra contemporanea. Bellissima e commovente la storia, toccante la magistrale interpretazi [...] Vai alla recensione »
Serena l’arte e tremenda la vita: in questo contrasto si può riassumere la forza di I, Daniel Blake, il film che strappa la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2016. La serenità è nella forma che l’autore conferisce alla sua opera. Alle inquadrature, alla sequenza delle scene, al montaggio, ai dialoghi. Tutto scorre sullo schermo di luce pulita, con toni drammatici, cromatici e acustici discreti, [...] Vai alla recensione »
Esce proprio in questi giorni nelle sale cinematografiche "Io, Daniel Blake", l'ultima opera cinematografica di Ken Loach, il regista sociale britannico per eccellenza. Discusso film vincitore della Palma d'Oro all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, esso presenta un ennesimo caso di emarginazione sociale riguardante un individuo comune.
Non è un film di Ken Loach ma la sua DENUNCIA,infatti non c’è nulla da commentare in questa sede sul film,lo spettatore non viene distratto dalle immagini,dalla fotografia,dal commento musicale,dalla sceneggiatura o dalla scenografia.L’interpretazione è affidata soltanto alla bravura dei due attori Dave Johns e Hayley Squires,nella parte di Daniel e Katie.
Un film indimenticabile. Una trama in cui due personaggi, in difficoltà nell' ottenere dall'organizzazione assistenziale britannica - vistosamente preda del più ottuso e cinico burocratismo neoliberistico - quanto di loro diritto, si incontrano, agiscono, si rispettano, si aiutano. Uno svolgersi degli eventi, narrato con semplicità, partecipazione [...] Vai alla recensione »
Questo film per me è uno dei più belli fatti da questo regista. Nel seguire gli eventi e i fatti del film ci troviamo stupiti davanti a una Gran Bretagna completamente sorda alle esigenze dei suoi cittadini. La cosa mi ha stupita se penso a tutte le persone che conosco e che sono andate a lavorare a Londra e che hanno decantato la qualità della vita inglese.
Daniel Blake non fa per nulla piangere Anzi l'obiettvo dichiarato è quello di far riflettere . Tutte le scene drammatiche , quella del Banco alimentare , quella del bordello, quella stessa della morte del protagonista , vengono volutamente smorzate il regista evita di fare appello a tutti quegli strumenti tecnci :le carrellate , i primi piani, la musica enfatica che avrebbero sottolineato [...] Vai alla recensione »
Ken Loach è una specie di Don Chisciotte e lo sa bene, continua a combattere contro i mulini a vento, solo che i suoi non sono fantasmi, ma qualcosa di assolutamente concreto che però se ne frega della miseria e della difficoltà cui è costretta a scontrarsi giornalmente certa gente. Danie Blake è un carpentiere inabile al lavoro in quanto è stato colpito da infarto, ma l'ingranaggio istituzionale [...] Vai alla recensione »
Avevo letto alcune recensioni di questo film che ponevano una serie di problemi e che in ogni caso non erano entusiastiche ma molto critiche e la cosa mi sembrava alquanto strana perché quest’ultime non erano indirizzate al film, alla regia, ma al contenuto dello stesso. Insomma ero perplesso, poi oggi sono andato a vederlo e ho assistito alla proiezioni di un film non solo girato bene, ma coraggioso [...] Vai alla recensione »
“Io, Daniel Blake”, el nuevo film de Ken Loach Ser espectador de este film de Ken Loach, es una especie de evocación de aventuras ya vivida por cada uno de nosotros en los paquidérmicos departamentos burocráticos de nuestros “Estados modernos”. Es, evocar la impotencia que conocemos por haberlas vivido mil veces en [...] Vai alla recensione »
Di Teresa Scarale Lunga vita al cinema civile. Quello pulito, senza nessuna retorica, talmente vero che a un certo punto qualche bugia forse la si vorrebbe pure. Siamo a Newcastle. Daniel Blake (Dave Johns), da sempre falegname in fabbrica e non ancora arrivato alla pensione, ha per la prima volta in vita sua bisogno dell’aiuto dello Stato: è stato colpito da un infarto e secondo il parere [...] Vai alla recensione »
Non è un film, ma una vera e propria tranche de vie, una sorta di Zola dei nostri giirni. Purtroppo è cinema verità che apre la strada a profonde riflessioni che vanno al di là delle ideee politiche e mettono in primo piano lo scontro tra una burocrazia fredda, impietosa e insensibile e il valore della dignità umana.
