andrea giostra
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sabato 15 ottobre 2016
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pasticcio giuda ben hur!
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Il remake di Timur Bekmambetov non fa altro che deludere lo spettatore che invece, ingannato dal trailer, si aspetta un Film vulcanico, dinamico, avvincente, ben ritmato, con una sceneggiatura che certamente non avrebbe fatto rimpiangere l'originale di Lew Wallace del 1959 vincitore di ben 12 Oscar!
Senza voler usare ipocriti e ingenui eufemismi, questo Film, diretto dal regista kazako Timur Bekmambetov, ri-scritto e ri-sceneggiato dagli statunitensi John Ridley (vincitore del Premio Oscar 2013 per la migliore sceneggiatura non originale del Film “12 Years a Slave”) e Keitt R.
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Il remake di Timur Bekmambetov non fa altro che deludere lo spettatore che invece, ingannato dal trailer, si aspetta un Film vulcanico, dinamico, avvincente, ben ritmato, con una sceneggiatura che certamente non avrebbe fatto rimpiangere l'originale di Lew Wallace del 1959 vincitore di ben 12 Oscar!
Senza voler usare ipocriti e ingenui eufemismi, questo Film, diretto dal regista kazako Timur Bekmambetov, ri-scritto e ri-sceneggiato dagli statunitensi John Ridley (vincitore del Premio Oscar 2013 per la migliore sceneggiatura non originale del Film “12 Years a Slave”) e Keitt R. Clarke (quasi sconosciuto al grande pubblico cinematografico americano avendo realizzato poche sceneggiature importanti – “The Way Back” (2010), “In Search of Dr. Seuss” (1994) -; ma forse più conosciuto come produttore e scrittore statunitense!), è quasi dilettantesco!
Se doveva essere una sfida con la più celebre e mitica versione colossal diretta da William Wyker nel 1959, che ha visto grandissimo protagonista l'insuperabile Charlton Heston, questa è stata miseramente persa senza giustificazione alcuna!
La narrazione è lenta, insipida, piatta, bonaccia, asettica, con un filo conduttore narrativo che spesso lo spettatore perde e che poi ritrova, dopo un po', aggrovigliato e incomprensibile! Le scene sembrano realizzate a compartimenti stagni non comunicanti! In una parola: un vero e proprio fiasco cinematografico!
Forse l'unica scena interessante, che salva il costo del biglietto e che al contempo pulsa di azione cinematografica, è quella finale della corsa con le bighe dove un'ottima rappresentazione, utilizzando le ultime e recentissime tecnologie informatiche della C.G.I. (computer-generated-imagery), fanno sbocciare un subitaneo e repentino palpito allo spettatore che rimane empaticamente coinvolto, ma certamente non travolto!
Quella di Timur Bekmambetov è certamente la peggiore versione delle cinque che dal 1907 si sono succedute nel tempo: le due versioni “mute” del 1907 e del 1925; la celebre ed insuperabile versione del 1959; il film di animazione del 2003; per finire, appunto, con l'ultima del 2016.
Il Cast di attori è interessante e di grande esperienza hollywoodiana, ma non basta a salvare il film: Jack Huston, Toby Kebbell, Morgan Freeman, Rodrigo Santori, Nzanin Boniadi, ed altri ancora!
Gli sceneggiatori combinano un pasticcio incredibile: intenti a ri-scrivere una versione originale della narrazione romanzesca di Wallace, si ritrovano a realizzare un' “opera” che rinnegare la natura stessa del Romanzo e la straordinaria bellezza dell'originario di Lew Wallace, dal titolo “Ben Hur: A Tale of Cristo” del 1880.
Non mi resta che scrivere una Breve Sinossi, perché sul Film non c'è altro da dire:
Il protagonista del Film, Giuda Ben Hur, vive in Giudea proprio negli anni di Gesù di Nazaret. L'unico interesse di principe Ben Hur è quello di mantenere la sua libertà, la sua autonomia, il suo benessere e la sua ricchezza, tenendosi ben distante dal potere di Roma, che venera senza esitazione alcuna, ed al contempo prendendo le distanze dai primi ribelli giudei, al potere imperiale di Roma: gli Zeloti.
