peer gynt
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sabato 5 settembre 2015
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dramma di coppia: autorealizzazione vs. sacrificio
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Quando un film presenta la storia di un pittore, sente l'esigenza di mettersi quasi in gara con quest'altra espressione artistica e costruisce inquadrature che sono dipinti di grande impatto figurativo, giocando con una tavolozza cromatica ricca e accesa. Succede così anche in questo film, la cui eccellente fotografia rivaleggia con l'arte pittorica del paesaggio. E infatti il protagonista è un paesaggista danese, Einar Wegener, il primo uomo che, sentendo prorompere in sé una natura femminile, si affiderà alle mani del chirurgo perché trasformi il suo corpo. Siamo negli anni Venti del Novecento, quando le problematiche sull'identità di genere venivano viste esclusivamente come patologie o, peggio, veri e propri casi di schizofrenia.
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Quando un film presenta la storia di un pittore, sente l'esigenza di mettersi quasi in gara con quest'altra espressione artistica e costruisce inquadrature che sono dipinti di grande impatto figurativo, giocando con una tavolozza cromatica ricca e accesa. Succede così anche in questo film, la cui eccellente fotografia rivaleggia con l'arte pittorica del paesaggio. E infatti il protagonista è un paesaggista danese, Einar Wegener, il primo uomo che, sentendo prorompere in sé una natura femminile, si affiderà alle mani del chirurgo perché trasformi il suo corpo. Siamo negli anni Venti del Novecento, quando le problematiche sull'identità di genere venivano viste esclusivamente come patologie o, peggio, veri e propri casi di schizofrenia. Ma quello dell'inglese Tom Hooper è non solo e non tanto un film sulla transessualità, quanto una storia d'amore di grande forza emotiva, con due drammi ugualmente potenti sotto gli occhi dello spettatore: quello dell'uomo che soffre sentendosi nel corpo sbagliato e lotta fino a rischiare la vita per realizzare la possibilità di essere se stesso, e quello ancor più vivo e drammatico della donna che ama quell'uomo e, pur di accontentarlo nella realizzazione del suo sogno, si sacrifica rinunciando a se stessa e alla realizzazione della propria femminilità. Ed è significativo che gli autori, seguendo il romanzo di David Ebershoff da cui è tratto il film, si siano allontanati dalla realtà, che vuole che le tendenze saffiche di Gerda Wegener, la moglie di Einar, le facessero preferire la parte femminile di Einar a quella maschile. Infatti, più che un biopic, il film è un drammatico sentimentale che avrà grande impatto sul pubblico. Cosa che, è bene non dimenticarlo, si deve in buona parte alle eccezionali interpretazioni del talentuoso Eddie Redmayne nella parte di Einar e dell'attrice svedese Alicia Vikander, non meno brava nel tratteggiare con partecipe sensibilità il dramma della moglie innamorata.
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[+] “la palude è dentro me”: le identità di un pittore
(di antonio montefalcone)
[ - ] “la palude è dentro me”: le identità di un pittore
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mattiabertaina
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mercoledì 9 settembre 2015
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coraggio: le due vite di eddie redmayne
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Il nuovo lavoro di Tom Hooper, The Danish girl, presentato in Concorso a Venezia72 tratta un tema di spessore: la vita di Lili Elbe, primo transgender della storia. Per raccontare i fatti il regista de "Les Misérables" e "Il discorso del re" si avvale di un cast di livello, da Eddie Redmayne ad Alicia Vikander, da Ben Whishaw a Matthias Schoenaerts. L'incipit fotografa la vita di Einer Wegener, pittore paesaggista di successo e della moglie Gerda, artista anch'ella che gode però di minor fortuna. In occasione di un evento, in cui Einer indossa per gioco indumenti femminili appartenenti alla moglie, la narrazione si indirizza verso un piano inclinato che porterà il pittore a provare gusto nei panni di una donna, preferendoli a quelli maschili, scavando nel vissuto e nelle esperienze passate di Einer.
