michele
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mercoledì 21 ottobre 2015
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la camminata tra cielo e torri
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Il 7 Agosto 1974 a New York si realizzò una delle imprese più famose e assurde della storia dell’umanità. Il funambolo francese Philippe Petit attraversò su un cavo d’acciaio, sospeso nel vuoto, senza protezione alcuna, la distanza che separava le Twin Towers. A questo episodio, dopo il documentario premio Oscar di James Marsh del 2009 “Man on Wire”, viene dedicato adesso un lungometraggio di finzione che porta la firma del maestro Robert Zemeckis. Il film di Zemeckis parte da lontano raccontandoci velocemente la storia di Petit, com’è nata la sua passione per questo mestiere, la fasi di maturazione dell’artista, gli incontri che sono stati determinanti per la sua crescita professionale fino ad arrivare alla fase preparatoria per la grande impresa.
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Il 7 Agosto 1974 a New York si realizzò una delle imprese più famose e assurde della storia dell’umanità. Il funambolo francese Philippe Petit attraversò su un cavo d’acciaio, sospeso nel vuoto, senza protezione alcuna, la distanza che separava le Twin Towers. A questo episodio, dopo il documentario premio Oscar di James Marsh del 2009 “Man on Wire”, viene dedicato adesso un lungometraggio di finzione che porta la firma del maestro Robert Zemeckis. Il film di Zemeckis parte da lontano raccontandoci velocemente la storia di Petit, com’è nata la sua passione per questo mestiere, la fasi di maturazione dell’artista, gli incontri che sono stati determinanti per la sua crescita professionale fino ad arrivare alla fase preparatoria per la grande impresa. Fino a qui, pregi e difetti. Si perché il buon ritmo della pellicola si scontra con una sceneggiatura a tratti un po’ debole che sbrigativamente ci presenta alcuni personaggi secondari della vicenda che non vengono caratterizzati come dovrebbero, tanto da risultare quasi superflui all’interno della storia, ma inseriti per rispettare evidentemente la verità di come si sono svolti i fatti. E’ innegabile una certa superficialità di scrittura, come se sceneggiatori e regista avessero fretta di arrivare a raccontarci e mostrarci quello che più ci interessa, la camminata tra le torri gemelli che rappresenta poi la ragione dell’esistenza della pellicola stessa. Se fino a qui quindi la pellicola traballa un po’ sul filo della narrazione, la parte finale invece è perfetta e ci lascia senza fiato. Viene in soccorso sia la tecnica artificiale del 3D che contribuisce a dare un senso di vertigine mai provato prima in una sala cinematografica, sia quella concreta e tangibile di Zemeckis dietro la macchina da presa che ci regala davvero momenti di grande cinema. In particolare è lodevole la sua capacità di dare razionalità a un gesto che apparentemente non la possiede, ma che fa proprio della sua spericolatezza e non-sense la sua forza e soprattutto la sua bellezza.
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[+] un altro bel film di zemeckis
(di antonio montefalcone)
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laurence316
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martedì 1 novembre 2016
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film discreto, ma troppo fiacco nella prima parte
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Basato sul libro scritto dallo stesso Petit, autore della celebre impresa, diretto, sceneggiato e prodotto da Zemeckis, esperto del cinema d'azione, The Walk racconta la storia ormai nota di Philippe Petit, il funabolo francese che, il mattino del 7 agosto 1974, compie la famosa traversata delle Torri Gemelle del World Trade Center sul cavo d'acciaio da lui steso, senza alcuna protezione. Tale storia era già stata riportata nel bellissimo documentario Man on Wire di James Marsh (decisamente da preferire a questo film), e Zemeckis la va a ripescare per ricavarne un film di fiction, portando ad un risultato riuscito solo per metà.
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Basato sul libro scritto dallo stesso Petit, autore della celebre impresa, diretto, sceneggiato e prodotto da Zemeckis, esperto del cinema d'azione, The Walk racconta la storia ormai nota di Philippe Petit, il funabolo francese che, il mattino del 7 agosto 1974, compie la famosa traversata delle Torri Gemelle del World Trade Center sul cavo d'acciaio da lui steso, senza alcuna protezione. Tale storia era già stata riportata nel bellissimo documentario Man on Wire di James Marsh (decisamente da preferire a questo film), e Zemeckis la va a ripescare per ricavarne un film di fiction, portando ad un risultato riuscito solo per metà.
