filippo catani
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mercoledì 28 dicembre 2016
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un sogno (im)possibile?
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New York 1944. La facoltosa Florence Foster Jenkins coltiva da anni il sogno di potersi esibire in pubblico cantando alcune celebri arie. Il marito la asseconda in questo desiderio facendole prendere lezioni private da un maestro e un pianista compiacenti ma un giorno Florence decide di fare sul serio.
Una storia ironica e molto divertente che ci restituisce un personaggio che ha vissuto per il teatro e la musica e che sognava di potersi esibire sul palcoscenico nonostante l'evidente carenza di intonazione. Il film è brillante e alterna momenti di schietto umorismo a momenti più commoventi specialmente quando tratta della malattia di Florence. Notevole sia l'istrionico personaggio del marito interpretato da Hugh Grant ma notevolissima anche l'interpretazione del pianista Simon Helberg alle prese con una committente davvero particolare e senza dimenticare anche alcuni personaggi di contorno davvero non male.
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New York 1944. La facoltosa Florence Foster Jenkins coltiva da anni il sogno di potersi esibire in pubblico cantando alcune celebri arie. Il marito la asseconda in questo desiderio facendole prendere lezioni private da un maestro e un pianista compiacenti ma un giorno Florence decide di fare sul serio.
Una storia ironica e molto divertente che ci restituisce un personaggio che ha vissuto per il teatro e la musica e che sognava di potersi esibire sul palcoscenico nonostante l'evidente carenza di intonazione. Il film è brillante e alterna momenti di schietto umorismo a momenti più commoventi specialmente quando tratta della malattia di Florence. Notevole sia l'istrionico personaggio del marito interpretato da Hugh Grant ma notevolissima anche l'interpretazione del pianista Simon Helberg alle prese con una committente davvero particolare e senza dimenticare anche alcuni personaggi di contorno davvero non male. Ormai superflui i commenti su una Streep che non sfiorisce mai e ha il merito di non sbagliare quasi mai un colpo nei film che sceglie di interpretare. Insomma un gradevolissimo film di intrattenimento che ci mostra come a volte ciò che sembra impossibile può diventare possibile.
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[+] la toccante energia e vitalità di florence
(di antonio montefalcone)
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maria cristina nascosi sandri
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martedì 7 febbraio 2017
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in fondo, noi viviamo per la musica...
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Recensione di Maria Cristina NASCOSI SANDRI - Esce sugli schermi italiani, a distanza di oltre un anno da Marguerite di Xavier Giannoli presentato alla 72a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, con una strepitosa Catherine Frot, Florence di Stephen Frears, edizione inglese di un medesimo plot, tratto dal vero, protagonista Mery Streep, più brava e carismatica di sempre e sempre in...odore di Oscar.
Due donne, ricche, desiderose di passare ai posteri tramite il vero e, forse, unico amore della loro vita: la Musica. Ad essa sacrificano tutto, molto del loro patrimonio, tutta la loro esistenza, complici due consorti che le assecondano - forse è amore anche il loro, chissà - ed un pubblico ipocrita e sfruttatore.
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Recensione di Maria Cristina NASCOSI SANDRI - Esce sugli schermi italiani, a distanza di oltre un anno da Marguerite di Xavier Giannoli presentato alla 72a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, con una strepitosa Catherine Frot, Florence di Stephen Frears, edizione inglese di un medesimo plot, tratto dal vero, protagonista Mery Streep, più brava e carismatica di sempre e sempre in...odore di Oscar.
Due donne, ricche, desiderose di passare ai posteri tramite il vero e, forse, unico amore della loro vita: la Musica. Ad essa sacrificano tutto, molto del loro patrimonio, tutta la loro esistenza, complici due consorti che le assecondano - forse è amore anche il loro, chissà - ed un pubblico ipocrita e sfruttatore.