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Il nuovo lavoro di Tom Hooper, The Danish girl, presentato in Concorso a Venezia72 tratta un tema di spessore: la vita di Lili Elbe, primo transgender della storia. Per raccontare i fatti il regista de "Les Misérables" e "Il discorso del re" si avvale di un cast di livello, da Eddie Redmayne ad Alicia Vikander, da Ben Whishaw a Matthias Schoenaerts. L'incipit fotografa la vita di Einer Wegener, pittore paesaggista di successo e della moglie Gerda, artista anch'ella che gode però di minor fortuna. In occasione di un evento, in cui Einer indossa per gioco indumenti femminili appartenenti alla moglie, la narrazione si indirizza verso un piano inclinato che porterà il pittore a provare gusto nei panni di una donna, preferendoli a quelli maschili, scavando nel vissuto e nelle esperienze passate di Einer. Il tema scelto da Hooper (tratto dal romanzo omonimo di David Ebershoff del 2000) ci riporta nella prima metà del secolo, tra diagnosi di schizofrenia, sospetti di perversione e chirurgia sperimentale. La bellezza androgina di Eddie Redmayne ben si presta ai fini narrativi del lavoro di Tom Hooper, con l'attore britannico capace di dare volto e profondità prima ad Einer e poi a Lili; la tagline del manifesto "trova il coraggio di essere te stesso" fa riferimento al rifiuto che l'anima di Einer ha nei confronti del proprio corpo, andando incontro a responsi negativi da parte dai medici ed al naufragio del proprio matrimonio con Gerda. Ed è proprio ad Alicia Vikander, divisa tra successo lavorativo (Lili diventa la sua musa sancendo nuova linfa creativa ed artistica) e moglie rifiutata che non riconosce più nel corpo di Einer il marito sposato qualche anno prima, la prova più convincente di "The danish girl". La Vikander, anche se meno gettonata ed illustre del protagonista, diventa anima pulsante dell'intero lavoro trasmettendo sentimenti autentici allo spettatore. Davvero notevole la fotografia, ineccepibile la confezione di una pellicola politicamente corretta ed adatta ad un pubblico vasto. Pellicola commovente ed empatica che però lesina nello squarciare il velo sui risvolti più duri e drammatici della trasformazione fisica, relegando il dettaglio dell'autenticità al fuoricampo, senza mai urtare il pubblico. Forse sta in queste ultime asserzioni il limite di un film, sicuramente meritorio, che avrebbe dovuto osare maggior ardire per poter essere indimenticabile.
Voto:
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robert eroica
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sabato 5 settembre 2015
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the danish girl
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Concorso - Venezia 72
THE DANISH GIRL
Un film che sponsorizza diritti e liberta' individuali va sempre difeso. Qui si racconta di un pittore danese, pioniere del transgender che da Copenaghen arriva fino a Dresda per coronare il sogno di diventare donna. Fino alla fine e a qualsiasi costo con il totale appoggio e tutto l'amore possibile della (ex) moglie e dell'amico di infanzia. Per dire che tutti i sogni hanno un costo e che la felicita' degli uni non va sempre a braccetto con quella degli altri. Emoziona più' per quello che dice che per quello che mostra. Interpreti eccellenti ma non e' una novità': cinema inglese e il regista e' quello de "Il discorso del re".
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Concorso - Venezia 72
THE DANISH GIRL
Un film che sponsorizza diritti e liberta' individuali va sempre difeso. Qui si racconta di un pittore danese, pioniere del transgender che da Copenaghen arriva fino a Dresda per coronare il sogno di diventare donna. Fino alla fine e a qualsiasi costo con il totale appoggio e tutto l'amore possibile della (ex) moglie e dell'amico di infanzia. Per dire che tutti i sogni hanno un costo e che la felicita' degli uni non va sempre a braccetto con quella degli altri. Emoziona più' per quello che dice che per quello che mostra. Interpreti eccellenti ma non e' una novità': cinema inglese e il regista e' quello de "Il discorso del re".
VOTO:7,5
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nino pell.
