elpiezo
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mercoledì 9 dicembre 2015
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un'indagine lenta e tediosa!!!
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Eccessivamente tetro e caotico, Regression è un thriller che esplora il mondo del satanismo. Un paese di provincia del Minnesota vive nel terrore, assillato da riti satanici, incesti e sacrifici. Argomenti di per se stimolanti mal serviti però da una sceneggiatura tediosa e da un copione monocorde interpretato peraltro da attori che annaspano in un'irrimediabile monotonia.
Nulla da salvare in un film che spreca una buona occasione e si rivela inutile, come la futile indagine intrapresa dall'ossessionato poliziotto protagonista di questa oscura vicenda.
[+] amenábar torna alle sue origini. regredendo.
(di antonio montefalcone)
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flaw54
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lunedì 7 dicembre 2015
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non è poi così male!
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La critica lo ha stroncato, ma non capisco il perché. Non è certo un film eccezionale, ma è coinvolgente, anche se non particolarmente credibike. Buoni gli attori, sebbeneeEthan Hawke si mostri troppi monocorde e non riesca a rendere perfettamente i mutamenti psicologici del suo personaggio. Il colpo di scena finale ribalta tutta la vicenda, ma nel complesso era piuttosto prevedibile. Il film meritava maggiore considerazione.
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mark978
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domenica 6 dicembre 2015
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originale...ma un po' contorto ed astratto
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Non si può senz'altro dire che Regression sia la miglior realizzazione cinematografica di Alejandro Amenabar e certamente, da un film del genere, si poteva ottenere indubiamente qualcosa di più, ma dall'altra parte non si può comunque neanche sostenere che sia un film così deprezzabile. La tematica del film, rivolta principalmente al satanismo ed all'occultismo,è indubbiamente molto originale e certamente poco percorsa in passato in campo cinematografico. Forse è proprio questo il motivo che avrebbe dovuto far riflettere il regista su un'impostazione un po' più alternativa del film rispetto a quella adottata che invece orbita purtroppo intorno a dei concetti più psicologici ed astratti piuttosto che concreti.
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Non si può senz'altro dire che Regression sia la miglior realizzazione cinematografica di Alejandro Amenabar e certamente, da un film del genere, si poteva ottenere indubiamente qualcosa di più, ma dall'altra parte non si può comunque neanche sostenere che sia un film così deprezzabile. La tematica del film, rivolta principalmente al satanismo ed all'occultismo,è indubbiamente molto originale e certamente poco percorsa in passato in campo cinematografico. Forse è proprio questo il motivo che avrebbe dovuto far riflettere il regista su un'impostazione un po' più alternativa del film rispetto a quella adottata che invece orbita purtroppo intorno a dei concetti più psicologici ed astratti piuttosto che concreti. La recitazione dei protagonisti, benchè non si possa collocare su livelli elevatissimi, non è comunque assolutamente deprecabile. Ottima secondo me l'interpretazione di Ethan Hawke e buona comunque quella di Emma Watson (benché forse qualcosina di più lei avrebbe potuto fare). In merito a quest'ultimo aspetto, non dobbiamo però dimenticarci che la Watson, nonostante siano ormai passati alcuni anni, purtroppo si porta ancora appresso un ruolo molto radicato che inevitabilmente nello spettatore è difficile da dimenticare. E' probabile infatti, che chiunque guardi il film senza avere una conoscenza pregressa dell'attrice, possa valutarla più di quanto altri possano fare.
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babis
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martedì 8 dicembre 2015
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thriller intenso
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Questo film è stato molto stroncato dalla critica, invece a me è piaciuto tanto. La storia è basata su fatti reali, quindi non si poteva cambiare il finale, come molti avrebbero voluto. Un episodio inquietante, la presunta setta satanica, in un paese della provincia americana, scatena la caccia alle streghe da parte della polizia e non solo. La storia non è poi così complicata e contorta, tanto che anche io pensavo alla colpevolezza di certe persone. Inoltre la suspence è continua, senza cadute o rallentamenti. Anche l'interpretazione degli attori è buona. Sicuramente un bel 7 pieno.
