flyanto
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mercoledì 7 settembre 2016
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il faticoso e estenuante darsi da fare di unpadre
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Ecco che ritorna (assai felicemente) nelle sale cinematografiche dopo "4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni" ed "Oltre le Colline" Cristian Mungiu con "un Padre, Una Figlia" dove si assiste all'esasperato darsi da fare di un genitore nei confronti del proprio amato bene.
Il protagonista, infatti, è un padre, stimato medico in una cittadina di provincia, sposato ma con un matrimonio ormai alla deriva ed una giovane amante (un'insegnante della stessa scuola della figlia con un bambino a suo carico), ed una figlia studentessa all'ultimo anno del liceo, intelligente e brillante negli studi, per la quale egli ha programmato un futuro di, secondo lui, sicuro successo in Inghilterra. Ma l'aggressione con mancato stupro alla suddetta ragazza da parte di un galeotto evaso di prigione, scombina tutti i piani prestabiliti del genitore in quanto da questo momento si innescherà una serie di accadimenti che lo porteranno man mano a dover sempre di più scendere a dei compromessi al fine di riuscire a realizzare il programma di studi futuri all'estero della figlia.
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Ecco che ritorna (assai felicemente) nelle sale cinematografiche dopo "4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni" ed "Oltre le Colline" Cristian Mungiu con "un Padre, Una Figlia" dove si assiste all'esasperato darsi da fare di un genitore nei confronti del proprio amato bene.
Il protagonista, infatti, è un padre, stimato medico in una cittadina di provincia, sposato ma con un matrimonio ormai alla deriva ed una giovane amante (un'insegnante della stessa scuola della figlia con un bambino a suo carico), ed una figlia studentessa all'ultimo anno del liceo, intelligente e brillante negli studi, per la quale egli ha programmato un futuro di, secondo lui, sicuro successo in Inghilterra. Ma l'aggressione con mancato stupro alla suddetta ragazza da parte di un galeotto evaso di prigione, scombina tutti i piani prestabiliti del genitore in quanto da questo momento si innescherà una serie di accadimenti che lo porteranno man mano a dover sempre di più scendere a dei compromessi al fine di riuscire a realizzare il programma di studi futuri all'estero della figlia. Egli rischierà anche di venire indagato per corruzione e pertanto venire anche seriamente compromesso nella sua attività di medico capace finchè tutto si concluderà in una maniera ben diversa dai piani prestabiliti, ma pur sempre nel migliore dei modi.
Ancora una volta, dunque, Cristian Mungiu con una vicenda particolare ed avvincente riesce a dare un ritratto quanto mai lucido e veritiero del proprio paese di origine, la Romania, rappresentandone oggettivamente e senza dare apertamente alcun giudizio (ma riponendolo nella capacità dello spettatore) la realtà e la situazione politica ed economica, nonchè la sua morale. Da qui si evince che ciò che fa muovere tutto il meccanismo della società rumena (ma purtroppo il discorso si potrebbe estendere a numerosi altri paesi) è una serie di accordi, di clientele, di retribuzioni monetarie vere e proprie dove ad un favore ne corrisponde puntualmente un altro di rimando e dove, in cocnlusione, la possibilità in termini veri e propri di un miglioramento sociale e personale non dipende altro che da questo corrotto andamento.
Films di denuncia di questo tipo ne sono stati girati moltissimi nel mondo del cinema, ma Mungiu rivela ed esprime sempre un qualcosa in più di originale e soprattutto di ben orchestrato raccontando, via via che la trama si evolve, in maniera asciutta, precisa e magistralmente perfetta la corruzione e le debolezze del proprio paese.
Bravi anche tutti gli interpreti, soprattutto Adrian Titieni nella parte del padre eccessivamente premuroso e preoccupato per il futuro della figlia, da noi però ancora poco conosciuti.
Senza alcun dubbio un ottimo film da non perdere assolutamente.
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no_data
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venerdì 2 settembre 2016
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la consapevolezza del presente rumeno
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“Chi lo cambia questo paese se tutti vanno via?”
Ieri: Romania, ieri come oggi. Romeo è un medico e ha una figlia, Eliza, per la quale ha programmato futuro e sogni fin dalla nascita. Non sarà sua figlia a cambiare un paese che ha abortito speranze e illusioni nel passaggio dalla dittatura alla democrazia. Eliza andrà via.
