Taxi Teheran

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Un film di Jafar Panahi. Con Jafar Panahi Titolo originale Taksojuht. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 82 min. - Iran 2015. - Cinema uscita giovedì 27 agosto 2015. MYMONETRO Taxi Teheran * * * 1/2 - valutazione media: 3,61 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
m. locatelli mercoledì 26 agosto 2015
la vita dentro un taxi Valutazione 5 stelle su cinque
78%
No
22%

"Taxi Teheran" è uno di quei film che ti fanno stare bene. Jafar Panahi è capace di raccontare un Paese intero dall'interno di un taxi. E lo fa con un grande senso dell'umorismo anche se cosciente di raccontare una terribile realtà: Panahi non può girare film, la giustizia iraniana lo ha condannato a 20 anni senza poter prendere in mano una cinepresa. Un regista che non può girare, un' artista che non può arrichire il mondo con il suo punto di vista rivoluzionario. Un assurdo che, invece, si è ripetuto tante volte nel corso della storia, in tanti posti diversi. [+]

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no_data venerdì 28 agosto 2015
il coraggio di un artista Valutazione 5 stelle su cinque
81%
No
19%

E un documentario? Un film di finzione? Un film di protesta? cos'è veramente "Taxi Teheran"? L'ultima opera di Jafar Panahì è soprattutto un regalo al cinema e alla gente che di cinema vive (e muore). Un regalo per tutti noi, cinefili, che amiamo la Settima Arte per quello che è: una forma di libera espressione. La giustizia iraniana ha proibito a Panahi di girare film per i prossimi 20 anni, pena la prigione. Ma lui non ci sta e gira lo stesso. E ci dimostra che non ci sono barriere che il pensiero libero non possa far cadere. 
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[+] la grande bellezza (di ciuccella)
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enzo70 sabato 29 agosto 2015
un film necessario per rompere il silenzio Valutazione 4 stelle su cinque
86%
No
14%

Un film coraggioso, ma il rischio non è condanna della critica, ma il carcere, quello vero, cui Jafar Panahi è stato già condannato, pena sospesa, ma divieto assoluto di fare un film, tipo Taxi Tehran. Il regista si mette alla guida di un taxi ed attraversa la città caricando l’umanità della città, dal nano commerciante di dvd illegali, al borseggiatore alla maestra elementare. In pratica due telecamere, una vede davanti, una dentro, la scelta del regista ha un significato anche simbolico. In questo film il regista iraniano sembra aver fatto sue le tecniche di racconto di Wenders, ma, oggettivamente, i rischi sono diversi. Sempre tenendosi al bordo delle tensioni della repubblica islamica, Panahi penetra le contraddizioni del regime iraniano, dai diritti civili delle donne, esemplare il testamento girato con un video in movimento dell’uomo morente a favore della moglie, alla censura, il decalogo del buon film recitato dalla nipote al discorso finale della donna con le rose. [+]

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stefano capasso venerdì 28 agosto 2015
la forza delle idee Valutazione 4 stelle su cinque
88%
No
12%

Ho visto ieri Taxi Teheran, un docufilm di Jafar Panahi. Il regista stesso è conduttore di un taxi che gira per la capitale iraniana, raccogliendo testimonianze di passeggeri (parenti, amici e sconosciuti) sulla vita quotidiana che si svolge nel paese. Ed emergono curiosità, credenze e soprattutto, immancabili, le dure leggi, che il governo impone al popolo, limitando spesso la libera espressione e la possibilità di conoscenza di altre culture.

Ingegnoso ed interessante il dispositivo adottato dal regista, che piazza una telecamera sul cruscotto della sua automobile, e di lì usando tre inquadrature riesce a raccontare una storia importante. [+]

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flyanto mercoledì 2 settembre 2015
l' ennesima condanna di un paese assurdo Valutazione 3 stelle su cinque
86%
No
14%

 Finalmente Jafar Panahi, dopo la condanna inflittagli dal proprio paese, l'Iran, a non scrivere e filmare più per almeno venti anni ed un certo periodo di detenzione in carcere, nonchè il divieto più assoluto di lasciare la propria terra, consegna al pubblico l'ultima sua opera cinematografica che si rivela essere ancora una volta un documento estremamente interessante di sua denuncia.