Nella prima parte, troppo lunga, lenta e poco coinvolgente, si racconta degli antefatti, ma il regista e il suo sceneggiatore Browne non riescono ad evitare le trappole dell'agiografia e costruiscono un racconto fiacco e melenso, di certo non aiutato da un commento fuori campo onnipresente e alquanto stucchevole.
Ma, per fortuna, è nella seconda parte che invece il film prende il volo, in particolare nell'ultima mezz'oretta circa in cui ci si concentra sull'impresa vera e propria. Fin dal momento dei preparativi, fra problemi vari e contrattempi, il film riesce a mantenere la suspense e, da quando finalmente il protagonista compie il primo passo sul filo, si assiste infine a dei momenti di grande cinema, grazie ad una regia capace e minuziosa, a straordinari effetti speciali e ad inquadrature studiate attentamente per ricreare il senso di vuoto e assenza di peso, il senso di vertigine che, almeno in un paio di momenti, inevitabilmente coglie lo spettatore. Sicuramente, queste ultime sequenze valgono da sole la spesa del biglietto e, almeno in parte, elevano il film dalla mediocrità. Dedicato alle vittime degli attentati terroristici dell'11 settembre.
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alex2044
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martedì 27 ottobre 2015
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un eroe allegro ed il suo cavo
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Un film allegro , allegro come il suo protagonista che sbarca il lunario come artista di strada divertendo turisti e passanti in una Parigi un po' da cartolina , colorata e vivace .Poi prima la conoscenza di una ragazza che lo accompagnerà nelle sue gesta future.Infine l'incontro con una famiglia circense il cui un capocomico , interpretato da un Ben Kingsley preciso ed efficace , gli farà scoprire l'equilibrismo e un oggetto , il cavo , che gli cambierà completamente la vita portandolo a compiere l'impresa, l'attraversamento delle Torri gemelle , che lo consegnerà per sempre al successo planetario .
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Un film allegro , allegro come il suo protagonista che sbarca il lunario come artista di strada divertendo turisti e passanti in una Parigi un po' da cartolina , colorata e vivace .Poi prima la conoscenza di una ragazza che lo accompagnerà nelle sue gesta future.Infine l'incontro con una famiglia circense il cui un capocomico , interpretato da un Ben Kingsley preciso ed efficace , gli farà scoprire l'equilibrismo e un oggetto , il cavo , che gli cambierà completamente la vita portandolo a compiere l'impresa, l'attraversamento delle Torri gemelle , che lo consegnerà per sempre al successo planetario . La storia è tutta quà ma il film no . Il film sviluppa il suo racconto allargando il campo ai sentimenti . Quindi si parlerà di amore ma anche di amicizia e di spirito d'avventura . Ma anche di come si possano eludere anche i controlli più stringenti per intrufolarsi nelle torri gemelle per compiere un gesto supremo . Il tutto raccontato con un timing che ricorda l'organizzazione di una rapina tipo quella del secolo . Violando le leggi in entrambi i casi ma avendo come premio finale da una parte la conquista di un sogno e dall'altra il vil denaro . Alla fine di tutto le torri verrano unite da un cavo su cui passerà un tempo lunghissimo , per gli spettatori ma non per lui e senza alcun accorgimento di sicurezza , il nostro eroe allegro . Che non smetterà di divertire e divertirsi neppure nei momenti più complicati . Naturalmente il film ha anche la sua parte di paura e per quelli come me che hanno problemi con le vertigini ancora di più . Immaginarsi uno strapiombo di 400 metri è veramente complicato. The Walk è un bel film con un pregio in più e di questi tempi abbastanza raro , è un film per tutti , un tempo si sarebbe detto un film per famiglie . Si possono portare tranquillamente i propri figli o nipoti adolescenti con la certezza di far loro vedere uno spettacolo entusiasmante ed emozionante . Per concludere gli attori sono bravi , il protagonista è molto nella parte , il film è girato bene e Zemeckis si è dimostrato ancora una volta un regista che sa raccontare e divertire .
