gigiesse
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martedì 25 ottobre 2016
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la pesantezza necessaria
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Il perfetto Seymour Levov (detto lo Svedese), campione di football, bello e osannato da tutti sposa la perfetta Dawn, miss New Jersey, appassionata di vacche. La coppia va a gonfie vele, hanno una figlia, la loro fabbrica di guanti prospera. I problemi iniziano quando Merry (la figlia) comincia a crescere: balbetta (forse apposta), è ipersensibile ed ogni tanto ha comportamenti fuori dal normale, tuttavia l'amore dei suoi genitori è incondizionato, soprattutto quello del padre. Crescendo inizia a odiare la madre (che un po' alla volta si distacca), e manifesta il suo disagio nei confronti del mondo che la circonda sviluppando le confuse idee pacifiste e di libertà tipiche dell'epoca. Fa fatica a vivere, ha un disagio esistenziale che la porta all'odio e a commettere atti terroristici.
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Il perfetto Seymour Levov (detto lo Svedese), campione di football, bello e osannato da tutti sposa la perfetta Dawn, miss New Jersey, appassionata di vacche. La coppia va a gonfie vele, hanno una figlia, la loro fabbrica di guanti prospera. I problemi iniziano quando Merry (la figlia) comincia a crescere: balbetta (forse apposta), è ipersensibile ed ogni tanto ha comportamenti fuori dal normale, tuttavia l'amore dei suoi genitori è incondizionato, soprattutto quello del padre. Crescendo inizia a odiare la madre (che un po' alla volta si distacca), e manifesta il suo disagio nei confronti del mondo che la circonda sviluppando le confuse idee pacifiste e di libertà tipiche dell'epoca. Fa fatica a vivere, ha un disagio esistenziale che la porta all'odio e a commettere atti terroristici. Sparisce. La madre, arrivata quasi alla follia, cambia totalmente stile di vita e cerca di dimenticarla. Lo Svedese non ci riesce e non ci riuscirà mai. Tenta ogni strada per ritrovarla. Quando ciò accade la trova in stati disumani: non si lava per non far male all'acqua, tiene un velo davanti alla bocca per non far male all'aria. La sua ipersensibilità è devastante. La storia si conclude con il funerale dello Svedese e nell'ultima scena si intravede la figlia.
Il confronto con il libro, che tanto pesa a questo film, non posso farlo, non avendo letto il capolavoro di Roth. Tuttavia trovo la trasposizione cinematografica di McGregor riuscita. Gli attori sono molto bravi a rappresentare questa progressiva distruzione delle vite di una famiglia. Le contraddizioni e la violenza dell'osannato '68 sono rappresentate estremamente bene. I dialoghi sono ben calibrati e mai banali. Nel complesso il film meriterebbe più successo.
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alex2044
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martedì 25 ottobre 2016
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una storia dura ma memorabile
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E' complicato trarre un film da un capolavoro assoluto come "American Pastoral" di Philip Roth . Bisogna quindi ringraziare Ewan McGregor che con la sua tenacia ha permesso la realizzazione di questo film con il conseguente rimbalzo di notorietà per il libro che la merita ampiamente . L'opera non è a livello del libro ma ciononostante la storia è talmente coinvolgente pur nella sua durezza implacabile , da rendere le più di due ore del film un percorso , si accidentato e qualche volta crudele , ma più che interessante , fino alla sua conclusione .Gli attori sono tutti molto bravi . Con naturalmente in testa E. McGregor che nella parte dello " svedese" tratteggia magnificamente il percorso di quest'uomo che dopo una prima parte della vita nella quale lui è sempre, il più bello , il più bravo , il più intelligente ed il più amato , negli studi , nello sport e nel lavoro , precipita in un incubo da cui non uscirà mai più .