Una serie incredibile di vicende, all'arrivo del nuovo Prefetto di Roma Ponzio Pilato, costringono i romani a distruggere la famiglia di Giuda Ben Hur e a farlo schiavo in una galea romana.
Il resto della narrazione è frutto del dolore prima e della sete di vendetta poi di Ben Hur che si sente tradito dalla persona che ritiene suo fratello acquisito ma che volta le spalle a lui ed a tutta la sua famiglia.
Il resto è da vedere al cinema. Oppure aspettare pazientemente qualche mese che esca nei canali satellitari.
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ashtray_bliss
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martedì 20 settembre 2016
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ben-hur 2016. tra storia, religione ed avventura.
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Hollywood pare aver perso definitvamente ogni interesse a produrre e promuovere dei colossal storici (intesi come colossal dell'epoca pre e post cristiana), che per me si sono fermati con quel meraviglioso e sottovalutato Alexander del 2004, firmato Oliver Stone. Successivo e parallelemente a quello, ultimo dei grandi colossal, ci sono stati dei clamorosi flop sia dal punto di vista delle critiche che del botteghino, quali Troy e Le Crociate di Scott, che pure ho avuto modo di apprezzare. Ma un dato di fatto è che per fare un colossal storico ci deve essere passione, accuratezza storica, amore per la storia e i dettagli ed ovviamente un gruppo di attori-registi-produttori che sappia il suo mestiere.
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Hollywood pare aver perso definitvamente ogni interesse a produrre e promuovere dei colossal storici (intesi come colossal dell'epoca pre e post cristiana), che per me si sono fermati con quel meraviglioso e sottovalutato Alexander del 2004, firmato Oliver Stone. Successivo e parallelemente a quello, ultimo dei grandi colossal, ci sono stati dei clamorosi flop sia dal punto di vista delle critiche che del botteghino, quali Troy e Le Crociate di Scott, che pure ho avuto modo di apprezzare. Ma un dato di fatto è che per fare un colossal storico ci deve essere passione, accuratezza storica, amore per la storia e i dettagli ed ovviamente un gruppo di attori-registi-produttori che sappia il suo mestiere. Ecco perchè è più facile, e meno impegnativo, puntare tutto sui cinecomix piuttosto che sui film storici i quali, ahimè, interessano un gruppo limitato di spettatori. Del resto la Storia non vende quanto il Fantasy.
Si viene così al dunque: Era necessario un secondo remake cinematografico di Ben Hur? Non bastava il film del '59 la miniserie del 2010 e i precedenti film del cinema muto degli anni venti? La mia personale risposta è ni. L'originale cinematografico era un opera più che sufficiente, anche se comprendo e accetto i remake di buona qualità quando è passato un lasso di tempo significativo tra un prodotto e l'altro e quando si tratta di attirare ed appassionare le nuove generazioni, usando anche il linguaggio cinematografico che conoscono (compreso l'uso della CGI) e volti ai quali le nuove generazioni fanno riferimento. Ma con tutta la stima che ho per il regista kasako Bekmambetov, di cui ho adorato il fumettistico e adrenalinico Wanted, il remake di un film importante come Ben Hur andava affidato a mani molto più esperte, probabilmente a un R. Scott, Snyder (interessante sarebbe stata una resa fumettistica in stile 300), un Eastwood, un Gibson. Ma il regista si impegna e fa del suo meglio (senza evitare anacronsmi e strafalcioni) e allora ci si domanda cosa ha comportato il flop del Ben Hur 2k16? La componente religiosa c'entra, dato che il film è stato accusato di aver forzatamente inserito la figura di Gesù per attirare quella parte di pubblico credente/cristiana. Ma c'entra anche la scelta di affidare i ruoli chiave ad attori poco noti e dunque non in grado di trascinare una massa corposa di aficionados. Immagino che se al posto di quel volto belloccio ma indifferente di Jack Huston ci fosse stato un volto più incisivo, particolare e ipnotico come ad esempio quello di un Oscar Isaac, Tom Hiddleston o Daniel Bruhl il irisultato sarebbe stato meno debole. Dall'altra parte però bisogna ammettere che la storia c'è e la fa da padrone pur rimanendo abbastanza superficiale. I legami indissolubili che uniscono i protagonisti tra loro sono appena accennati, non risultano mai profondi, autentici, toccanti. E allora cosa resta di funzionale in questa rivisitazione classica? La parte action, l'avventura, le scene d'azione ben confezionate grazie all'ausilio di effex speciali convincenti e ben dosati. Bella è altresì l'ambientazione, ricordiamo che le riprese coinvolgevano Matera e Roma, curata e molto nitida la fotografia e la scenografia, pur con la presenza di qualche anacronismo stilistico in relazione ai personaggi. Buona la colonna sonora e finale a sorpresa. Il finale si rivela probabilmente come la parte più debole del film e certamente fatica ad essere aprezzato o a convincere perchè è troppo convenzionale, artificioso e patinato.
