Lo chiamavano Jeeg Robot |
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Un film di Gabriele Mainetti.
Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi.
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Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Italia 2015.
- Lucky Red
uscita giovedì 25 febbraio 2016.
MYMONETRO
Lo chiamavano Jeeg Robot ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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"Me mo compri er vestito da principessa?"
di FabioFeliFeedback: 25659 | altri commenti e recensioni di FabioFeli |
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domenica 24 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) ha appena rubato un orologio ed è inseguito da due poliziotti nella Roma squassata da attentati terroristici e percorsa da manifestazioni antiviolenza. Si nasconde in un casotto sotto Ponte S. Angelo e non esita a gettarsi in acqua per non essere arrestato. Quando cerca di risalire sulla banchina sfonda un bidone con scorie radioattive. Ingurgita il nero olio e per tutto il ritorno a casa, nel quartiere periferico di Tor Bella Monaca, cerca di liberarsi lo stomaco dal pericoloso inquilino. Al mattino sembra stare meglio e scende dall’inquilino del piano di sotto, Sergio, ottenendo 100 euro per l’orologio rubato; questi ha una figlia, Alessia (Ilenia Pastorelli), che scambia per realtà il cartoon di Jeeg Robot e se lo ripassa di continuo sul suo iPad. Sergio fa parte della banda di Fabio, detto lo “Zingaro” (Luca Marinelli), che vorrebbe dare la scalata al mondo della malavita alleandosi con una banda di camorristi napoletani. Condotto da Sergio nel covo della banda, Enzo viene reclutato per accompagnarlo a recuperare all’aeroporto due corrieri che hanno ingerito capsule di ovuli di cocaina. Nel palazzo in costruzione si compie la tragedia: uno dei due corrieri va in overdose per la rottura di un ovulo; nella sparatoria che segue vengono uccisi Sergio e l’altro corriere. Enzo colpito a sua volta da un colpo di pistola cade dall’ultimo piano del palazzo. Sembra senza scampo, ma non è così: le scorie ingurgitate stranamente hanno il potere di risanarlo e di dotarlo di una invincibile forza fisica … Nella Roma di periferia i ragazzi di vita di Pierpaolo Pasolini vivevano piccole storie scellerate senza attingere alla grande criminalità. Lo schema Pasoliniano, imperniato su ribellione alla povertà e all’emarginazione – sconfitta - morte viene rovesciato nel racconto del film di Mainetti: la povertà e l’emarginazione generano una ribellione può portare a salvare la vita non di tutti, ma di molti sì. Le tre figure principali sono emblematiche. Lo zingaro è il “cattivo senza se e senza ma” e ricorda la crudeltà insensata del Joker di Nicholson nel film Batman di Tim Burton; cerca l’incoronamento nella carriera nel crimine sperando in milioni di visualizzazioni e di “like” alle sue malefatte filmate con lo smartphone. Enzo è il “cattivo-buono”, che non si spiega i suoi poteri e li usa inizialmente per migliorare la sua grama esistenza, ma non può sottrarsi allo scontro con lo Zingaro. Alessia sogna un vendicatore che la ripaghi delle violenze subite e che faccia giustizia per lei e per chi subisce continuamente soprusi. La storia grandguignolesca mutua il linguaggio esagerato ed irreale dei cartoon ricordando i modi del Tarantino di Pulp Fiction e di Bastardi senza gloria. La descrizione della violenza delle bande criminali non ha i toni sublimati dall’ironia di Kitano in Hana-Bi, ma qui l’ironia spunta fuori da uno squallido frigorifero con un solo jogurt che si riempie all’improvviso di scatole di jogurt e dalla falange recisa da un corpo che si risana automaticamente: Alessia la porge fiduciosa a Enzo, ma il moncherino si rifiuta di attaccarsi e risanarsi. Nel racconto spunta fuori anche la poesia del Palloncino bianco di Panahi che qui si tinge di rosso. La recitazione dei tre protagonisti è puntuale; una citazione particolare per la Pastorelli che desidera il vestito da principessa e per Marinelli, di nuovo bravo come in Non essere cattivo. Fotografia, dialogo e montaggio serrato con effetti speciali ben usati confezionano un film che sfugge alla classificazione in un solo genere. Si è consci che in realtà il mondo non lo può cambiare Jeeg Robot, se pure esistesse, perché il male produce milioni di sciocchi al servizio di potenti senza scrupoli. Ma due ore di evasione dalla realtà il film le regala, e non è poco. Da non mancare.
Valutazione **** FabioFeli
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