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E' complicato trarre un film da un capolavoro assoluto come "American Pastoral" di Philip Roth . Bisogna quindi ringraziare Ewan McGregor che con la sua tenacia ha permesso la realizzazione di questo film con il conseguente rimbalzo di notorietà per il libro che la merita ampiamente . L'opera non è a livello del libro ma ciononostante la storia è talmente coinvolgente pur nella sua durezza implacabile , da rendere le più di due ore del film un percorso , si accidentato e qualche volta crudele , ma più che interessante , fino alla sua conclusione .Gli attori sono tutti molto bravi . Con naturalmente in testa E. McGregor che nella parte dello " svedese" tratteggia magnificamente il percorso di quest'uomo che dopo una prima parte della vita nella quale lui è sempre, il più bello , il più bravo , il più intelligente ed il più amato , negli studi , nello sport e nel lavoro , precipita in un incubo da cui non uscirà mai più .Jennifer Connolly nella parte della moglie ondivaga e mentalmente instabile e Dakota Fanning in quella della figlia , in età più adulta , debole e facilmente preda dei lati più deteriori della contestazione , in quel periodo imperante negli Stati Uniti .Come si intuisce E.Mc Gregor è molto più bravo come attore che come regista ma questa sua prima opera non è per niente negativa pur con alcune debolezze di fondo forse aiutate anche da un budget non proprio amplissimo . Da qui qualche carenza tecnica cui nei suoi prossimi impegni saprà senz'altro ovviare. Per concludere il film mi è piaciuto e mi pare che la stessa sensazione l'abbiano provata gli altri spettatori . Infatti dopo la parola fine nessuno si è alzato e i titoli di coda sono scorsi lentamente in un silezio irreale e solo quando le prime luci si sono accese qualcuno , molto timidamente , si è alzato . Un bel segnale di attenzione per un film che , ripeto , ha i suoi difetti ma ha il pregio grandissimo di proporre sul grande schermo una storia memorabile .
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vincenzo ambriola
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giovedì 20 ottobre 2016
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anni pesanti, come il piombo
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Lui è lo Svedese, un uomo ricco, bello e molto fortunato. E' anche ebreo. Lei è Miss New Jersey, bella, determinata, moglie dello Svedese. Merry è la loro adorata figlia. Tanta luce nella prima parte del film, luce che illumina la nascita di un amore, la nascita di una figlia e i primi anni felici di una famiglia americana come tante. Ma nel frattempo l'America va in guerra in Vietnam, i neri si ribellano, la violenza si coagula e colpisce con le bombe, gli attentati, il terrore. Il germe della violenza si insinua nell'adolescenza di Merry, infettando la sua ribellione verso i genitori che tutti gli adolescenti devono vivere e superare per diventare adulti, con un virus letale, assassino, che l'allontana dall'amato padre e dall'invidiata madre.
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Lui è lo Svedese, un uomo ricco, bello e molto fortunato. E' anche ebreo. Lei è Miss New Jersey, bella, determinata, moglie dello Svedese. Merry è la loro adorata figlia. Tanta luce nella prima parte del film, luce che illumina la nascita di un amore, la nascita di una figlia e i primi anni felici di una famiglia americana come tante. Ma nel frattempo l'America va in guerra in Vietnam, i neri si ribellano, la violenza si coagula e colpisce con le bombe, gli attentati, il terrore. Il germe della violenza si insinua nell'adolescenza di Merry, infettando la sua ribellione verso i genitori che tutti gli adolescenti devono vivere e superare per diventare adulti, con un virus letale, assassino, che l'allontana dall'amato padre e dall'invidiata madre. La seconda parte del film, colori sempre più cupi, scuri, ci mostra il destino di un uomo, quello vero, quello in cui essere nato con la camicia non aiuta, alla ricerca di una figlia perduta. Tanti anni fa, e chi li ha vissuti se li ricorda, gli anni di piombo sono stati veramente pesanti, tanti giovani che con noi volevano fare la cosa giusta per cambiare la società, per trovarsi invece dal lato sbagliato. Con loro c'erano altrettanti genitori, stupiti, increduli. La loro storia, le loro sofferenze non sono mai state raccontate. Philip Roth l'ha fatto, e di questo gliene siamo grati. Dimenticavo, com'è il film? Molto bello.
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francesco izzo
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domenica 6 novembre 2016
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mi aspettavo meglio....
