casomai21
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giovedì 28 aprile 2016
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una "donna maledetta" riesce a riscattarsi...
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Già dai primi minuti di proiezione, ci si rende conto che non è un film qualsiasi e che si viene immersi in una piccola società cristallizzata tra falsi perbenismi e pubbliche gogne e che non sempre vede nei giovani una forma di riscatto da pregiudizi e dicerie.Addirittura si assiste nei flashback sulla vita da bambina della protagonista a episodi di bullismo tra coetanei in cerca della vittima di turno e ad un accanimento nei suoi confronti con drammatiche conseguenze e ad un mondo infantile per nulla tenero.Il tono della narrazione è alquanto ironico e leggermente anglosassone anche quando si assiste a episodi dolorosi ed imprevisti della nostra esistenza.
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Già dai primi minuti di proiezione, ci si rende conto che non è un film qualsiasi e che si viene immersi in una piccola società cristallizzata tra falsi perbenismi e pubbliche gogne e che non sempre vede nei giovani una forma di riscatto da pregiudizi e dicerie.Addirittura si assiste nei flashback sulla vita da bambina della protagonista a episodi di bullismo tra coetanei in cerca della vittima di turno e ad un accanimento nei suoi confronti con drammatiche conseguenze e ad un mondo infantile per nulla tenero.Il tono della narrazione è alquanto ironico e leggermente anglosassone anche quando si assiste a episodi dolorosi ed imprevisti della nostra esistenza.
La sensibilità femminile della regista e della sua capacità di coglierne la psicologia di genere la si riscontra soprattutto nelle scene di gruppo di donne o di singole, che per accaparrarsi un vestito degnamente confezionato dalla protagonista in grado di trasformarle esteticamente, pur non rinunciando a considerarla donna maledetta, pagano grandi cifre per un abito personalizzato in quella landa sperduta e assolata nel deserto australiano.
Infatti, la protagonista non veste soltanto, ma recupera anche la bellezza celata di ciascuna nella quotidianetà a tal punto da renderle attraenti e accettabili non solo agli uomini, ma a tutti. Gli interpreti maschili tranne qualche eccezione non mostrano grande personalità rispetto alle più enigmatiche psicologie femminili e risultano anch'essi condizionati da una società che tollera vizi privati e sopraffazioni domestiche, pur conservando un pubblico decoro.L'evolversi della storia sembra rendere giustizia alla protagonista e darle quanto le è stato negato durante il lungo allontanamento dalla madre e dai suoi affetti di bambina, ma che l'ha resa donna consapevole e decisa a riscattare un nebuloso passato. La protagonista riesce nell'intento di scoprire anche grazie ad un recupero della memoria la verità dei fatti, ma l'improvvisa perdita degli affetti la riaffida a quella solitudine. che in uno spettacolare finale con un fuoco purificatore la riporta sul treno per Melbourne ad affrontare di fatto un territorio brullo e quasi desertico, arido come i sentimenti di quella piccola comunità per poi raggiungere Parigi, dove presumibilmente avrà i meritati riconoscimenti professionali e forse anche affettivi. Brava umana e carismatica Kate !
casomai 21
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vanessa zarastro
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venerdì 29 aprile 2016
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tilly mani di forbice
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The Dressmaker è un film appagante. C’è una prima parte che è assolutamente strepitosa con una ottima fotografia e bei costumi peccato che sul finale la sceneggiatura perde mordente e alla regista sfugge un po’ la mano passando da un genere alla Tim Burton a uno più convenzionale.
A Dungatar, una piccolissima località sperduta in Australia, una bambina viene accusata di aver provocato un incidente nel quale è morto un bambino. Allontanata dalla comunità viene mandata a Malbourne in collegio e da lì lei scapperà per approdare a Parigi e apprendere il mestiere di coutourier. Venticinque anni dopo, ormai alla soglia dei trent’anni, la ragazza torna al paesino con l’idea di ricordare esattamente quello che è successo, di prendersi cura della mamma ormai derisa e creduta pazza dal giorno in cui è partita la figlia e di vendicarsi delle persone che l’hanno voluta allontanare.