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brian77
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mercoledì 9 dicembre 2015
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film complesso
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Non è affatto male. Magari non molto inventivo come regia, ma un piccolo film compatto, con una sua atmosfera inquietante, che sembra partire dal tradizionale thriller-horror satanista per poi dirigersi verso una riflessione sulla matrice stessa delle nostre suggestioni, dei nostri sogni, delle immagini che produciamo. Un film tutt'altro che banale, accolto da gran parte della critica italiana -non proprio da tutta- in modo spaventosamente superficiale.
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j0ker
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domenica 6 dicembre 2015
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ci sono cascato anche io
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Il film è da dividere in due parti la prima molto coinvolgente, che ti immerge in un clima di rabbia e voglia di perseguire chi ha commesso reati e crimini in nome del diavolo. La seconda, che ti lascia di sasso e ti senti un po "fregato" come i protagonisti. Cosa c'è da dire su questo film?! Beh intanto l interpretazione degli attori è stata mediocre sopratutto del protagonista maschile, troppo coinvolto sentimentalmente. A differenza della Watson che interpretata molto bene il ruolo di Angela. Infatti fino alla fine mi ha "convinto" per poi lasciarmi sbalordito. Il film presenta però alcuni fatti che non tornano come ad esempio una testimone oculare protetta male. Uno psicologo che prima parla della regressione come una pratica da non prendere troppo seriamente per poi abbracciarla come la sua vita lavorativa ecc.
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Il film è da dividere in due parti la prima molto coinvolgente, che ti immerge in un clima di rabbia e voglia di perseguire chi ha commesso reati e crimini in nome del diavolo. La seconda, che ti lascia di sasso e ti senti un po "fregato" come i protagonisti. Cosa c'è da dire su questo film?! Beh intanto l interpretazione degli attori è stata mediocre sopratutto del protagonista maschile, troppo coinvolto sentimentalmente. A differenza della Watson che interpretata molto bene il ruolo di Angela. Infatti fino alla fine mi ha "convinto" per poi lasciarmi sbalordito. Il film presenta però alcuni fatti che non tornano come ad esempio una testimone oculare protetta male. Uno psicologo che prima parla della regressione come una pratica da non prendere troppo seriamente per poi abbracciarla come la sua vita lavorativa ecc. Va beh comunque questo film ha lasciato delle emozioni più o meno positive. Di certo mi aspettavo una seconda parte più coinvolgente ed emozionante che aveva preparato la prima parte.
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the_startup
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martedì 14 marzo 2017
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regression - il sospetto ritorno di amenabar.
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Già dal Trailer mi aspettavo, mi ero convinto che c'era qualcosa che non andava.
Thriller veramente mediocre, mi ha deluso più che altro per la mancanza di situazioni considerevoli e concrete.
Molto lento e tedioso, delude sia la ricostruzione delle indagini (ricostruite in modo molto banale), sia che la caratterizzazione dei personaggi.
Mi dispiace solo per il bravissimo Ethan Hawke, purtroppo qua veramente sprecato.
Non merita di andare oltre questo voto per me.
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carloalberto
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martedì 29 dicembre 2020
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una società ancora primordiale
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Ethan Hawke, diretto da Amenabar, non delude. Il ruolo drammatico di un detective alla ricerca della verità a tutti i costi fino al coinvolgimento emotivo nell’indagine gli si attaglia perfettamente. Regression è un thriller psicologico, calato nella provincia americana puritana, dove il bene ed il male ancora sono rappresentati dalla chiesetta cattolica governata dal reverendo infervorato e dalle sette sataniche di incappucciati divoratori di neonati, che rasenta pericolosamente il paranormale, come un’auto lanciata in folle corsa ai margini di un burrone, per rientrare in carreggiata, con una repentina manovra, nel finale.