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Mah...insomma.... Nella interessante rappresentazione di una drammatica storia familiare dell'America anni 50-60, la cosa che mi ha negativamente più colpito è stato il comportamento della psicoterapeuta della giovane Meredith. Il colpo di scena era voluto, d'accordo, ma trovo una cosa del genere così poco verosimile da inficiare quasi tutta la credibilità del film. Ed è anche poco credibile, a mio avviso, che una ragazza finita così male - praticamente a fare la barbona- Meredith, intanto sia sopravvissuta fisicamente così bene, e si ripresenti per giunta al funerale del padre con cappotto e borsa impeccabili (il libro è un po' diverso- pare - e parla di un secondo matrimonio dello Svedese di cui nel film non c'è traccia).
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Mah...insomma.... Nella interessante rappresentazione di una drammatica storia familiare dell'America anni 50-60, la cosa che mi ha negativamente più colpito è stato il comportamento della psicoterapeuta della giovane Meredith. Il colpo di scena era voluto, d'accordo, ma trovo una cosa del genere così poco verosimile da inficiare quasi tutta la credibilità del film. Ed è anche poco credibile, a mio avviso, che una ragazza finita così male - praticamente a fare la barbona- Meredith, intanto sia sopravvissuta fisicamente così bene, e si ripresenti per giunta al funerale del padre con cappotto e borsa impeccabili (il libro è un po' diverso- pare - e parla di un secondo matrimonio dello Svedese di cui nel film non c'è traccia). Saranno particolari, ma mi sembrano importanti.
Anche il ribellismo della Meredith adolescente è a mio parere trattato in modo un po' troppo superficiale. Aver dedicato ad esso due parole o scene in più non sarebbe stato male..
Lo schema è ridotto all'osso, ed anche la anziana collaboratrice nera dello Svedese - come il padre di esso - rasentano quasi il cliché. Un po' più verosimile è la figura della moglie, che segue tragicamente i più noti percorsi di crollo nervoso femminile.
Parecchio fuori posto poi, nell'economia della storia -forse però importante per gli effetti filmografici - è la figura della compagna di lotta di Meredith, Rita Cohen.
Insomma: spero che il libro sia molto meglio, perché questo film - nonostante le discrete capacità di recitazione degli attori - davvero non è un granché....
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iuriv
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domenica 15 ottobre 2017
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ci ha provato.
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Ewan McGregor si è scelto una bella gatta da pelare per il suo esordio dietro la macchina da presa. Philip Roth è uno degli scrittori più difficili da portare sul grande schermo e la Pastorale Americana risulta senz'altro uno dei suoi lavori più importanti e significativi.
Ma l'ex-Renton sembra consapevole di queste cose e decide di approcciarsi al lavoro di Roth rispettosamente: da un punto di vista formale, innanzitutto, applicandosi in una regia pulitissima, da macchina sempre fissa sul cavalletto e cura del dettaglio; sotto l'aspetto sostanziale, in secondo luogo, tentando di isolare la figura dello Svedese dal contesto narrativo e affidandogli il suo punto di vista sulla vicenda che va a raccontare.
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Ewan McGregor si è scelto una bella gatta da pelare per il suo esordio dietro la macchina da presa. Philip Roth è uno degli scrittori più difficili da portare sul grande schermo e la Pastorale Americana risulta senz'altro uno dei suoi lavori più importanti e significativi.
Ma l'ex-Renton sembra consapevole di queste cose e decide di approcciarsi al lavoro di Roth rispettosamente: da un punto di vista formale, innanzitutto, applicandosi in una regia pulitissima, da macchina sempre fissa sul cavalletto e cura del dettaglio; sotto l'aspetto sostanziale, in secondo luogo, tentando di isolare la figura dello Svedese dal contesto narrativo e affidandogli il suo punto di vista sulla vicenda che va a raccontare.
Ne viene fuori una pellicola onesta, che cerca di far sua una situazione immensamente piena di risvolti e prova a metterla in scena nel modo più completo possibile. Qualcosa, inevitabilmente si perde per strada: Roth è uno scandagliatore di storie e delle miriadi di chiavi di lettura che trova tra i suoi personaggi qui ne emerge solo una piccolissima parte.
Ma è ovvio sia così. McGregor lo sa e comunque dal suo lavoro trae il meglio possibile, riuscendo anche a rispettare il tono del romanzo, trovando le stesse inquietudini.
