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The Lobster |
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Un film di Yorgos Lanthimos.
Con Colin Farrell, Rachel Weisz, Jessica Barden, Olivia Colman, Ashley Jensen.
continua»
Titolo originale The Lobster.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Francia 2015.
- Good Films
uscita giovedì 15 ottobre 2015.
MYMONETRO
The Lobster   
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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l'amore al tempo dell'ultima generazione
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| martedì 27 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Sicuramente questo film segna la ragione del punito in chi vuole sentirsi sul punto di un desiderio di non essere come gli altri, nel senso di coloro che escono normalmente da una sala cinematografica, infatti può darsi il caso di uscire dal cinema dopo aver visto questa “aragosta” con l’impressione di volersi essere inflitti una pena inutile, su cose che si intuiscono appartenerci, l’ ipocrisia dei sentimenti e delle relazioni, il nostro vivere malato, ce ne è tutto il motivo, vabbene la distopia, ma fare un film così assomiglia all’idea che la co-produzione francese sia dovuta forzatamente essere riconosciuta del premio della giuria a Cannes per rientrare di un investimento su una cosa che è oltre a tutto, non tanto nel senso di indecifrabile, ma in alcuni casi di gratuito,di soprannumerario, di criptico fine a sé stesso che non buca la narrazione, (lo scavarsi la tomba della congrega dei single, la donna che si butta dalla finestra, scene truci fuori contesto). Forse è cinema postmoderno, interroga, sfida lo spettatore a comporre il film scovarne i simboli, le metafore facendoci dimenticare delle lungaggini della seconda parte dove specularmente alla prima dove nel Resort c’è questa organizzazione pervasiva e paranoica che in una specie di gioco o concorso mette a processo chi non riesce a vivere in coppia fino a trasformarli dopo 45 giorni se non riescono ad accoppiarsi in animali. C’è l’eugenetica sociale, la distopia propria di alcuni film anni 70, proprio oggi che certe conseguenze dell’allora società dell’omologazione di massa sembrano giunte a definitivo compimento, il film sembra un quadro di Escher, linee tracciate in una tela, in una forma per dirci qualcosa, che forse è il funzionamento del nostro mondo, il condizionamento continuo che ci viene propinato rendendoci schiavi, dai media, dai retaggi culturali che ne sono il braccio politico, c’è il richiamo al Grande Fratello se non Orwelliano proprio quello del format televisivo plurinazionale con tanto di settimana prova della coppia sullo yacht nello svolgimento stesso della simulazione distopica, sembra tutto un grande nastro di Mobius dove non si riesce a capire il dritto e il rovescio fra le due forme del potere, quello della setta dei forzati della coppia impersonata dall’assurda truppa dell’albergo dove viene imbastita questa organizzazione e quella antagonista dei single, tutto questo senza che lo spettatore si debba o si possa schierare tanto la narrazione è contrappuntata da tanti dettagli disturbanti, c’è Matrix e la ricerca di un anello della catena dove insinuarsi, la grande ricerca della libertà dei due “eroi” della fiaba Collin Farrell e Rachel Weisz, sublimi e grotteschi nelle loro interpretazioni. Eppure pare tutto eccessivo, se la prima parte pure nella sua assurdità scorreva con la sua logica e linearità, la seconda si attarda su lungaggini inutili, fino a portare il film al limite delle due ore (troppe) e dare l’impressione generale di una grande prova di ambizioni che non decollano come denota l’incerto finale: Il destino di un umanità giunta oramai all’ultima curva prima della fine benché provi ancora a replicare una parvenza di sentimento, forse.
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