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venerdì 19 febbraio 2016
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tema trattato con grande maturità
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Questo film del quotato e bravo regista Tom Hooper ha il pregio di trattare un tema delicato con grande senso di maturità e soprattutto di ponderatezza ed equilibrio. La storia, ambientata in un paese della Danimarca di inizi '900, racconta le vicende del pittore Einar Wegener, il quale ad un certo punto della sua vita avverte il considerevole disagio psicologico di non sentirsi bene all'interno del suo corpo e che la sua vera identità è caratterizzata da una natura di tipo femminile. Ciò inevitabilmente complica non poco il suo rapporto con Gerda, ossia la propria moglie. Ma il lato emozionale della pellicola è proprio l'atteggiamento di costei che non abbandonerà mai il marito, avendone capito le problematiche, e che anzi gli sarà costantemente vicino fino alla fine.
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Questo film del quotato e bravo regista Tom Hooper ha il pregio di trattare un tema delicato con grande senso di maturità e soprattutto di ponderatezza ed equilibrio. La storia, ambientata in un paese della Danimarca di inizi '900, racconta le vicende del pittore Einar Wegener, il quale ad un certo punto della sua vita avverte il considerevole disagio psicologico di non sentirsi bene all'interno del suo corpo e che la sua vera identità è caratterizzata da una natura di tipo femminile. Ciò inevitabilmente complica non poco il suo rapporto con Gerda, ossia la propria moglie. Ma il lato emozionale della pellicola è proprio l'atteggiamento di costei che non abbandonerà mai il marito, avendone capito le problematiche, e che anzi gli sarà costantemente vicino fino alla fine. Ottime le sequenze del film che non mi sono mai sembrate soggette a cali di stile o di volgarità inutile. Ancora una volta Tom Hooper si dimostra essere tra i più valenti e bravi registi dell'ultima generazione. Complimenti.
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eugenio
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domenica 21 febbraio 2016
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il primo transgender
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Si è dibattuta mezza letteratura novecentesca su temi fondanti di enorme interesse filosofico: capire cosa è l’uomo.
Comprendere la propria naturaed essere capaci di effettuare delle scelte che possano in qualche modo rispettare i vincoli morali che ci siamo imposti è scelta dal sacrificio non indifferente.
Lo sa bene Eddie Redmayne che interpreta con bravura pari al precedente “La teoria del tutto” il caso del primo transgender della storia,Lili Elbe, della sua anima che vuole essere liberata da un corpo che non sente suo e del conseguente intervento chirurgico per la “riassegnazione” del corpo. E, ancora di più, la moglie Gerda Wegener(interpretata da Alicia Vikander) che accetta con stoica quanto potente “virilità” la sua condizione, aiutandolo e portandolo alla desiderata operazione che potrebbe restituirgli finalmente la dignità sopita e permettergli, conseguentemente, di tornare a vivere con un “nuovo” corpo.
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Si è dibattuta mezza letteratura novecentesca su temi fondanti di enorme interesse filosofico: capire cosa è l’uomo.
Comprendere la propria naturaed essere capaci di effettuare delle scelte che possano in qualche modo rispettare i vincoli morali che ci siamo imposti è scelta dal sacrificio non indifferente.
Lo sa bene Eddie Redmayne che interpreta con bravura pari al precedente “La teoria del tutto” il caso del primo transgender della storia,Lili Elbe, della sua anima che vuole essere liberata da un corpo che non sente suo e del conseguente intervento chirurgico per la “riassegnazione” del corpo. E, ancora di più, la moglie Gerda Wegener(interpretata da Alicia Vikander) che accetta con stoica quanto potente “virilità” la sua condizione, aiutandolo e portandolo alla desiderata operazione che potrebbe restituirgli finalmente la dignità sopita e permettergli, conseguentemente, di tornare a vivere con un “nuovo” corpo.
E’ The Danish Girl di Tom Hooper un’indagine sul controverso orizzonte di un uomo nato col desiderio di diventare donna, che ne esplora l’esitante condotta di un corpo ignoto.
Lili Elbe gode di una vicenda nota al pubblico come descritto nel romanzo di David Ebershoff cui Hooper prende delle giuste licenze poetiche, reintepretandolo ad un cinema “pulito” che non mira affatto alla trasgressione quanto all’eleganza stilistica con atmosfere da un Kubrick da “Barry Lindon”.