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tool27
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martedì 3 novembre 2015
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l'insostenibile leggerezza di un filo
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Già nel 2008 il meraviglioso documentario "Man on wire" di James Marsh, aveva raccontato al mondo la surreale vicenda di Philippe Petit, che il 7 agosto del 1974 riuscì a tendere clandestinamente un cavo d’acciaio tra le due torri gemelle del World Trade Center di New York e a esibirsi in quella che diventerà una delle espressioni più audaci della follia umana del diciannovesimo secolo. Robert Zemeckis, quasi in contemporanea con le celebrazioni del suo leggendario "Ritorno al Futuro", ci regala una piccola perla.
L'approccio alla vicenda del funambolo francese è leggero e brioso. Non ci sono riferimenti politici, dietrologici, terroristici e quant'altro.
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Già nel 2008 il meraviglioso documentario "Man on wire" di James Marsh, aveva raccontato al mondo la surreale vicenda di Philippe Petit, che il 7 agosto del 1974 riuscì a tendere clandestinamente un cavo d’acciaio tra le due torri gemelle del World Trade Center di New York e a esibirsi in quella che diventerà una delle espressioni più audaci della follia umana del diciannovesimo secolo. Robert Zemeckis, quasi in contemporanea con le celebrazioni del suo leggendario "Ritorno al Futuro", ci regala una piccola perla.
L'approccio alla vicenda del funambolo francese è leggero e brioso. Non ci sono riferimenti politici, dietrologici, terroristici e quant'altro. E' la storia di un uomo e del suo sogno.
Tutta la preparazione al "colpo" non è appesantita da espedienti supereroistici, che spesso ad Hollywood accompagnano queste imprese...della serie "allenamenti alla Rocky IV e alla fine patetico trionfo mondiale".
Petit, interpretato da un ottimo Joseph Gordon-Levitt, dal momento in cui vede su una rivista quelle che nel 1974 erano le più alte strutture mai costruite dall'uomo, si accende come un fiammifero e la sua vita non sarà mai più la stessa. Quando galleggia sulla fune, in cima alle torri, ma anche quando si trova con i piedi per terra, Petit è inafferrabile. Tutti i personaggi che fanno da cornice alla storia infatti, compresa la donna che lo ama, sono costretti a guardarlo dal basso verso l'alto, anche quando ce l'hanno di fronte. Petit ha quella ingenua, incosciente e meravigliosa ostinazione così tipica dei bambini, immune a qualsiasi noiosa sicurezza del mondo dei grandi.
Come era lecito aspettarsi il film raggiunge il culmine della tensione narrativa e visiva con Petit sospeso su su un sottile cavo d'acciaio a oltre 400 metri di altezza ed è proprio qui che Zemeckis estrae il suo coniglio dal cilindro. Perchè se da un lato la voglia ansiogena di vedergli appoggiare il piede dall'altra parte del filo coinvolge anche gli spettatori più stitici, non possiamo non rimanere sedotti ed inebriati dal folle desiderio di un funambolo che vorrebbe continuare a danzare su quel filo per sempre, e noi con lui...
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filippo catani
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lunedì 26 ottobre 2015
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camminare tra le torri gemelle
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7 agosto 1974: gran parte di New York resta con gli occhi puntati verso il cielo per vedere l'impresa del funambolo Petit che percorse su un cavo la distanza che separava le due Torri Gemelle.
Bisogna aspettare una buona mezz'ora per vedere decollare questa pellicola. L'inizio infatti è particolarmente soporifero anche se serve per mostrare i primi passi compiuti da Petit nella sua carriera di funambolo a Parigi. La seconda parte è decisamente più emozionante sia per la spiegazione di come venne reso possibile questo gesto assolutamente anrchico e poi c'è la realizzazione della traversata. Va detto che effettivamente in questa occasione merita la visione in 3D con le immagini dall'alto verso il basso che fanno letteralmente venire i brividi per l'altezza a cui si trovava Petit.
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7 agosto 1974: gran parte di New York resta con gli occhi puntati verso il cielo per vedere l'impresa del funambolo Petit che percorse su un cavo la distanza che separava le due Torri Gemelle.