Ma se nella versione francese la verità viene a galla con tutto il sentimento autentico e commovente che solo il cinema d'oltralpe riesce a dare, nella versione inglese - un tantino americaneggiante, nonostante la provata anglo-fede ed origine di Frears - la via verso la verità o, presunta tale, è brevemente risolta con un finale triste solo in apparenza: il successo ha arriso, ad ogni costo, alla cantante stonata, amata e sfruttata persino da Toscanini che conclude il suo vivere d'apparenza alla sacrée Carnegie Hall, presente Cole Porter.
Buon film, prodotto d'eccellenza, quello di Frears, certo, però ormai 'consumato' commerciante, ben lontano dai tempi di My Beautiful Laundrette e, persino, di The Queen, critico ma rispettoso di The Mother, perché come lui stesso ammise in conferenza-stampa a Venezia, nel 2006, quando venne a presentarlo con la protagonista, la fantastica Helen Mirren, la Regina è sempre la Regina, la Mamma di tutti gli inglesi, sovversivi e non - più.
Buona la colonna sonora non originale fatta di pezzi meravigliosi, da Delibés a Bach a Saint-Saens e sempre di rilievo i pezzi scritti per l'occasione dall'ormai internazionale premio Oscar, il compositore francese Alexandre Desplat.
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giovedì 29 dicembre 2016
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commedia deliziosa
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Difficile mettere sullo schermo una "storia vera" senza cadere nel limite oggettivo del didascalico e del documentario a cortometraggio. Invece qui, evviva, scampato pericolo. Su una struttura narrativa tutto sommato esile e fragilina è stato costruita una sceneggiatura robusta e convincente. La ricostruzione filologica dell'epoca e del contesto poi offre valore aggiunto a tutto il film. Ma più di tutto ciò che attribuisce qualità all'opera è la straordinaria interpretazione dei protagonisti, primi tra tutti Meryl Streep, strepitosa (un altro oscar, please), ma anche l'imprevedibile Simon Helberg, che senz'altro dimostra di essere maturo per ruoli ancora più significativi.
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Difficile mettere sullo schermo una "storia vera" senza cadere nel limite oggettivo del didascalico e del documentario a cortometraggio. Invece qui, evviva, scampato pericolo. Su una struttura narrativa tutto sommato esile e fragilina è stato costruita una sceneggiatura robusta e convincente. La ricostruzione filologica dell'epoca e del contesto poi offre valore aggiunto a tutto il film. Ma più di tutto ciò che attribuisce qualità all'opera è la straordinaria interpretazione dei protagonisti, primi tra tutti Meryl Streep, strepitosa (un altro oscar, please), ma anche l'imprevedibile Simon Helberg, che senz'altro dimostra di essere maturo per ruoli ancora più significativi. E bravo persino Hugh Grant, che invecchiato, temo per lui non solo per motivi di copione, la smette di fare il piacione ammiccante e offre una prova d'attore talentuosa.
Se proprio vogliamo trovarci un difetto ci ha un po' irritato, da amanti della musica quali siamo, il ridurre il grande Arturo Toscanini e il geniale Cole Porter a quasi ridicole macchiette. Si poteva evitare.
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fabriziog
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giovedì 29 dicembre 2016
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quando essere stonati diventa arte
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“Florence” è uno straordinario film di Stephen Frears, florilegio attoreo di ultraterrene capacità interpretative e mimiche di tre personalità del mondo cinematografico anglo-americano: Meryl Streep, Hugh Grant e Simon Helberg. Opera biografica che accentra l’attenzione sull’ultimo anno di vita (1944) della più famosa cantante-stonata newyorkese Florence Foster Jenkins, “Florence” pare essere la riproduzione su grande schermo delle bellissime parole di Sartre rinvenibili in “Che cosa è la letteratura?”, che qui mutuiamo, parafrasiamo ed integriamo.