Per il resto si assiste ad una avventura classica ed epica che coinvolge Judah Ben Hur e tutta la sua famiglia; il giovane da ricco rampollo ebreo amico dei romani cade in disgrazia per mano del suo amico fraterno Messala e dopo anni di prigionia e schiavitù decide di tornare a Gerusalemme, ritrovare la famiglia e vendicarsi. Sul percorso di casa però si ritroverà sulle orme di Gesù di Nazareth, un uomo che sta facendo decine di adepti e che poco prima della sua crocifissione riuscirà a conquistare, e convertire, anche il protagonista e la sua sposa Esther. La storia ricalca dunque la classica epopea ricca di pathos, avventura, invidia, amore e odio che coinvolge i protagonisti. La resa attoriale è sufficiente, il veterano Freeman è l'unico volto e nome noto e ovviamente non sfigura nella parte del mercante nomado che diventa il mentore del giovane Ben Hur. Huston ci prova e si impegna, ma il risultato e' abbastanza modesto, non riuscendo ad entrare pienamente nei panni di Ben Hur ed appropriarsi del ruolo, viverlo come una seconda pelle, cosa che invece sarebbe risultata indispensabile per un ruolo come questo. Modeste, senza eccessi, anche le interpretazioni del resto del cast. Buona ma più carente la prova attoriale di Kebbell che impersona un uomo accecato dal rancore e dall'odio nonchè roso dai sentimenti di inadeguatezza rispetto al resto della sua (nobile) famiglia adottiva. Il suo personaggio nonostante sia compatto durante l'intera durata della pellicola perde credibilità nel finale, l'anello debole del film, in quanto la sua trasformazione risulta alquanto repentina e quindi inverosimile dati gli avvenimenti pregressi. Nella norma anche le interpretazioni di Santoro nei panni di un giovane Gesù che non colpisce particolarmente e quelle delle donne, anche se appena un po' di risalto in più viene dato alla figura di Esther, moglie di Ben Hur e una delle prime convertite cristiane discepole di Cristo.
Nel complesso si esce dal cinema soddisfatti anche se con latente sensazione di incompletezza della serie "si poteva fare di più". Lo script è comunque basato sul classico best-seller, l'adrenalina e l'action alla quale Timur ci ha abituati è ben presente e non molla mentre l'apice del film arriva con la mitica corsa dei cavalli e le bighe nell'arena. Una scena che risulta comunque molto emozionante e ben fatta della quale si percepisce lo sporco, il caldo, la polvere negli occhi e l'incertezza di sopravvivere al prossimo giro. Gli attori sono discreti, ma l'impegno c'è e si nota, del resto due giovani attori come Huston e Kebbell non potevano ereditare il peso delle prove attoriali di C. Heston e S. Boyd, metterli a confronto non sarebbe giusto nè per gli uni nè per gli altri. Accettiamo dunque con piacere questa moderna rivisitazione, ci godiamo lo spettacolo, come gli antichi romani, nelle sale cinematografiche e ci auguariamo che la prossima volta Bekmambetov ci stupisca di più.
Ben Hur 2016 è un prodotto di oggi con tutti i pregi e i difetti che ne conseguono, un film che mescola storia ed avventura, pathos e religione, risultando un prodotto di intrattenimento godibile anche se è conscio di non poter essere un nuovo Gladiatore e di non essere in carreggiata per altri Oscar come l'omonimo predecessore. Resta il fatto che è un prodotto di puro entertainment più che decente -per di più se paragonato ad altri film pseudo-storici usciti quest'anno-, che si può tranquillamente vedere al cinema senza rimpiangere i soldi del biglietto ma preparandosi ad un finale sotto la media del resto della pellicola.