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The Dressmaker è un film appagante. C’è una prima parte che è assolutamente strepitosa con una ottima fotografia e bei costumi peccato che sul finale la sceneggiatura perde mordente e alla regista sfugge un po’ la mano passando da un genere alla Tim Burton a uno più convenzionale.
A Dungatar, una piccolissima località sperduta in Australia, una bambina viene accusata di aver provocato un incidente nel quale è morto un bambino. Allontanata dalla comunità viene mandata a Malbourne in collegio e da lì lei scapperà per approdare a Parigi e apprendere il mestiere di coutourier. Venticinque anni dopo, ormai alla soglia dei trent’anni, la ragazza torna al paesino con l’idea di ricordare esattamente quello che è successo, di prendersi cura della mamma ormai derisa e creduta pazza dal giorno in cui è partita la figlia e di vendicarsi delle persone che l’hanno voluta allontanare. Dotata di grande abilità come stilista Tilly inizia a convincere un po’ di signore e signorine a farsi fare gli abiti da lei. Così riesce a trasformare timide ragazzine con gli occhiali in provocanti pin-up, ridare giovinezza a signore sfiorite e, di mettere un po’ di pepe nella comunità.
La parodia della società perbenista, le distese del territorio, i colori accesi e decisi mi hanno evocato Edward Mani di Forbice da un lato nell’impossibilità di essere normale e di viversi fino in fondo un amore intenso, dall’altro nel grottesco delle situazioni create. Parrucchiere là, couturier qui.
Siamo agli inizi degli anni ‘50 ed è in atto il cambiamento che sta pervadendo tutto il mondo con l’arrivo del benessere e con l’avvento del consumismo. All’interno della prudish society (strano non si vede mai la chiesa nel film se non per la celebrazione del matrimonio) proprio le figure istituzionali sono quelle più ipocrite: il sindaco (padre la bambino morto) con le sue varie amanti e scappatelle la maestra di scuola. Tutti i personaggi sono dipinti come caricature dal medico gobbo (che picchiava la moglie prima di diventare curvo) alla famiglia dei droghieri, al tenente di polizia che adora creare vestiti e travestirsi. Tutti sono in fondo colpevoli di qualcosa e conniventi tra loro. Tilly, con grande tenacia, riesce a recuperare Molly (la mamma) e portarla dalla sua parte, in un progetto di vendetta che è il suo fine palese.
Grande interpretazione di Kate Winslet ma anche bravissima Judy Davis.
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fravagna
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domenica 1 maggio 2016
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cinismo, sensualità e spietatezza
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Ero andato al cinema con l'idea di vedere un film ben diverso: complice la locandina e il sottotitolo, credevo di trovarmi di fronte ad una pellicola incentrata sulla moda, quasi un proseguimento non ufficiale de "Il Diavolo veste Prada". In effetti il film è questo ma è anche, e soprattutto, molto di più. È un film travolgente, cinico, sfaccettato, spietato. Una commedia, non potrei definirla in altri modi, che però lascia presto il suo carattere ironico per scivolare verso luoghi più grotteschi, oscuri; così cil me anche i personaggi, da buffi abitanti della provincia australiana, si rivelano a poco a poco per quelli che sono realmente. I costumi, le ambientazioni e la bravura del cast sono così coinvolgenti che sembra essere sul posto.
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Ero andato al cinema con l'idea di vedere un film ben diverso: complice la locandina e il sottotitolo, credevo di trovarmi di fronte ad una pellicola incentrata sulla moda, quasi un proseguimento non ufficiale de "Il Diavolo veste Prada". In effetti il film è questo ma è anche, e soprattutto, molto di più. È un film travolgente, cinico, sfaccettato, spietato. Una commedia, non potrei definirla in altri modi, che però lascia presto il suo carattere ironico per scivolare verso luoghi più grotteschi, oscuri; così cil me anche i personaggi, da buffi abitanti della provincia australiana, si rivelano a poco a poco per quelli che sono realmente. I costumi, le ambientazioni e la bravura del cast sono così coinvolgenti che sembra essere sul posto. Su tutti, una nota in particolare va a Kate Winslet. Superba. Una prova attoriale meravigliosa: cinica, sensibile, affranta, senza speranze.
