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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 luglio 2016
Succede di tutto in un solo, delirante weekend. Follia? Quasi.
CONSIGLIATO NÌ
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In una Milano psichedelica, Aldo Broggi è un copywriter frustrato e continuamente umiliato dal capo dell'azienda pubblicitaria per cui lavora. In preda a una profonda nevrosi e incapace di portare a termine il libro che ha sempre sognato di scrivere, finisce per farsi licenziare con l'obbligo legale di assumere psicofarmaci dagli effetti allucinogeni. Dopo un periodo indefinito di abbrutimento, la moglie Diana, ormai stufa degli effetti narcotizzanti delle medicine sul marito, decide di lasciarlo solo a fare i conti con lo strano universo in cui vive: un ovattato limbo diviso tra pin-up che popolano l'armadietto del bagno e pillole colorate che scandiscono il lento scorrere delle ore diurne. A ridare spirito e vita al declino dell'uomo sarà l'incontro inaspettato con un vecchio compagno di scuola, Ferruccio, traino per un vortice esilarante di riti esoterici, truffe, prostituzione e omicidi. Tutto nel giro di quarantotto ore, un indimenticabile weekend.
Versione nostrana dell'intramontabile Paura e delirio a Las Vegas, l'esordio alla regia di Gianfranco Gaioni - alias Director Kobayashi - muove sul registro suggestivo di una regia delirante destinata a un epilogo grottesco. Il ritmo altalenante è scandito da uno stile di ripresa pop, con l'ingresso d'immagini in sovrimpressione e ambientazioni eccentriche (per gamma cromatica) che proiettano in un clima fumettistico di surreale visionarietà.
Forte di una carriera negli effetti visivi, Kobayashi è in grado d'integrare perfettamente improbabili effetti speciali nel contesto urbano dell'hinterland milanese, non risultando mai strampalato o autoreferenziale. Con sguardo lucido il regista si dimostra in grado di ironizzare, trasformando le suggestioni del cinema americano in un film che è il dipinto della frenesia del capoluogo lombardo, senza che la passione per la manipolazione comprometta spirito e immediatezza espressiva.
Il talento degli interpreti aiuta più della scrittura, a volte poco chiara, a dare un senso di continuità all'ibridazione dei generi, passando dalla commedia leggera al grottesco con una certa facilità nonostante il plot risulti a tratti sconclusionato. Matilde Gioli, al suo secondo ruolo di spicco dopo Il capitale umano, conferma il proprio talento grazie alla forte presenza scenica e a una mimica che non può non affascinare lo spettatore. Affiancata da un cast di tutto rispetto, fa da spalla a un Alessandro Roja paranoide, e a uno Stefano Fresi eccezionale nel ruolo di scheggia impazzita che vive di espedienti sempre al centro di equivoci e disastri annunciati.
Ne risulta un'opera prima godibile perché spontanea, un po' sogno americano un po' frenesia italiota che Kobayashi mixa sapientemente per realizzare un film che va oltre lo stereotipo dell'ipersensibilità contemporanea, per mostrare con sguardo paradossale uno spaccato di vita disastrata ma non per forza compromessa.
Se qualcuno mi chiedesse di spiegare trama e contenuti e magari fare un riassunto di quanto visto,andrei in palese difficoltà. La sceneggiatura dunque non è il punto di forza della pellicola che si muove tra commedia pura e "storiacce di quartiere" in maniera alquanto approssimativa. Ad un certo punto tutti vogliono una valigetta piena di soldi e non si capisce più [...] Vai alla recensione »
Un regista italiano ma che vuole farsi chiamare Kobayashi (dovrebbe essere un personaggio de i Soliti Sospetti) mi sembrava un presagio di sventura ma leggendo alcuni segnali positivi sono convinto a guardalo su Sky. Il film nasce con l'idea di creare un racconto "picaresco" su un weekend bizzarro in cui per una serie di eventi (la valigetta da Las Vegas).
Un film oltre che una rappresentazione per immagini è la rielaborazione di una visione del mondo. Ci si chiede quale visione del mondo possa avere chi pensa e realizza un lavoro del genere. Di certo una visione piccolo-borghese ma veramente molto piccolo (e represso) che da un lato ha una rappresentazione assurda del mondo del lavoro (lavoro=noia) dall'altro pensa che il mondo della criminalit&ag [...] Vai alla recensione »
Commedia surreale "Solo per il Weekend" racconta tutto quello che succede nella durata, appunto, di un unico weekend, a cinque personaggi alle prese con dei malavitosi in una città di Milano completamente evanescente e per lo più notturna. I cinque personaggi in questione vivono molte avventure, alcune anche pericolose, al fine di recuperare una valigetta piena di soldi in [...] Vai alla recensione »
Un polpettone di stili e di colpi di scena ammuffiti. Tutto é già visto è piazzato con compiacimento ma senza successo. Solo un velo pietoso e l'oblio potrà salvare questo film parrocchiale.
Non so cosa sia peggio in questo film fatto di una scenggiatura sguaiata muna regia da videoclip senza senso e da tanti attori che recitano per busta paga. Difficilmente mi sono trovato davanti ad un altro film così turpe e senza alcun costrutto. Il fatto che questo obbrobbrio pretenda anche di fare un ritratto generazionale è l'elemento che aggiunge anche una punta di antipatia [...] Vai alla recensione »
Non basta fare un film per definirsi attori e tantomeno registi...
Una storia piena di colpi di scena e senza sosta!!!
Il titolo esprime il tempo di permanenza che ha avuto nelle sale? Peccato per attori come Roja, Fresi e Inaudi, sembre bravi e caduti nella trappola. Gli altri protagonisti in linea con il livello del film, mediocre
I personaggi fanno simpatia,su tutti Ferruccio,ed in fondo il ritmo frenetico e senza sosta fa in modo di non annoiarsi. Piuttosto che buoni o cattivi ci ritroviamo con una serie di personaggi sconclusionati,non credibili,ma tutto sommato godibili con ironia. Anche perché il cast sfoggia sufficienti interpretazioni. La sceneggiatura è a dir poco confusionaria e scivola frequentemente [...] Vai alla recensione »