Per me è comunque promosso (la storia del resto batte qualsivoglia difetto tecnico). 3/5.
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domenico maria
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sabato 1 ottobre 2016
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piramidina crollata
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Quando ho lasciato il commento al classico del '59 di Wyler, avevo scelto come titolo "piramide di dolore", data la intensa drammaticità di molte scene, e insieme una intensa religiosità, cristiana in senso ampio. D'altro canto poichè sia in quella edizione come in questa(e anche come in quella remotissima degli anni '20) la pellicola nasce dal romanzo "A Christ Tale", una storia di Cristo, fare i conti con l'elemento religioso onnipresente, pur se a vari gradi di intensità, è inevitabile e arrivo a dire, se scegli soggetti come questo, necessario, indispensabile. E quì, sopra a tutto quì, questa pellicola crolla miseramente. Fino agli ultimi 5 minuti potrei anche sottoscrivere molte delle cose scritte da Asthray Bliss, perchè mi ci ritrovo vicino.
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Quando ho lasciato il commento al classico del '59 di Wyler, avevo scelto come titolo "piramide di dolore", data la intensa drammaticità di molte scene, e insieme una intensa religiosità, cristiana in senso ampio. D'altro canto poichè sia in quella edizione come in questa(e anche come in quella remotissima degli anni '20) la pellicola nasce dal romanzo "A Christ Tale", una storia di Cristo, fare i conti con l'elemento religioso onnipresente, pur se a vari gradi di intensità, è inevitabile e arrivo a dire, se scegli soggetti come questo, necessario, indispensabile. E quì, sopra a tutto quì, questa pellicola crolla miseramente. Fino agli ultimi 5 minuti potrei anche sottoscrivere molte delle cose scritte da Asthray Bliss, perchè mi ci ritrovo vicino. Ma la fretta, la frenesia isterica di chiudere a velocità supersonica gli ultimi episodi evangelici , davvero rende il film stesso quasi ridicolo(e le reazioni di sarcasmo o e disappunto le ho ben sentite). Però, in un certo senso, forse era da aspettarselo. La figura di Cristo è deliberatamente pallida e ridotta, quasi sommersa, quasi che vederne il volto ne polverizzi il fascino e il magnetismo. Per un Cristo così debole forse questo potrebbe essere un finale(tristissimo e desolante)adeguato. Pensate alla potenza dell'attore(apparentemente ignoto... Indovinello,chi sa chi è?) scelto da Wyler nel '58 a Arcinazzo e Cinecittà. Quella scena superba del discorso della montagna, con la folla sottostante, e in fondo Giuda/Charlton Heston che cammina verso l'appuntamento con Ponzio Pilato, roso dal rancore e dall'ossessione di vendetta: le 2 vite,diversissime che comunque si incrociano, a distanza, per ora. Si erano incrociate quando il principe/schiavo muore di sete, si incrociano ora(e di nuovo l'acqua, la sete di vita e di giustizia), e si incroceranno sul Calvario, e dal Calvario ancora l'Acqua che produce il doppio miracolo dell'uomo e per la famiglia. Il Tema dell'Acqua, tanto banale e semplice, portato a livelli mistici e universali. Non si tratta di essere bigotti ultraconservatori o veri credenti. C'è un crollo di spessore, ripeto, un crollo, non un calo. Per il resto noto con piacere la solita abilità e gusto tutto italico nei costumi e nelle locations(nulla di nuovo, ricordate i set mirabolanti di Cleopatra di cui parla uno sbalordito Martin Landau nelle edizioni speciali DVD/Blu Ray!),il fascino senza tempo di Matera e la corsa delle bighe che tecnicamente è di ottima qualità(certo, siamo a Cinecittà, comunque, per ciò che ne è rimasto). Gli spazi naturali del '58 ce li sognamo, ma gli effetti speciali funzionano, come nella battaglia navale: Freeman mi piace ma certo Hugh Griffith ha ben altro sapore. E Frank Thring come Ponzio Pilato mi pare molto più intrigante e mellifluo, di questo spietato, monocromo e superficiale governatore. I due protagonisti sarebbero anche accettabili ma non entrano mai davvero nei personaggi, e le figure femminili, che qualcuno diceva un pochino in sottotono nel '58(!!!!)ora sono quasi evanescenti. Paradosso dei paradossi. Ciò che in un certo senso salva dal disastro questa pellicola sono due cose:l'ambientazione Italiana e gli effetti speciali, per un film deludente. Nel '58 gli effetti speciali non ci sono affatto, Wyler non ne voleva neanche sentir parlare, c'erano gli attori,l'Italia, il regista; e i "Sentimenti"(odio la parola "valore",mi sembrano banconote).