L'unico errore degno di tale nome è stato quello di mettere se stesso nei panni del protagonista. McGregor non può essere lo Svedese per una serie di motivi che è persino inutile star qui ad elencare. Un peccatuccio di egocentrismo che si può anche capire, ma che cozza con la perfezione dell'eterna Jennifer Connelly e con l'interpretazione discreta di Fanning, una Merry che non ti aspetti a alla quale credi.
Insomma, Ewan McGregor si è esposto a un rischio non da poco per iniziare la sua carriera da regista, ma, tutto sommato, ha portato a casa un risultato decente. Certo è che da un mastodonte come la Pastorale Americana non è riuscito a trarre un film che rimarrà a lungo impresso in chi lo ha visto. Ma con Roth è successo anche ad altri.
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figliounico
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lunedì 21 novembre 2022
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troppo melodrammatico
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Un grande movimento rivoluzionario culturale e politico di cui fu protagonista la gioventù americana degli anni ‘60 visto esclusivamente attraverso gli occhi di un borghese ebreo di successo. La Storia, dal punto di vista asfittico di un padre amorevole straziato per la figlia terrorista passata alla clandestinità ed alle prese con la moglie letteralmente impazzita dal dolore, rimane sullo sfondo, appare a sprazzi negli interessanti filmati di repertorio che documentano la violenza nelle strade dei rivoltosi contro il sistema, contro la guerra, contro la segregazione razziale, omettendo tutto il resto. Martin Luther King, Bob Dylan, Malcom X sono assenti ingiustificati. Per i toni eccessivamente melodrammatici il film si lascia guardare ma non è avvincente, non coinvolge, seppur ben interpretato.
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Un grande movimento rivoluzionario culturale e politico di cui fu protagonista la gioventù americana degli anni ‘60 visto esclusivamente attraverso gli occhi di un borghese ebreo di successo. La Storia, dal punto di vista asfittico di un padre amorevole straziato per la figlia terrorista passata alla clandestinità ed alle prese con la moglie letteralmente impazzita dal dolore, rimane sullo sfondo, appare a sprazzi negli interessanti filmati di repertorio che documentano la violenza nelle strade dei rivoltosi contro il sistema, contro la guerra, contro la segregazione razziale, omettendo tutto il resto. Martin Luther King, Bob Dylan, Malcom X sono assenti ingiustificati. Per i toni eccessivamente melodrammatici il film si lascia guardare ma non è avvincente, non coinvolge, seppur ben interpretato. Il dramma familiare del protagonista, rivissuto in flashback attraverso il racconto del fratello ad uno scrittore, personaggio che rappresenta l’alterego dell’autore del romanzo, Philip Roth, da cui è stato tratto il film, è depotenziato della carica emotiva dal sentore di posticcio e di fasullo che si avverte fin dall’inizio. Dakota Fanning finalmente è cresciuta e da bambina onnipresente negli horror si è trasformata in un’attrice vera. Il cast nel complesso non delude, in primis McGregor che dirige sé stesso al suo esordio alla regia nel suo primo ed ultimo film.
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elgatoloco
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giovedì 9 novembre 2017
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fedele, ma...trasposizione faticosa
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"AMerican Pastoral"(2016)di Ewan MC Gregor "arranca"dietro all'oriiginale letterario, che, di circa vent'anni anteriore, è un capolavoro di quel genio della letteratura(non ancora, colpevolmente, insignito di un Nobel...)che è Pnihilp Roth, con la sua capacità di demistificare totalmente i"Sixties"(non certo"rolling", nella prospettiva del grande romanzo e del film), ma in genere l'amercian style of life, mostrandone sempre la corda, che si rivela quando il protagonista, "The Swede"per il fisico(anche se in realtà ebreo), già campione di american football e di baseball, eroe di guerra, poi industriale del guanto sulla linea del padre, va incontro ai problemi della figlia, destinata a divenire tterrorista e"latitante"", contro ogni speranza di"magnifiche sorti e progressive"(Leopardi), contro il mondo, quasi, per dirla gnosticamente, anche nella rilettura di Houellebecq, anche se il suo testo si riferisce a Lovecraft.
