Il figlio di Saul

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Un film di László Nemes. Con Géza Röhrig, Levente Molnár, Urs Rechn, Todd Charmont.
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Titolo originale Saul Fia. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 107 min. - Ungheria 2015. - Teodora Film uscita giovedě 21 gennaio 2016. MYMONETRO Il figlio di Saul * * * * - valutazione media: 4,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
writer58 sabato 13 febbraio 2016
una stagione all'inferno Valutazione 4 stelle su cinque
81%
No
19%

Un volto in primo piano, tutto il resto è sfocato, non si intuisce quasi nulla. La messa a fuoco rivela un paesaggio di campagna, un complesso di edifici tetri sormontati dalla scritta "Arbeit macht frei". Reclusi con un segno rosso sulla schiena, una grande X, inquadrati da dietro mentre si recano al lavoro. La cinepresa che accompagna i movimenti disordinati  di una folla di persone nude che si riversano verso una doccia di Zyklon B, mentre una voce li esorta a sbrigarsi "per non fare raffreddare la zuppa". La fatica brutale dei sonderkommando  che devono trascinare decine e decine di corpi, i "pezzi", fuori dalle camere a gas, recuperare vestiti, valigie e oggetti di valore,  introdurre i cadaveri nei crematori, raccogliere le ceneri, disperderle. [+]

[+] bravo! (di vanessa zarastro)
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nadiamaria mercoledě 17 giugno 2015
umanitŕ Valutazione 5 stelle su cinque
76%
No
24%

Film da non perdere! Geniale l'idea dello sguardo all'orrore, dentro l'orrore stesso. Con la rappresentazione di una parte incredibilmente piccola e sfuocata del dramma, lo spettatore č immerso in un tutto angosciante. La metaforica ricerca di dare sepoltura al figlio proprio o al figlio di un altro, quindi di adempiere un rituale religioso, diventa un bisogno disperato, primario, scopo del vivere e del non vivere. La ricerca della sepoltura č il velo, č la metafora dell'umanitŕ, della dignitŕ umana che viene preservata, ossessivamente mantenuta fino alla fine. All'uomo potete togliere tutto, anche la vita, ma non l'essenza.

[+] peccato il doppiaggio (di ospitato)
[+] nemes rinnova la filmografia sulla shoah (di antonio montefalcone)
[+] non sono d'accordo (di flaw54)
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fabiofeli lunedě 25 gennaio 2016
Łsiamo giŕ morti" Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

E’ attonito, stolido, apparentemente indifferente il volto di Saul (Geza Rohrig) che riempie lo schermo per metà film. Saul è un ebreo del Sonderkommando di Auschwitz: deve convincere le vittime a spogliarsi per una doccia e una zuppa calda e spingerle nelle camere a gas. Poi deve ripulire gli spogliatoi, vuotare le tasche dei deportati in cerca di denaro e gioielli, caricare gli “Stűcke”, i “pezzi”, vale a dire i cadaveri ridotti a oggetti per portarli alla cremazione. Se questo è  un uomo, scrive Primo Levi. Quello che si svolge attorno a lui si intravede, si intuisce: si sentono gli ordini secchi delle guardie, gli spari delle esecuzioni sommarie e le mani frenetiche delle vittime che battono contro le porte di ferro delle camere a gas. [+]

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riccardo tavani venerdě 25 novembre 2016
l'iquadratura incollata sul volto sepolto di saul Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
0%

C’è stata sempre una questione cruciale nelle discussioni sulla Shoah. È la questione della rappresentazione dello sterminio e dei modi di sterminio attuato dai nazisti contro ebrei, zingari, omosessuali, dissidenti, credenti in altre religioni. Com’è possibile trovare una forma di espressione in immagini, parole, musica o altro a un orrore tale da superare ogni umana possibilità di rappresentazione?
 
Si può essere testimoni – si domanda Primo Levi –, ossia si può dare legittimamente la propria parola, logos, forma di ragionamento umana a chi era stato ridotto a una soglia di esistenza che sprofondava sotto quella dell’umano? Solo quel non-essere più umano potrebbe essere testimone diretto della propria condizione: ma come può farlo se non è più uomo, ossia non ha più parola? Se non ci si è trovati direttamente, come si può dire, testimoniare per chi si è invece trovato denudato dei propri abiti e della propria umanità corporea-spirituale e spinto, ammassato dentro le camere a gas, asfissiato dal micidiale gas Ziklon B?
 