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“Florence” è uno straordinario film di Stephen Frears, florilegio attoreo di ultraterrene capacità interpretative e mimiche di tre personalità del mondo cinematografico anglo-americano: Meryl Streep, Hugh Grant e Simon Helberg. Opera biografica che accentra l’attenzione sull’ultimo anno di vita (1944) della più famosa cantante-stonata newyorkese Florence Foster Jenkins, “Florence” pare essere la riproduzione su grande schermo delle bellissime parole di Sartre rinvenibili in “Che cosa è la letteratura?”, che qui mutuiamo, parafrasiamo ed integriamo. La parola Florence può rimembrare un fiore, ma anche la meravigliosa città italiana modellata dalla famiglia medicea, ma non da ultimo il nome di una donna un tempo molto amata dal filosofo esistenzialista, ma può anche far balzare alla memoria il volto di una cantante i cui vocalizzi, virtuosismi, acuti, infarciti dalle più urticanti stonature, l’hanno resa grande anche dinanzi al pubblico della Accademy Hall; la mente corre ad una signora il cui amore per la melodia le ha consentito di vivere una lunga e gioiosa vita nonostante l’incipiente sifilide.E’ un film in cui l’armoniosa sinergia fra amore (di un marito commovente), musica, canto e nobiltà d’animo conforma la corporeità e la vocalità di un trio di attori, tra i quali si alterna la grandiosità dell’uno sopravanzata da quella dell’altro, per essere scansata dal terzo e poi nuovamente raggiunta dal primo, per continuare ancora e ancora in una girandola di acrobazie espressive e recitative.
Verso certa nomination agli Oscar 2017.
Fabrizio Giulimondi
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pentagrammamagazine.it
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mercoledì 18 gennaio 2017
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recensione: florence (foster jenkins)
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1944. Seconda guerra mondiale. Florence Foster Jenkins è una donna benestante, elegante, accompagnata da un marito attore, non proprio fedele, malata a causa di una malattia trasmessa dal suo precedente consorte. E' sola con i suoi acciacchi.
L'unica grande passione di Florence è la lirica. Il canto classico. Melomane, accompagnata dal marito, va nei teatri a godere delle melodie e delle voci angeliche delle interpreti. Fin quando un giorno decide di imparare a cantare.
Il suo compagno alimenta e soddisfa sin da subito le sue volontà chiamando un pianista e maestro di musica il quale, appena ascolta per la prima volta il canto di Florence, rimane profondamente colpito: è completamente stonata.
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1944. Seconda guerra mondiale. Florence Foster Jenkins è una donna benestante, elegante, accompagnata da un marito attore, non proprio fedele, malata a causa di una malattia trasmessa dal suo precedente consorte. E' sola con i suoi acciacchi.
L'unica grande passione di Florence è la lirica. Il canto classico. Melomane, accompagnata dal marito, va nei teatri a godere delle melodie e delle voci angeliche delle interpreti. Fin quando un giorno decide di imparare a cantare.
Il suo compagno alimenta e soddisfa sin da subito le sue volontà chiamando un pianista e maestro di musica il quale, appena ascolta per la prima volta il canto di Florence, rimane profondamente colpito: è completamente stonata.
Nonostante ciò il marito, St. Clair Bayfield, vede i benefici che quella pratica porta alla salute fisica e mentale di Florence e convince il maestro a proseguire le lezioni omettendo il difetto canoro all'alunna. Florence così entra in un mondo fatto di sogno, speranza, gioia e ben presto, fortemente convinta di saper cantare, vuole esibirsi in teatro. Il marito acconsente diventando il manager della donna e s'impegna a preparare l'evento insieme al maestro, entrambi terrorizzati dal giudizio del pubblico.
Nonostante Florence sia completamente stonata e inadeguata, riesce a conquistare tutti con la sua passione che rende l' impossibile possibile. Allieta i militari che cercano distrazione in teatro durante le loro "pause" dalla guerra e dalla tragedia, applausi, un vero successo che conquista tutti. Critici compresi.
Un film che sebbene sembri surreale nella sua trama riporta una storia vera, quella della cantante d'opera Florence Foster Jenkins, diventata nota per le sue scarse abilità canore. Film che nell'eleganza e nella struttura scenica e interpretativa è assolutamente riuscito.
I protagonisti sono ben definiti e nella trama vengono ben accompagnati da personaggi secondari che rendono il tutto più interessante e che evidenziano la distinzione tra un certo tipo di spettacolo, fine a se stesso fatto di ostentazione ed esagerazione, e quello di una semplice donna appassionata di canto, con un sogno nel cassetto.