Quì, di veri sentimenti non trovo quasi nulla.Comunque 5 Euro non proprio buttati.
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[+] intrattenimento privo di spessore umano-religioso
(di antonio montefalcone)
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[+] il declino di hollywood
(di samanta)
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giulio paz
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mercoledì 12 ottobre 2016
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ha dei demeriti, ma è spettacolare
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il difetto principale credo sia la breve durata rispetto ai predecessori. la costruzione della storia risulta un pò troppo veloce, di conseguenza il pathos ne risulta impoverito, seppure non così scarso come tutti danno a intendere. ma la ricostruzione storica, nel senso degli ambienti e delle situazioni, credo sia la più strabiliante e coinvolgente mai vista. ti fa fare un vero e proprio salto nel tempo. ad esempio l'entrata di ponzio pilato in gerusalemme... o la vita nella galea, il circo che, seppur posizionato in modo inverosimile, nel suo aspetto invece risulta molto verosimile.
per chi è un pò appassionato di storia antica come me, l'impatto è fortissimo. ti da molto l'idea di come possa essere stato l'influenza dei romani sulla vita in gerusalemme.
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il difetto principale credo sia la breve durata rispetto ai predecessori. la costruzione della storia risulta un pò troppo veloce, di conseguenza il pathos ne risulta impoverito, seppure non così scarso come tutti danno a intendere. ma la ricostruzione storica, nel senso degli ambienti e delle situazioni, credo sia la più strabiliante e coinvolgente mai vista. ti fa fare un vero e proprio salto nel tempo. ad esempio l'entrata di ponzio pilato in gerusalemme... o la vita nella galea, il circo che, seppur posizionato in modo inverosimile, nel suo aspetto invece risulta molto verosimile.
per chi è un pò appassionato di storia antica come me, l'impatto è fortissimo. ti da molto l'idea di come possa essere stato l'influenza dei romani sulla vita in gerusalemme. nessun altro film mi ha trasmesso così queste sensazioni e certi aspetti. stessa impressione condivisa dalle persone che lo hanno visto con me. quindi, al contrario del resto dei commenti, mi sento di consigliarlo vivamente, proprio per questi pregi, pur rimanendo palesemente inferiore al primo mitico ben-hur come spessore della storia.
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iltrequartista
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martedì 6 giugno 2017
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il non ritorno di giuda
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La superiorità del prodotto originale è evidente sotto tutti i punti di vista:spessore,dialoghi,costumi,personaggi,interpretazioni,la figura del Messia,durata,etc. Etc.
Considerando inoltre che all'epoca non esistevano gli attuali effetti speciali,anche a livello di spettacolarità non c'è paragone,ad esempio anche la scena famosissima delle bighe è inferiore a quella di circa sessanta anni fa.
L'inutilità di questo remake sfiora dunque il clamoroso.
In quanto opera singola invece non credo si possa definirla una schifezza assoluta.
Probabilmente gli eventi si susseguono in maniera troppo veloce,quasi caotica,ma arrivare a fine pellicola non vi costerà molta fatica.
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La superiorità del prodotto originale è evidente sotto tutti i punti di vista:spessore,dialoghi,costumi,personaggi,interpretazioni,la figura del Messia,durata,etc. Etc.
Considerando inoltre che all'epoca non esistevano gli attuali effetti speciali,anche a livello di spettacolarità non c'è paragone,ad esempio anche la scena famosissima delle bighe è inferiore a quella di circa sessanta anni fa.
L'inutilità di questo remake sfiora dunque il clamoroso.
