Siamo nei primi dell'ottocento in un America ancora vergine, Hugh Glass (Leonardo di Caprio), un cacciatore di pelli e suo figlio (un indiano meticcio) sono parte di una spedizione commerciale. Dopo un attacco da parte dei nativi del luogo i pochi sopravvissuti della spedizione rientreranno al forte. Durante la via del ritorno Hugh viene attaccato da un Grizzly e rimane in fin di vita. La strada del ritorno è dura e il clima inizia ad essere pesante. La compagnia non può proseguire con Hugh, che viene lasciato con il figlio e due uomini. E in una determinata circostanza un Franklyn (Tom Hardy), uno dei membri della spedizione col compito di badare a Hugh ucciderà il figlio e lascerà il nostro protagonista nelle terre ostiche del Nord America, ad un passo dalla morte. Morte che però non arriva e Hugh dovrà cercare di sopravvivere, tornare al forte, e ottenere la propria vendetta.
Il "negro" Alejandro Gonzales Inarritu prova, dopo il premiatissimo Birdman, a fare un film ancora più ambizioso del precedente,un delirio di onnipotenza del regista messicano, un film che sicuramente si farà notare dall'Accademy.
Un film fisico, estremamente crudo, estremo dove i luoghi, il clima, la terra sono i veri protagonisti. Inarittu racconta che The Revenant è un film di padri è figli, un tema a lui caro, e rende questo il motore di tutta la vicenda modificando la storia (vera) del cacciatore Hugh Glass e donando ad una semplice storia di sopravvivenza nuovi temi.
La storia è tutta qui, è una storia di sopravvivenza, di vendetta, vendetta di un amore spezzato. Ma il film è anche un film legato alla terra, incontaminata, ma attaccata dall'uomo (bianco) che ha voluto sottrarla a chi era lì da sempre con prepotenza e violenza.
Devo dire che il mio commento è contrastante, lo ritengo un film sicuramente inferiore al precedente, ma certamente potente e tecnicamente lodevole (e lodevole è dire poco) ma che porta con se qualche difetto. Partiamo dalle considerazioni positive. Regia e fotografia sono a livelli eccelsi, stupisce Inarritu, stupisce ancor più il "chivo" Lubezki (Oscar per Gravity e Birdman). Le riprese sono incredibili, piene di complessi piano sequenza, una fotografia magnifica, fortemente epica, che esalta la natura e la rende protagonista del film. Va subito detto che questo Revenant è un film complesso da girare, soprattutto per le le condizioni in cui è girato. A stupirmii anche la scenografia, i costumi e la musica. Musica composta dall'inedito duo Alva Noto e Ryuchi Sakamoto, soprattutto il tema principale, angosciante, minimale, epico e ben inserito durante il film. La prova dell'attore principale mi porta delle incertezze. Leonardo di Caprio è sicuramente un attore di livello, e qui la sua prova è (per me) contrastante. Dico contrastante perchè è sicuramente una prova fisica la sua, il film è infatti pieno di silenzi e il buon Leo riesce benissimo a destreggiarsi tra climi gelidi e atti di sopravvivenza, regge con gli sguardi intensi un crogiolo di emozioni (e qui è davvero bravo) ma che a volte non convince. Alcune espressioni più che di sofferenza sembrano esasperate e quasi (ripeto QUASI) comiche, e in più ritengo che sia portato (anche per la faccia che ha) ad interpretazione di eterno ragazzo (ecco anche perchè straconvince nel per me detestabile Wolf of Wall Street) ed ecco perchè non mi convince per l'esigenza di durezza che il personaggio che in questo film interpreta ha bisogno. Da esaltare invece Tom Hardy che per me ruba la scena al nostro protagonista con una prova straconvincente.
In più Inarritu inserisce a più punti una fase onirica, che a volte (grazie anche ad una fotografia eccelsa) è suggestiva, ma per alcune scelte e scene (e parlo della visione della donna "volante" che ha amato) inducono lo spettatore quasi a ridere. Un film che risulta a volte ridondante nella scrittura, e che ha un ritmo lento, se non lentissimo (non che siano dei difetti assoluti questi) che forse lo allontanano da quello che, almeno come intenzioni, doveva essere un annunciato blockbuster hollywoodiano.
Un film però interessante, ampiamente sufficiente che gode sicuramente di alcuni difetti, ma che si regge su un reparto tecnico di altissimo, altissimo livello. Sicuramente da vedere.
Voto 7
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