La corrispondenza

Il compito più difficile di un regista contemporaneo è quello di raccontare il sentimento più utopico e commovente sul grande schermo. Ma si sa il tema "amore" è stato usato, usato, e ancora usato e la maggior parte dei registi che hanno tentato di proporre le loro idee a riguardo, molto spesso sono inciampati. Si, sono caduti nel disperato tentativo di proporre quel desiderio di arrivare a quel desiderio assoluto e a quella illusione struggente che, appunto, nella maggioranza dei casi si rivela un tentativo disastroso. Tornatore, al contrario di molti altri critici, è stato abile ed è riuscito ad orientarsi in quello che è un tema molto pericoloso è scivoloso. È riuscito a coltivare e a sfruttare il suo talento già confermato con le pellicole precedenti. Nelle due ore di racconto riesce a mantenere sempre in registro la narrazione, rendendo la sceneggiature meno sciatta possibile, portando dunque gli attore a non andare mai al di sopra delle righe. La sua abilità sta nel farci soffrire al cospetto di un amore infinito e struggente attraverso l'eccellente interpretazione della protagonista in grado di suscitare in noi una certa empatia. A contribuire al successo, sicuramente, anche l' aiuto del maestro Morricone. In quanto alla fotografia non è assolutamente plastica come molti vogliono farci credere e il
montaggio è assolutamente il contrario di quello che potrebbe essere un " montaggio scolastico che appiattisce i linguaggi visivi". Affascinante anche l'idea ( già presente ne " La migliore offerta") dell'assenza - presenza fisica e metafisica spunto incisivo e potente. Insomma d'accordo o no a quanto detto, andrebbe comunque visto.