Oggi: Romania, oggi come ieri. Un sasso contro una finestra, i tergicristalli alzati, un parabrezza in frantumi, un’aggressione alla vigilia della maturità (Bacalaureat).
Cristian Mungiu, rappresentante eminente della generazione di cineasti post-dicembrina, è capace, da sempre, di accrescere le singole storie a racconti universali.
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“Chi lo cambia questo paese se tutti vanno via?”
Ieri: Romania, ieri come oggi. Romeo è un medico e ha una figlia, Eliza, per la quale ha programmato futuro e sogni fin dalla nascita. Non sarà sua figlia a cambiare un paese che ha abortito speranze e illusioni nel passaggio dalla dittatura alla democrazia. Eliza andrà via.
Oggi: Romania, oggi come ieri. Un sasso contro una finestra, i tergicristalli alzati, un parabrezza in frantumi, un’aggressione alla vigilia della maturità (Bacalaureat).
Cristian Mungiu, rappresentante eminente della generazione di cineasti post-dicembrina, è capace, da sempre, di accrescere le singole storie a racconti universali. Se dunque la vicenda (reale, almeno nello spunto, come tutte le sue opere precedenti) resta in primo piano, nel racconto e nell’immagine, privilegiata nella relazione tra un padre e una figlia, sullo sfondo, sempre a fuoco, si staglia la complessità del tessuto sociale. Quello che ne deriva è una commistione arditissima di psicologia e trama, sospesa nei mezzi piani, al di là della cornice dello schermo e dei muri. La macchina da presa si siede davanti all’accaduto, senza pregiudizio e condanna, ad altezza d’uomo: non ambisce a indagare il reale ma lo delimita e lo mette a fuoco. Poi improvvisamente si muove, sbilanciata e tremolante, per assecondare il pantano di corruzioni e illeciti in cui affondano tutti. Non ci sono appigli per la Romania di Mungiu, in cui anche chi ha vissuto arroccato nei propri principi morali, come Romeo, è costretto a tradirli. Cosa si è disposti a fare per assicurare ai figli un futuro migliore? Tutto. Assecondare favori e tangenti. Insegnare che a volte “quello che conta è solo il risultato”. Finanche trascinare gli stessi figli nel paradosso: sbaglia anche tu, perché solo abbracciando l’errore te ne potrai allontanare. Accettare di non essere più, nel tempo di una scelta, un padre esemplare.
Quello che il regista ci impone, è la coscienza di una situazione, dello spreco di tempo e impegno nel tentativo di essere diversi e Giusti. I padri sono plasmati dall’ieri e dall’oggi, da una società di favoritismi e scambi in cui non ce la si può fare da soli, complici inconsapevoli del presente rumeno. Il film, rinunciando all’immediatezza comunicativa delle pellicole precedenti (4 mesi, 3 settimane, 2 giorni; Oltre le colline) percorre canali diversi, affianca questa epifania e si lascia sorprendere dal futuro, inscenando e smuovendo dilemmi psicologici e morali fondamentali.
Domani: Romania. Una foto di gruppo. Romeo scatta, Mungiu riprende, Noi guardiamo. Una posa e un sorriso, ripetuto due volte: uno per la maturità conquistata (sui banchi e nelle scelte lontane dai Padri), uno per il futuro. ****
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vanessa zarastro
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sabato 3 settembre 2016
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l’ossessione del sogno di un padre
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Bacalaureat, titolo originale, è un bel film intenso sui rapporti interpersonali di una famiglia nella realtà attuale rumena. Tratta della difficoltà di trasmettere valori morali ai figli quando noi stessi viviamo un ricatto nella nostra vita quotidiana.
Un bravo medico chirurgo che lavora in ospedale e che non ha mai accettato né bustarelle né tangenti - e forse per questo - vive al piano terra di un insediamento popolare nella periferia di una cittadina della Transilvania vicino a Cluj-Napoca. Ciò che il regista mostra di questa cittadina sono i luoghi grigi del lavoro, della scuola, dell’ospedale, della caserma di polizia.