Cosa non è The Danish Girl è facile da dire.
Non è un film che mette alla luce un protagonista eroico o particolarmente fuori dagli schemi, al contrario questi è un pittore,timido e modesto, di scene sempre uguali con il solito paesaggio di Copenaghen al tramonto (da lì il nome del film); non è un’opera che accentua gli aspetti che potremmo definire più scabrosi o volutamente drammatici che possano lasciar storcere il naso all’opinione pubblica benpensante, non è infine un film diretto e esplicito quanto una travagliata descrizione di un cammino e le riflessioni di una femminilità latente tra ambiguità e giochi di luce.
Ecco, ambiguità e sfumatura, due facili vocaboli fondamentali per la visione del film: se da un lato la superficie delle cose è quella di un ambiente borghese primo novecentesco con tessuti e scene patinate, la facile intepretazione nata dalla metafora della stessa pittura come “strumento eccellente” di rivelazione espressionistica della propria vera natura, nasconde in sè quella affettazione, quell’ìntepretazione artificiosa che indugia sul coraggio per appaggiarsi al conformismo.
Fatta eccezione di una scena di nudo in cui il regista rivela tratti di quell’“osare”, il film rallenta, inciampa nella zona grigia dello ambiguità, sottolineando i lenti movimenti impercettibili del capo,le mani affusolate, il viso truccato di Eilen/Lili, creatura precaria, prima intimamente confusa poi sempre più determinata a portare la scelta sino in fondo.
E se i personaggi maschili sono al tempo stesso burattini e flebili voci, la calda arte che arde nella fiamma della passione è la donna che si nasconde in Lili e che ha una controparte altrettanto forte nella moglie (anch’essa pittrice) Gerda, l’artista per eccellenza che “risveglia” la femminilità latente di Eilen con la proposta “scherzosa” di posare per lei travestito appunto da donna.
E’ Gerda, forse, il personaggio trainante del film, capace come non mai di tradurre l’amore, un sentimento profondo che non conosce sesso, età e confini, una strada verso una progressiva conoscenza di sè.
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luigi chierico
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martedì 6 settembre 2016
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amore e trasgressione
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Un autentico capolavoro nel suo genere,un trionfo dell’Amore dalla vita alla morte.
L’Amore universale,quello tra genitori e figli e tra figli e genitori,l’Amore quello che con simbolico anello, che è vera fede, quindi fiducia,lega indissolubilmente una donna ed un uomo,un uomo ed una donna,l’Amore che unisce per la vita due Amici, l’Amore che si ha per se stesso.L’Amore è anche sacrificio e soprattutto comprensione; ricordo Pandora(con Ava Gardner e James Mason del 1951,altri tempi!) “L’Amore si misura da ciò che si è pronti a rinunciare per esso”,e non conosce limiti.
Il film ci mostra 4 protagonisti formidabili nella interpretazione e nei personaggi che hanno segnato questa storia,passata alla Storia.
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Un autentico capolavoro nel suo genere,un trionfo dell’Amore dalla vita alla morte.
L’Amore universale,quello tra genitori e figli e tra figli e genitori,l’Amore quello che con simbolico anello, che è vera fede, quindi fiducia,lega indissolubilmente una donna ed un uomo,un uomo ed una donna,l’Amore che unisce per la vita due Amici, l’Amore che si ha per se stesso.L’Amore è anche sacrificio e soprattutto comprensione; ricordo Pandora(con Ava Gardner e James Mason del 1951,altri tempi!) “L’Amore si misura da ciò che si è pronti a rinunciare per esso”,e non conosce limiti.
Il film ci mostra 4 protagonisti formidabili nella interpretazione e nei personaggi che hanno segnato questa storia,passata alla Storia.I personaggi: Gerda Wegener(una splendida e bravissima Alicia Wikander),Einer Wegener e Lili Elbe(uno straordinario Eddie Redmayne)e Hans Axgil(Matthias Schoenaerts). L’Oscar è andato meritatamente all’attrice Alicia Wikander,ma lo ha meritato la straordinaria protagonista Gerda Wegener,una figura di donna,moglie ed amica eroica a fianco di un/aEiner e Lili alla ricerca disperata di una identità.
