Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Gianfranco Cabiddu |
Attori | Sergio Rubini, Ennio Fantastichini, Alba Gaïa Kraghede Bellugi, Renato Carpentieri, Francesco Di Leva Ciro Petrone, Luca De Filippo, Teresa Saponangelo, Nicola Di Pinto, Jacopo Cullin, Fiorenzo Mattu, Lino Musella. |
Uscita | giovedì 1 dicembre 2016 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | Microcinema |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,53 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 aprile 2017
Una nave con a bordo una modesta compagnia di teatranti e dei pericolosi camorristi naufraga sulle coste di un'isola. Non un'isola qualunque, ma l'Asinara. Il film ha ottenuto 3 candidature ai Nastri d'Argento, 9 candidature e vinto un premio ai David di Donatello, In Italia al Box Office La stoffa dei sogni ha incassato 125 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Una tempesta scaraventa sull'isola dell'Asinara un gruppetto eterogeneo di naufraghi: quattro camorristi, le due guardie che li stavano accompagnando in penitenziario, e i quattro membri di una compagnia teatrale di giro. Tre dei camorristi decidono di spacciarsi per teatranti, con l'aiuto (riluttante) del capocomico Oreste Campese, per sfuggire alla cattura da parte del direttore del carcere. Ma De Caro, il direttore, è uomo diffidente, e sospetta subito che la compagnia Campese ospiti qualcuno dei carcerandi sopravvissuti al naufragio.
Il regista sardo Gianfranco Cabiddu mescola due testi di Eduardo De Filippo "L'Arte della Commedia" e la traduzione che Eduardo fece de "La tempesta" di Shakespeare, alla cui registrazione Cabiddu ha collaborato - per creare (con Ugo Chiti e Salvatore De Mola) una sceneggiatura originalissima e stratificata che racconta la capacità del teatro di trasformare, ma anche sublimare, la realtà, e la volontà degli uomini di reinventarsi ritagliandosi di volta in volta i propri costumi di scena dalla stoffa di cui sono fatti i sogni. La stoffa dei sogni, appunto, è una continua citazione shakespeariana (non solo da "La tempesta") e rende omaggio a due maestri del teatro come il Bardo e De Filippo rivelandone le profonde assonanze al di là della "scorza" linguistica: assonanze che hanno a che fare soprattutto con la capacità di entrambi gli autori di "leggere" e poi di raccontare la natura umana nella sua miseria e nobiltà.
L'ambientazione all'Asinara, rimasta incontaminata grazie a decenni di isolamento totale, è la perfetta quinta teatrale per rendere la vicenda atemporale e dilatare lo spazio entro il quale Campese e la sua compagnia ricostruiscono il proprio palcoscenico: e l'emozione del momento in cui la rappresentazione va in scena, in virtù dello sforzo di artigianalità e immaginazione dell'intera troupe, ricorda il brivido dell'inquadratura in cui Georgés Melies passava davanti al set marittimo di Hugo Cabret. Il cast è molto ben assortito (tolta la nota stridente della dizione regionale delle due interpreti più giovani): Sergio Rubini mette a servizio del suo Oreste esperienza teatrale e gusto per la pantomima, Ennio Fantastichini dà peso e spessore a De Caro, Renato Carpentieri è un capo camorrista con la saggezza atavica del Padrino. Sono tre figure paterne, tre Prospero in una sola Tempesta, e i loro dialoghi sono i più letterari della sceneggiatura perché tutti e tre si vivono come protagonisti della tragicommedia che sono costretti a recitare. Il quarto protagonista in scena è il più tragicomico in assoluto: il pastore sardo Antioco, un Calebano arcaico che si esprime in una lingua comprensibile solo a se stesso, e ciò nonostante cerca continuamente il contatto umano con i gli "invasori" che hanno colonizzato la sua isola. In questo personaggio, magnificamente interpretato da Fiorenzo Mattu, c'è tutto il dolore di Cabiddu per lo stupro subìto dalla sua terra, e l'istante in cui la messinscena dà voce (in napoletano, come in inglese o in sardo stretto) all'ingiustizia di quella violazione è pura trasfigurazione teatrale.
C'è un'evidente partecipazione anche di chi, come la sempre convincente Teresa Saponangelo, si mette umilmente a servizio di un ruolo minore, ricordando che in teatro come al cinema non esistono piccoli ruoli ma solo piccoli interpreti. C'è un'attenzione a tutti gli elementi della scrittura cinematografica, come il montaggio preciso di Alessio Doglione che interseca le linee narrative facendo corrispondere al bussare su una porta l'aprirsi di un'altra, e che fa chiudere una serratura fuori scena invece che mostrarne direttamente la quieta violenza: regia e montaggio non indugiano su un'inquadratura o una battuta perché sanno che il tempo di riflessione trova comunque il suo spazio, ed è uno spazio interiore non manipolabile. Ci sono effetti speciali artigianali commoventi, non solo nella messinscena della rappresentazione di Oreste, ma anche in quella di Cabiddu, che apre il suo film con una tempesta pittorica e lo intervalla con le illustrazioni di un'antica edizione delle opere di Shakespeare.
La finzione scenica è un insieme di piccoli miracoli, non ultimo quello di riuscire a realizzare un film che, sulla carta, ha certamente spaventato i produttori affamati di box office, e che invece, a conti fatti, si rivela il perfetto candidato per un Oscar al miglior film straniero: perché senza la furbizia di certe operazioni fatte a tavolino da registi di nome altisonante, La stoffa dei sogni racconta un certo modo di fare cinema in Italia, una certa umanità cui non si può mancare di rispetto, un patrimonio iconografico che contiene in sé la lezione dei grandi maestri.