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Bacalaureat, titolo originale, è un bel film intenso sui rapporti interpersonali di una famiglia nella realtà attuale rumena. Tratta della difficoltà di trasmettere valori morali ai figli quando noi stessi viviamo un ricatto nella nostra vita quotidiana.
Un bravo medico chirurgo che lavora in ospedale e che non ha mai accettato né bustarelle né tangenti - e forse per questo - vive al piano terra di un insediamento popolare nella periferia di una cittadina della Transilvania vicino a Cluj-Napoca. Ciò che il regista mostra di questa cittadina sono i luoghi grigi del lavoro, della scuola, dell’ospedale, della caserma di polizia. Qua e là uno sprazzo di panorama tipico mitteleuropeo con colline e molto verde.
Romeo Aldea (un bravissimo Adrian Titieni) è sposato con Magda (Lia Bugnar) ma da qualche tempo il loro rapporto è in crisi tant’è che lui dorme sul divano. Ha un’amante Sandra (Malina Malovici), una giovane professoressa della scuola dove va la figlia Eliza (Maria-Victoria Dragus). Per Romeo sua figlia e il suo futuro sono un sogno, una speranza: Eliza è molto brava a scuola e riesce a ottenere una borsa di studio a Cambridge per studiare psicologia, l’unica cosa che manca per partire per l’Inghilterra è l’esame di maturità. Questo obiettivo da raggiungere diventa l’ossessione di Romeo che, come purtroppo molti genitori, impongono consapevolmente e meno i loro desiderata sui figli costringendoli anche amorevolmente ad accettarli e farli propri. L’andare via dalla Romania considerato un paese corrotto e senza speranza è infatti ciò a cui aspira Romeo. «Siamo tornati qui nel 1991 pieni di speranza – dice alla figlia – e abbiamo sbagliato». È stata, infatti, del 1989 la coinvolgente sommossa popolare che ha portato, contemporaneamente alla caduta del muro di Berlino, alla caduta di Ceausescu e della sua potente moglie, facendo sperare in un futuro migliore che purtroppo non c’è stato..
Un giorno prima della prova scritta la ragazza viene aggredita per un tentato stupro e nel resistere si fa male al braccio destro oltre a subire uno choc. Le sue possibilità di ottenere ottimi risultati all’esame diventano tutto insieme scarsi– ci vuole una media del nove per la borsa di studio – e il padre disperato cerca in tutti i modi di aiutarla. Cede pertanto a quel traffico di “favori” che lo vede, forse per la prima volta in un giro di scambi equivoci superando il limite della legalità, pur di vedere realizzato il “suo” sogno per la figlia. Moglie e figlia sono contrarie, ma con forza non sufficiente per farlo desistere.
Così va avanti tutto il film in un crescendo di problemi quotidiani e affettivi. Sandra è stufa di fare l’amante di nascosto, di essere sempre seconda alla sua famiglia, e rivendica attenzioni. Eliza scopre il rapporto clandestino del padre mentre la moglie gli chiede di andarsene via di casa e lasciarle le chiavi. Gli agenti della finanza lo interrogano e lo tampinano perché uno dei suoi pazienti – guarda caso proprio quello che lo deve aiutare nei voti della figlia – è indagato per corruzione e le sue telefonate sono state intercettate….
Premiato meritatamente come migliore regia a Cannes nel 2016, il film costituisce un crudele spaccato sulla Romania attuale ma anche un’intensa riflessione sui rapporti genitoriali apprensivi e fusionali.
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zarar
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martedì 20 settembre 2016
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un difficile percorso parallelo
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In una Romania stagnante, in un ambiente percorso da un senso permanente di insicurezza e minaccia, tra gente esperta nell’arte di arrangiarsi, il medico Romeo Aldea, deluso dal fallimento di una rinascita democratica del suo paese in cui aveva riposto tante speranze, da un matrimonio tenuto a stento in piedi, da una relazione sentimentale problematica, concentra il suo desiderio di riscatto dalle sue frustrazioni e aspirazioni fallite in un progetto quasi ossessivo per sua figlia Eliza: dopo una maturità che si presume brillante, dovrà andar via, frequentare l’Università in Inghilterra, un inizio almeno per lei di una vita diversa e migliore. Proprio alla vigilia degli esami, un evento drammatico, una violenza sessuale subita da Eliza, sconvolge il piano e mette tutto a rischio.
