Suite Francese

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Un film di Saul Dibb. Con Michelle Williams, Kristin Scott Thomas, Matthias Schoenaerts, Sam Riley, Ruth Wilson.
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Titolo originale Suite Française. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 107 min. - Gran Bretagna, Francia, Canada 2015. - Videa uscita giovedì 12 marzo 2015. MYMONETRO Suite Francese * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

una strana tranquillità sull'orlo dell'abisso Valutazione 3 stelle su cinque

di Zarar


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lunedì 16 marzo 2015

Il film si ispira a un romanzo incompiuto di Irène Némirosky, scritto nel 1941-42 e pubblicato postumo nel 2004 con il titolo di “Suite Francese” (un ben diverso “Tempesta/e” era il titolo generale a cui lei aveva pensato). L’autrice aveva concepito il romanzo come un  affresco tolstoiano della Francia in guerra, programmando di vivere insieme, in modo assolutamente singolare, storia in fieri e scrittura romanzata di quella storia. Ritmo musicale e ritmo filmico – dichiarava - avrebbero caratterizzato una sorta di poema sinfonico in cinque movimenti, autonomi, ma collegati tra loro, dal momento dell’occupazione tedesca alla pace. Arrivò a comporre, prima di essere deportata e morire ad Auschwitz, solo le prime due parti, “Tempesta di giugno” e  “Dolce”. A “Dolce” questo film fa riferimento, raccontando  un villaggio francese nei primi tempi dell’occupazione tedesca, e l’amicizia amorosa tra un ufficiale tedesco e una giovane francese della buona borghesia . Confrontarsi con un romanzo per un regista è sempre un rischio, perché si espone alla domanda se lo spirito dell’autore sia stato preservato. Un’impresa qui riuscita a metà. Ritroviamo la percezione della ambigua tonalità  “dolce” della Némirosky di questo ‘Movimento’,  un’atmosfera in cui, una precaria normalità, istintiva difesa del diritto dell’individuo di continuare semplicemente a vivere, ancora riesce a difendersi dalla violenza inevitabile della guerra; in cui il ‘nemico’ è odiato, ma ancora si fa fatica a identificarlo nel ragazzo che ti sta di fronte; in cui è ancora possibile controllare i lati più pericolosi delle paure, degli egoismi e delle meschinità che le grandi crisi scatenano, ma violenza e orrore sono lì latenti, presenti in occasionali lampi di luce sinistri, e non si potrà ignorarli a lungo e sai che ti costringeranno a schierarti una volta per tutte, anche facendo scempio di sentimenti individuali.  Ritroviamo anche  l’approccio autentico dell’autrice alla storia:  più dei grandi temi della storia collettiva contano per lei le ‘tempeste’ che essa scatena nella vita quotidiana e nella psicologia degli individui, svelandone il meglio e il peggio. E qui e là sopravvive  quel mix di durezza e comprensione,  realismo e ironia, leggerezza e ferocia che è il tono peculiare della Némirosky  e che rende quell’atmosfera e quei temi così efficaci. Ma la ricerca di effetti forti introduce nel film elementi  estranei, che alterano la particolarissima atmosfera sospesa, complessa e ambigua dell’originale. Appaiono incongrui con quanto detto i colpi di scena drammatici,  il definirsi immediato del conflitto nei suoi aspetti di orrore dichiarato (la violenza delle perquisizioni, la rappresaglia, la fucilazione, la caccia all’ebreo, la messa sotto accusa di Bruno, l’ammazzamento finale, del tutto assenti nell’originale). E resta un po’ in ombra uno dei punti più interessanti della ‘crescita’ di Lucile: l’amore che nasce contro ogni convenzione accettata non sarà possibile, ma le restituirà una nuova maturità e libertà di giudizio sul suo ambiente e la sua vita. Per accentuare colore e dramma, il film perde per la strada questi aspetti più sottili e rischia lo stereotipo. Con questi limiti, e con le caratteristiche di uno specifico filmico piuttosto convenzionale e datato,  il film resta tuttavia molto ben confezionato, il ritmo c’è e la performance degli attori è buona. Una citazione particolare merita Kristin Scott Thomas nella parte della suocera Angellier, perfetta.   

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