Titolo originale | 24 Frames |
Anno | 2016 |
Genere | Sperimentale |
Produzione | Iran, Francia |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Abbas Kiarostami |
Tag | Da vedere 2016 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,44 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 25 maggio 2017
Kiarostami dirige una serie di cortometraggi basati sulla potenzialità narrativa delle foto. Al Box Office Usa 24 Frames ha incassato 8,6 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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"Mi sono sempre chiesto a quale grado l'artista punti per rappresentare la realtà di una scena. I pittori catturano solo un frame della realtà e nulla prima o dopo di esso. Per questo film ho deciso di usare foto che ho scattato nel corso degli anni. Ci ho aggiunto 4 minuti e 30 secondi di ciò che immaginavo avrebbe potuto essere accaduto o accadere prima o dopo l'immagine che avevo catturato". Si potrebbe definirlo un testamento ma è di fatto qualcosa di diverso e di più significativo.
Il cinefilo, perché non è certo al pubblico tout court a cui Kiarostrami si rivolge, viene invitato a lasciarsi accompagnare in 24 stazioni di un percorso che fonde le origini del cinema con il suo futuro. Perché quasi tutte le 24 inquadrature sono fisse come quelle del cinema dei Lumière ma l'intervento che viene operato su di esse è spesso supportato dalle tecnologie attuali più avanzate.
L'apertura è dedicata a un capolavoro della pittura, quel "Cacciatori nella neve" di Pieter Bruegel il Vecchio che consente anche un omaggio (non si sa se esplicito o inconscio) ad Andrej Tarkovskij e al suo Lo specchio in cui si riproduceva il quadro con personaggi reali. Qui un camino inizia a fumare, i corvi si librano nel cielo gracchiando, un cane si aggira intorno mentre inizia a nevicare.
I corti si susseguono, scanditi dalla numerazione e in essi prevale la presenza della Natura sia sotto forma animale che come manifestazione degli elementi. Lo sguardo ritrova il tempo per percorrere le inquadrature accompagnato da suoni e rumori e, talvolta, da musiche in frames in cui un efficace bianco e nero prevale. Kiarostami però, da libero pensatore ed intellettuale acuto quale è sempre stato, non ritiene che il cinema debba solo chiudersi nella cinefilia estrema. Questa costituisce solo un aspetto dell'ampia gamma di cui dispone la settima arte. Ecco allora che ci viene offerto uno struggente omaggio al cinema hollywoodiano di un tempo a cui si sovrappone il canto di "Love Never Dies" dal musical firmato da Andrea Lloyd Webber i cui versi dicono: "L'amore non muore mai/l'amore continua/l'amore prosegue il suo battito/anche dopo che te ne sei andato." Sostituite la parola amore con 'cinema' e avrete l'ultimo messaggio di un Maestro.