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In una Romania stagnante, in un ambiente percorso da un senso permanente di insicurezza e minaccia, tra gente esperta nell’arte di arrangiarsi, il medico Romeo Aldea, deluso dal fallimento di una rinascita democratica del suo paese in cui aveva riposto tante speranze, da un matrimonio tenuto a stento in piedi, da una relazione sentimentale problematica, concentra il suo desiderio di riscatto dalle sue frustrazioni e aspirazioni fallite in un progetto quasi ossessivo per sua figlia Eliza: dopo una maturità che si presume brillante, dovrà andar via, frequentare l’Università in Inghilterra, un inizio almeno per lei di una vita diversa e migliore. Proprio alla vigilia degli esami, un evento drammatico, una violenza sessuale subita da Eliza, sconvolge il piano e mette tutto a rischio. Un’ansia crescente prende quest’uomo abituato a non perdere la calma: ama la figlia tanto più quanto più la sente offesa e ferita, ma, quasi senza rendersene conto, continua a far prevalere su tutto la sua ossessione, fino a dimostrarsi incapace di comprendere fino in fondo lo shock della ragazza e le diverse priorità che si pongono ora come impreviste resistenze. E’ pronto a tutto per superare i nuovi ostacoli, anche, contraddittoriamente, ai peggiori compromessi, tipici di quell’ambiente che detesta e da cui vuol far fuggire sua figlia ad ogni costo. Una contraddizione di fondo che genera incertezze e sofferenze, dure scoperte e umiliazioni, ridiscussione drammatica di rapporti personali, e che costringe padre e figlia ad un duro percorso di formazione e autocoscienza. Un cauto ottimismo segna la fine della vicenda. Al di là del moralismo di fondo, di facili simbolismi sparsi qua e là, è la figura del padre, felicemente impersonata da A. Titieni, l’elemento più convincente del film. Titieni disegna molto bene questo anti-eroe di tempi di incertezza e di crisi: figlio consapevole di utopie morte, ma ancora incapace di leggere la realtà nuova nei suoi duri condizionamenti e di concepire la libertà come autonomia; concentrato in un disperato tentativo di controllo di un mondo che gli sfugge attraverso una soluzione individuale dove non esistono più soluzioni ‘collettive’; umano troppo umano nella sua capacità di amare incondizionatamente, eppure incapace di ‘vedere’ realmente gli altri e i loro sentimenti al di fuori dei suoi schemi; preda di contraddizioni insanabili giustificate ancora, perversamente, con un fine più alto; solo con le sue angosce, eppure, in positivo, capace ancora di mettersi in discussione fino a riuscire ad aggiustare pazientemente la rotta, a cercare una ricomposizione, a vedere dove ha sbagliato. Il processo speculare di crescita della deuteragonista, la figlia, è tratteggiato con molto minore efficacia sia nella sceneggiatura, sia nella recitazione: una Dragus piuttosto imbambolata riesce ad esprimere abbastanza bene una resistenza sorda e un’incerta ricerca di libertà che non sia fuga, ma è poco convincente nel delineare una evoluzione verso una nuova maturità. Troppo teatrale infine e ad una sola dimensione la madre, nel suo esibito trascinarsi da un amaro predicozzo all’altro. Sfondo convenientemente desolato il deserto urbano, i piccoli interni troppo pieni di stile sovietico. Parabola post-sovietica d’antan (troppo d’antan e troppo legata a un particolare ambiente, qualcuno ha osservato), in realtà molto più universale di quanto non appaia, anche se non sempre all’altezza delle ambizioni del regista. Tre stelle e mezzo.
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redbaron990
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mercoledì 14 settembre 2016
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buona pellicola ma con troppa carne al fuoco!
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E' sempre rischioso tentare di dire molto, spesso si finisce per dire troppo senza mettere adeguatamente a fuoco i singoli obiettivi e forzando più del dovuto le situazioni narrate.
Questo è quello che succede a Mungiu che produce un film ricchissimo di ottimi spunti ma che perde per strada la sua incisività inscenando un dramma familiare e sociale che finisce per esasperare le dinamiche del credibile.
Notevoli le riflessioni sul ruolo genitoriale, sulla speranza in un domani migliore, sulla fuga dal proprio stato, sulla gioventù ecc...