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"AMerican Pastoral"(2016)di Ewan MC Gregor "arranca"dietro all'oriiginale letterario, che, di circa vent'anni anteriore, è un capolavoro di quel genio della letteratura(non ancora, colpevolmente, insignito di un Nobel...)che è Pnihilp Roth, con la sua capacità di demistificare totalmente i"Sixties"(non certo"rolling", nella prospettiva del grande romanzo e del film), ma in genere l'amercian style of life, mostrandone sempre la corda, che si rivela quando il protagonista, "The Swede"per il fisico(anche se in realtà ebreo), già campione di american football e di baseball, eroe di guerra, poi industriale del guanto sulla linea del padre, va incontro ai problemi della figlia, destinata a divenire tterrorista e"latitante"", contro ogni speranza di"magnifiche sorti e progressive"(Leopardi), contro il mondo, quasi, per dirla gnosticamente, anche nella rilettura di Houellebecq, anche se il suo testo si riferisce a Lovecraft. Rimane il grido dolente di Roth, pur se va persa la densità di scrittura, che il cinema non sa né può rendere in pieno, in specie se a intraprendere la trasposizione è un onesto autore-.attore(qui è anche interprete protagonista) quale Mc Gregor nelle sue nuances, nelle sfumature sempre dense di valore connotativo e talora denotativo, Va persa anche la densità della concezione tragica-religiosa presente nel grande ebraismo(dalla Bibbia in poi per arrivare almeno a Kafka e poi naturalmente a Roth), passando per chassidismo e mistiche varie, tutte di altissimo profilo, mai schiave di quel miracolismo e di uqella superstizione che invece molto spesso insidia il cristainesimo, soprattutto nella sua declinazione cattolica. Sequenze fredde, chiaramente delimitate, senza voli pindarici e/o"cut-up", senza avanguardismi che sarebbero impropri, ma al film, come era inevitabile, qualcosa viene a mancare e si è cercato di dire perché. Mc Gregor è anche interprete protagonista coivincente, come anche Dakota Fenning, la figlia, Jennifer Connelly e altri/altre, Ma Roth rimane nell'empireo, rispetto a un film che , per dirla come all'inizio, gli"arranca"dietro... El Gato
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valterchiappa
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lunedì 12 giugno 2017
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una trasposizione fedele. forse troppo
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L’ineluttabile necessità del male. Come poteva concepirla Seymour Levov, lo Svedese? Bello, generoso, campione idolatrato, abile imprenditore. Una vita perfetta, divisa fra la fabbrica, modello di integrazione, e la casa di campagna, dove una moglie bellissima, ex Miss New Jersey, fa da principessa consorte del suo regno illuminato. Invece il male, inspiegabile, c’è. E compare nei panni di una figlia ribelle, che detesta e si oppone a quella perfezione, prima con una ostentata balbuzie, poi con comportamenti via via sempre più estremi, fino a diventare una terrorista. E pian piano il mondo di fiaba di Seymour Levov si sfalda pezzo dopo pezzo. Ma lo Svedese no, non può capirlo e soccomberà sotto le macerie della sua vita, senza aver trovato una spiegazione.
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L’ineluttabile necessità del male. Come poteva concepirla Seymour Levov, lo Svedese? Bello, generoso, campione idolatrato, abile imprenditore. Una vita perfetta, divisa fra la fabbrica, modello di integrazione, e la casa di campagna, dove una moglie bellissima, ex Miss New Jersey, fa da principessa consorte del suo regno illuminato. Invece il male, inspiegabile, c’è. E compare nei panni di una figlia ribelle, che detesta e si oppone a quella perfezione, prima con una ostentata balbuzie, poi con comportamenti via via sempre più estremi, fino a diventare una terrorista. E pian piano il mondo di fiaba di Seymour Levov si sfalda pezzo dopo pezzo. Ma lo Svedese no, non può capirlo e soccomberà sotto le macerie della sua vita, senza aver trovato una spiegazione.