Una coppia di artisti,un pittore e una ritrattista. Lui dipinge sempre lo stesso luogo,quello da cui non è mai andato via, un’affascinante Copenaghen, pochi alberi che separano un’altura da una palude.“Non scomparirò nella palude,io sono la palude, sciocca” replicherà a Gerda che invece,attraverso i ritratti,entra dentro il corpo e l’anima del soggetto di cui svela apparentemente solo il volto. Sarà così brava da lasciare a ciascun visitatore delle sue mostre l’enigma, una domanda a cui neanche lei vuol rispondere tra le lacrime e la disperazione sino alla sublime rinuncia in nome dell’Amore coniugale: un’eroina.
Come spesso accade nella vita la trasgressione inizia per gioco finché non divora impossessandosi della capacità di discernimento. Ci prova la ritrattista con suo marito, così tanto per provare, per scherzo, per prendersi gioco degli amici e conoscenti, finché lentamente ma progressivamente il gioco lo si perde dalle mani, ed è così che involontariamente, ma generosamente Gerda in questa storia perde Einer per Loli e trova Hans. L’Amore raggiunge momenti sublimi e Einer Wegener impersonifica straordinariamente bene la metamorfosi di Einer rimanendo legato sempre e tuttavia alla moglie Gerda perché, come lui stesso cice: “Dio mi ha fatto così”. Si può nascere donna o uomo, sano o malato,eterosessuale,omosessuale e bisessuali, quello che conta è non apparire quel che non si è ma avere il coraggio di apparire quel che si è..”Dio mi ha fatto così”, chi si offende?. Val la pena citare le parole di Oscar Wilde scritte dal carcere al suo compagno.” Il nostro amore è sempre stato nobile e bello…la sua natura non è stata compresa…il tuo amore è la luce di tutte le mie ore”. Ma un omosessuale attraverso la bisessualità può tornare ad essere omosessuale, invertendo chirurgicamente le parti attraverso che muta il corpo ma non l’animo ed il pensiero.?
Un film girato ottimamente, belle fotografie, buona musica, sceneggiatura e scenografie ottime,buona partecipazione di tutti, sebbene in brevissimi ruoli ed apparizioni. La vicenda delicatissima, oggi più vera che nel 1929,epoca in cui i fatti narrati si svolsero,è condotta con mano leggera, c’è solo tanta poesia in un dolore che porta al distacco,film lirico. Non ci sarà da raccogliere una piuma come in Forrest Gump, ma lasciare che il vento porti via la sciarpa a Gerda datale da Einer e Lili.
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brunopepi
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giovedì 24 settembre 2020
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quel guizzo mancato al regista
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Per anni una donna, la dolce Lili, ha dormito velata nel corpo del pittore Einar Wegener, ma una sessione di posa in abiti femminili e un gioco erotico con Gerda, la moglie, risvegliano in lui la sua reale entità interna. Da quel momento cambia la vita tra i coniugi pittori, dando vita a sentimenti struggenti, realtà celate e lotte interiori. Affascinante biopic dai colori tenui richiamanti gli anni venti ed abbellito da una morbida scenografia, ottima la fotografia che accompagna ogni scena del film con toni caldi e pittorici, mentre la regia doveva dare quel tocco in più, quel guizzo che poteva esserci e non c'è stato.
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Per anni una donna, la dolce Lili, ha dormito velata nel corpo del pittore Einar Wegener, ma una sessione di posa in abiti femminili e un gioco erotico con Gerda, la moglie, risvegliano in lui la sua reale entità interna. Da quel momento cambia la vita tra i coniugi pittori, dando vita a sentimenti struggenti, realtà celate e lotte interiori. Affascinante biopic dai colori tenui richiamanti gli anni venti ed abbellito da una morbida scenografia, ottima la fotografia che accompagna ogni scena del film con toni caldi e pittorici, mentre la regia doveva dare quel tocco in più, quel guizzo che poteva esserci e non c'è stato. I due protagonisti da Oscar con un Redmayne eccelso candidato fra gli attori per un ruolo difficilissimo, e una Vikander sottilmente erotica che strappa la firma inizialmente proposta a Nicole Kidman e Gwyneth Paltrow. Il film riesce a trasmettere apprensioni, dilemmi e confronti in una situazione per quell'epoca considerata taboo ed emarginante.