Un film che ricorderò a lungo, una piccola perla del cinema.
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gabriella
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martedì 30 agosto 2016
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tilly è tornata
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Si preannuncia quasi come un revenge movie l'apertura del film dell'australiana Jocelyn Moorhouse. Tilly ( Kate Winslet) torna a Dungater dopo molti anni di assenza, è vestita elegantemente di nero, in testa un cappello bianco a larga tesa, una valigetta in mano, è chiaro che ci sia un regolamento di conti da saldare ( viene in mente la scena di "Pronti a morire " quando Sharon Stone arriva in un paese del west per vendicarsi della morte del padre), è armata di una Singer quando fa il suo ingresso in un villaggio australiano polveroso , arido e desolato , che sembra un ambiente del far west, torna a casa da sua madre ( un'eccellente Judy Davis) alcolizzata ed emarginata dal villaggio perchè ritenuta pazza.
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Si preannuncia quasi come un revenge movie l'apertura del film dell'australiana Jocelyn Moorhouse. Tilly ( Kate Winslet) torna a Dungater dopo molti anni di assenza, è vestita elegantemente di nero, in testa un cappello bianco a larga tesa, una valigetta in mano, è chiaro che ci sia un regolamento di conti da saldare ( viene in mente la scena di "Pronti a morire " quando Sharon Stone arriva in un paese del west per vendicarsi della morte del padre), è armata di una Singer quando fa il suo ingresso in un villaggio australiano polveroso , arido e desolato , che sembra un ambiente del far west, torna a casa da sua madre ( un'eccellente Judy Davis) alcolizzata ed emarginata dal villaggio perchè ritenuta pazza. C'è qualcosa nel passato di Tilly , un ricordo da mettere a fuoco e recuperare. Allontanata al tempo perchè ritenuta responsabile della morte di un ragazzino allora suo coetaneo, non è ben accetta in paese, anche la madre apparentemente le è ostile. Ma Tilly è una donna determinata, è diventata una stilista capace e creativa, ha lavorato nelle migliori sartorie di Parigi e ben presto la sua abilità è sotto gli occhi di tutti, le donne accorrono per farsi confezionare un abito su misura e tra volant svolazzanti, e scollature audaci sembra che ci sia una specie di tregua alla cattiveria e al pettegolezzo. Di lei si accorge anche Teddy McSwiney ( Liam Hemsworth), il bello del paese che s'innamora di lei, ricambiato, e insieme scopriranno la verità su quel lontano incidente, con l'aiuto anche di un poliziotto che al tempo era stato costretto ad archiviare il caso ( uno strepitoso Hugo Weaving). Nonostante ciò , per Tilly sembra non ci sia pace, in un paese bigotto dove la maldicenza e la cattiveria è la vera maledizione, tutto le si rivolta contro e il film prende un'altra piega. Si cambia abito e si cambia registro, in una commistione di generi che crea qualche problema all'attenzione dello spettatore, si passa dal noir alla commedia, dal melò fino a un finale che costringe a ripartire quando sembra di essere arrivati. Ma come dice Tilly " del resto ho un talento innaturale per i tagli sbiechi". Nel complesso è un film piacevole, la Winslet è brava come sempre , raffinata, sensuale nelle sue forme morbide e burrose ( un look completamente diverso dall'infagottata miss Hoffman in "Steve Jobs"), la Davis è superlativa , nel suo ruolo borderline, gran classe davvero. Ci sono delle cosette rimaste in sospeso e lasciate là, ad esempio quando Tilly dice alla madre di aver perso un figlio , il discorso non è più ripreso in seguito, per cui non si capisce perchè sia stato citato. Buona la fotografia e la colonna sonora. Da vedere anche se non perfetto.
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fausta rosa
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giovedì 15 settembre 2016
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talento e pregiudizio
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THE DRESSMAKER
Come definire The Dressmaker, di Jocelyn Moorhouse con Kate Winslet e Judy Davis, tratto dal romanzo di Rosalie Ham?