Assuntosi come autista di un taxi lungo le strade di Teheran, Jafar Panahi incontra nelle corse che fa svariati personaggi appartenenti alle più differenti classi sociali. Proprio durante questi tragitti in macchina egli, a loro insaputa, filma i propri clienti registrandone anche i dialoghi da cui si evince piano piano la terribile condizione in cui vive il paese. [+]

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vanessa zarastro giovedì 3 settembre 2015
cinema come simbolo di libertà Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo festival di Berlino, "Taxi Teheran" è un film iraniano diretto e interpretato da Jafar Panahi. Questo regista è stato condannato dal suo governo a non poter girare film per vent’anni perché ritenuto colpevole di fare propaganda anti-regime. Ciononostante Panahi riesce a girare in clandestinità. Ne è un esempio questo film in cui lui stesso si finge autista di un taxi collettivo e, fissata una telecamera sul cruscotto, e riprende tutti i personaggi che salgono sulla sua auto, e le loro conversazioni. Idea di per sé non originalissima poiché le confidenze ai tassisti hanno sempre stimolato la fantasia di registi più o meno impegnati politicamente. [+]

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iltrequartista giovedì 6 luglio 2017
il coraggio di jafar Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Quando ingiustamente ti condannano, ma continui ad andare dritto per la tua strada,poco contano premi e nomination,hai già stravinto a livello personale e morale.
Jafar merita un nostro lungo applauso , per il coraggio dimostrato, e non basterebbero cinque stelle su un sito web a sottolineare quanto siamo dalla sua parte.
Finoa questo punto credo che siamo tutti d'accordo.
Su quest'opera cinematografica in quanto tale,non sento di condividere lo stesso entusiasmo.
La fotografia è eccellente,come l'idea del taxi che si aggira nella città per descriverne l'essenza e per interagire direttamente con il popolo,ma spesso si assiste ad una serie di lunghe scene scollegate a livello narrativo. [+]

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maumauroma mercoledì 2 settembre 2015
viva il cinema,viva la liberta' Valutazione 4 stelle su cinque
63%
No
38%

che dire di questo film:semplicemente splendido.uno dei massimi registi contemporanei fotografa la realta'del suo paese attraverso i commenti dei passeggeri che salgono sul suo "finto" taxi da lui stesso guidato attraverso le strade trafficate della sua amata teheran.jafar panahi non puo'girare film in iran ,pena la condanna a 6 anni di prigione,eppure ,armato di 3 piccole telecamerine appoggiate sul cruscotto dell'auto ci offre in ottanta minuti con pochi tratti una rappresentazione profonda di questa grande e sfortunata nazione,dell'ottusita' di un regime chiuso e spietato,dei suoi assurdi divieti e obblighi che potrebbero apparire comici se non fossero drammaticamente veri. [+]

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robert eroica domenica 30 agosto 2015
la vita da dietro un vetro Valutazione 4 stelle su cinque
60%
No
40%

Ad un ragazzo appassionato di cinema che gli chiede come scrivere un nuovo soggetto, il regista Panahi risponde secco che occorre dimenticare i film visti e i libri letti e che bisogna invece uscire di casa per cercarne di nuovi. Ed è quello che fa anche Panahi, che letteralmente inventa il film che il governo non gli consente di girare. E quello che non può realizzare liberamente, un artista lo compie in modo occulto, disegnando traiettorie oblique, contaminando la possibilità con la necessità. Qui il regista si inventa tassista in una Teheran tutta percorsa sulle strade, a diretto contatto con la gente, con le storie ora drammatiche, ora bizzarre, ora paradossali di cui sono gli indiscussi protagonisti. [+]

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goldy martedì 1 settembre 2015
quando è necessario ribadire Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Delle problematiche sulla denuncia di mancanza di democrazia nel paese, Panahi ne ha fatto una costante nei suoi film. "Il cerchio" del 2000 sintetizza in modo mirabile i nodi tematici da risolvere per iniziare un processo democratico nel paese. Oggi li ribadisce, ma nel frattempo sembra che le cose potrebbero cominciare a migliorare dopo l'abolizione dell'embargo da parte dei paesi occidentali. Quindi denunce vecchie che è necessario ribadire in un contesto formale geniale con un Panahi che commuove fino alle lacrime per lo sguardo con cui affronta il mondo e l'umanità che lo abita. Uno sguardo semplicemengte "buono". Sembra poco ma è tantissimo, pacificante e rivoluzionario.

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