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vanessa zarastro
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martedì 6 settembre 2016
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diversità e sofferenza
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Il film The Danish girl basa il suo successo sulla strepitosa interpretazione dei due magnifici attori: Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Il film è tratto dal romanzo omonimo scritto nel 2000 da David Ebershoff. Nella Copenhagen degli anni ’20 del Novecento, una giovane coppia di pittori nel ritrarre una l’altro giocano eroticamente con i travestimenti. Il pittore paesaggista Einar Weneger (Eddie Redmayne) si immedesima molto nei panni femminili e in cui si trova ampiamente a suo agio, fino a subire man mano una profonda trasformazione, in una sorta di sdoppiamento tipo dott. Jeckill e Mr. Hyde, fino a preferire il suo essere femmina, inventando il personaggio di Lili Elbe.
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Il film The Danish girl basa il suo successo sulla strepitosa interpretazione dei due magnifici attori: Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Il film è tratto dal romanzo omonimo scritto nel 2000 da David Ebershoff. Nella Copenhagen degli anni ’20 del Novecento, una giovane coppia di pittori nel ritrarre una l’altro giocano eroticamente con i travestimenti. Il pittore paesaggista Einar Weneger (Eddie Redmayne) si immedesima molto nei panni femminili e in cui si trova ampiamente a suo agio, fino a subire man mano una profonda trasformazione, in una sorta di sdoppiamento tipo dott. Jeckill e Mr. Hyde, fino a preferire il suo essere femmina, inventando il personaggio di Lili Elbe.
Così avrà anche dei corteggiatori, più o meno consapevoli della sua vera natura, ma la sua ambiguità sessuale lo tormenta. Da un lato c’è sua moglie (Alicia Vikander), compagna complice e adorante con la quale è legato da un profondo amore, dall’altra c’è la forte attrazione del proprio sesso. La sensazione più forte però è proprio quella di piacersi nella versione femminile, così da vincere quello strana sensazione di essere un po’ diverso che lo perseguitava fin da bambino. I turbamenti del giovane Einar sono ben descritti dal regista il quale ha voluto dare più importanza all’aspetto psicologico, di quanto si sarebbe potuto fare con una tema, all’epoca, scabroso. Essere omosessuale, infatti, era un reato punibile con il carcere anche nella civile Danimarca.
Il film quindi alterna ai primi piani di questo straordinario attore che viene dal teatro londinese, scorci di città e panorami e molto belli. Gli sposi pittori vanno a vivere a Parigi per una mostra della moglie la pittrice ritrattista Gerda Gottlieb, dove rincontrano un suo vecchio amico d’infanzia. Ed è a Parigi che Einar incontrerà vari medici per sentire alleviato il suo dolore che lo tormenta tentando anche una castrazione chimica. Dopo inutili incontri e dopo essere stato considerato perfino un malato di mente schizofrenico, Einar e la moglie, sua fedele accompagnatrice, incontreranno un chirurgo di Dresda disposto ad aiutarlo eseguendo, per la prima volta in assoluto, una doppia operazione di “riassegnazione sessuale”. Einar, consapevole di tutti i rischi che tale intervento sperimentale comporti, si affida coraggiosamente alle mani del chirurgo tedesco.
Sul finale il grandioso e vasto panorama visto dall’alto sembra sottolineare il trionfo della natura sulle costrizioni e regoli sociali.
Così come aveva diretto Colin Firth nel 2011 in Il discorso del re, Tom Hooper si conferma un esaltatore della recitazione teatrale tirando fuori il meglio da ogni attore che dirige. Il film è stato presentato in concorso alla 72ma mostra del cinema di Venezia nel 2015 e ad Alicia Vikander è stato assegnato il premio Oscar 2016 come attrice non protagonista.