Nasce quasi come un western, diventa poi commedia ironica e cinica, a tratti nera, per passare al grottesco e al sentimentale, al giallo e al drammatico.
Tilly, Kate Winslet, elegante e affascinante, scende dal treno con sigaretta, abito nero di Dior, cappello a falda larga, tacco 12 e macchina da cucire della Singer. Torna nel suo paese sperduto, Duncatar, nel sud-est dell’Australia per ritrovare l’anziana madre, Molly ( Judy Davis), scorbutica , stravagante, da cui è stata allontanata in tenera età, e deve affrontare un passato doloroso e ancora misterioso che la vuole responsabile di un omicidio.
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THE DRESSMAKER
Come definire The Dressmaker, di Jocelyn Moorhouse con Kate Winslet e Judy Davis, tratto dal romanzo di Rosalie Ham?
Nasce quasi come un western, diventa poi commedia ironica e cinica, a tratti nera, per passare al grottesco e al sentimentale, al giallo e al drammatico.
Tilly, Kate Winslet, elegante e affascinante, scende dal treno con sigaretta, abito nero di Dior, cappello a falda larga, tacco 12 e macchina da cucire della Singer. Torna nel suo paese sperduto, Duncatar, nel sud-est dell’Australia per ritrovare l’anziana madre, Molly ( Judy Davis), scorbutica , stravagante, da cui è stata allontanata in tenera età, e deve affrontare un passato doloroso e ancora misterioso che la vuole responsabile di un omicidio. Ha imparato l’arte della sartoria presso i più grandi stilisti a Londra e Parigi e e vuole servirsi di quest’arte per vendicarsi della mentalità ottusa, bigotta, perbenista del posto, che ha rovinato la vita a lei e alla madre. Il suo obiettivo: trasformare le donne di Duncatar, liberandole dalle loro anguste forme e dagli assurdi pregiudizi. Determinata e decisa, sensuale e perfida, ma anche innamorata e fragile, ella rappresenta una insopportabile provocazione per una realtà immobile e retriva, in cui non c’è posto per talento e intelligenza, per aperture e cambiamenti, e in cui i ruoli sono quelli stabiliti dalla classe dominante. Incalzante il racconto, colorita la descrizione di ambienti e personaggi, coinvolgente lo stile nella prima parte del film, quella più riuscita. Poi il tono si fa melodrammatico, indebolendo la struttura e quasi confondendo lo spettatore sia per il genere che per gli sviluppi narrativi e i registri espressivi. Ricercato e convincente il cast. Da Hugo Weaving, l’eccentrico sergente Farrat che si sente in colpa per aver falsificato i fatti e ha un debole per i travestimenti femminili, a Judy Davis, l’anziana madre della protagonista, a Kate Winslet, Tilly, autorevole, versatile, intensa :un’artista a tutto tondo.
Nel complesso un bel film, che merita di essere visto, sebbene sbilanciato nell’insieme.
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mr.magoo
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mercoledì 10 maggio 2017
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l'angelo è tornato
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Tutta la storia è avvolta dal surreale,cosa che non sempre riesce a catturare l'attenzione dello spettatore.
Questa scelta,personalmente, non mi è dispiaciuta.
La noia infatti non appartiene alla pellicola ed i colpi di scena non mancano in un'atmosfera decisamente frizzante.
Tilly è indubbiamente una persona dall'animo gentile ,accompagnata da una cattiva sorte che non conosce limiti.
Ed in questo probabilmente c'è tutto il limite del film.
Troppa sfortuna che diventa paradosso anche quando,ritornando da grande al paese d'origine,è vicina a momenti di felicità sempre negati.
Anche accettando contorni fiabeschi, la storia non regge molto a meno che non ci si convinca che la fanciulla è effettivamente colpita da maledizione.
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Tutta la storia è avvolta dal surreale,cosa che non sempre riesce a catturare l'attenzione dello spettatore.
Questa scelta,personalmente, non mi è dispiaciuta.
La noia infatti non appartiene alla pellicola ed i colpi di scena non mancano in un'atmosfera decisamente frizzante.
Tilly è indubbiamente una persona dall'animo gentile ,accompagnata da una cattiva sorte che non conosce limiti.
