goldy
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sabato 19 settembre 2015
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struggente
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Tra i loggionisti milanesi la storia di MARGUERITE 'è nota da almeno un ventennio e il suo CD è posseduto da molti. Senza informazioni precise sulla sua vita, nell'immaginario, si pensava a una donna sciocca, viziata, eccentrica. Il film smentisce tutto questo e rappresenta una donna, buona, generosa, pronta ad aiutare i talenti emergenti. Benvoluta da tutti certamente per meschini tornaconti individuali ma anche perchè la sua disarmante disponibilità era difficile da contrastare. Perchè svegliarla dalla sua vita di sogno per farle vivere una realtà per lei crudele? Difficle dare una risposta e il regista si astiene. E' un po' come dice Dostojewsky: "Se Dio e verità non coincidono, scelgo comunque Dio".
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Tra i loggionisti milanesi la storia di MARGUERITE 'è nota da almeno un ventennio e il suo CD è posseduto da molti. Senza informazioni precise sulla sua vita, nell'immaginario, si pensava a una donna sciocca, viziata, eccentrica. Il film smentisce tutto questo e rappresenta una donna, buona, generosa, pronta ad aiutare i talenti emergenti. Benvoluta da tutti certamente per meschini tornaconti individuali ma anche perchè la sua disarmante disponibilità era difficile da contrastare. Perchè svegliarla dalla sua vita di sogno per farle vivere una realtà per lei crudele? Difficle dare una risposta e il regista si astiene. E' un po' come dice Dostojewsky: "Se Dio e verità non coincidono, scelgo comunque Dio". La scoperta della verità infatti la uccide. Bello, coinvolgente, e induce a non banali riflessioni.
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peer gynt
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venerdì 4 settembre 2015
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vita sognata e vita vissuta
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Gustosa commedia francese, strutturata a capitoli come un romanzo, che narra la storia della baronessa Marguerite Dumont che, negli anni Venti del secolo scorso, sogna di essere un soprano di coloratura, mentre in realtà è stonata in modo irrecuperabile. Eppure lei non lo sa e nessuno glielo dice. Nemmeno il marito, nobile squattrinato che le ha venduto il titolo in cambio di una vita agiata. Circondata da una società perbenista e ipocrita che, per puro interesse, le regge il gioco, la baronessa si prepara coscienziosamente per un recital pubblico in teatro. Film ottimo per tenuta narrativa, prova attoriale, scenografie e costumi, con una puntuale riproduzione dello spirito dell'epoca, è anche un film che tenta, senza alcuna pretesa filosofica, una riflessione sul valore terapeutico della menzogna e sulla dialettica esistente fra vita sognata e vita vissuta.
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Gustosa commedia francese, strutturata a capitoli come un romanzo, che narra la storia della baronessa Marguerite Dumont che, negli anni Venti del secolo scorso, sogna di essere un soprano di coloratura, mentre in realtà è stonata in modo irrecuperabile. Eppure lei non lo sa e nessuno glielo dice. Nemmeno il marito, nobile squattrinato che le ha venduto il titolo in cambio di una vita agiata. Circondata da una società perbenista e ipocrita che, per puro interesse, le regge il gioco, la baronessa si prepara coscienziosamente per un recital pubblico in teatro. Film ottimo per tenuta narrativa, prova attoriale, scenografie e costumi, con una puntuale riproduzione dello spirito dell'epoca, è anche un film che tenta, senza alcuna pretesa filosofica, una riflessione sul valore terapeutico della menzogna e sulla dialettica esistente fra vita sognata e vita vissuta.
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robert eroica
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venerdì 4 settembre 2015
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marguerite
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Concorso - Venezia 72
MARGUERITE.
Bella sorpresa con un melodramma d'altri tempi che contiene dosi di maledettismo come in un Von Sternberg con Marlene. Storia vera su una contessa che crede di essere una grande cantante ma in realtà' e' stonata come una campana. Solo che e' circondata di ipocriti e approfittatori e nessuno le dice la verità'. Ricco di finezze di sceneggiatura e di personaggi dalla triplice personalita', ha dalla sua una protagonista immensa che già' si candida a premio. E Giànnoli che non e' autore fa un gran film di spettacolo puro sospeso tra sublime e ridicolo senza leziosaggini o manierismi.
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Concorso - Venezia 72
MARGUERITE.