Ma come già detto c'è troppo perché possa essere sviluppato adeguatamente in 2 ore, molti episodi vengono velocizzati e finiscono per essere sminuiti e svalutati.
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E' sempre rischioso tentare di dire molto, spesso si finisce per dire troppo senza mettere adeguatamente a fuoco i singoli obiettivi e forzando più del dovuto le situazioni narrate.
Questo è quello che succede a Mungiu che produce un film ricchissimo di ottimi spunti ma che perde per strada la sua incisività inscenando un dramma familiare e sociale che finisce per esasperare le dinamiche del credibile.
Notevoli le riflessioni sul ruolo genitoriale, sulla speranza in un domani migliore, sulla fuga dal proprio stato, sulla gioventù ecc...
Ma come già detto c'è troppo perché possa essere sviluppato adeguatamente in 2 ore, molti episodi vengono velocizzati e finiscono per essere sminuiti e svalutati. Lo stupro della figlia, il fidanzato che non la soccorre, la madre che decide (solo in virtù della scoperta della figlia, fra l'altro incomprensibile ) di scacciare definitivamente di casa il marito dal quale però si sapeva già tradita da tempo. Tutto troppo rapido e indolore quasi a fare da sfondo a quello che poi è il tema principale.
Non entusiasmanti a mio avviso le interpretazioni dei vari attori che mancano del pathos necessario per rappresentare in modo adeguato una vicenda dalla drammaticità imponente ma sminuita da una narrazione sentimentalmente troppo povera e distaccata.
Il ritratto finale è comunque positivo e di speranza, tutta riposta nei giovani, che nonostante gli errori dei genitori sanno trovare la forza per andare avanti di testa propria ed affermarsi.
Non brutto film, di stimoli e spunti di riflessione ne offre molti, ma gli manca quel pizzico di calma e di empatia in più che avrebbe reso tutto più credibile e meno strapazzato, facendoci alzare dalla poltrona del cinema un po' meno perplessi nel dover credere con serenità a quanto visto nelle ultime 2 ore.
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maumauroma
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giovedì 15 settembre 2016
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un padre, una figlia
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Molto spesso la vita ci costringe a scendere a compromessi con la nostra coscienza e con il nostro senso morale. Ne sapra'qualcosa Romeo Aldea, medico all'ospedale di Cluj, in Romania. Proprio lui che, al termine della rivoluzione che coinvolse il suo paese, scelse di ritornare in patria, sperando (inutilmente) in un futuro migliore per sé e per la sua famiglia. Oggi la sua vita scorre opaca e abitudinaria: il lavoro in clinica, un appartamento modesto nei tanti palazzoni fatiscenti della periferia, un matrimonio da anni fallito con una donna ormai intristita e rassegnata, fugaci visite a casa della giovane amante e della anziana madre. Il dott. Aldea ormai racchiude tutte le sue speranze di riscatto nell'adorata figlia Eliza, bravissima negli studi, che sta per diplomarsi.
