antonio
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sabato 9 aprile 2016
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eccezionali gli interpreti
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Scrivere su storie vere per me non è mai facile poiché non c''è la fantasia di una reale finzione; comunque sia, gli interpreti dal primo all''ultimo, compresa la donna cannone hanno dato il meglio di se, Omar Sy è eccezionale, inoltre ho appreso che James Thierree è il nipote del grande Chaplin, acrobata circense, (E nel film lo dimostra ampiamente) è anche grande come attore, d''altronde da cotanto nonno... Olivier Rabourdin pur avendo una parte marginale (il proprietario del teatro Antonine) ha dato un carattere importante al suo personaggio da renderlo veramente reale, forse un film da protagonista se lo meriterebbe. Film assolutamente da vedere.
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danielesignoriello
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sabato 21 gennaio 2017
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l’augusto nero che fece impazzire la francia
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Francia, 1897. Nel pieno di quel fermento artistico, scientifico e culturale, che ebbe luogo in Europa e che prende il nome di “Belle Epoque” (1871-1914) e mentre numerose scoperte scientifiche e rilevanti eventi vedevano la luce (la radio di Marconi, il primo volo dei fratelli Wright, ecc.), si incastra la storia di Rafael Padilla, in arte Chocolat, nato a Cuba nel 1860 circa, e famoso per essere stato il primo artista di colore , raggiungendo una notorietà mai conosciuta prima da un uomo nero e rivoluzionando, insieme al suo partner Footit, il mondo del circo e dell’intrattenimento di inizio XX secolo.
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Francia, 1897. Nel pieno di quel fermento artistico, scientifico e culturale, che ebbe luogo in Europa e che prende il nome di “Belle Epoque” (1871-1914) e mentre numerose scoperte scientifiche e rilevanti eventi vedevano la luce (la radio di Marconi, il primo volo dei fratelli Wright, ecc.), si incastra la storia di Rafael Padilla, in arte Chocolat, nato a Cuba nel 1860 circa, e famoso per essere stato il primo artista di colore , raggiungendo una notorietà mai conosciuta prima da un uomo nero e rivoluzionando, insieme al suo partner Footit, il mondo del circo e dell’intrattenimento di inizio XX secolo.
Iniziano ad intravedersi per le strade le prime automobili, l‘ Esposizione Universale e la Torre Eiffel fanno di Parigi il centro del mondo, e i fratelli Lumière gettano le basi per quella che sarebbe diventata una delle maggiori attrazioni che l’umanità abbia mai conosciuto: il cinematografo. E’ proprio in questa Francia di inizio XX secolo che si svolgono le vicende narrate dal nuovo film del regista francese, di origini marocchine, Roschdy Zem. Attore che abbiamo potuto ammirare anche nella produzione franco-italiana “Alaska”, di Claudio Cupellini, Zem è conosciuto ai più per il successo di “La truffa degli onesti (1999)”, che gli è valso una candidatura al Premio Cèsar.
La storia prende vita in un piccolo circo di provincia, gestito da Monsieur Delvaux e dalla sua arcigna e tirannica moglie. Il circo non vive un periodo felice, fatica ad attrarre un pubblico che diventa sempre più esigente, anche a causa della grande concorrenza nel mondo circense e che sembra non accontentarsi più della donna più grossa del mondo o del signor serpente e consorte. Anche il famoso Footit, conosciuto in tutta Francia per la sua bravura clownesca e pantomimica, stenta a dar seguito ai suoi momenti di gloria parigini, proponendo, a detta dello stesso Delvaux, numeri vecchi e che farebbero ridere al massimo i bambini. Alla ricerca dell’ispirazione per una nuova attrazione che rilanci la sua carriera, Footit si imbatte in Kawanga l’africano forte e cattivo, che non parla e non intende alcuna parola occidentale e che si accompagna alla sua inseparabile scimmia. Footit viene folgorato da un’idea tanto assurda quanto coraggiosa. Prendere quell’immenso omone nero e farne un cascatore, un personaggio che fa da spalla al clown protagonista, incassando calci e schiaffi con una buffa e spassosa teatralità. Nessuno aveva mai messo in scena qualcosa del genere, nessuno aveva mai pensato ad un nero come clown. Il successo della coppia Footit e Chocolat sarà proprio in questo: dare al pubblico qualcosa che non si aspetta, in una maniera che non si aspetti. Film molto piacevole che tocca temi di fondamentale importanza come razzismo, schiavitù, l’ascesa di un uomo dalla sua precaria condizione e della sua ricaduta nell’oblio. Omar Sy, attore di origini senegalesi e mauritane, che ha conosciuto il successo grazie al film Quasi amici (2011), è perfetto per il ruolo di Chocolat. La sua imponente stazza, il suo sorriso contagioso e i movimenti snodati e pagliacceschi, rendono il personaggio credibile e divertente durante le scene del circo. Gli occhi lucidi ed espressivi danno invece forza ed emozione ai momenti di perdizione in cui Chocolat si lascia andare, tra alcool e droghe. Molto forti le sequenze in galera, dove alcuni secondini seviziatori proveranno lavargli via di dosso il colore nero della pelle.