Bisogna aspettare una buona mezz'ora per vedere decollare questa pellicola. L'inizio infatti è particolarmente soporifero anche se serve per mostrare i primi passi compiuti da Petit nella sua carriera di funambolo a Parigi. La seconda parte è decisamente più emozionante sia per la spiegazione di come venne reso possibile questo gesto assolutamente anrchico e poi c'è la realizzazione della traversata. Va detto che effettivamente in questa occasione merita la visione in 3D con le immagini dall'alto verso il basso che fanno letteralmente venire i brividi per l'altezza a cui si trovava Petit. Il film è anche un implicito atto di omaggio e nostalgia alle mitiche Torri Gemelle. Insomma niente male la regia di Zemeckis e l'interpretazione di Levitt mentre forse appare un tantino sprecata la presenza nel cast di Kingsley.
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maumauroma
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mercoledì 28 ottobre 2015
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the walk
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L'11 settembre era ancora un normale giorno del calendario,quando,all'alba del 7 agosto 1974,il giocoliere e funambolo Philippe Petit,elusi tutti i controlli,aiutato da amici e complici , riusci' nell'impresa di percorrere,camminando su un cavo di acciaio spesso 3 cm,senza alcun dispositivo di sicurezza, la distanza di circa 50 metri che separava le Torri gemelle di New York,sospeso a 400 metri di altezza,avanti e indietro per 45 minuti,prima di consegnarsi nelle mani dei poliziotti. Il film rievoca la vita e la storia di questo "genio della follia".Il regista Zemeckis si conferma un grande mestierante del cinema e in questa pellicola esalta tutta la sua abilita',rifacendo il verso a Philippe Petit,dando sfoggio di virtuosismi acrobatici nell'uso della macchina da presa,degli effetti speciali ottici,dei dialoghi "funambolicamente" e disinvoltamente divisi in francese e inglese,in numerose incongruenze della sceneggiatura.
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L'11 settembre era ancora un normale giorno del calendario,quando,all'alba del 7 agosto 1974,il giocoliere e funambolo Philippe Petit,elusi tutti i controlli,aiutato da amici e complici , riusci' nell'impresa di percorrere,camminando su un cavo di acciaio spesso 3 cm,senza alcun dispositivo di sicurezza, la distanza di circa 50 metri che separava le Torri gemelle di New York,sospeso a 400 metri di altezza,avanti e indietro per 45 minuti,prima di consegnarsi nelle mani dei poliziotti. Il film rievoca la vita e la storia di questo "genio della follia".Il regista Zemeckis si conferma un grande mestierante del cinema e in questa pellicola esalta tutta la sua abilita',rifacendo il verso a Philippe Petit,dando sfoggio di virtuosismi acrobatici nell'uso della macchina da presa,degli effetti speciali ottici,dei dialoghi "funambolicamente" e disinvoltamente divisi in francese e inglese,in numerose incongruenze della sceneggiatura. Seppur insufficiente nell'approfondire le problematiche esistenziali del protagonista,si tratta comunque di un film ben costruito,che non deludera' gli amanti di questo regista.
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luigi chierico
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martedì 14 giugno 2016
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non c’e’ spazio per la fantasia
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Un film vero in cui non c’è spazio per la fantasia. Da brivido, rimanendo col fiato sospeso tra cielo e terra seguiamo con ansia i lenti passi del grande funambolo Philippe Petit. I suoi sogni da piccolo e da grande sono i nostri sogni che lasciamo morire nel cassetto. Philippe è egregiamente interpretato da Joseph Gordon-Levitt e guidato da un’ accorta grande regia. Il regista non fa ricorso a scene spettacolari, sebbene gli effetti 3D siano ottimi, senza eccedere. Non sono infatti questi a creare l’atmosfera di continua suspense che raggiunge l’apice verso la fine di una storia vera. Robert Zemeckis non ha avuto bisogno di inventarsi una storia, di far ricorso alla fantasia, si è limitato a raccontare e far raccontare una vita vissuta.