In quanto opera singola invece non credo si possa definirla una schifezza assoluta.
Probabilmente gli eventi si susseguono in maniera troppo veloce,quasi caotica,ma arrivare a fine pellicola non vi costerà molta fatica.
La Storia di Messala e Giuda è così interessante che rivederla fa sempre piacere,al pari di ambientazioni passate e di buoni e semplici sentimenti sempre in primo piano.
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elpiezo
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martedì 11 ottobre 2016
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passabile intrattenimento!!!
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Coraggioso tentativo di remake del celebre Ben–Hur del 1959 (12 premi oscar!!!), storico romanzo ricco di contesti retorici e mistici riadattato oggi a semplice passatempo cinematografico per un pubblico odierno attratto in primis agli effetti speciali piuttosto che ai messaggi storico culturali. Il poco spazio concesso alla teatralità dei singoli personaggi e la scarsa propensione religiosa dell'intera vicenda rendono questo nuovo Ben-Hur un classico blockbuster i cui punti di forza sono alcune piacevoli scene movimentate (la fuga dalle galee e la celebre corsa dei carri) ed un sostenuto ritmo narrativo che consentono al film di diventare comunque una pregevole opera di intrattenimento.
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no_data
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domenica 16 ottobre 2016
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senza paragoni
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Sono andato a vedere questo film perchè non mi ricordavo più quello mitico. Ho potuto quindi giudicarlo senza doverlo paragonare a quello. E' un buon film storico di intrattenimento, discretamente recitato, con alcune "cadute" (i pantaloni, in particolare quelli bianchi indossati dall'ex schiava). Meritano sicuramente le scene di movimento: quella famosa delle bighe nel circo, avvincente e soprattutto quella realistica della battaglia navale vista claustrofobicamente dalla parte dei reietti rematori la cui miserabile vita era legata (in tutti i sensi) al destino della nave. Se solo non si fosse intitolato "Ben-Hur" avrebbe avuto maggiore e meritato successo: senza paragoni.
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tmpsvita
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sabato 24 giugno 2017
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remake patinato e di stampo televisivo
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Blockbuster estremamente patitano e non richiesto, come conferma il grande flop, che avrebbe giovato di una spruzzata di modernità in più che invece risulta assente.
Il film è diviso principalmente in due parti: la prima (ovvero i primi 40 minuti) è caratterizzata da dialoghi banali, scialbi e da una regia per lo più da stampo televisivo e da inquadrature piatte, per fortuna nella seconda parte queste inquadrature vengono alternate con altre un po' più ispirate e sequenze, almeno esteticamente, adatte ad un blockbuster odierno.
Purtroppo però i dialoghi fanno abbastanza pena durante tutto il film e la regia si ricorda che il film è destinato al grande schermo solo in alcuni frangenti.
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Blockbuster estremamente patitano e non richiesto, come conferma il grande flop, che avrebbe giovato di una spruzzata di modernità in più che invece risulta assente.
Il film è diviso principalmente in due parti: la prima (ovvero i primi 40 minuti) è caratterizzata da dialoghi banali, scialbi e da una regia per lo più da stampo televisivo e da inquadrature piatte, per fortuna nella seconda parte queste inquadrature vengono alternate con altre un po' più ispirate e sequenze, almeno esteticamente, adatte ad un blockbuster odierno.
Purtroppo però i dialoghi fanno abbastanza pena durante tutto il film e la regia si ricorda che il film è destinato al grande schermo solo in alcuni frangenti.
Gli effetti speciali sono abbastanza decenti soprattutto verso la fine ma, visto il budget notevolmente allevato (100mln), era il minimo che ci si potesse aspettare.
Le interpretazioni, in particolar modo quella del protagonista, sono molto finte, talvolta esagerate e adeguate ad una sitcom di basso livello.
Inoltre il film è intrinso di un buonismo piuttosto stucchevole ed evitabile, presente soprattutto nella prima parte.
Nonostante tutto devo dire che dopo la prima parte il film si riprende un po' e ci regala due sequenze sensazionali: quella all'interno della barca e quella finale, ovvero la corsa dei cavalli che risulta abbastanza credibile soprattutto grazie a degli effetti sonori discreti, una regia azzeccata e un montaggio che funziona benissimo.