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gippal
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giovedì 3 marzo 2016
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lili elbe
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Lily voleva con tutte le sue forze prendere il volo e lanciarsi nel mondo. E lo ha fatto, anche se per poco tempo, anche se per un breve istante.
The Danish Girl narra la storia del primo transgender sottopostosi ad un intervento di rimozione dei genitali e poi di impianto e ricostruzione della vagina. Si chiamava Lili Elbe. Con (eccessivo) candore, Eddie Redmayne interpretata Lili, riuscendo a compiere un quasi discreto lavoro, snodando il suo busto in più occasioni cercando di ricreare la posa perfetta, assorbendo come una spugna in ogni luogo e imitando i movimenti e i gesti delle donne con una perfezione tale da chiedersi: ma un transgender è davvero così? Imita ossessivamente una donna o si sente tale con le sue particolarità? Dov'è la sua individualità? Dateci Lili per quella che è, non sfasando il tutto.
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Lily voleva con tutte le sue forze prendere il volo e lanciarsi nel mondo. E lo ha fatto, anche se per poco tempo, anche se per un breve istante.
The Danish Girl narra la storia del primo transgender sottopostosi ad un intervento di rimozione dei genitali e poi di impianto e ricostruzione della vagina. Si chiamava Lili Elbe. Con (eccessivo) candore, Eddie Redmayne interpretata Lili, riuscendo a compiere un quasi discreto lavoro, snodando il suo busto in più occasioni cercando di ricreare la posa perfetta, assorbendo come una spugna in ogni luogo e imitando i movimenti e i gesti delle donne con una perfezione tale da chiedersi: ma un transgender è davvero così? Imita ossessivamente una donna o si sente tale con le sue particolarità? Dov'è la sua individualità? Dateci Lili per quella che è, non sfasando il tutto. Cercando su internet una foto di Lili ci si rende conto di come il film alteri il tutto, puntando fino all'ossesso su particolari che di poetico non hanno nulla. Anche al mercato, Lili osserva con bramosia gli atteggiamenti delle passanti: lui vuole farli suoi, lui vuole imitare. Si reca persino da una prostituta, simbolo di bellezza e di eleganza (dei gesti, chiaramente) dell'epoca. Tutto troppo esaltato, come se una donna transgender possa essere quello e basta, come se una donna transgender fosse relegata ad un solo ruolo: quello della imitazione sfocata e imperfetta di una ''donna''. Perché, invece, non tratteggiare altri aspetti del tutto tralasciati?
Lili fu una donna storicamente rilevante, sia perchè decise di essere se stessa, fino in fondo, sia perchè, grazie ai suoi interventi, i progressi medici in materia furono notevoli. Parlando con molte persone, estranee alla tematica, emerge come il film è stato quasi una rivelazione, aprendo gli sconfinati spazi di una novità ancora inesplorata per molti. Ben venga, oggi più che mai, un film che faccia prendere coscienza di qualcosa di cui non si parla abbastanza. Le persone devono sapere cosa significa vivere un processo del genere, e The Danish Girl in questo riesce, ma, The Danish Girl racconta SOLO UNA delle storie dei tanti transgender.
La realtà dell'epoca è ben costruita ma nulla di formidabile. La storia, dopo una certa lentezza, prende la spinta, ma appare troppo frettolosa, incapace di dar sfogo all'individualità del protagonista. E che dire di Gerba? Viene romanzata fino all'ossesso, quasi fosse una paladina dell'amore che mai è esistita. Non si fa minimamente riferimento alle sue storie (neanche quelle omosessuali), e si cerca di eliminare ogni parvenza della donna che era ricreandone una nuova, dall'inizio. Alicia Vikander, in tutto ciò, è scialba e banale. Aldilà delle tematiche importanti, il film perde consistenza. Si inoltra verso un sentiero rigoglioso solo una volta per poi tornare indietro, inesorabilmente. E allora lo dirò chiaramente: Hooper, in questo film, sembra un regista alla ricerca disperata di premi, che non prende mai un rischio e cerca di rendere tutto appetibile per un pubblico mainstream. E, ultimo ma non importante, trasforma Gerba in una donna martire. La scrittura è scadente mentre la direzione artistica e i costumi erano notevoli.