Bella sorpresa con un melodramma d'altri tempi che contiene dosi di maledettismo come in un Von Sternberg con Marlene. Storia vera su una contessa che crede di essere una grande cantante ma in realtà' e' stonata come una campana. Solo che e' circondata di ipocriti e approfittatori e nessuno le dice la verità'. Ricco di finezze di sceneggiatura e di personaggi dalla triplice personalita', ha dalla sua una protagonista immensa che già' si candida a premio. E Giànnoli che non e' autore fa un gran film di spettacolo puro sospeso tra sublime e ridicolo senza leziosaggini o manierismi.
VOTO: 8
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mattiabertaina
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giovedì 15 ottobre 2015
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"al diavolo il bello!" (con intelligenza)
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“Al diavolo il bello“. Anni venti, Parigi. Sono gli anni del dadaismo, del surrealismo, movimenti che rompono con la tradizione e criticano la reiterazione dei classici.
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“Al diavolo il bello“. Anni venti, Parigi. Sono gli anni del dadaismo, del surrealismo, movimenti che rompono con la tradizione e criticano la reiterazione dei classici. Nel bel mezzo del fermento culturale lo spettatore viene catapultato entro le mura della magione di una facoltosa baronessa francese, Marguerite Dumont, nobildonna con velleità artistiche, ambizioni non supportate da una adeguata voce da soprano, che risulta invece, stonata e foriera di momenti esilaranti per il ristretto pubblico che assiste alle sue esibizioni private. Marguerite, supportata da un uditorio composto da aristocratici ipocriti, meschini e snob, che ne decanta le gesta, prenderà coraggio e stima in se stessa, convincendosi, giorno dopo giorno, di poter allestire un repertorio da presentare dinnanzi ad un vero pubblico. Il tutto con la complicità e l’opera divertita di un giornalista anarchico che vede in Marguerite un antidoto al bello da proporre a guisa di protesta, ergendola a vessillo dell’antiestetico, “al diavolo il bello“, appunto. Giannoli prende in prestito il nome dell’eroina di Alexandre Dumas (La signora delle camelie ndr) e lavora su un personaggio realmente vissuto in quegli anni (Florence Foster Jenkins ndr); il registro rimane sospeso tra il tragicomico ed il grottesco con la protagonista vittima inconsapevole di scherno e sberleffi da parte di amici e conoscenti frequentanti le stanze della sua sfarzosa villa. Ma sotto gli eventi e le disavventure della nobile naïf il regista squarcia il velo su tematiche quali la solitudine (Marguerite è fondamentalmente una donna sola trascurata anche dal marito diviso tra auto sportive e amanti), il mito del falso successo, i sogni infranti, la necessità di essere considerati, le convenzioni morali, l’ipocrisia ed una domanda fondamentale: è meglio vivere nella menzogna e sentirsi vivi? Oppure è meglio essere posti dinnanzi alla realtà anche se essa potrebbe rivelarsi insostenibile da accettare? Gli eventi, a volte reiterati, portano in dono allo spettatore un sorriso amaro che induce a riflettere sull’Arte, sulle relazioni umane, sul talento e sull’opportunismo. Il tutto sotto l’occhio attento e devoto del maggiordomo Madelbos che ha rimandi evidentissimi al valletto di Sunset Boulevard, con un pensiero che corre direttamente a quegli stessi anni in cui un Luis Bunuel riprendeva l’incisione di un bulbo oculare ne “Un cane andaluso“. Da menzionare una bella prova di Catherine Frot, ben adiuvata dal resto del cast, da Andrè Marcon (nei panni del marito) a Michel Fau (il maestro). A tratti forse un po’ accademico ma sicuramente un’opera meritoria che trabocca di rimandi, citazioni, rivolti inaspettati e spunti di riflessione necessari.
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flyanto
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martedì 22 settembre 2015
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quanto un'ossessione possa portare alla rovina
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Presentato quest'anno fuori concorso alla 72esima Mostra del Cinema a Venezia, "Marguerite" racconta un fatto realmente accaduto nell'America degli anni '30 (ma che viene trasportato nella Parigi degli anni '20) e concernente una ricca e nobile donna, estremamente appassionata di canto, la quale, pur essendo alquanto stonata, si adoperò in ogni modo al fine di imporsi sulla scena dello spettacolo come cantante lirica. Ovviamente con scarsi e tragici risultati....
Il film, dunque, ripercorre la biografia di questo ostinato personaggio femminile e dei suoi innumerevoli e penosi tentativi di dedicarsi ad un'arte per cui non era affatto portato, ma anzi, e che, come si evince chiaramente dalla pellicola, fu ampiamente ingannato da tutti coloro che gli erano intorno, amici e non, i quali, per interesse o meno, non si adoperarono mai di rivelargli quanto fossero scarse, per non dire assenti completamente, le sue doti canore.