Il film di Cabiddu è un baule ricco di sorprese approdato quasi per sbaglio sulle rive di quel cinema italiano sterile e scontato che confonde finzione con falsità. E dunque La stoffa dei sogni è anche una metafora sulla libertà degli artisti, raccontata su un'isola che è diventata sinonimo di costrizione: perché il teatro, per chi lo sa capire, "mette le ali al cuore e alla ragione".
Nonostante non sia possa parlare di capolavoro è indubbiamente un ottimo film. L'ambientazione è strepitosa,la sceneggiatura accattivante almeno fino alla parte finale,il cast è di livello piuttosto alto e non manca una certa originalità. Fortunatamente non assisterete alla solita commedia italiana basata sugli equivoci.
Un film molto molto bello, garbato e pochissimo distribuito: un gioiello prezioso. Cabiddu è un regista che non ci meritiamo; suo è anche "Il figlio di Bakunin" (1997) adattato dall'omonimo romanzo di Atzeni la cui tragica sorte sembra essa stessa un crudele racconto inventato. Liberamente ispirato a L'Arte della commedia di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione [...] Vai alla recensione »
Geniale trasposizione, per il tramite di Eduardo, della "Tempesta" shakespeariana, di cui redistribuisce liberamente i ruoli, li duplica, li triplica, in un gioco di rispecchiamenti fra i diversi piani della finzione cui miglior titolo non poteva attribuirsi che il riferimento a Calderon. Gioco e libertà sono i termini che credo meglio restituiscano lo spirito del film, il gioco [...] Vai alla recensione »
Film fatto bene e recitato benissimo. La storia è piacevole, colta per certi aspetti. Per comprenderla perfettamente, senza arrivare a picchi di difficoltà alla Greenaway, si dovrebbe conoscere Shakespeare e la commedia napoletana. Una delle cose infatti più interessanti del film è l'accostamento di queste due realtà teatrali con una commedia del grande inglese [...] Vai alla recensione »
"La Stoffa dei Sogni" di Gianfranco Cabiddu racconta una storia un poco surreale che si svolge nell'isola dell'Asinara, dove risiede il carcere, e dove, dopo una terribile tempesta, riesce ad approdare una nave di naufraghi composta da una strampalata compagnia teatrale itinerante ed un gruppo di carcerati con le loro guardie. Una volta giunti sul suolo dell'isola, il capocomico (Sergio Rubini) conosce [...] Vai alla recensione »
Ammetto che, da sarda, è per me estraniante sentir parlare tanto napoletano in Sardegna ma, discutibile campanilismo a parte, ho trovato la pellicola estremamente godibile in tutti i suoi aspetti: dalle interpretazioni indovinate, all'atmosfera sognante che permea l'intero film.Realismo e credibilità si prendono, giustamente, poco meno di due ore di vacanza e la vicenda trascina con sé lo spettatore, [...] Vai alla recensione »
Il film racconta una storia bellissima, e le fa da contorno una scenografia stupenda (quella dell'Asinara); il film scorre veloce e gli attori sono magnifici; pulita la regia, pulita la storia. L'arte del teatro che si mischia a quella del cinema e ne fa un piccolo capolavoro.
Prima di tutto devo fare i complimenti a Gianfranco Cabiddu,regista di questo splendido film,un impresa non facile riportare nel cinema un rifacimento teatrale del grande Eduardo,di un opera di Shakespeare,la tempesta. Il risultato è stato sorprendente,in una mescolanza di poesia,fantasia,sogni che solo il teatro può trasmettere all'istante a chi lo ama,Cabiddu al suo quinto film è quasi tutti di [...] Vai alla recensione »
il film è veramente un'ottima opera. Ben realizzato, con una poesia narrativa che si esprime fra l'arte del teatro, il linguaggio popolare, la filosofia shakespeariana e la rude e naturale poesia che pervade la terra sarda, della quale il pastore è il solitario ma sereno rappresentante. il film è piacevole e coinvolge lo spettatore indipendentemente dal livello di conoscenza [...] Vai alla recensione »
Metti Shakespeare all'Asinara. Metti che un'imbarcazione con uno strano carico formato da attori girovaghi, camorristi e guardie di scorta, naufraghi proprio davanti all'isola-penitenziario sarda. Metti poi che per evitare l'arresto i delinquenti, guidati dal pacato Renato Carpentieri, costringano il capocomico Sergio Rubini a spacciare anche loro per consumati teatranti.
Un naufragio porta sulle spiagge dell'Asinara personaggi eterogenei: una famiglia di sgangherati teatranti da carro di Tespi, quattro camorristi destinati al carcere dell'isola più le due guardie che li accompagnano. I condannati si fingono attori; ma il direttore della prigione, sospettoso, obbliga il capocomico Oreste a mettere in scena La tempesta shakespeariana per capire chi lo è davvero, chi [...] Vai alla recensione »
Sogno e veglia, realtà e rappresentazione, una complessa, colta e intrigante combinazione di cinema e teatro. Per mettere in linea la sua sceneggiatura (scritta con Ugo Chiti e Salvatore De Mola) col celebre testo, il più pirandelliano, di Eduardo, "L'arte della commedia", Cabiddu immagina il naufragio della compagnia teatrale del capocomico Campese all'Asinara.