Meryl Streep si diverte a recitare e si nota anche in questa pellicola, interpreta magistralmente il suo ruolo accompagnata da un maturo Hugh Grant più conscio delle sue capacità attoriali. Il maestro, il personaggio più ironico e più scettico del film, è interpetato dal giovane Simon Helberg, conosciuto al vasto pubblico per la serie Big Bang Theory.
Anche qui come in "Lady Henderson presenta", Stephen Frears punta sullo stesso fulcro narrativo: il teatro, lo spettacolo, gli artisti possono divertire, dar speranza e sollievo al pubblico anche in situzioni difficili. L'importanza dell'intrattenimento, la determinazione e la speranza sono elementi comuni ad entrambi i film. Le due eroine sono due donne coraggiose che non hanno esperienza nei loro mestieri ma che sono determinate, ognuno a modo suo, a portare avanti un sogno, un progetto innovativo di successo.
La pellicola, come ci ha già abituiati il regista nei suoi precedenti lavori, trasuda eleganza e attenzione nei dettagli. Un piacere visivo dunque le scene e la fotografia. Punte comiche, ironiche, malinconiche, romantiche colpiscono lo spettatore.
Un film ricco di elementi interessanti, ben confezionato, recitato alla perfezione che fa sognare in un'atmosfera molto chic.
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ruger357mgm
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domenica 25 dicembre 2016
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basta pagà
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Basta pagà : la morale del film sta tutta in questo banale concetto microeconomico alla base della legge della domanda e dell'offerta.La storia, tratta pare da fatti veri, è quella di una milionaria melomane e mecenate che, per dar sfogo alle suebizzarrie non rrova di meglio che esibirsi,a scopi benefici,dinanzi ad un claque appositamente addomesticata, a suon di verdoni da un Hugh Grant,per l'occasione più cialtrone del solito.L'illusione della mancata Strepponi finisce allorché si incaponisce con il volersi esibire alla Carnegie Hall di New York,davanti a una soldataglia in licenza e ai soliti habituès.Viene sommersa dagli sghignazzi e stroncata da un critico incorruttibile.
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Basta pagà : la morale del film sta tutta in questo banale concetto microeconomico alla base della legge della domanda e dell'offerta.La storia, tratta pare da fatti veri, è quella di una milionaria melomane e mecenate che, per dar sfogo alle suebizzarrie non rrova di meglio che esibirsi,a scopi benefici,dinanzi ad un claque appositamente addomesticata, a suon di verdoni da un Hugh Grant,per l'occasione più cialtrone del solito.L'illusione della mancata Strepponi finisce allorché si incaponisce con il volersi esibire alla Carnegie Hall di New York,davanti a una soldataglia in licenza e ai soliti habituès.Viene sommersa dagli sghignazzi e stroncata da un critico incorruttibile.La cosa ne cagiona malattia e conseguente decesso tra le braccia del consolabile britannico,teso a esaltare il patetismo del momento.Grant sornione,brillante e canaglia,le rughe lo migliorano.Streep come sempre talentuosa con gran voglia di divertirsi.Fotografia dai campi lunghissimi alla De Palma di Intouchables,costumi kitch e troppo colorati.Tratto e misura tipici dei film di Frears che fornisce una prova solida.Hugh Grant in odore di Academy Awards.
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francesca50
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domenica 1 gennaio 2017
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un film delizioso e umano
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L'interpretazione di Meryl Streep e Hugh Grant è straordinaria ma anche Simon Helberg non è da meno.
Il film è originale e fa capire a mio parere quello che può raggiungere l'amore per l'arte, ma anche tra esseri umani.
Il marito asseconda infatti i sogni melomani di Florence perché in fondo, pur essendo questo un matrimonio bianco per via della sifilide di lei, dopo tanti anni di condivisione di esperienze, la ama. Lo si capisce nel finale... O perlomeno Frears ce lo fa credere e trasforma quello che potrebbe apparire solo un vile profittatore del denaro di lei in una persona simpatica e umana.