Ad affiancare nel migliore dei modi Sy, c’è James Thierrèe, nipote di Charlie Chaplin e artista circens anche nella realtà. Thierrèe interpreta magistralmente il personaggio di Footit, un clown dagli occhi malinconici ed attanagliato dalla solitudine, che trova in Chocolat prima il modo di rilanciare la sua morente carriera e poi, cosa ancora più importante, un amico.
Zem, grazie anche all’aiuto del compositore libanese Gabirel Yared, premio Oscar per la colonna sonora de “Il paziente inglese”, alterna sapientemente scene divertenti e godibili, che strappano risate al pubblico (cosa non facile, mettendo in scena una comicità di inizio XX secolo), a scene profonde e violente, che portano lo spettatore ad empatizzare e soffrire per le tristi sorti del protagonista. Chocolat infatti morirà in una misera povertà, inserviente in un altro circo di provincia, come quello da cui Footit l’aveva trovato, lontano da quest’ultimo e dai fasti della grande Parigi. Un film, infine, che regala più di emozione e a più di un livello, come le brillanti commedie francesi sanno fare, e che si fa perdonare per i consistenti stravolgimenti della storia reale (Chocolat non ha mai interpretato l’Otello e Footit l’aveva conosciuto a Parigi, non dai Delvaux) per lasciarsi apprezzare per quello che è: la storia del primo vero artista nero.
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dino
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lunedì 11 aprile 2016
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non si può continuare per sempre a farsi prendere a calci
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MISTER CHOCOLAT, del regista di origine marocchina Roschdy Zem, ha il merito di farci conoscere la biografia di Rafael Padilla (Omar Sy), nero cubano che lavora in un circo di provincia nella Francia di fine ottocento. Il suo numero consiste nello spaventare l''ingenuo pubblico dell''epoca fingendosi un cannibale. Lo nota il clown in declino Footit (James Thiéreée. Straordinaria la somiglianza con lo zio Charlie Chaplin) che inventa un numero nel quale mette insieme per la prima volta i due principali personaggi del mondo dei pagliacci: il “bianco” e l''”Augusto”. In realtà il numero non fa altro che riproporre sotto forma di gag il rapporto corrente fra bianco e nero: Rafael, che acquisisce il nome di Chocolat, viene regolarmente preso a calci da Footit.
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MISTER CHOCOLAT, del regista di origine marocchina Roschdy Zem, ha il merito di farci conoscere la biografia di Rafael Padilla (Omar Sy), nero cubano che lavora in un circo di provincia nella Francia di fine ottocento. Il suo numero consiste nello spaventare l''ingenuo pubblico dell''epoca fingendosi un cannibale. Lo nota il clown in declino Footit (James Thiéreée. Straordinaria la somiglianza con lo zio Charlie Chaplin) che inventa un numero nel quale mette insieme per la prima volta i due principali personaggi del mondo dei pagliacci: il “bianco” e l''”Augusto”. In realtà il numero non fa altro che riproporre sotto forma di gag il rapporto corrente fra bianco e nero: Rafael, che acquisisce il nome di Chocolat, viene regolarmente preso a calci da Footit. Tale è il successo che i due vengono ingaggiati dal circo stabile di Parigi diventando famosissimi, soprattutto Chocolat, tanto da essere immortalati in un manifesto di Toulouse Lautrec e ripresi dai Fratelli Lumière. Ma la tristezza da clown e l''assennatezza di Footit mal si combinano con la “leggerezza” quasi incosciente di Chocolat, a cui successo e denaro non fanno bene: donne, alcol, spese folli e gioco d''azzardo lo mettono infatti nei guai. Così com''è troppo poco assennato per gestire il proprio successo, Chocolat è troppo orgoglioso, grazie anche all''incontro con un intellettuale haitiano, per continuare a fare il “negro” anche in scena. Decide invece di essere il primo attore di colore a portare a teatro l''Otello di Shakespeare, in un epoca in cui un nero può solo essere preso a calci.
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mimmo
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lunedì 11 aprile 2016
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il colore nero è il mio preferito
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Raffinato, garbato, mai urlato, un film ricco e profondo.