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Molto spesso la vita ci costringe a scendere a compromessi con la nostra coscienza e con il nostro senso morale. Ne sapra'qualcosa Romeo Aldea, medico all'ospedale di Cluj, in Romania. Proprio lui che, al termine della rivoluzione che coinvolse il suo paese, scelse di ritornare in patria, sperando (inutilmente) in un futuro migliore per sé e per la sua famiglia. Oggi la sua vita scorre opaca e abitudinaria: il lavoro in clinica, un appartamento modesto nei tanti palazzoni fatiscenti della periferia, un matrimonio da anni fallito con una donna ormai intristita e rassegnata, fugaci visite a casa della giovane amante e della anziana madre. Il dott. Aldea ormai racchiude tutte le sue speranze di riscatto nell'adorata figlia Eliza, bravissima negli studi, che sta per diplomarsi. Per lei vorrebbe un futuro universitario nelle prestigiose scuole inglesi, ma per poter sperare in questo la giovane dovrebbe ottenere voti altissimi all'esame. Purtroppo, alla vigilia della prova, la ragazza subisce una aggressione con un tentativo di stupro che la lascera' ferita nel corpo e nell'animo, e soprattutto potrebbe farle rischiare il fallimento dell'esame. Aldea allora, pur di far ottenere alla figlia voti altissimi, scendera' in un vortice di compromessi attraverso conoscenze di poliziotti, insegnanti, faccendieri, disposti a concedergli favori in cambio di altri favori illegali che rischieranno di rovinargli la carriera di medico. Bel film, che si snoda quasi come un teorema, avvolto in una atmosfera cupa, quasi disperata.E la coscienza del dott. Aldea urla ferita tra boschi oscuri, nel buio ventoso di casolari in rovina, con sassi che rompono finestre, tra musiche di Haendel e mele sbucciate. Mentre,giorno dopo giorno una biglia di vetro cade nel vaso della vita, riempiendolo poco a poco
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lbavassano
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domenica 4 settembre 2016
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il dramma e la banalità della vita quotidiana
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Il dramma, i drammi, si intrecciano con la banalità della vita quotidiana, si stemperano, non raggiungono il livello intollerabile di "Oltre le colline", si esaspera viceversa per contrasto l'ordinario squallore, la disillusione di chi aveva sperato, di chi si era illuso. Ci racconta la Romania di oggi il film di Cristian Mungiu, la Romania che si è lasciata alle spalle il terrore del regime ma anche le grandi speranze di chi il crollo del regime aveva salutato come possibilità di una vita migliore. Ci racconta un luogo ed un tempo precisi, e proprio in ciò riesce a parlarci di noi, in altri luoghi, come sempre il grande cinema.
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Il dramma, i drammi, si intrecciano con la banalità della vita quotidiana, si stemperano, non raggiungono il livello intollerabile di "Oltre le colline", si esaspera viceversa per contrasto l'ordinario squallore, la disillusione di chi aveva sperato, di chi si era illuso. Ci racconta la Romania di oggi il film di Cristian Mungiu, la Romania che si è lasciata alle spalle il terrore del regime ma anche le grandi speranze di chi il crollo del regime aveva salutato come possibilità di una vita migliore. Ci racconta un luogo ed un tempo precisi, e proprio in ciò riesce a parlarci di noi, in altri luoghi, come sempre il grande cinema. Ci parla del tramonto delle grandi illusioni, del nostro arrabattarci nelle miserie della vita quotidiana, nelle complicazioni dei nostri rapporti affettivi, navigando a vista, cercando di sopravvivere ai drammi che, imprevisti, infrangono la nostra vita come un sasso che una mattina, inesplicabilmente, frantuma la finestra di casa nostra. Ci parla della nostra volontà di mantenere in vita comunque un senso di dignità.
Efficace la fotografia, completamente aliena dal pittoresco, a tratti splendida, soprattutto nell'incipit, qualche oscurità di troppo, a mio parere, in un paio di scene (il bosco, l'inseguimento) il cui senso rimane irrisolto, troppo metaforicamente sospeso.
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giulio n.
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domenica 11 settembre 2016
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un sasso che frantuma le pacate certezze
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Inizia con un sasso scagliato contro il vetro della finestra dell'appartamento di Romeo il nuovo film del regista rumeno Cristian Mungiu, un sasso che incrina tutte le idee, le convinzioni e i progetti di una famiglia. Romeo e Magda sono due coniugi in crisi che vivono separati in casa, la loro figlia, Eliza, sta affrontando l'ultimo anno di scuola superiore. Pochi giorni prima dell'esame di maturità il padre accompagna, come tutte le mattine, la figlia a scuola. Quella mattina però la ragazza chiede al padre di lasciarla in una strada vicino scuola dove ha fissato con il suo ragazzo ma, nell'attesa del giovane, la ragazza viene aggredita da un malvivente che tenta di violentarla.
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Inizia con un sasso scagliato contro il vetro della finestra dell'appartamento di Romeo il nuovo film del regista rumeno Cristian Mungiu, un sasso che incrina tutte le idee, le convinzioni e i progetti di una famiglia. Romeo e Magda sono due coniugi in crisi che vivono separati in casa, la loro figlia, Eliza, sta affrontando l'ultimo anno di scuola superiore. Pochi giorni prima dell'esame di maturità il padre accompagna, come tutte le mattine, la figlia a scuola. Quella mattina però la ragazza chiede al padre di lasciarla in una strada vicino scuola dove ha fissato con il suo ragazzo ma, nell'attesa del giovane, la ragazza viene aggredita da un malvivente che tenta di violentarla. Eliza rimane scioccata dall'aggressione, rompendosi perfino un braccio nel tentativo di liberarsi dalla stretta dell'uomo. Il padre però non vuole che questo avvenimento si ripercuota sul risultato d'esame della figlia, dato che la ragazza se riuscirà a superare l'anno con la media del nove vincerà una borsa di studio che le permetterà di andare a studiare all'estero.
