Il regista islandese Runar Runarsson, da noi pressocchè sconosciuto, giunge nelle nostre sale cinematografiche con "Passeri", una pellicola molto delicata sulla formazione e la crescita di un adolescente.
Il protagonista, infatti, è un giovane di sedici anni il quale, poichè la madre si trasferisce in Africa con il nuovo compagno, da Reykjavik è costretto a raggiungere e vivere con il padre che vive in un paesino lontano situato a Nord-Ovest del Paese.
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Il regista islandese Runar Runarsson, da noi pressocchè sconosciuto, giunge nelle nostre sale cinematografiche con "Passeri", una pellicola molto delicata sulla formazione e la crescita di un adolescente.
Il protagonista, infatti, è un giovane di sedici anni il quale, poichè la madre si trasferisce in Africa con il nuovo compagno, da Reykjavik è costretto a raggiungere e vivere con il padre che vive in un paesino lontano situato a Nord-Ovest del Paese. Per il ragazzo la convivenza e l'adattamento al nuovo luogo risulta sin dall'inizio ostico: l'ambiente e l'atmosfera generale sono molto differenti, e peggiori, da quelli a cui lui è abituato nella capitale. Gli abitanti, senza troppa preparazione culturale ed abbruttiti dal clima e dalla mancanza di interessi, trovano sfogo alla loro grigia e monotona routine esistenziale solo facendo ricorso all'alcool, pertanto essi sono sempre sbronzi e, in alcuni casi, pure violenti. Per il ragazzo così gli unici "spiragli" per una sorta di comunicazione sono costituiti dalla nonna a cui è affettivamente molto legato (che però presto verrà a mancare) ed una giovane compagna d'infanzia con cui vi sarà, non senza sofferenza, la possibilità di iniziare un rapporto.
Un film, dunque, di formazione, dove in maniera molto realistica viene rappresentato il disagio e lo spaesamento, nonchè il dolore, di essere costretto a trascorrere i propri anni giovanili in un ambiente sentito quanto mai ostile e parecchio lontano dal proprio modo di essere non ancora abbruttito dalla noia e dalla mancanza di ideali. Runarsson esprime molto efficacemente i sentimenti e le sensazioni del protagonista, a volte anche in modo crudo o, per lo meno, senza alcuna edulcorazione nella narrazione. I "passeri" del titolo stanno ad indicare la condizione del ragazzo sedicenne che, ancora troppo giovane ma nemmeno poi così tanto, si sta affacciando alla vita e deve forzatamente crescere e maturare e trovare definitivamente il proprio "nido".
Da noi, giunta in lingua originale e sottotitolata in italiano, quest'opera cinematografica si può ben classificare come un piccolo "gioiello" sia per la regia nella sua essenzialità, che per l' intensa interpretazione del giovane protagonista che per le riprese degli spettacolari paesaggi dell'Islanda, immersi nel proprio clima freddo rispecchiante il gelo della popolazione del villaggio.
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