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Un film vero in cui non c’è spazio per la fantasia. Da brivido, rimanendo col fiato sospeso tra cielo e terra seguiamo con ansia i lenti passi del grande funambolo Philippe Petit. I suoi sogni da piccolo e da grande sono i nostri sogni che lasciamo morire nel cassetto. Philippe è egregiamente interpretato da Joseph Gordon-Levitt e guidato da un’ accorta grande regia. Il regista non fa ricorso a scene spettacolari, sebbene gli effetti 3D siano ottimi, senza eccedere. Non sono infatti questi a creare l’atmosfera di continua suspense che raggiunge l’apice verso la fine di una storia vera. Robert Zemeckis non ha avuto bisogno di inventarsi una storia, di far ricorso alla fantasia, si è limitato a raccontare e far raccontare una vita vissuta. C’è forse abituato se facciamo riferimento al suo fantastico “Forrest Gump” e al suo hitchcockiano “Le verità nasconste”. L’incredibile avventura si svolge in due grandi metropoli: Parigi e New York negli anni ‘70. Inutile dire che il periodo francese consente al regista di presentarci momenti bellissimi, ricchi di tenero romanticismo tra alberi e prati verdeggianti, ma ancor più in una piazza in cui tra bellissimi fiori splende l’immagine di Annie una bellissima e dolce Charlotte Le Bon che offre l’occasione al buon fotografo Dariusz Wolski di riprenderla in alcuni fotogrammi da collezione: un bellissimo viso incorniciato da un gran cappello nero, che nel film 3D sembra poterla afferrare per dirle insieme a Philippe “Ora ti dirò cosa penso di te”. Il film si presenta al pubblico in bianco e nero, spesso rossa soltanto una corda, diventa da mille colori rimanendo in un luna park, per le strade e piazze di Parigi, tra alberi e corsi d’acqua, la Senna e Notre Dame per poi tornare ad essere piuttosto grigia a New York sulle Due Torri di cemento alte oltre 400 metri! Philippe passo dopo passo sfida il tempo, lo spazio ed il vuoto, sfida il mondo intero, il suo maestro ed ispiratore Papa Rudy,buona interpretazione di Ben Kingsley. A vedere insistere il protagonista di questa allucinante storia vengono in mente i versi di Dante con le parole fatte pronunciare ad Ulisse al passaggio delle Colonne d’Ercole:”Fatti non foste a viver come bruti ,ma per seguir virtute e conoscenza”. Philippe ha insegnato ad avere coraggio e fiducia nelle proprie capacità, ha insegnato a superare cento difficoltà e la diffidenza, a rischiare amore,vita e liberà per provare al mondo intero di poter fare anche ciò che per tutti è pura follia, è impossibile, attraversare circa 60 metri all’altezza di oltre 400 metri nel vuoto su una semplice corda e con l’uso di un’asta. Sulla strada all’alba del 7agosto del 1974 migliaia di persone hanno assistito all’impresa e noi soffriremo con loro sino a conoscere la fine di chi si è voluto elevare come un uccello e portarsi verso le nubi rinunciando a calpestare la terra come ogni mortale. Proprio un bel film, sicuramente ottimo per quel che si vede e quel che lascia, al di là della sua buona realizzazione sono ottimi i contenuti, e al cinema non ci si dovrebbe andare solo per vedere come va a finire una storia generalmente solo frutto di fantasia.chibar22@libero.it
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maracaibo
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lunedì 26 ottobre 2015
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zemeckis per un film entusiasmante
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E' possibile riuscire a fare un film avvincente quando tutti conoscono la fine della trama e nel mezzo ci si domanda che cosa mai puo' succedere? Eppure si! Zemeckis cè riuscito. ul film ti prende dall'inizio fino alla fine, ti emoziona ,vivi con il protagonista tutta la storia.... e che storia. ti accorgi che per Zemeckis è riuscito da gran "equilibrista" a dosare tutti gli ingredienti per capovolgere le aspettative del pubblico ...del chissà cosa sarà mai uno che passeggia sul filo. Una sfida vinta senz'altro. Grande cinema , grande Zemeckis.
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great steven
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lunedì 3 dicembre 2018
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il colpo artistico del secolo!
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THE WALK (USA, 2015) diretto da ROBERT ZEMECKIS. Interpretato da JOSEPH GORDON-LEVITT, BEN KINGSLEY, CHARLOTTE LE BON, JAMES BADGE DALE, PATRICK BABY, MARIE TURGEON, SOLEYMAN PIERINI, MARK TRAFFORD
Nato nel 1949 e vivente a Parigi, Philippe Petit è un giovane funambolo francese che si esibisce per le strade della capitale con numeri da giocoliere e prestigiatore, costantemente tenuto d’occhio dalla polizia che gli sta alle costole e rinnegato dai genitori che lo cacciano di casa. In città conosce Rudy Mankowski, meglio noto come Papa Rudy, capostipite ceco di una famiglia circense di funamboli, acrobati e giocolieri che all’inizio è riluttante a divulgargli i segreti da lui appresi in una vita, ma poi gli concede di effettuare un apprendistato presso il suo circo.