Sono molteplici le tematiche portate in scena dal regista, i conflitti familiari, il rapporto complicato con la figlia adolescente ma soprattutto il desiderio del padre, che non è riuscito a realizzare i suoi sogni, di regalare alla propria figlia un futuro migliore lontano dalla Romania. Questo porta alla pretesa di poter scegliere cosa sia meglio per lei e prendere delle decisioni al suo posto. Mungiu filma con grande maestria, si alternano riprese in movimento ravvicinate, ma mai troppo da permettere l'instaurarsi di un rapporto empatico con i personaggi, ed interminabili inquadrature statiche che ci permettono di ascoltare i dialoghi dei protagonisti. Nel film non c'è musica, l'unico suono che domina le sequenze è il continuo vibrare dei telefoni cellulari che perseguitano le azioni dei protagonisti interrompendo e dando vita a situazioni di tensione. Il regista riesce a raccontare in modo chiaro e semplice un argomento estremamente arduo e complicato, il suo stile di ripresa allo stesso tempo distaccato e riflessivo porta lo spettatore ad interrogarsi e ragionare su plurime questioni senza però mai darci una risposta.
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eugenio
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martedì 27 dicembre 2016
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la gabbia dorata della raccomandazione
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Il silenzio delle persone amate, colpite da una violenza esterna, ineluttabile e inesorabile.
Il silenzio della solitudine, dell’incapacità di saper porre un freno a quei segreti inconfessati che spezzano la nostra vita per sempre.
E poi la corruzione, il desiderio di dare un nuovo futuro ai figli, la possibilità di uscire dal mondo chiuso di una comunità di provincia romena verso l’occidente rappresentato da una borsa di studio in Inghilterra.
Christian Mungiu torna da maestro e sembra non aver perso lo smalto dei suoi precedenti film.
Vediamo Romeo, medico di una cittadina, costretto a chiedere un “aggancio” quando la maturanda figlia Eliza, si vede strappare via la dignità venendo aggredita da uno sconosciuto in pieno giorno alla vigilia di un importante esame che potrebbe compromettere il futuro dal padre accuratemente studiato.
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Il silenzio delle persone amate, colpite da una violenza esterna, ineluttabile e inesorabile.
Il silenzio della solitudine, dell’incapacità di saper porre un freno a quei segreti inconfessati che spezzano la nostra vita per sempre.
E poi la corruzione, il desiderio di dare un nuovo futuro ai figli, la possibilità di uscire dal mondo chiuso di una comunità di provincia romena verso l’occidente rappresentato da una borsa di studio in Inghilterra.
Christian Mungiu torna da maestro e sembra non aver perso lo smalto dei suoi precedenti film.
Vediamo Romeo, medico di una cittadina, costretto a chiedere un “aggancio” quando la maturanda figlia Eliza, si vede strappare via la dignità venendo aggredita da uno sconosciuto in pieno giorno alla vigilia di un importante esame che potrebbe compromettere il futuro dal padre accuratemente studiato. Ecco che nella mente del genitore, sopraffatto più della stessa figlia da quell’atto di violenza, nascono intenzioni moralmente discutibili: quello di trovare un escamotage (anche noto come spintarella) per agevolare, con ogni mezzo, il percorso di uscita della figlia lungo la via “dorata” di Oxford.
Del resto se Machiavelli ci ricorda che il fine giustifica i mezzi, allora poco importa se Romeo in passato è stato onesto e privo di qualunque intento corruttibile, perchè le azioni che lui oggi avrebbe compiuto sarebbero state appannaggio unicamente della figlia.
Tutti lo fanno, perchè non io? si domanda Romeo.
