Titolo originale | Tumbledown |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Sean Mewshaw |
Attori | Rebecca Hall, Rose Byrne, Joe Manganiello, Jason Sudeikis, Blythe Danner Beau Bridges, Michael McKean, Dianna Agron, Richard Masur, Griffin Dunne, Maggie Castle, Meredith Prunty, Mary-Bonner Baker, Alex Quijano, Bates Wilder, Kimberly Howe, Matthew Delamater, Gabe Gibbs, Mary-Bonner Baker (II), Pepper Binkley, Tierre Diaz, Melanie Ehrlich, Zachariah Supka, Stanis Krista Ames, Damien Jurado (II), Mary Klug, George J. Vezina, Claire Haley, Emily Kokidko, Mark Burzenski, Hashim Lafond, Eddie Resendes, Caroline Cronin, Steven Dougherty, Josh Gunderson, Melissa Jesser, Graham King (II), Lewis Robinson, Frank Omar, John Hickson, Eva Senerchia, Lindsay Boffoli. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 23 marzo 2016
Una giovane vedova s'innamora di uno scrittore di New York. L'uomo va nella città natale di lei, nel rurale Maine, per investigare la morte di suo marito, un cantante folk.
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CONSIGLIATO SÌ
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Rimasta vedova troppo presto, Hannah (Rebecca Hall) non riesce ad andare avanti con la sua vita e con la biografia che intende scrivere sul marito defunto, Hunter Miles un cantante folk autore di un memorabile album. L'aiuto di un professore universitario (Jason Sudeikis) interessato a preservare nel tempo la memoria di Hunter, sarà l'occasione per sciogliere il dolore congelato nel freddo del Maine, e riscaldare il cuore rimasto pietrificato sotto la montagna di Tumbledown. Perché Tumbledown è il monte dove il giovane cantante ha perso la vita, e dove Hannah, invece ha perso tutta la sua luce. Da allora, vive di ricordi sbiaditi, cullati dalla musica, dalla rabbia e dalla solitudine. Rimasta a vivere nella stessa casa dove la presenza del marito aleggia in ogni angolo, ha pochi amici, un amante bruto, due cani fedeli e un lavoro precario in un piccolo villaggio che non offre distrazioni.
Primo film di Sean Mewshaw, che precedentemente aveva lavorato con Martin Scorsese in Gangs of New York, Tumbledown è una commedia triste, melanconica, carica di dolore solitario, poesia e desolazione. Con gli stessi toni nostalgici dei paesaggi freddi e desertici che la circondano, questa ragazza si porta dentro l'incanto dei giorni d'amore e di creatività condivisi con il marito. Un incanto trasformatosi nella maledizione che la lega al passato. Quando il professore/scrittore Andrew s'intromette nella sua vita e nella morte di Hunter, viene respinto, rimandato a casa a New York, lontano da quegli orizzonti aperti e quei cieli estesi. Lui appartiene a un altro mondo e a un altro tempo. Il tempo per Andrew arriverà grazie alla sua perseveranza, fronteggiata dalla rigidità di Hannah a suon di battute e dialoghi brillanti. Lei rifiuta, lui insiste, lei lo caccia, lui aspetta. I due, scena dopo scena, elaborano un rapporto complesso che come unico collante (almeno in principio) ha l'amore per Hunter.
Lo scrittore entra nel mondo di Miles da uno spiraglio piccolissimo lasciato aperto con generosità, disperazione e timore. Nel mondo segreto dell'artista i due trovano un terreno dove far convergere le loro divergenze, una tana dove custodire parole e sentimenti. Il gesto ripetuto sarà allora quello di coprire e scoprire se stessi e il passato. I momenti più intensi sono quelli in cui Hannah ascolta le canzoni di Miles, instaurando un dialogo intimo, tenero e segreto con il suo amato defunto. Hunter è solo una voce perduta, con il tono e il calore del cantante Damian Jurado, e che per sensibilità e destino ricorda il fascino maledetto di un Nick Drake o il triste calore di Jeff Buckley. Ma, a discapito delle aspettative e dei cliché, la figura incombente di Miles non starà mai al centro della scena: il racconto di Hunter è il pretesto per raccontare un'altra storia. Che riguarda i vivi.
Lontano da Walk the Line e da A proposito di Davis qui la musica e la morte sono strumenti utilizzati per decifrare il tormento di chi resta, la paura di lasciare andare, di sciogliere un legame invisibile. Popolato da camicie a quadri e bicchieri di whiskey, il film oscilla fra la tragedia e la commedia, fra l'amarezza per un destino maledetto e una primavera (non solo) dell'anima che tarda ad arrivare. Va riconosciuto a Tumbledown il merito di raccontare una storia prevedibile con una passione e una sensibilità autentica. Si percepisce infatti, tutta la muta solitudine di coloro che restano, la sorda necessità di lasciare andare il dolore, depositarlo sulla tomba per sempre. Il film conduce nelle pieghe di quel lutto al punto che, benché sia il frutto della fantasia di Mewshaw e di sua moglie Desire Val Til, lascia incerti se sia veramente esistito un Hunter Miles fra le montagne sconfinate del Maine: forse da qualche parte si nasconde la sua tomba, con sopra inciso un epitaffio poetico e al cospetto la sagoma di una giovane donna che piange lacrime di musica. O forse non più.
Un mistero avvolge la fine repentina e tragica di un grande folk-pop-singer. La moglie ne piange la sorte, disperata. Lei letteralmente “cade a pezzi” così come il marito “ruzzolò” dalla cime di una roccia. Allora si ruppe in lei qualcosa che difficilmente si può ricostruire. Incontri una persona con la quale scegli di condividere tutto e poi questa tua [...] Vai alla recensione »
Condivido quasi tutto sul commento tranne la descrizione della splendida Rebecca Hall, alta 1,78 cm. ha gambe abbastanza lunghe oltre che belle (un sogno).. Consiglio di vedere "Una ragazza a Las Vegas".:)
Una bella e brava Rebecca Hall non basta a salvare una storia d'amore poco sviluppata dove il tema secondario (la morte del marito cantante) prende troppo spazio a quella che dovrebbe essere la trama portante (il rapporto tra vedova e scrittore). Così facendo si perde il significato principale di tutto il film che risulta complessivamente superficiale. Non consigliato.