Perchè il mondo non ascolta (non ascoltiamo) le persone come Ken Loach che ci dicono che stiamo sbagliando tutto e ci implorano di provare a cambiare. Quando si riuscirà a capire che dobbiamo sottrarci a una logica basata solo sui valori economici che ci vuole consumatori, fruitori, clienti? Quando riusciremo a dire basta a tutto questo, allora forse riusciremo a capire che siamo persone, [...] Vai alla recensione »
Ken Loach, uno dei più grandi registi al Mondo del cinema impegnato, sociale e di denuncia, giganteggia in un film la cui tensione emotiva tiene in apnea lo spettatore per tutta la durata della proiezione. “Io, Daniel Blake” è bellissimo, perché è denso, perché è implacabile, perché è pura spremuta di autentica umanità. [...] Vai alla recensione »
5 stellazze sia per il film ma soprattutto per lui: Loach! "Io, Daniel Blake", ovvero benvenuti nel paradiso dell'ultima crisi economica. Benvenuti nel mondo di chi arranca, di chi non ce la fa a tenere il passo, di chi non ce la fa più... e basta! E' il risultato dell'onda lunga mossa contro le classi lavoratrici dal turbocapitalismo ultra liberistico iniziato da Reagan, continuato dalla Thatcher, [...] Vai alla recensione »
Un film da trattare con delicatezza , un film impegnativo che non può essere liquidato con qualche slogan pro o contro . K.Loach fa un cinema militante ed anche un po' ideologico ma non dimentica mai che , per esistere deve essere visto e che quindi in dosi , diverse per ogni suo film , deve comprendere un certo compromesso fra spettacolo ed impegno .
Daniel Blake (Dave Johns) è un uomo solo che ha appena avuto un infarto sul posto di lavoro e, com'è suo diritto farlo, si rivolge prontamente allo Stato per chiedere il sussidio di malattia. Nonostante il parere crontario dei medici che lo hanno in cura, Daniel viene ritenuto non autorizzato a ricevere alcun tipo di sussidio.
Provo un particolare coinvolgimento quando un film racconta della vita reale. Quest’opera magnifica ci riferisce come i nuovi poveri affrontano con coraggio e dignità il loro nuovo doloroso stato. Daniel e Kattie sono i protagonisti di situazioni non volute, vivono in condizioni di stenti, privazioni, ristrettezze, piovute nelle loro vite a causa di un infarto per lui e del trasferimento [...] Vai alla recensione »
Struggente, profondo, vero. Daniel Blake è il vero eroe moderno: i veri eroi non sono coloro che cambiano il mondo, o lo salvano; i veri eroi moderni sono coloro che ogni giorno fanno il proprio dovere, sia quando le cose vanno bene, che quando vanno male. I veri eroi moderni sorridono anche nelle difficoltà, non smettono di avere uno sguardo solidale con chi è loro vicino e in [...] Vai alla recensione »
Un Ken Loach in grandissima forma gira un film struggente di denuncia politica e sociale che pone delle domande che esigono risposte. Senza mai alzare la voce ma con la consapevolezza di chi sa che vanno cambiate le cose. Cosa succede quando i più deboli rimangono vittime di un sistema buricratico-capitalistico che mangia letteralmente vivi coloro che vi vivono ai margini? La regia di Loach, [...] Vai alla recensione »
Non capisci molto di cinema, ancora meno di realtà
Ken Loach è un regista vecchia scuola, di quelli che raccontano la verità nuda e cruda senza fronzoli né artefizi. Toccando le corde del cuore dello spettatore senza forzature né patetiche smielature.La pellicola denuncia il modo in cui sono trattati a Londra come altrove gli over 50 che perdono il lavoro. Sballottati da una burocrazia fredda e cinica tra una scartoffa e l'altra, peggiorata anche dall'accen [...] Vai alla recensione »
Scusate ma io non capisco l'entusiasmo per un film che trovo elementare, banale, persino dolciastro, che parla di cose ovvie e risapute. Cosa ci dice che non sapevamo già? Un anziano senza lavoro dal cuore buono che non mastica niente di computer, call center che non rispondono o rispondono dicendo di fare tutto online oppure che saremo richiamati dal fantomatico incaricato, una ragazza [...] Vai alla recensione »
Il tempo è galantuomo. All'epoca della Palma d'Oro al Festival di Cannes, maggio 2016, il premio a Io, Daniel Blake era stato contestato da molti spettatori e inviati, al solito irritati dal conservatorismo delle giurie. In fondo, il nuovo film di Ken Loach assomiglia a tutti gli altri del regista, e secondo i contestatori l'aver attribuito l'ennesimo riconoscimento a un regista così assestato era un'occasione perduta. Poi, col passare dei mesi, queste polemiche si sono assopite e il nuovo pamphlet di Ken il rosso ha raggiunto le sale circondato da lodi quasi unanimi. In alcuni casi, Io, Daniel Blake viene persino classificato come il miglior film della sua carriera.