Come tutti i grandissimi romanzi “American Pastoral” può essere letto su vari piani: l’evoluzione drammatica di un irresolubile complesso di Elettra che mina il rapporto fra una figlia ed il padre, la necessità di confrontarsi con il male e le nefaste conseguenze dell’incapacità a farlo, il crollo del sogno americano. La trasposizione cinematografica di Ewan McGregor sembra privilegiare, e noi con lui, la prima fra queste chiavi di lettura. La sottile e profonda analisi delle dinamiche interiori dei personaggi è, a nostro vedere, l’aspetto più stupefacente dell’opera di Roth: un uomo tragicamente buono, che paga la colpa di una visione unilaterale del mondo e di una stoica adesione ai suoi valori; una donna che, attraversato il guado del disagio mentale, preferisce rinnegare una vita inaspettatamente difficile ricostruendosi una nuova identità; una ragazza che vive per portare a compimento il suo attentato più sanguinoso, quello contro la famiglia. Per le sue donne, come per ognuno nel suo mondo, lo Svedese aveva costruito un posto perfetto. Non aveva pensato, non poteva, che in quel posto non volessero restarci.
Per il suo esordio alla regia Ewan McGregor si è certamente dato un compito ambizioso, scegliendo di portare sugli schermi un romanzo così complesso e stratificato, per di più uno dei massimi capolavori della letteratura contemporanea. Lo svolge correttamente, girando un film onesto che ha il maggior pregio nella fedeltà ad un testo che sarebbe stato delittuoso stravolgere. Ma, nonostante la bontà del suo lavoro, la sua è una scommessa persa in partenza. Perché “American Pastoral” è un’opera intraducibile: l’estenuante dilatazione dei tempi del racconto, in cui trovano spazio le minuziosissime analisi che Philip Roth svolge con il suo stile notoriamente verboso, è difatti inconciliabile con la necessaria concisione dei tempi filmici.
Il risultato è una pellicola che coinvolge senz’altro, ma essenzialmente per la potenza della vicenda, rimanendo asfittico per la mancanza dello sviluppo della riflessione rothiana. Lo stesso McGregor d’altronde pare volersi tirare indietro, con meritevole modestia ed un approccio reverenziale, invitando alla lettura dell’opera maestra chi vorrà approfondire tutto ciò che sullo schermo non è e non poteva essere espresso. Così anche gli attori, il regista nei panni dello Svedese, Jennifer Connelly che interpreta la moglie Dawn, Dakota Fanning nel tormentato ruolo di Merry, la figlia ribelle, si adeguano al medio profilo e finiscono per non volare, efficaci, talora intensi (in particolare la Connelly), ma non toccanti.
“American Pastoral”è un oceano in cui è necessario immergersi. Il male busserà prima o poi alle nostre porte e dovremo decidere se negarlo testardamente, schivarlo o abbandonarci a lui. I personaggi di Philip Roth e, perché no, di Ewan McGregor sapranno mostrarci la strada.
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filippotognoli
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venerdì 4 novembre 2016
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the dark side of america
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Da accanito lettore e grande amante dei romanzi di Roth, non potevo non vedere il film tratto dal suo piu' celebre libro. Le mie aspettative erano basse, in quanto ritengo molto difficile, se non impossibile, rendere sul grande schermo una storia ed un argomento tanto complesso e ben scritto su carta. C'era anche un precedente di qualche anno fa, che mi aveva terribilmente deluso ("la macchia umana").Con mia grande sorpresa, invece, questa volta, mi sono dovuto ricredere. Ewan McGregor, alla sua prima regia, sceglie una sfida molto alta, vincendola: sceneggiatura e direzione riescono infatti a rendere molto bene le tematiche dell'opera di Roth. La distruzione dell'American dream, della famiglia perfetta, dei delicattisimi rapporti padre/madre/figlia, attraverso la narrazione politica, sociale, economica, dell'America degli ultimi 50 anni, e' raccontata in modo molto teso e credibile.