Ed in questo probabilmente c'è tutto il limite del film.
Troppa sfortuna che diventa paradosso anche quando,ritornando da grande al paese d'origine,è vicina a momenti di felicità sempre negati.
Anche accettando contorni fiabeschi, la storia non regge molto a meno che non ci si convinca che la fanciulla è effettivamente colpita da maledizione.
Ovvio alla fine provare un meticoloso senso di vendetta verso ottusi ed infimi paesanotti.
Bravissima la Winslet.
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dhany coraucci
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lunedì 16 maggio 2016
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tra violenza e incanto una favola tutta femminile
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Abbiamo perso il piacere di un abito confezionato su misura, l'incanto di un laboratorio di sartoria, la trepidazione nel vedere elencati i rilievi della nostra circonferenza, del nostro punto vita o la lunghezza esatta delle nostre braccia. Ma il vestito che si crea nell'atelier di Miss Kate Winslet è ancora più speciale perché realizza ciò a cui tutti aspireremmo: “apparire meno come si è e più come si vorrebbe essere”. Di solito i film schierati a favore delle donne finiscono sempre per avere qualcosa che mi irrita profondamente, in questo caso però lo consiglio con tutto il cuore: donne, non perdetevelo! Il film è femminile in tutto e per tutto.
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Abbiamo perso il piacere di un abito confezionato su misura, l'incanto di un laboratorio di sartoria, la trepidazione nel vedere elencati i rilievi della nostra circonferenza, del nostro punto vita o la lunghezza esatta delle nostre braccia. Ma il vestito che si crea nell'atelier di Miss Kate Winslet è ancora più speciale perché realizza ciò a cui tutti aspireremmo: “apparire meno come si è e più come si vorrebbe essere”. Di solito i film schierati a favore delle donne finiscono sempre per avere qualcosa che mi irrita profondamente, in questo caso però lo consiglio con tutto il cuore: donne, non perdetevelo! Il film è femminile in tutto e per tutto. A cominciare dalle straordinarie protagoniste e non mi riferisco solo alla Kate che come sempre è bravissima, ma anche a Judy Davis (la madre) attrice australiana eccellente e “indipendente” che ha sempre lavorato nel cinema d'autore (Cronenberg, Woody Allen) e la promettente Sarah Snook (Predestination), anch'essa australiana, nel ruolo un po' controverso di cliente complice e nemica. E' una favola australiana a tinte forti, che mescola drammi a gag, violenza a soavità nella cornice surreale di un paese sperduto e polveroso che assomiglia al far west e mette in scena storie di ordinaria prepotenza maschile senza trovare a tutti i costi un lieto fine ma sicuramente facendo risaltare in ciascuna donna (anche in quelle odiose e antipatiche) la forza straordinaria a cui può attingere, una forza che nasce dal dolore e dall’amore in egual misura e che è in grado di appiccare fuochi come di far divampare passioni, senza mai rinunciare alla propria identità femminile.
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domenica 12 giugno 2016
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il ritorno di tilly
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Una donna ritorna nel suo paese d'origine dopo esserne stata allontata da piccola. A casa ritrova la madre che l'ha dimenticata, i compaesani che o si incantano a guardarla o le sono contro, tutto per qualcosa accaduto in quella scuola elementare tanto, tanto tempo addietro. Questo è un nuovo inizio per lei. Un intreccio di sentimenti e situazioni particolari per la protagonista Tilly, la quale trasmette momenti di gioia e felicità sormontati a quelli di paura, odio e disperazione. Tutto questo avantaggiato da uno sfondo di un paesino qualunque in stile western, mezzo tetro e mezzo monotono, dove le signore stanno tutto il giorno a guardarsi e confrontarsi sulla moda, dove i signorini corteggiano le donne, ancvhe dove più di qualcuno vive a testa alta pur avendo alle spalle alcuni conti in sospeso, conti che la protagonista vuole risolovere e riporta alla luce, altro motivo che giustifica la tanta ostilità nei suoi confronti.