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THE WALK (USA, 2015) diretto da ROBERT ZEMECKIS. Interpretato da JOSEPH GORDON-LEVITT, BEN KINGSLEY, CHARLOTTE LE BON, JAMES BADGE DALE, PATRICK BABY, MARIE TURGEON, SOLEYMAN PIERINI, MARK TRAFFORD
Nato nel 1949 e vivente a Parigi, Philippe Petit è un giovane funambolo francese che si esibisce per le strade della capitale con numeri da giocoliere e prestigiatore, costantemente tenuto d’occhio dalla polizia che gli sta alle costole e rinnegato dai genitori che lo cacciano di casa. In città conosce Rudy Mankowski, meglio noto come Papa Rudy, capostipite ceco di una famiglia circense di funamboli, acrobati e giocolieri che all’inizio è riluttante a divulgargli i segreti da lui appresi in una vita, ma poi gli concede di effettuare un apprendistato presso il suo circo. Conosce nel frattempo la graziosa street singer Annie e il fotografo Jean-Louis, che diventano i suoi primi due complici per permettergli di pianificare le sue sfide (apparentemente) impossibili. Dopo una camminata sul filo risoltasi in un insuccesso, Philippe ha il suo riscatto debuttando con un’altra camminata su un cavo teso abusivamente fra i due campanili di Notre-Dame. Ma non gli basta: saputo che a New York sono in fase di lavorazione le Twin Towers del World Trade Center, che diventeranno le due torri più alte del pianeta in assoluto, intende tentare il colpo artistico del secolo, ossia tendere un cavo sui tetti delle Twin Towers, assicurarlo con bulloni e morsetti e camminarci sopra traversando una distanza di quarantadue metri e mezzo. Considerata l’altezza dei due edifici (centodieci piani, oltre quattrocentoquindici metri) e la scontata pericolosità di quest’impresa di action-body art, i suoi amici lo prendono per pazzo, ma proprio perché si tratta di un sogno che nessuno sano di mente si metterebbe in testa di concretizzare, decidono di continuare ad aiutarlo. Reclutando altri collaboratori (il giovanissimo professore di algebra Jean-François, il venditore di interfoni francese trapiantato a New York Jean-Pierre, il basista Barry Greenhouse e i due inservienti di un teatro Albert e David), il gruppo elabora un complesso piano per eludere la sorveglianza, travestirsi per non destare sospetti a chicchessia, salire al centodecimo piano della Torre Nord e da lì lavorare tutta la notte per la sistemazione del cavo, in attesa dell’esibizione definitiva che dovrà aver luogo all’alba del 7 agosto 1974. Devono superare un numero inaspettatamente elevato di ostacoli e imprevisti, ma in conclusione l’impresa riesce: Philippe cammina, al massimo della sua concentrazione, sul filo teso per quarantacinque minuti, mentre da sotto una sempre maggior quantità di newyorkesi lo osservano e da entrambe le torri si ammucchiano nugoli di poliziotti del NYPD che alla fine lo arrestano. Ma il trionfo è talmente clamoroso che non è possibile non congratularsi con questo giovane e impavido eroe, tant’è che la pena inflittagli dal giudice consiste semplicemente nell’esibirsi con regolarità a Central Park qualche giorno a settimana per i bambini su un cavo teso fra due alberi a pochi metri da terra. L’amata Annie e la maggioranza dei suoi fedeli e indispensabili complici, dopo i debiti festeggiamenti, ritornano in Francia, ma Philippe resta a New York, forte tra l’altro di un permesso speciale, senza limiti di scadenza, rilasciatogli dal progettista del World Trade Center che gli consente di visitare il luogo dove egli stesso s’è esibito ogni volta che lo desidera. Un regista che in altre sue opere ha raccontato delle straordinarie gesta umanitarie di un uomo con un’intelligenza inferiore alla media (Forrest Gump) o quelle di un iperattivo dirigente commerciale ritrovatosi all’improvviso a sopravvivere su un atollo tropicale disabitato (Cast Away) può benissimo addentrarsi nella narrazione, questa volta tratta da una storia reale, di cosa fece il più eccelso funambolo d’ogni epoca surclassando tutte le aspettative, superando sé stesso e dando un senso rinnovatore all’arte in cui credeva con intima fermezza. Zemeckis bissa