Perciò il film,oltre che riportare alla luce una storia vera, ci fa riflettere sull'amore, che per me è il vero elemento di cui ogni artista, quindi anche un regista dovrebbe parlarci, seppure qui lo si fa in maniera leggera e giustamente superficiale per non far perdere al film il suo tono di commedia brillante.
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L'interpretazione di Meryl Streep e Hugh Grant è straordinaria ma anche Simon Helberg non è da meno.
Il film è originale e fa capire a mio parere quello che può raggiungere l'amore per l'arte, ma anche tra esseri umani.
Il marito asseconda infatti i sogni melomani di Florence perché in fondo, pur essendo questo un matrimonio bianco per via della sifilide di lei, dopo tanti anni di condivisione di esperienze, la ama. Lo si capisce nel finale... O perlomeno Frears ce lo fa credere e trasforma quello che potrebbe apparire solo un vile profittatore del denaro di lei in una persona simpatica e umana.
Perciò il film,oltre che riportare alla luce una storia vera, ci fa riflettere sull'amore, che per me è il vero elemento di cui ogni artista, quindi anche un regista dovrebbe parlarci, seppure qui lo si fa in maniera leggera e giustamente superficiale per non far perdere al film il suo tono di commedia brillante.
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no_data
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martedì 3 gennaio 2017
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eccellente streep, soggetto inesistente
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Non si comprende come questa piacevole, a tratti comica, e molto delicata pellicola possa essere stata tanto osannata dalla critica. Ottima l'interpretazione della Streep, grandissima attrice dal talento indiscusso che ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, stupisce per la sua versatilità. Bravissimo e impeccabile Hugh Grant, che lasciate le vesti del romanticone di Notting Hill veste impeccabilmente i panni dell'attore maturo e si misura con un ruolo che valorizza la sua esperienza. Ma è il soggetto della sceneggiatura a essere il vero limite in questo film. Trama invero poco interessante: Florence è una melomane mecenate da tempo malata di sifilide che vive nella New York degli anni quaranta, del tutto priva di qualsiasi talento musicale o recitativo che solo grazie alla sua cospicua eredità riesce a organizzare e a esibirsi in un concerto nella prestigiosa Carnegie Hall nel quale, sempre dietro pagamento (a sua insaputa, tuttavia) viene chiamato un pubblico ad applaudirla.
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Non si comprende come questa piacevole, a tratti comica, e molto delicata pellicola possa essere stata tanto osannata dalla critica. Ottima l'interpretazione della Streep, grandissima attrice dal talento indiscusso che ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, stupisce per la sua versatilità. Bravissimo e impeccabile Hugh Grant, che lasciate le vesti del romanticone di Notting Hill veste impeccabilmente i panni dell'attore maturo e si misura con un ruolo che valorizza la sua esperienza. Ma è il soggetto della sceneggiatura a essere il vero limite in questo film. Trama invero poco interessante: Florence è una melomane mecenate da tempo malata di sifilide che vive nella New York degli anni quaranta, del tutto priva di qualsiasi talento musicale o recitativo che solo grazie alla sua cospicua eredità riesce a organizzare e a esibirsi in un concerto nella prestigiosa Carnegie Hall nel quale, sempre dietro pagamento (a sua insaputa, tuttavia) viene chiamato un pubblico ad applaudirla. Attorno a questo soggetto che sarebbe stato di per sé debole o quasi inesistente, il merito del regista è di avere estrapolato una delicata commedia che non scade mai nell'esibizionismo caricaturale (aiutato in questo da un'incommensurabile Streep) o nel pietismo. Strappa qualche risata ma rimane un film medio, non un capolavoro quale alcune recensioni lasciano intendere.
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francesco izzo
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mercoledì 4 gennaio 2017
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leggero e divertente
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Filmetto natalizio in cui la presenza di hugh grant (tra i protagonisti) garantisce la leggerezza del prodotto..