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Ethan Hawke, diretto da Amenabar, non delude. Il ruolo drammatico di un detective alla ricerca della verità a tutti i costi fino al coinvolgimento emotivo nell’indagine gli si attaglia perfettamente. Regression è un thriller psicologico, calato nella provincia americana puritana, dove il bene ed il male ancora sono rappresentati dalla chiesetta cattolica governata dal reverendo infervorato e dalle sette sataniche di incappucciati divoratori di neonati, che rasenta pericolosamente il paranormale, come un’auto lanciata in folle corsa ai margini di un burrone, per rientrare in carreggiata, con una repentina manovra, nel finale. Il cast con due attori, impegnati in ruoli principali, Emma Watson e David Thewlis, protagonisti della saga di Harry Potter, strizza l’occhio al genere fantastico inducendo all’inganno lo spettatore, che si ritroverà, come il poliziotto impersonato da Hawke, suggestionato dall’inverosimile fino a confondere realtà e sogno.
Dall’autore di The Others forse ci si aspettava di più, ma la pellicola ha un suo fascino, dovuto, oltre che alla performance di Hawke e della Watson, liberatasi dal personaggio stereotipato dell’eterna bambina maga di Hermione, in cui rischiava di rimanere intrappolata a vita, soprattutto all’ambiguità dei personaggi, che rimane anche dopo il disvelamento della verità e a dispetto delle didascalie che scorrono prima dei titoli di coda.
Il sospetto che le cose siano andate diversamente sopravvive nell’inconscio della gente comune e di una società che regredisce spontaneamente e senza l’ausilio delle tecniche dell’ipnosi regressiva dello psicoterapeuta, interpretato nel film da David Thewlis, allo stadio primordiale delle prime comunità umane in cui non esisteva differenza tra magia e realtà.
Amenabar vuole mostrarci che le streghe di Salem lungi dall’essere morte e seppellite dalla moderna società tecnologica sono ancora tra noi.
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gianleo67
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domenica 12 marzo 2017
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elementare...watson!
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Incaricato dell'indagine sulle presunte molestie di un padre vedovo ai danni della figlia diciassettenne, il detective Bruce Kenner inizia a sospettare l'esistenza di una misteriosa setta satanica che vanterebbe numerosi adepti nella piccola cittadina del Minnesota in cui vive.
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Incaricato dell'indagine sulle presunte molestie di un padre vedovo ai danni della figlia diciassettenne, il detective Bruce Kenner inizia a sospettare l'esistenza di una misteriosa setta satanica che vanterebbe numerosi adepti nella piccola cittadina del Minnesota in cui vive. L'applicazione di una regressione ipnotica su vittime e colpevoli sembrerebbe confermare questa ipotesi. Ma non tutto è come realmente appare...
Se la mossa più astuta del Diavolo è quella di farci credere che non esiste, il contributo dello spagnolo Amenabar alla massima luciferina è invece quello di farci sospettare esattamente il contrario, imbastendo il gioco a rimpiattino e a carte coperte su chi o cosa possa esserci dietro il caso dei presunti abusi familiari in danno dei due minori di una famiglia disagiata della classica provincia rurale americana, per poi farci scoprire una realtà completamente (ma poi non tanto) diversa.
La regola del sospetto, in questo thriller tratto da una storia vera e scandito da una cronistoria di luoghi e date che non ci dicono nulla, è alimentata dal generale clima di ambiguità caro al regista cileno ed in cui la classica detection tra puritanesimo e agnosticismo, finisce per mettere la troppa carne al fuoco di regressioni ipnotiche, manipolazioni massmediologiche, coscienza collettiva ed un repertorio di simboli sacri a base di croci capovolte e pagliai dalla porta cigolante eletti a polverosi altari di un culto demoniaco (The Exorcism of Emily Rose). Se il pregio principale del film è quindi quello di creare tensione dalle legittime aspettative nell'esistenza di una comunità trasversale di degenerati che mira alla cooptazione od all'istigazione al suicidio, ed in cui gli ammiccamenti sessuali sono delegati alle grazie invero miserrime dell'ex streghetta d'Albione, la solitaria battaglia del credulone scribacchino di Sinister viene portata avanti in modo assai confuso ed approssimativo, sfruttando il discutibile montaggio di una realtà sfuggente, l'abuso senza costrutto della soggettiva ed il flashback di un onirismo macabro imputabile più agli eccessi etilici del protagonista piuttosto che alle sue improbabili illuminazioni notturne. Insomma, affastellando una galleria di personaggi a loro modo luciferini (basta vedere la faccia del prete o le battute dello psichiatra) ed una molteplicità di piste lasciate cadere nel vuoto (un campo di sepolture premature mai venute alla luce, le confessioni di un genitore reticente, la responsabilità di un poliziotto lascivo), il buon Amenabar compie l'errore grossolano ed imperdonabile di gonfiare fino all'inveromile un caso di scuola per poi farlo miseramente sgonfiare in un finale di rara scontatezza e stupidità: la cattiveria della gente comune basta e avanza per far progredire il Male nel mondo senza la necessità di scomodare allo scopo il recalcitrante ed ineffabile Principe delle Tenebre. Presentato al Festival internazionale del cinema di San Sebastián, subisce il giusto scherno della maggior parte dei suoi affezionati e devoti seguaci.