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Una donna ritorna nel suo paese d'origine dopo esserne stata allontata da piccola. A casa ritrova la madre che l'ha dimenticata, i compaesani che o si incantano a guardarla o le sono contro, tutto per qualcosa accaduto in quella scuola elementare tanto, tanto tempo addietro. Questo è un nuovo inizio per lei. Un intreccio di sentimenti e situazioni particolari per la protagonista Tilly, la quale trasmette momenti di gioia e felicità sormontati a quelli di paura, odio e disperazione. Tutto questo avantaggiato da uno sfondo di un paesino qualunque in stile western, mezzo tetro e mezzo monotono, dove le signore stanno tutto il giorno a guardarsi e confrontarsi sulla moda, dove i signorini corteggiano le donne, ancvhe dove più di qualcuno vive a testa alta pur avendo alle spalle alcuni conti in sospeso, conti che la protagonista vuole risolovere e riporta alla luce, altro motivo che giustifica la tanta ostilità nei suoi confronti. Amore, invidia, orgoglio, menzogna e onestà, tutto racchiuso in un film. Tilly è una donna che pur sembrando vanitosa incontra un coetaneo perso di vista dal dopo scuola, i due si innamorano; l'altro amore che emerge è quello per la madre che si vede da subito. Invidia e orgoglio descrivono la maggior parte del paese: quasi tutte le persone che ci vivono, che circondano la protagonista, come pure la menzogna che atteraversa i loro sguardi. Una storia senza dubbio coinvolgente, emozionante, travolgente, ricca di suspance e imprevedibile in ogni istante.
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kondor17
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domenica 15 maggio 2016
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australia, texas
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In un paesino dell'Australia, con ambienti e personaggi da far west, ritorna dopo un lungo esilio un personaggio misterioso, Tilly, che ha appreso a Parigi l'arte della sartoria. Sullo sfondo di un presunto omicidio, la storia si dipana tra un abito e un altro, a cui l'abile e seducente sarta sembra donare poteri diabolici e trasformanti. L'ambiente bigotto e rigidamente cattolico viene pian piano pervaso da un vento del nord che ricorda l'indimenticabile Chocolat. Un grande Hugo Weaving, nel ruolo comico a lui insolito di un dolce poliziotto con vizietto, e una grandissima Judy Davis, Molly la pazza, tengono desta l'attenzione in un film con molti cali di tensione, salvato da colpi di scena a ripetizione.
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In un paesino dell'Australia, con ambienti e personaggi da far west, ritorna dopo un lungo esilio un personaggio misterioso, Tilly, che ha appreso a Parigi l'arte della sartoria. Sullo sfondo di un presunto omicidio, la storia si dipana tra un abito e un altro, a cui l'abile e seducente sarta sembra donare poteri diabolici e trasformanti. L'ambiente bigotto e rigidamente cattolico viene pian piano pervaso da un vento del nord che ricorda l'indimenticabile Chocolat. Un grande Hugo Weaving, nel ruolo comico a lui insolito di un dolce poliziotto con vizietto, e una grandissima Judy Davis, Molly la pazza, tengono desta l'attenzione in un film con molti cali di tensione, salvato da colpi di scena a ripetizione. Mancato completamente l'obiettivo demonico, la storia scivola in una stucchevole storia d'amore. Discreta la Winslet, Hemsworth impalato. Regia da rivedere.
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lbavassano
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domenica 1 maggio 2016
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il grottesco del cinema australiano
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Splendida la fotografia, a partire dalle immagini che accompagnano i titoli di testa, soprattutto negli esterni potentemente crudi, molto meno la storia, quando vuole farsi prendere sul serio. Quando viceversa si fa puro pretesto per una serie di invenzioni grottesche e surreali, nella migliore tradizione del cinema australiano degli ultimi decenni ("The Castle", fra tutti, per non parlare dell'ottimo "Le nozze di Muriel", che però va molto oltre), quando diviene parodia dei classici western di ritorno a casa e vendetta, il film cambia registro e risulta pienamente convincente. Straordinario il contrasto fra i fantastici costumi e la desolazione dell'ambiente e del paesaggio, con più di qualche richiamo al cult "Priscilla, la regina del deserto", ottima la caratterizzazione dei personaggi.
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