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Da accanito lettore e grande amante dei romanzi di Roth, non potevo non vedere il film tratto dal suo piu' celebre libro. Le mie aspettative erano basse, in quanto ritengo molto difficile, se non impossibile, rendere sul grande schermo una storia ed un argomento tanto complesso e ben scritto su carta. C'era anche un precedente di qualche anno fa, che mi aveva terribilmente deluso ("la macchia umana").Con mia grande sorpresa, invece, questa volta, mi sono dovuto ricredere. Ewan McGregor, alla sua prima regia, sceglie una sfida molto alta, vincendola: sceneggiatura e direzione riescono infatti a rendere molto bene le tematiche dell'opera di Roth. La distruzione dell'American dream, della famiglia perfetta, dei delicattisimi rapporti padre/madre/figlia, attraverso la narrazione politica, sociale, economica, dell'America degli ultimi 50 anni, e' raccontata in modo molto teso e credibile. Bravi tutti gli attori e ben calati nei propri ruoli, in particolare le due protagoniste femminili, Jennifer Connelly e Dakota Fanning. Per tutti coloro che non conoscono la bibliografia di Roth, il film e' assolutamente imperdibile. Almeno per scoprire il tema trattato e le forti emozioni che non possono lasciare indefferenti
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maumauroma
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martedì 1 novembre 2016
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american pastoral
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E' proprio vero, la vita, come la fortuna, con una mano da' e con l'altra prende. E il Destino e' come un grande burattinaio che con i suoi fili conduce e regola le nostre esistenze. Ne sapra' qualcosa Seymour Levov, giovane e bello, campione di football, erede di una facoltosa famiglia ebrea fabbricante guanti. Egli, una volta abbandonato lo sport, sposera' una donna bellissima, rilevera' l'azienda del padre e avra' una deliziosa figlioletta, Merry. Tutto bello dunque il classico sogno americano? Non proprio. La piccola Merry infatti, gia' da bambina con un carattere fragile e contorto, per di piu' affetta da una grave forma di balbuzie, e con un difficile rapporto con i genitori, una volta diventata adolescente, abbraccera' gli ideali rivoluzionari e sovversivi che caratterizzano l'America degli anni 60, impegnata nella guerra in Vietnam e nelle lotte contro la segregazione razziale, partecipando addirittura ad attentati terroristici.
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E' proprio vero, la vita, come la fortuna, con una mano da' e con l'altra prende. E il Destino e' come un grande burattinaio che con i suoi fili conduce e regola le nostre esistenze. Ne sapra' qualcosa Seymour Levov, giovane e bello, campione di football, erede di una facoltosa famiglia ebrea fabbricante guanti. Egli, una volta abbandonato lo sport, sposera' una donna bellissima, rilevera' l'azienda del padre e avra' una deliziosa figlioletta, Merry. Tutto bello dunque il classico sogno americano? Non proprio. La piccola Merry infatti, gia' da bambina con un carattere fragile e contorto, per di piu' affetta da una grave forma di balbuzie, e con un difficile rapporto con i genitori, una volta diventata adolescente, abbraccera' gli ideali rivoluzionari e sovversivi che caratterizzano l'America degli anni 60, impegnata nella guerra in Vietnam e nelle lotte contro la segregazione razziale, partecipando addirittura ad attentati terroristici. Per sfuggire all'arresto finira' poi per seguire il credo di una setta spiritualistica, vivendo nella piu' assoluta miseria, e spezzando definitivamente la vita, le speranze, i sogni dell'affettuoso padre, mentre la madre finira' in una clinica psichiatrica. Tratto dal romanzo di Philip Roth, il primo film diretto da Ewan McGregor, pesca solo alla superficie dell'opera dello scrittore statunitense e la dura tematica risulta perennemente avvolta da una patina di maniera. La sceneggiatura naviga tra alti e bassi, ma dopo un inizio dignitoso American Pastoral scivola nella banalita',soprattutto per colpa di dialoghi noiosi e stereotipati. Discreta la regia di Mc Gregor, ma delude la sua interpretazione, mancando quasi sempre del Pathos necessario alla bisogna. Non tutto e' da buttare comunque in questo film: da ricordare la accurata ambientazione d'epoca, le belle musiche. la convincente descrizione del buon rapporto che si crea fra Seymour e i suoi dipendenti, quasi tutti di colore, i filmati di repertorio che Mc Gregor introduce qua e la', e una insolita, stuzzicante e efficace scena erotica. Due stelle e mezzo
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