E queste due scene, saranno probabilmente gli unici motivi che mi spingeranno a vedere il film una seconda volta, anche se dovrò sopportare il soporifero e logorroico l'inizio.
Quindi se siete alla ricerca di un film divertente e di intrattenimento, beh vi posso dire che ce ne sono molti di gran lunga superiori ma altrettanti di gran lunga peggiori.
VOTO: 5/10
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elgatoloco
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martedì 6 giugno 2017
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interessante solo la valutazione astorica
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Sappimao che è la quinta trasposizione filmica delll'opera letteraria di Lewis Wallace, generale, scrittore ma anche molte altre cose(1827-1905), dove il suo romanzo più celebre è del 1880, mentre la trasposizione piùfamosa è quella di William Wyler del 1959,, con Charles Huston, ma poi c'è molto altro in mezzo, compresa(poco più di un lustro fa)una versione a puntate in forma di TV-movie, decisamente deludente. A fine anni Cinquanta(chi scrive aveva visto il film poco dopo, da bambino in età pre-scolare, quasi per"obbligo", rivedendolo poi da adulto)il film di Wyler che rendeva ancora in pieno l'opera letteraria, anche con quel tanto(troppo, per chi scrive)di"apologetico"e di"miracolistico"che ha in sè.
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Sappimao che è la quinta trasposizione filmica delll'opera letteraria di Lewis Wallace, generale, scrittore ma anche molte altre cose(1827-1905), dove il suo romanzo più celebre è del 1880, mentre la trasposizione piùfamosa è quella di William Wyler del 1959,, con Charles Huston, ma poi c'è molto altro in mezzo, compresa(poco più di un lustro fa)una versione a puntate in forma di TV-movie, decisamente deludente. A fine anni Cinquanta(chi scrive aveva visto il film poco dopo, da bambino in età pre-scolare, quasi per"obbligo", rivedendolo poi da adulto)il film di Wyler che rendeva ancora in pieno l'opera letteraria, anche con quel tanto(troppo, per chi scrive)di"apologetico"e di"miracolistico"che ha in sè. Nella secolarizzazione selvaggia(nonostante i"ritorni del sacro"annunciati e in parte reali, più che altro però per una generica di spiritualità più che di"religione")nella quale il post-moderno ci immerge, "non ci è più bisogno"di questa commovente(?)storia di Judah Ben-.Hur, rampollo di una ricca famiglia ebraica,, fratello dell'adottivo orfanello romano Messala, che diverrà suo nemico... Troppi flash-back, scene del naufragio dopo la galea-galera molto spettacolari, come quelle del sottofinale della lotta in qaudriga, anche qui con un netta tendenza all'eccesso, al"too much", al debordare; c'è poi, però(unico elmento interessante)quella denuncia interessante dell'imperialismo romano da"panem et circenses", assolutamente assente nel classico(?Fino a che punto e per chi, viene da chiedere e chiedersi)di WYler, ma anche l'uso "antistorico"(ma con la storia controfattuale molto rientra dalla finestra, diciamo così)di concetti e relativi lemmi quali"Progresso"e"stabilità", neppure concepibili(né concepiti)all'epoca né in ambito romano e romanizzato né nel Vicino Oriente, segnatamente ebraico. Certo abile il regista Timur Bekmambetov, decisamente a suo agio nel cinema spettaqcolare, discreti Jack Huston/NBen.Hur)e Toby Kebbel(Messala), mentre Morgan Freeman, comunque bravo, è decisamente fuori ruolo, nei panni di un quasi"re mago", in realtà imprendibore circenese e "patron"di Judah Ben.Hur... Rodrigo Santoro è un Gesù molto laicizzato che fa rimpiangere il profeta"clamans in deserto"pasoliniano, ma anche il Cristo di Zeffirelli, per citare solo due esempi made in italy, pur se abissalmente diversi.Nazanin Boniadi, nel ruolo di Esther, oltre ad essere più che gradevole fisicamente, è decisamente brava. In complesso, francamente, una versione di cui si poteva anche tranquillamente far a meno, anche proprio per i motivi cui accennavo all'inizio. Speriamo che non ci propinino un'altra versione ulteriore, magari"alternativa a questa"... El Gato
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