E' un grande piacere ripercorrere i film di Ettore Scola, quelli che più abbiamo amato, e di cui sapremmo citare a memoria ogni scena (personalmente: "C'eravamo tanto amati", "Brutti, sporchi e cattivi", "Una giornata particolare"), ma anche quelli che ci sono piaciuti di meno, che abbiamo trascurato, e quelli che non ci sono piaciuti affatto, perché tutti ci hanno accompagnato nel nostro apprendistato di cinefili, nella nostra vita, non solo al cinema.
E' un grande piacere ripercorrerli senza ombra di retorica, ma con quella leggerezza ironica che non è mai banalità, ma capacità di non prendersi troppo sul serio, seppur consapevoli di avere creato opere che hanno lasciato una traccia importante.
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E' un grande piacere ripercorrere i film di Ettore Scola, quelli che più abbiamo amato, e di cui sapremmo citare a memoria ogni scena (personalmente: "C'eravamo tanto amati", "Brutti, sporchi e cattivi", "Una giornata particolare"), ma anche quelli che ci sono piaciuti di meno, che abbiamo trascurato, e quelli che non ci sono piaciuti affatto, perché tutti ci hanno accompagnato nel nostro apprendistato di cinefili, nella nostra vita, non solo al cinema.
E' un grande piacere ripercorrerli senza ombra di retorica, ma con quella leggerezza ironica che non è mai banalità, ma capacità di non prendersi troppo sul serio, seppur consapevoli di avere creato opere che hanno lasciato una traccia importante. Quell'ironia che è lezione di vita.
Ma oltre a questo c'é un insegnamento importante per i troppi che credono basti un po' di talento per fare i registi, la necessità dell'apprendistato, nel campo dell'immagine (il disegno) ed in quello della narrazione (le tante sceneggiature scritte da "negro" o firmate, di film importanti, fra tutti "Il Sorpasso", o meno). Perché il cinema è, e resta, narrazione per immagini, e bisogna saper essere bravi in entrambe le cose per essere bravi registi.
E la capacità di sapersi avvalere di collaboratori importanti, a partire dai migliori attori della grande stagione del cinema italiano. E la capacità di saper scegliere i propri maestri, puntando in alto, De Sica, Fellini, guardando ai capolavori del neorealismo e di chi ha saputo uscirne trovando una strada tutta propria. Cercando la propria, di strada, rischiando e sbagliando (perché un tempo era concesso sbagliare), donandoci opere che ci hanno comunque insegnato ad amare il cinema. Pur scrivendo Commedie, ridendo e scherzando, ma parlando di cose serie.
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