Cercando di ragionare più pacatamente e senza pulsioni gerarchiche nella filmografia del cineasta inglese, bisogna intanto osservare i dati anagrafici. Ebbene, quest'anno Loach ha compiuto 80 anni e festeggerà tra pochi mesi il mezzo secolo di lungometraggi. Si tratta di un traguardo che ha dell'incredibile: per alcuni la sua cocciutaggine è sinonimo di testardaggine e ideologismo, per altri fa semplicemente rima con coerenza.
Tutto, di fronte a Io, Daniel Blake, sembra confermare lo status quo della sua filmografia.
Il tema delle ingiustizie lavorative, l'esclusione dei più deboli dal consesso sociale, gli ostacoli che la burocratizzazione pone ai meno istruiti, la ferocia del sistema nascosta nelle regole apparentemente asettiche, lo spaccato dei quartieri proletari, la solidarietà tra le classi subalterne (forse il dato più contestato al regista in quanto inverosimile), la sensazione che tutto congiuri per portare i protagonisti spalle al muro.
Al tempo stesso, però, su Loach ha sempre prevalso - complice la sua personalità militante e pubblica - il contenutismo delle interpretazioni, dimenticando che Loach si è fatto le ossa nel nuovo cinema inglese, ha sperimentato formule e codici, ha cercato di stare al passo con la mutevole società che raccontava, ha sapientemente dosato opere più drammatiche come questa e sprazzi di commedia, come Il mio amico Eric o La parte degli angeli, e ha letteralmente inventato un modo di dirigere sequenze collettive e di dialogo (con la polifonia delle voci e il realismo delle sovrapposizioni).
Un carpentiere di Newcastle, dichiarato inabile al lavoro per via di una grave malattia di cuore, non riesce a ottenere la pensione di invalidità perché agli occhi anaffettivi di una burocratizzata macchina sanitaria non risulta tale. Sembra un'odissea molto italiana, invece tutto ciò accade in Gran Bretagna, paese che prima di questo film (e prima della Brexit, e di certe disastrose gaffe «linguistiche») [...] Vai alla recensione »
Prima contrastati, poi umiliati, infine annichiliti e forse uccisi dalla burocrazia. Anzi peggio. Da quella burocrazia digitalizzata nemica di chi, come il carpentiere sessantenne Daniel Blake (l'attore Dave Johns, foto). è immune al computer, alle sue password, alle firme digitali. E vi s'imbatte dopo aver subìto un infarto che gl'impedisce di lavorare per chiedere allo Stato quanto gli spetta per [...] Vai alla recensione »
Nella Newcastle contemporanea c'è gente che muore di fame. E non si tratta di migranti stranieri bensì di cittadini britannici bianchi, sudditi di Sua Maestà fino al midollo e membri di quella working class oggi senza lavoro. Daniel Blake è uno di loro, ha 59 anni e attende la guarigione dagli effetti di un infarto per riprendere il lavoro. Nel frattempo una burocrazia kafkiana gli impedisce di accedere [...] Vai alla recensione »
C'è un'immagine di Ken Loach che a Cannes affiora sempre alla memoria non appena la presenza di un suo nuovo film è annunciata in concorso. Il regista inglese, seduto in un bar dalle parti del porto, con la sua squadra di collaboratori, avvolto da una nube di fumo quasi impenetrabile (all'epoca si fumava ancora nei locali pubblici), a seguire una partita di calcio su un televisore.
De Sica e Zavattini a casa Loach, summa in purezza del suo personale neorealismo (con l'immancabile sceneggiatore Paul Laverty). Il carpentiere Daniel affronta a Newcastle la fatica del diritto. Dopo un infarto, aspetta due eventi: guarire e continuare a lavorare, e il sussidio a copertura del periodo di malattia. il sussidio è legato a un'assurda contraddizione: dimostrare di aver cercato lavoro. Vai alla recensione »
Palma d'oro a Cannes, il nuovo film di Ken Loach arriva ai tempi supplementari nella filmografia del regista inglese. "Ken il rosso", infatti, aveva deciso di chiudere bottega. Però l'indignazione per come stanno andando le cose in Gran Bretagna, e nel resto dei paesi tecnocratici, lo ha convinto a realizzarne un altro capitolo, che condensa in forma di epitome tutta la sua poetica e la sua militanza [...] Vai alla recensione »
Dopo un attacco cardiaco, il falegname Blake è costretto a lasciare il lavoro. Chiede il sussidio di malattia e quello di disoccupazione, ma la burocrazia (ogni mondo è paese) gli nega, tra cavilli e analfabetismo digitale, quello che appare un suo diritto. L'uomo, generoso, porta avanti la sua battaglia e quella di Katie, ragazza madre senza lavoro.