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Presentato quest'anno fuori concorso alla 72esima Mostra del Cinema a Venezia, "Marguerite" racconta un fatto realmente accaduto nell'America degli anni '30 (ma che viene trasportato nella Parigi degli anni '20) e concernente una ricca e nobile donna, estremamente appassionata di canto, la quale, pur essendo alquanto stonata, si adoperò in ogni modo al fine di imporsi sulla scena dello spettacolo come cantante lirica. Ovviamente con scarsi e tragici risultati....
Il film, dunque, ripercorre la biografia di questo ostinato personaggio femminile e dei suoi innumerevoli e penosi tentativi di dedicarsi ad un'arte per cui non era affatto portato, ma anzi, e che, come si evince chiaramente dalla pellicola, fu ampiamente ingannato da tutti coloro che gli erano intorno, amici e non, i quali, per interesse o meno, non si adoperarono mai di rivelargli quanto fossero scarse, per non dire assenti completamente, le sue doti canore.
Girato da Xavier Giannoli, "Marguerite", si presenta lineare nella sua esposizione, in certe parti anche un poco prolisso, ma risulta totalmente privo di verve apparendo più come un'opera di maniera o come uno sceneggiato televisivo, ben diretto e fedele ai fatti ma, purtroppo, nulla di più.
E a nulla serve, purtroppo, la buona interpretazione dell'attrice protagonista, Catherine Frot, che su tutti spicca, a riscattare il film.
C'è solo da credere che, forse, a Giannoli interessava maggiormente presentare quanto una forte ossessione possa condurre alla follia o, comunque, ad una sorta di annientamento personale, alienando un individuo da tutti e da tutto e da questo punto di vista, direi, che il regista ha colto pienamente nel segno.
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vanessa zarastro
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sabato 26 settembre 2015
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l’anti-traviata
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Un film leggerino abbastanza gradevole a parte le troppe sgradevolissime esecuzioni canore di lei, forse un po’ esagerate. Ambientato nella Parigi postbellica degli anni Venti trasmette il la voglia di vivere e il desiderio di libertà tipico di quegli anni.
La ricca baronessa Marguerite Dumont un po’ agée, è una stonatissima melomane che vive l’illusione di essere un soprano e si cimenta in rècitals privati nella sua magione di campagna assecondata dal fedele servitore Madelbos. L’idea non è nuovissima se ricordate Viale del Tramonto di Billy Wilder, anzi credo che l’autista/tuttofare di Marguerite sia un’esplicita citazione dell’autista/tuttofare della vecchia star del cinemaGloria Swanson interpretato dal regista Erich von Stroheim.
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Un film leggerino abbastanza gradevole a parte le troppe sgradevolissime esecuzioni canore di lei, forse un po’ esagerate. Ambientato nella Parigi postbellica degli anni Venti trasmette il la voglia di vivere e il desiderio di libertà tipico di quegli anni.
La ricca baronessa Marguerite Dumont un po’ agée, è una stonatissima melomane che vive l’illusione di essere un soprano e si cimenta in rècitals privati nella sua magione di campagna assecondata dal fedele servitore Madelbos. L’idea non è nuovissima se ricordate Viale del Tramonto di Billy Wilder, anzi credo che l’autista/tuttofare di Marguerite sia un’esplicita citazione dell’autista/tuttofare della vecchia star del cinemaGloria Swanson interpretato dal regista Erich von Stroheim.
Trascurata (e tradita) dal marito Marguerite cerca emozioni sempre più forti nella musica lirica incoraggiata anche da due giovani che rappresentano un cambiamento nel mondo dell’arte: uno è un giornalista critico d’arte che scrive su un giornale parigino, l’altro un poeta dadaista con falso accento tedesco. La Dumont avrà coraggio di esibirsi in un piccolo cabaret (off diremmo oggi) cantando la marsigliese sotto una regia più futurista che dadaista e di fronte a un pubblico eterogeneo ma non nazionalista.
La mancanza di affetto del marito fa crescere il rapporto tra Marguerite e il suo servitore che è anche il suo fotografo ufficiale, il suo pianista accompagnatore, il suo adulatore che la protegge dalla orribile verità di essere terribilmente stonata. Così tutti la assecondano: gli amici del circolo, una giovane promettente cantante, la servitù al completo, i musicisti e perfino il tenore Atos Pezzini che, assieme al suo clan, si trova costretto a impartirle delle inutili e dispendiose lezioni di canto.
Un film che non riesce a commuove rerimanendo sempre sul registro di commedia. L’unica nota decisamente positiva è il personaggio generoso e coraggioso di Marguerite con la quale si empatizza grazie anche alla bravura di Catherine Frot che l’interpreta.
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(di francesco2)
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