Il film, certamente, farà prendere coscienza della tematica a molte più persone, magari in qualche modo li educherà, li spingerà a volerne sapere di più e accettare maggiormente le persone che decidono di compiere questo passo.
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[+] gippal,
(di marezia)
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donato prencipe
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martedì 22 marzo 2016
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l'amore in tutte le sue forme
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Dopo esattamente un anno dall'uscita della "Teoria del tutto", Eddie Redmayne torna a deliziarci con la sua recitazione pulita, istrionica, elegante. La sua performance merita un 110 e lode e un oscar (sarebbe stato il secondo consecutivo come Tom Hanks, vincitore nel '95 e '96 con Philadelphia e Forrest Gump) non pervenuto, però, solamente a causa della "promessa" fatta dall'Academy a Leonardo Di Caprio. Nel film di Tom Hooper (Il discorso del re) l'attore britannico si cala nei panni del primo transessuale della storia o perlomeno il primo ad essere stato apostrofato con questo appellativo, si tratta di Einar Wegener/Lili Elbe, artista danese, finito sotto i riflettori dell'opinione pubblica non solo per le sue opere, ma soprattutto per le sue tendenze, ritenute moralmente "illegali" quanto "trasgressive" nella Danimarca degli anni venti, così come in tutto il mondo ed anche per essere stato il primo a tentare un intervento chirurgico per cambiare sesso.
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Dopo esattamente un anno dall'uscita della "Teoria del tutto", Eddie Redmayne torna a deliziarci con la sua recitazione pulita, istrionica, elegante. La sua performance merita un 110 e lode e un oscar (sarebbe stato il secondo consecutivo come Tom Hanks, vincitore nel '95 e '96 con Philadelphia e Forrest Gump) non pervenuto, però, solamente a causa della "promessa" fatta dall'Academy a Leonardo Di Caprio. Nel film di Tom Hooper (Il discorso del re) l'attore britannico si cala nei panni del primo transessuale della storia o perlomeno il primo ad essere stato apostrofato con questo appellativo, si tratta di Einar Wegener/Lili Elbe, artista danese, finito sotto i riflettori dell'opinione pubblica non solo per le sue opere, ma soprattutto per le sue tendenze, ritenute moralmente "illegali" quanto "trasgressive" nella Danimarca degli anni venti, così come in tutto il mondo ed anche per essere stato il primo a tentare un intervento chirurgico per cambiare sesso. L'ambiguità sessuale era riconosciuta, in quegli anni, come una vera e propria malattia mentale dovuta a disfunzioni cerebrali, che costringeva chi ne possedeva le caratteristiche a mascherarla e a reprimerla per non finire sulla gogna sociale o al manicomio. La sua storia commuove e riesce a toccare le corde anche più dure, del nostro animo, specialmente grazie alla bravura, sia del già citato sopra Eddie Redmayne, che di Alicia Vikander (Burnt), autrice di un'interpretazione stellare nei panni di Gerde Wegener, moglie di Einar/Lili. Un animo forte, rispettoso ma al tempo stesso dolcissimo e ricco di sensualità quello mostrato dalla Vikander, comprensiva all'estremo nei confronti di un marito che la amava in un modo diverso dal suo. La trama del film affronta le varie tappe della vita del protagonista e di sua moglie, i disagi affrontati, le pulsioni represse e assecondate, così come le inevitabili discordanze all'interno della coppia, fino alla resa di una scelta drastica quanto coraggiosa e di un amore concreto, viscerale verso il proprio partner. Questa storia ci lascia leggere fra le righe la profonda realtà verso un tema così delicato come l'ambiguità sessuale, così come qualsiasi altra forma di diversità e il distacco che ne comporta dalla coscienza sociale, da parte di tutti coloro che la vivono in prima persona e non solo, dovendo lottare contro i pregiudizi di una fetta ignorante della società che li spinge a sopprimere la propria natura e a tarpare le ali della loro libertà.
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