Mia madre |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, Beatrice Mancini (I), Stefano Abbati.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- Italia, Francia, Germania 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 16 aprile 2015.
MYMONETRO
Mia madre ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Per la 12° volta, Moretti centra il bersaglio.
di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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venerdì 16 dicembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MIA MADRE (IT/FR, 2015) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da MARGHERITA BUY, JOHN TURTURRO, GIULIA LAZZARINI, NANNI MORETTI, BEATRICE MANCINI, ENRICO IANNIELLO, PIETRO RAGUSA, TONY LAUDADIO, STEFANO ABBATI, ANNA BELATO, DAVIDE IACOPINI, RENATO SCARPA, LORENZO GIOIELLI Margherita è una regista di successo che sta ambientando il suo ultimo film in una fabbrica occupata dagli operai che vorrebbero non essere licenziati in tronco nella loro interezza da un dirigente ostile e maldisposto verso il loro importante lavoro. La donna ha un fratello maggiore, Giovanni, ingegnere e uomo attento e premuroso, ed entrambi hanno una madre, Ada, ex professoressa di scuola superiore di latino, ricoverata in ospedale per uno scompenso cardiaco. Incline all'ansia e tormentata da numerose indecisioni e incertezze, Margherita non riesce a trovare pace dentro di sé: da una parte, si rimprovera di non riuscire ad accudire l'amatissima madre quanto vorrebbe e sente di non esserle abbastanza vicina a livello sentimentale, malgrado i suoi continui e ripetuti sforzi, e dall'altra il film sulla condizione operaia italiana girato nello stabilimento industriale non prosegue come lei vorrebbe, con la poca concentrazione dei collaboratori tecnici, le scarse idee e l'attore principale, l'americano Barry Huggins reclutato dagli Stati Uniti per interpretare il ruolo più importante, che si dimentica le battute. A ciò si aggiunge anche il compagno Vittorio, anch'egli attore, che decide di lasciarla dopo la loro storia d'amore perché è convinto che Margherita altro non faccia che diffondere preoccupazione e agitazione a tutte le persone che incontra, e pure i problemi adolescienziali e scolastici della figlia Livia, che a scuola va male in latino, proprio la materia che la nonna Ada insegnava prima di andare in pensione. Capendo che ormai per la madre ci sono poche speranze, Giovanni (che prima si prende un'aspettativa dal lavoro e poi addirittura si licenzia) e Margherita decidono, di comune accordo col personale medico, di portarla a casa, e di farla rientrare in ospedale esclusivamente per i controlli di routine. Poco dopo, Ada muore. Il giorno della sua dipartita vengono a trovare i suoi figli numerosi ex studenti della professoressa, i quali raccontano come Ada, per loro, non fosse solo una semplice insegnante, ma perfino un punto di riferimento anche affettivo e un autentico, sincero modello di vita. Il film si chiude col ricordo doloroso e insieme potente che Margherita rievoca, quando chiedeva alla vecchia madre a cosa stesse pensando quando ancora viveva. Dodicesimo lungometraggio di Moretti, nel quale ancora una volta ritaglia per sé un ruolo secondario e affida ad un altro attore quello principale, e questa volta tocca a M. Buy che, dopo aver fatto la parte della moglie dello psicanalista Brezzi nel precedente Habemus Papam (2011), ora interpreta la sorella dell'attore-regista, una donna rosa dai dubbi, presa dai suoi contrastanti sentimenti e sempre in bilico fra la possibilità di concludere ogni cosa rilevante cui comincia ad operare e il terribile scivolone in cui può incorrere se si lascia sopraffare da depressione e disperazione. Un personaggio molto più completo, emozionante e intenso di quelli che la Buy ha interpretato negli ultimi anni, e anche più diverso, e ciò la fa in barba ai critici che sostengono che l'attrice stia interpretando da più di un ventennio sempre il medesimo personaggio: questa regista attaccata tanto al lavoro artistico quanto ai suoi amori più profondi (madre, figlia, fratello, ex marito) è un carattere originale e trascendente per il pathos che comunica agli spettatori e soprattutto per la veridicità disarmante e spiazzante di una condizione umana e affettiva che da sempre, anche e specialmente fuori dall'ambito cinematografico, porta gli individui (senza nessuna sorta di distinzione o discriminazione) ad affrontare una prova che spesso va al di là delle loro capacità di sopportazione emotive. Il tutto viene completato da un fantastico J. Turturro, bravissimo a recitare con la sua vera voce senza bisogno di ricorrere al doppiaggio, che provvede a dei sani e gustosi intermezzi comici, giocando anche con un autocompiacimento un po' fuori luogo a prendere in giro sé stesso con un interprete navigato e compassato, non privo di una feroce allegria contagiosa, che si vanta tanto di essere un fuoriclasse nella recitazione, ma poi le sue performances abituali dimostrano l'esatto opposto (esemplare, a tal proposito, lo sfogo rabbioso fra lui e la Buy mentre si cerca, con scarsi risultati, di girare la sequenza della mensa). Una G. Lazzarini tutt'altro che al tramonto, che sa invece reinventarsi interpretando una materna, coerente e intelligente ex insegnante liceale di latino che ama a tal punto i suoi discendenti da non chiedere loro nemmeno lo stretto indispensabile che le occorrerebbe per mantenere il più a lungo possibile una salute precaria che precipita di giorno in giorno. Un cast ben nutrito, fitto di comprimari e caratteristi utilizzati al meglio e valorizzati come si deve, fra cui spicca il barbuto Vittorio di E. Ianniello, il commissario Vincenzo Nappi della serie tv italiana ambientata in Alto Adige Un passo dal cielo. Scritto con Valia Santella e Francesco Piccolo. Distribuisce 01. Vincitore di due David di Donatello alla cerimonia del 2015: attrice protagonista (Buy), attrice non protagonista (Lazzarini). Rimane comunque, malgrado le tristi apparenze pessimistiche, una pellicola aperta alla speranza che non manca di costruire una sua apposita filosofia di vita sulla necessità di sperimentare il dolore e le relative vie d'uscita, non di fuga, per elaborarlo e superarlo, allo scopo di proseguire sul cammino della volontà e della forza.
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