E' brava come al solito la Streep a rendere l'ingenua attricetta americana anni 40 con velleità canore. Simpatico anche il personaggio del giovane pianista, trascinato dall'avidità del "marito" - accoppiato a tutti gli effetti ad una donna ben più giovane finché dura - nel vortice degli spettacoli con insuccesso/successo finale. Lì la commedia diventa farsesca (con risvolto solidaristico a stelle e strisce)- anzi lo era stata spesso anche prima .- e finisce nel dramma in seguito alla scoperta da parte della donna delle critiche dei giornalisti seri ed al suo conseguente malore.
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Filmetto natalizio in cui la presenza di hugh grant (tra i protagonisti) garantisce la leggerezza del prodotto..
E' brava come al solito la Streep a rendere l'ingenua attricetta americana anni 40 con velleità canore. Simpatico anche il personaggio del giovane pianista, trascinato dall'avidità del "marito" - accoppiato a tutti gli effetti ad una donna ben più giovane finché dura - nel vortice degli spettacoli con insuccesso/successo finale. Lì la commedia diventa farsesca (con risvolto solidaristico a stelle e strisce)- anzi lo era stata spesso anche prima .- e finisce nel dramma in seguito alla scoperta da parte della donna delle critiche dei giornalisti seri ed al suo conseguente malore.
Il film va bene per le feste natalizie e per digerire il panettone.
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maumauroma
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venerdì 6 gennaio 2017
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florence
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Quest'ultima opera di Stephen Frears rievoca la storia vera di Florence Foster Jenkins, facoltosa signora dell'alta borghesia newyorkese, appassionata di musica , dedita al mecenatismo e assidua dispensatrice di ricche donazioni a favore di artisti, di teatri e di fondazioni musicali. Grazie a tali prebende si "guadagno' " in tal modo l'amicizia di famosi cantanti e direttori d'orchesta dell'epoca (siamo a meta' del novecento) tra cui quella del mitico Arturo Toscanini. La Foster Jenkins, peraltro gravemente malata per una cronica forma di sifilide contratta 50 anni addietro dal primo marito, riusci, grazie all'opera del devoto anche se fedifrago secondo marito, e a una fitta platea di perbenisti e opportunisti, a esibirsi come cantante presso importanti teatri di New York, nonostante fosse completamente e clamorosamente stonata, ottenendo all'epoca un notevole e imprevisto successo.
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Quest'ultima opera di Stephen Frears rievoca la storia vera di Florence Foster Jenkins, facoltosa signora dell'alta borghesia newyorkese, appassionata di musica , dedita al mecenatismo e assidua dispensatrice di ricche donazioni a favore di artisti, di teatri e di fondazioni musicali. Grazie a tali prebende si "guadagno' " in tal modo l'amicizia di famosi cantanti e direttori d'orchesta dell'epoca (siamo a meta' del novecento) tra cui quella del mitico Arturo Toscanini. La Foster Jenkins, peraltro gravemente malata per una cronica forma di sifilide contratta 50 anni addietro dal primo marito, riusci, grazie all'opera del devoto anche se fedifrago secondo marito, e a una fitta platea di perbenisti e opportunisti, a esibirsi come cantante presso importanti teatri di New York, nonostante fosse completamente e clamorosamente stonata, ottenendo all'epoca un notevole e imprevisto successo. Florence, come del resto tutte le opere di Frears, si fa apprezzare per la accuratissima ricostruzione degli ambienti e per l'eleganza dei costumi. Bravissimi tutti gli attori, in particolare Simon Helberg nel ruolo del pianista accompagnatore della Jenkins. Sotto una patina un po' manieristica questo film nasconde comunque un messaggio inquietante anche se vecchio come il mondo, cioe' quanto conti il potere dei soldi. Soprattutto ai giorni nostri, nell'epoca del web e dei social, dove a una miriade di sedicenti artisti (non solo in campo musicale) del tutto mediocri, basta un bel portafoglio gonfio , una buona dose di opportunismo e, perche' no, parecchia faccia tosta, per raggiungere in brevissimo tempo un successo su scala planetaria del tutto impensato e immeritato
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