Il male della corruzione, traslato nell’ottica consumistica del “tutto ha un prezzo” è il leitmotiv della pellicola del romeno Mungiu, tuttavia la superficie che ristagna sulle acque dell’apparente tranquillo tentativo di un padre di salvare la propria figlia,emerge prepotentemente nella scelta morale dello stesso genitore, responsabile “per riflesso” dell’aggressione, in quanto ha lasciato la figlia a poca distanza dalla scuola per la fretta di raggiungere l'amante, a totale insaputa della ragazza stessa.
Emerge quindi una società sporca,dove all’apparente rispettabilità di una famiglia borghese di facciata, si svelano, minuto dopo minuto, nefandezze e giochi sporchi, inevitabili per “salvare ciò che si ama”.
Ma Mungiu ci sembra quasi voler dire, tramite il personaggio di Adrian Titieni, il rispettabile medico spesso ripreso in primo piano come se fosse nell’intento del regista scandagliarne l’animo, il delicato ruolo del genitore, protettivo e soffocante, solo intenzionato a garantire ai figli“un futuro migliore”.
E fin qui non ci sarebbe nulla di male.
Ma lasciare i figli in una bambagia, privi dell’indipendenza necessaria a far spiccare loro il volo che li allontani dall’alveo familiare, è dannoso oltre che controproducente.
Mungiu non giudica Eliza e nemmeno i comportamenti del fedifrago genitore o dell’indulgente madre, non gli importa; sulle scene vige il pretesto di un dolore privato, sufficiente a far rivendicare ad Eliza un'autonomia che non ha mai avuto in un ambiente asettico di favori e scambi che farà sprofondare nel baratro il genitore.
Come uscirne? Solo tramite la consapevolezza del proprio stato e il coraggio di ammettere a voce alta "io devo lasciar percorrere a mia figlia la sua strada". Una strada sporca di fango e opaca nella sua moralità dove alla bruttura sociale che spegne entusiasmi e nega ogni possibilità di scelta, deve necessariamente opporsi quel sorriso da “giovane adulta” capace di smuovere il sistema e rompere finalmente il giogo della gabbia dorata.
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filippo catani
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mercoledì 28 dicembre 2016
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cosa si è disposti a fare per la propria figlia?
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Romania. La figlia di un medico ha praticamente ottenuto una borsa di studio per poter andare in Inghilterra all'università a studiare psicologia. Le manca una piccola formalità e cioè prendere almeno nove alla maturità. Proprio prima dell'inizio degli esami tutto precipita.
Premiato a Cannes per la sapiente regia di Mungiu, questo film in maniera cruda ed essenziale indaga senza filtri su alcune tematiche molto importanti. Innanzitutto si parla del rapporto tra padre e figlia con il primo che ha praticamente pianificato da tempo il futuro della seconda lontano dalla Romania e da un mondo a suo vedere che non le darà grandi possibilità.
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Romania. La figlia di un medico ha praticamente ottenuto una borsa di studio per poter andare in Inghilterra all'università a studiare psicologia. Le manca una piccola formalità e cioè prendere almeno nove alla maturità. Proprio prima dell'inizio degli esami tutto precipita.
Premiato a Cannes per la sapiente regia di Mungiu, questo film in maniera cruda ed essenziale indaga senza filtri su alcune tematiche molto importanti. Innanzitutto si parla del rapporto tra padre e figlia con il primo che ha praticamente pianificato da tempo il futuro della seconda lontano dalla Romania e da un mondo a suo vedere che non le darà grandi possibilità. Allo stesso tempo c'è una figlia che se da una parte ha sposato il progetto del padre dall'altra però frequenta un ragazzo inviso a lui e che le dispiacerebbe lasciare. Il tutto è calato in un contesto che purtroppo anche noi conosciamo bene; il padre infatti pur di non far perdere questa opportunità alla figlia entrerà nei meandri della corruzione e delle amicizie non proprio raccomandabili al contrario di quanto aveva sempre cercato di fare nella sua vita e insegnato alla figlia. E quì entriamo anche nella dinamica familiare dove la moglie ricorda tutto questo al marito che peraltro sta frequentando un'altra donna. Insomma un racconto complesso ma molto toccante che Mungiu porta avanti senza troppi fronzoli, senza badare alla correttezza istituzionale e avvalendosi di un'ottima coppia d'attori. Davvero un pezzo di ottima cinematografia.
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