Proprio su questo puntarono i nazisti: talmente mostruoso era quello che facevano che nessun eventuale sopravvissuto – affermavano spavaldamente – sarebbe stato creduto nel raccontarlo al mondo. [+]

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vanessa zarastro venerdě 22 gennaio 2016
il ritorno del cinema ungherese Valutazione 5 stelle su cinque
75%
No
25%

Il figlio di Saul è un film molto duro dove la violenza è palese ma non è manifestata con l’immagine, non c’è descrizione o spettacolarizzazione delle camere a gas. Siamo ad Auschwitz nel 1944: ci sono i suoni, i rumori, le urla.
I corpi si possono intravedere in un voluto "fuori fuoco". Tutto è claustrofobico e visto ad altezza d’uomo. Solo un paio di scene dove si vede la natura incontaminata che contrasta con la perfida organizzazione scientifica dello sterminio. Il film parla anche dell'importanza ruolo della memoria e della testimonianza. Da un lato, il tentativo dei ribelli di rimediare una macchina fotografica per rappresentare la tragedia d’immani proporzioni del campo di sterminio, dall’altro, lo sguardo del bambino che, nel finale, vede i fuggiaschi e poi sente gli spari sarà proprio il ricordo del sopravvissuto. [+]

[+] un innato senso di sopravvivenza... (di angelo umana)
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catcarlo giovedě 4 febbraio 2016
il figlio di saul Valutazione 4 stelle su cinque
80%
No
20%

L’Olocausto è materia vasta, ma già ampiamente sfruttata e la ricerca di una nuova via per raccontarlo diventa quasi obbligata per evitare i rischi della banalizzazione più o meno lacrimevole: affrontare l’argomento utilizzando gli stilemi del film da festival è aggiungere sfida alla sfida con una certa dose di sorvegliata incoscienza. Partendo da simili, impegnativi premesse, l’esordiente ungherese Nemes realizza un’opera dalla controllatissima struttura formale attraverso la quale ricostruisce l’orrore dei campi di concentramento e, soprattutto, il livello zero di umanità in essi raggiunto: ne scaturisce un lavoro che, unendo mirabilmente estetica ed etica, colpisce con vigoroso impatto traendo forza dalla messa al bando di qualsiasi patetismo. [+]

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zulu51 martedě 2 febbraio 2016
un occasione fallita Valutazione 2 stelle su cinque
67%
No
33%

Al di là del tema, molto importante del film e di quanto sia giusto, per la memoria di tutti, portare a conoscenza di un periodo storico, dominato dalla follia, nutro però molte riserve, per quanto riguarda la sceneggiatura, che presenta, a mio avviso, molti buchi, provo ad analizzare i punti che mi sembrano ben poco credibili: i prigionieri che arrivano al campo non sembrano affatto denutriti, lo stesso per il ragazzo trovato, ancora vivo, dall'aspetto sano e bello pulito, negli indumenti i prigionieri hanno non solo i documenti, ma anche oggetti di valore, questo vuol dire che non sono stati nè registrati, nè perquisiti, questo mi sembra molto strano, qualcuno potrebbe anche avere delle armi e passare inosservato. [+]

[+] tuttavia..... (di francesco2)
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filippo catani martedě 13 settembre 2016
dramma claustrofobico Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
0%

1944. Un ebreo ungherese svolge un lavoro terribile nei campi di concentramento; scorta gli Ebrei alle camere a gas e ne ripulisce i resti. Un giorno l'uomo si imbatte nel cadavere del figlio e farà di tutto per dargli degna sepoltura.
Stupendo e terrificante questo film. Basterebbe la prima sequenza iniziale con la camera stretta sul viso del protagonista che ascolta inerme le laceranti grida d'aiuto di coloro all'interno della camera a gas. L'inquadratura è piccola e soprattutto la camera sta sempre su Saul e lo spettatore finisce per essere preso allo stomaco e anche lui diventa inerme spettatore della vicenda di Saul alla disperata ricerca di un rabbino che possa dare degna sepoltura al figlio. [+]

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laurence316 sabato 31 marzo 2018
imperdibile, tragico e originale film sulla shoah Valutazione 4 stelle su cinque
52%
No
48%

Esordio potentissimo, stilisticamente originale, pesante come un macigno, dell’ungherese Nemes (allievo di Bela Tarr), Il figlio di Saul è un’opera assolutamente imperdibile e memorabile.

Girata in formato 4:3, camera a spalla, per mezzo di ininterrotti primi e primissimi piani del protagonista e sfondi sempre sfocati, colori desaturati e totale, completa, assoluta assenza di musica, risulta es­sere un’opera per questo straniante, allucinante e a primo acchito spiazzante, eppure tremendamen­te efficace, incisiva e indimenticabile.

Non è una visione facile, ma del resto non si propone di es­serlo. Nonostante, sostanzialmente, non mostri quasi nulla, risulta comunque paradossalmente più inquietante, opprimente e terrificante di tante altre opere sullo stesso tema. [+]

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goldy sabato 23 gennaio 2016
sconvolgente ma vivificante Valutazione 5 stelle su cinque
54%
No
46%

L'angoscia delle scene inziali spingono a lasciare la sala ma poi il rispetto e la condivisione verso  le vittime della  Shoah hanno  il sopravvento e si trova la forza per  continuare la visione.
Il film non lascia respiro e per gli assurdi della legge del contrappasso  diventa un  inno alla vita.  La tenacia e l'apparente insesatezza  del padre che vuole dare dignità alla morte del figlio nessunj altra spiegazione hanno se non  la scoperta del  senso di riverente rispetto   verso la  sacralità della vita.
In un mondo come quello attuale dove scoraggiamento e perdita di senso si fanno sempre più largo è davvero necessario scendere in un inferno come quello dei campi di concen [+]

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