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maurizio meres
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domenica 10 aprile 2016
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l'arte del circo
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Fine ottocento,tra colonialismo e indifferenza sociale il pensiero di Lincoln è molto lontano,la diversità tra popoli è una realtà,è come un usanza comune,i fratelli Lumiere girano cortometraggi,sta nascendo il cinema,Parigi si rivede nei quadri di Lautrec,l'impressione e alle porte ci sono solo due alternative per divagare,il teatro per ceto medio alto,e il circo per quello basso.
Purtroppo il film pur essendo gradevole,non mette in risalto quel periodo,siamo anche alla fine della Belle Epoque,l'importanza artistica di quel momento è importantissima influenzerà quasi tutto il novecento,il regista seppur bravissimo fa scorrere il film tra alti e bassi in special modo la parte finale,commovente ma secondo il mio parere non segue più il filo logico del film,troppo drastico il passaggio temporale.
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Fine ottocento,tra colonialismo e indifferenza sociale il pensiero di Lincoln è molto lontano,la diversità tra popoli è una realtà,è come un usanza comune,i fratelli Lumiere girano cortometraggi,sta nascendo il cinema,Parigi si rivede nei quadri di Lautrec,l'impressione e alle porte ci sono solo due alternative per divagare,il teatro per ceto medio alto,e il circo per quello basso.
Purtroppo il film pur essendo gradevole,non mette in risalto quel periodo,siamo anche alla fine della Belle Epoque,l'importanza artistica di quel momento è importantissima influenzerà quasi tutto il novecento,il regista seppur bravissimo fa scorrere il film tra alti e bassi in special modo la parte finale,commovente ma secondo il mio parere non segue più il filo logico del film,troppo drastico il passaggio temporale.
Attori eccezionali con un Omar Sy bravissimo,come suo solito burlone,espressivo,sente il personaggio e forse la sua storia interiore,che dire di James Thierree lui è il circo nipote d'arte,atteggiamento da grande attore,espressività prorompente,occhi che recitano.
Bellissime le scene di vita nel circo in quel periodo,soprattutto nella provincia,inquadratura spettacolare di Parigi quando Chocolat arriva in città.
Film da vedere soprattutto per vedere la nobile arte circense di quel periodo,più di cento anni fa ,fatta di sacrifici e tanto amore,dove il solo scopo è quello di strabiliare e far soprattutto ridere.
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darko
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mercoledì 13 aprile 2016
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uno schiaffo all''intolleranza.
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I film più belli, a mio parere, sono quelli che portano alla luce degli eventi del passato andati perduti. E “Mister Chocolat” è un esempio perfetto. Riscoprire la storia di Rafael Padilla è una sorpresa che mi fa commuovere specialmente pensando a lui come il primo “Patch Adams”, filantropo della risata dispensata gratuitamente a chi è in ospedale, a chi sta male. Triste pensare come non sia cambiato molto da allora, un negro resta sempre un negro, anche se sei il miglior “vero” Otello mai visto, essendo negro non meriti nient’altro che calci e insulti. La prima parte del film, almeno fino a metà, è abbastanza piatta, ma non noiosa, racconta semplicemente la storia di Chocolat e della sua vita da clown.
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I film più belli, a mio parere, sono quelli che portano alla luce degli eventi del passato andati perduti. E “Mister Chocolat” è un esempio perfetto. Riscoprire la storia di Rafael Padilla è una sorpresa che mi fa commuovere specialmente pensando a lui come il primo “Patch Adams”, filantropo della risata dispensata gratuitamente a chi è in ospedale, a chi sta male. Triste pensare come non sia cambiato molto da allora, un negro resta sempre un negro, anche se sei il miglior “vero” Otello mai visto, essendo negro non meriti nient’altro che calci e insulti. La prima parte del film, almeno fino a metà, è abbastanza piatta, ma non noiosa, racconta semplicemente la storia di Chocolat e della sua vita da clown. Ad un certo punto però, il ribollire dei suoi tormenti interiori esplodono con fragore e la situazione dirompe nella presa di coscienza di Rafael come essere umano, come persona che mira all''uguaglianza sociale e che cercherà di liberarsi dalle catene da schiavo che gli sono state appioppate alla nascita. Il senso morale del film, la sua battaglia, il suo riscatto verso se stesso e la società sono encomiabili, ma perfettamente inutili perché alla fine non conta chi sei e cosa fai, ne come la fai…conta il colore della tua pelle e se sei negro, puoi solo prendere calci in culo.
P.S. Da notare come l’unica vera risata di Footit avviene alla fine, subito prima di un pianto. E’ la vita cosi divertente e cosi triste allo stesso tempo.
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