flyanto
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lunedì 23 gennaio 2017
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una forma di ribellione ad un certo regime politic
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Il Ragno Rosso del titolo del film indica il pericoloso ed ancora sconosciuto serial killer che da tempo miete vittime nella Cracovia del 1967, non facendo alcuna distinzione tra uomini, donne e bambini che colpisce alla testa con un martello (non a caso uno dei due emblemi del partito comunista) ed a cui viene data la spietata caccia da parte della Polizia polacca. In questo contesto di paura collettiva, si muove il giovane protagonista, campione nazionale di tuffi che, una sera, al Luna Park con degli amici scopre in una radura del boschetto circostante il cadavere di un bambino. Da qui la sua curiosità, nonchè insana "attrazione", per questi delitti e per scoprirne soprattutto l'artefice.
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Il Ragno Rosso del titolo del film indica il pericoloso ed ancora sconosciuto serial killer che da tempo miete vittime nella Cracovia del 1967, non facendo alcuna distinzione tra uomini, donne e bambini che colpisce alla testa con un martello (non a caso uno dei due emblemi del partito comunista) ed a cui viene data la spietata caccia da parte della Polizia polacca. In questo contesto di paura collettiva, si muove il giovane protagonista, campione nazionale di tuffi che, una sera, al Luna Park con degli amici scopre in una radura del boschetto circostante il cadavere di un bambino. Da qui la sua curiosità, nonchè insana "attrazione", per questi delitti e per scoprirne soprattutto l'artefice. Dopo poco tempo gli sembra di riconoscerlo in uno stimato veterinario della città con cui, con una scusa, entra in stretto contatto, facendo scaturire da questo momento in poi una serie di avvenimenti alquanto sconcertanti.....
Film del regista polacco Marcin Koszalka, da noi ancora poco conosciuto e qui al suo primo lungometraggio, "Il Ragno ROsso" giunge nelle sale cinematografiche nella versione originale sottotitolata in italiano e presenta una Polonia ambientata alla fine degli anni '60, ancora fortemente assoggettata all'autoritario regime comunista. Al di là della trama che emblematicamente risulta assai interessante ed originale, il valore di questa pellicola consiste proprio nella rappresentazione della condizione socio-politica che il regista presenta del suo paese: la Cracovia che viene descritta sullo schermo è quanto mai spettrale, fredda, buia (anche metaforicamente parlando) ed in cui si evince l'ingerenza diretta del severo e dittatoriale regime comunista che incombe sovrano, incutendo terrore, sulla popolazione generale. E' tutto quello in definitiva a cui il giovane tuffatore piano piano si ribella, scegliendo di non sottostarvi più e preferendo la ricerca spasmodica di una morte che non gli spetterebbe affatto ma che, appunto, per lui risulta di gran lunga più accettabile piuttosto che continuare a vivere in un clima di estrema sorveglianza, nonchè di terrore. Interessante è da notare, inoltre, come nel finale, in cui troneggia la fotografia con un ghigno sardonico del tuffatore defunto, la scena si sia spostata direttamente all'anno 1978 (anno dell'elezione di Papa Wojtyla), da quando, cioè, comincerà un poco alla volta a sgretolarsi il comunismo in Polonia. Ben diretto, con uno stile asciutto, crudo e rigoroso, "Il Ragno Rosso" di Koszalka si deve annoverare tra le opere cinematografiche più interessanti di questi ultimi tempi proveniente da un paese del cui cinema, purtroppo, si conosce ancora, troppo poco (fatta eccezione ovviamente per ciò che concerne registi quali, per esempio, Kieslowski ed Andrzej Wajda).
Consigliabile agli estimatori del cinema d'autore.
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Il Ragno Rosso del titolo del film indica il pericoloso ed ancora sconosciuto serial killer che da tempo miete vittime nella Cracovia del 1967, non facendo alcuna distinzione tra uomini, donne e bambini che colpisce alla testa con un martello (non a caso uno dei due emblemi del partito comunista) ed a cui viene data la spietata caccia da parte della Polizia polacca. In questo contesto di paura collettiva, si muove il giovane protagonista, campione nazionale di tuffi che, una sera, al Luna Park con degli amici scopre in una radura del boschetto circostante il cadavere di un bambino. Da qui la sua curiosità, nonchè insana "attrazione", per questi delitti e per scoprirne soprattutto l'artefice.
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Film del regista polacco Marcin Koszalka, da noi ancora poco conosciuto e qui al suo primo lungometraggio, "Il Ragno ROsso" giunge nelle sale cinematografiche nella versione originale sottotitolata in italiano e presenta una Polonia ambientata alla fine degli anni '60, ancora fortemente assoggettata all'autoritario regime comunista. Al di là della trama che emblematicamente risulta assai interessante ed originale, il valore di questa pellicola consiste proprio nella rappresentazione della condizione socio-politica che il regista presenta del suo paese: la Cracovia che viene descritta sullo schermo è quanto mai spettrale, fredda, buia (anche metaforicamente parlando) ed in cui si evince l'ingerenza diretta del severo e dittatoriale regime comunista che incombe sovrano, incutendo terrore, sulla popolazione generale. E' tutto quello in definitiva a cui il giovane tuffatore piano piano si ribella, scegliendo di non sottostarvi più e preferendo la ricerca spasmodica di una morte che non gli spetterebbe affatto ma che, appunto, per lui risulta di gran lunga più accettabile piuttosto che continuare a vivere in un clima di estrema sorveglianza, nonchè di terrore. Interessante è da notare, inoltre, come nel finale, in cui troneggia la fotografia con un ghigno sardonico del tuffatore defunto, la scena si sia spostata direttamente all'anno 1978 (anno dell'elezione di Papa Wojtyla), da quando, cioè, comincerà un poco alla volta a sgretolarsi il comunismo in Polonia. Ben diretto, con uno stile asciutto, crudo e rigoroso, "Il Ragno Rosso" di Koszalka si deve annoverare tra le opere cinematografiche più interessanti di questi ultimi tempi proveniente da un paese del cui cinema, purtroppo, si conosce ancora, troppo poco (fatta eccezione ovviamente per ciò che concerne registi quali, per esempio, Kieslowski ed Andrzej Wajda).
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