l’impresa di Petit sul piano cinematografico, elaborando un film che è costruito come un’ascensione progressiva fino a un’altezza di vertiginosa meraviglia: comincia in chiave di commedia romantica, si sviluppa come action thriller (la preparazione del "colpo") per poi chiudersi in cinema puro, di immagini mozzafiato coadiuvate da effetti speciali notevolmente all’avanguardia (sempre funzionali, mai ampollosi) che sconvolgono e insieme rapiscono nell’imperturbabilità della contemplazione estetica. Ma il suo valore etico-politico è altresì fondamentale: mostrare del tutto diagonalmente, quattordici anni dopo l’attentato dell’11 settembre, l’abisso che divide la creatività dell’uomo dalla sua distruttività, l’eros dal thanatos: convalidare la tesi che l’arte, antitesi incontestabile della guerra, possiede contro quest’ultima il più efficace antidoto. Potentissime interpretazioni da applauso, da un Gordon-Levitt protagonista dalla determinazione coriacea a un Kingsley severo e saggio, da una Le Bon al tempo stesso tenera e spericolata a un Badge Dale con la vocazione di immortalare momenti irripetibili, soavi, magici. Col passare degli anni, diventerà senza dubbio un capolavoro da tramandare alle generazioni future.
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felicity
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sabato 1 aprile 2023
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accorato e spettacolare omaggio all''impresa
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The walk è un’opera del leggendario Robert Zemeckis, in cui sperimenta con la tecnica del 3D. Il film ha forti doti visive: la suggestione e la spettacolarità fanno da padrone. Pur non essendo il lungometraggio migliore di Zemeckis, che ha abituato il suo pubblico a ben altro livello, il film risulta comunque un intrattenimento gradevole, anche grazie all’interpretazione di Joseph Gordon-Levitt. La mano esperta e ispirata del regista accompagna il suo eroe verso un climax emozionante e ipnotico che è sufficiente a fare di The Walk uno dei film biografici più singolari ed efficaci che memoria ricordi: un'ultima mezz'ora che ci consegna tutta l'ebrezza dell'impresa, facendoci partecipi del vuoto e della vertigine, riempiendoci della gioia che erompe dal volto concentrato di Petit-Levitt, e rendendo inutile qualsiasi ulteriore risposta alla domanda che viene posta al protagonista all'inizio del film: perché? In più, con sorprendente riserbo e delicatezza, arriva la dedica alle vittime degli attacchi dell'11 settembre, inevitabile per un film che rende loro omaggio nel modo migliore trasformando le Torri gemelle da immagine dolente del giorno di terrore che sconvolse il mondo in un simbolo toccante di vita e di poesia.
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The walk è un’opera del leggendario Robert Zemeckis, in cui sperimenta con la tecnica del 3D. Il film ha forti doti visive: la suggestione e la spettacolarità fanno da padrone. Pur non essendo il lungometraggio migliore di Zemeckis, che ha abituato il suo pubblico a ben altro livello, il film risulta comunque un intrattenimento gradevole, anche grazie all’interpretazione di Joseph Gordon-Levitt. La mano esperta e ispirata del regista accompagna il suo eroe verso un climax emozionante e ipnotico che è sufficiente a fare di The Walk uno dei film biografici più singolari ed efficaci che memoria ricordi: un'ultima mezz'ora che ci consegna tutta l'ebrezza dell'impresa, facendoci partecipi del vuoto e della vertigine, riempiendoci della gioia che erompe dal volto concentrato di Petit-Levitt, e rendendo inutile qualsiasi ulteriore risposta alla domanda che viene posta al protagonista all'inizio del film: perché? In più, con sorprendente riserbo e delicatezza, arriva la dedica alle vittime degli attacchi dell'11 settembre, inevitabile per un film che rende loro omaggio nel modo migliore trasformando le Torri gemelle da immagine dolente del giorno di terrore che sconvolse il mondo in un simbolo toccante di vita e di poesia.
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