Psichiatra: Ha fatto sentire questa registrazione anche a sua moglie così tante volte?
Detective: Siamo separati.
Psichiatra: Beh, adesso sa il perchè!
Elementare...Watson!
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elgatoloco
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domenica 24 settembre 2017
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comunque interessante
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Alejandro Amenabar è autore di uno dei pochi film-chiave dell'inizio di millennio, "The Others"(2001)che, comunque lo si voglia giudicare, ha un fondamentale"scatto dialettico"nel finale ed è condotto con grande maestria. Qui, decisamente, siamo su un altro piano ma, a parte il finale, che mi guardo dal rivelare, ovviamente, ma che si può, con molta prudenza, ricondurre a un analogo"rovesciamento dialettico", l'immaginario contenuto nel tema, è decisamente analogo a quello di altri film"fantastici"dell'autore(là come in questo caso, come qui, Amenabar è anche sceneggiatore), mentre la"Regression", ossia la"regressione indotta dall'ipnosi"è, sostanzialmente, solo ciò che induce tutto il processo che si sviluppa nel film, ossia il plot del film stesso.
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Alejandro Amenabar è autore di uno dei pochi film-chiave dell'inizio di millennio, "The Others"(2001)che, comunque lo si voglia giudicare, ha un fondamentale"scatto dialettico"nel finale ed è condotto con grande maestria. Qui, decisamente, siamo su un altro piano ma, a parte il finale, che mi guardo dal rivelare, ovviamente, ma che si può, con molta prudenza, ricondurre a un analogo"rovesciamento dialettico", l'immaginario contenuto nel tema, è decisamente analogo a quello di altri film"fantastici"dell'autore(là come in questo caso, come qui, Amenabar è anche sceneggiatore), mentre la"Regression", ossia la"regressione indotta dall'ipnosi"è, sostanzialmente, solo ciò che induce tutto il processo che si sviluppa nel film, ossia il plot del film stesso. Lasciamo perdere(ma si fa per dire)il rapporto tra la cultura degli States in forma"deep"in rapporto con la razinalità, ma senz'altro è la rappresentazione dell'immaginario che là si esprime che Amenabar rintraccia con sequenze efficaci.pensiano all'efficacia del simbolo-crocfisso(normale o "diabolicamente"rovesciatro) che si replica più volte, quasi ossessivamente, anche quando esso si intravvede nel metronomo usato appunto per l'ipnosi-e siamo nettamente all'inizio del film. Gli(le)interpreti non sono certo al livello del film citato sopra(in"The Others"c'era niente di meno che Nicole Kidman, in una delle sue migliori interpretazioni), dove Emma Thompson, nel ruolo della ragazza da cui partono le accuse "svela"involontariamente troppo, ma il fim va considerato nell'ambito della poetica dell'autore, dunque inserito in una chiave tematica che, volendo, ha una sua estrema"coerenza" dove, pià di coerenza"razionale", si tratta di una coerenza dell'e nell'immaginario, nella creazione fantastico-onirica che è poi alla base, assolutamente, del "fantasma filmico". Paragoni e confronti sono assolutamente legittimi, ma questo elemento, al di là di"alti e bassi", rimane comunque. El Gato
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