Il racconto dei racconti |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees.
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Titolo originale Il racconto dei racconti - Tale of Tales.
Fantasy,
Ratings: Kids+13,
durata 125 min.
- Italia, Francia, Gran Bretagna 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 maggio 2015.
MYMONETRO
Il racconto dei racconti
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Rappresentazione d'un variegato fantasy nostrano.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 4 agosto 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL RACCONTO DEI RACCONTI – TALE OF TALES (IT/UK/FR, 2015) diretto da MATTEO GARRONE. Interpretato da SALMA HAYEK, VINCENT CASSEL, TOBY JONES, JOHN C. REILLY, SHIRLEY HENDERSON, HAYLEY CARMICHAEL, BEBE CAVE, STACY MARTIN, CHRISTIAN LEES, JONAH LEES, GUILLAUME DELAUNAY, ALBA ROHRWACHER, MASSIMO CECCHERINI
Suddiviso in tre episodi indipendenti che s’intersecano a piccoli frammenti, tutti ispirati a Il cunto de li cunti (1634-36) di Giambattista Basile, favolista napoletano del XVII secolo che componeva nella lingua della sua regione originaria. Una regina non riesce più a sorridere per la mancanza di un figlio che non arriva, al che un indovino suggerisce a lei e al consorte di uccidere un drago ed estrargli il cuore dal petto, per poi farlo cuocere da una vergine e darlo in pasto alla donna. Il re paga con la vita la sua pericolosa missione, ma avviene un fatto imprevisto: oltre alla regina che mangia il cuore cotto, rimane gravida anche l’inserviente vergine che lo cucina. I due bambini nati da donne diverse si assomigliano incredibilmente e, contro il parere delle rispettive madri, si frequentano con piacere, fino al momento definitivo di lasciarsi e dirsi addio. Due anziane sorelle cercano di concupire un ricco e attraente principe attirandolo alla loro dimora con l’imitazione di un canto d’uccelli, ma quando il benestante signorotto si accorge dell’età della sua concubina di una notte, la fa scaraventare giù dalla finestra del proprio palazzo. Una maga la recupera e, offrendole il latte dalla sua mammella, la fa ringiovanire. A quel punto può corteggiare il bel principe senza timore di essere scoperta, ma anche la sorella, rimasta all’oscuro del miracolo, desidera, quando lo viene a conoscere, che l’incantesimo si ripeta anche su di lei. Un re alleva una pulce nutrendola finché essa non raggiunge dimensioni enormi, ma un giorno l’insetto ha un malore e muore, nonostante le cure di un medico. Il regnante decide allora di indire un torneo nel quale gli aspiranti pretendenti alla mano della sua giovane figlia, ingenua e delicata principessa, devono indovinare a quale animale appartiene la pelle esposta di fronte a loro. Confidando che nessuno saprà azzeccare lo scaltro indovinello, l’uomo pretende che la fanciulla rimanga confinata tra le mura del suo palazzo, ma quando un orco lo coglie di contropiede dando la risposta esatta, non può far nulla per fargli vivere con la figlia la sua meritata notte di nozze. Grazie all’aiuto insperato di una famiglia di circensi, la principessa riuscirà comunque a fuggire dal mostruoso sposo e anche a toglierlo di mezzo una volta per tutte. Non è facile adattare un’opera difficilmente comprensibile dagli italiani di oggigiorno, non solo per il diverso linguaggio ma anche per la corposità di temi che sono più adatti ad un pubblico adulto che a uno di ragazzi, ma Garrone e i suoi sceneggiatori hanno saputo trarre dalla raccolta fiabesca uno spaccato fantasy che impressiona per l’intensità della scenografia, la calcolata ironia delle situazioni, la sagacia della messinscena costumistica, il fervore delle performances recitative e l’inserimento di un significato apocalittico in ciascuna delle tre storie. Il tutto non appesantisce la pur sofferta rappresentazione e le dona, al contrario, un alone di soavità che la racchiude in un vortice di irresistibile simpatia e di umorismo tipicamente boccaccesco che riesce nell’impresa di non inquietare negativamente e di centrare il cuore degli spettatori con una raffigurazione sontuosa che al contempo non perde di vista una lineare sobrietà. Il trio dei protagonisti (una splendida e bellissima Hayek – anche nei panni della governatrice nerovestita –, un Cassel impunemente impudico e sollazzante, un T. Jones meno arcigno del solito e più misurato intellettualmente) costituisce senza dubbio la carta vincente di un’opera che poteva nascere con molti handicap, fortunatamente evitati in particolar modo grazie all’attenzione per il dettaglio e alla funzionalità stupefacente dei contributi tecnici (le meravigliose musiche di Alexandre Desplat), ma il risultato non travalica i limiti del disgusto e resta magnificamente dentro il circolo di un delizioso film dalle ambizioni esteticamente storiche che funziona piuttosto felicemente anche come veicolo di fruizione di un genere che il cinema italiano, con torto marcio, snobba, a prescindere dalle qualità e dai vantaggi enormi che potrebbe apportare ad una cinematografia che ha costantemente bisogno di aria fresca e ventate disperate di novità.
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